Questo mondo che balla sull’orlo del vulcano
di Carlo Cipiciani
La vicenda del vulcano  Fimmvorduhals, situato sul ghiacciaio Eyjafjallajokul in Islanda, fino a  l’altro ieri sconosciuto a tutti, ci riporta come un secchio di acqua  gelata all’essenza di ciò che siamo. Distratti dal nostro mondo  antropizzato, fatto di ambienti artificiali, persi dietro le nostre  auto, le strade, i nostri aeroporti dimentichiamo che siamo prima di  tutto carne e sangue. Rapiti dal mito dello sviluppo, della modernità,  dei traffici, degli scambi, dei commerci dei viaggi, del Pil, consumi e  tutto il resto, dimentichiamo che basta poco, anche un banalissimo ramo  che cade su un traliccio dell’alta tensione in Svizzera, per provocare  il totale black-out dell’energia elettrica nell’intera Italia per più di  24 ore, come accadde il 28 settembre del 2003.
Ora la cenere di quel vulcano ha fatto  diventare gran parte di un intero continente una “No fly zone”, battendo  persino quel micidiale terrorismo che tanto condiziona vita ed opere di  uomini e governi da un decennio. Illusi dalla dittatura della politica e  dell’economia, ci siamo dimenticati della fisica e della biologia. Ecco  invece che un’eruzione e le correnti, che sfuggono oggi come duemila  anni fa al controllo dell’essere umano, ci ricordano che siamo solo  piccoli uomini mortali che ora s’affannano, bloccati negli aeroporti,  alla ricerca disperata di un treno. Chissà quanti appuntamenti saltati,  riunioni annullate, quante vacanze andate in fumo o, se preferite, in  cenere. Punti sperduti nell’universo che si scoprono a scrutare il cielo  per capire quanto durerà questa cenere vulcanica trasportata dal vento.
Quella cenere non è un ostacolo al  progresso, anche se chi ci è rimasto in mezzo sarà comprensibilmente  arrabbiato. E, almeno stavolta, non è neppure un minaccioso avvertimento  della natura “violentata” da un uomo che ignora i vincoli degli  ecosistemi o del clima. Ma solo un monito per ricordare chi è davvero il  padrone di questo minuscolo schizzo di terra dove ci troviamo per caso  ad andare a tentoni. Ci ricorda che qui siamo ospiti, magari graditi  anche se un po’ invadenti. Non i padroni. Quel vulcano che abbaia alla  luna può essere una barzelletta, rispetto agli scenari apocalittici che  ci vengono descritti da una larga fetta di scienziati e studiosi per  colpa dei cambiamenti climatici. Purtroppo, anche stavolta, appena  passerà l’emergenza, torneremo ai nostri i-pad, Tv al plasma, cellulari,  automobili, treni. A parlare di Berlusconi, Obama, la crisi economica.  Fino a quando un botto più grande degli altri ci ricorderà – stavolta,  forse, definitivamente – chi siamo e cosa siamo davvero, in questo  meraviglioso pezzetto dell’universo.
dal sito http://www.giornalettismo.com/ 


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