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STILE & Rigore....


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Siamo davvero arrivati al capezzale dello stato democratico Italia?

DI MORENO PASQUINELLI
sollevazione.blogspot.com

Considerazioni metapolitiche sul voto di fiducia parlamentare al governo di Mario Monti
Da Karl Schmitt a Scilipoti


Il governo di Mario Monti, con 556 voti a favore e 61 contro, è entrato in carica con la più ampia maggioranza parlamentare che l'Italia repubblicana ricordi. Come andavamo dicendo dall'estate scorsa, sarebbero bastate un'altro paio di spallate da parte dei mercati finanziari per ridurre a più miti consigli i berluscones, obbligandoli ad accettare ciò che fino a ieri essi escludevano con sicumera.

Così è stato, non solo si son tolti di mezzo, ma hanno votato compatti a favore di un governo intronizzato da una congiura dei tanto biasimati "poteri forti", leggi il grande capitale finanziario e bancario transnazionale

A dimostrazione che questi poteri forti non solo esistono, ma che alla bisogna spazzano via i politicanti che vorrebbero emanciparsi dalla loro tutela, ricordando loro chi comanda in ultima istanza. Ricordando insomma che i partiti sono solo comitati d'affari, ai quali è lasciata una relativa autonomia fino a quando gli affari van bene. Quando vanno male ad essi è tolta ogni potestà per lasciar posto alla dittatura dei loro padroni.

Ho seguito in Tv tutti gli interventi dei capigruppo, fino all'ultimo, quello di Angelino Alfano, passando per Bocchino, Casini, Reguzzoni e Bersani. In un passaggio politico di rilevanza storica, ci si sarebbe aspettati discorsi che esprimessero senso storico, larghezza di vedute, profondità di pensiero. Invece nulla, nessun sussulto di dignità, nemmeno un dignitoso canto del cigno. Nemmeno in occasione dei loro funerali hanno saputo separarsi dal loro squallore. Discorsi da peones, sospesi tra demagogiche frasi ad effetto e pietosi e ragionieristici atti di fede verso il nuovo sovrano.

Un sovrano che per nome e per conto dei suoi mandanti, non risanerà l'Italia, non darà la "crescita, tantomeno la "equità", ma che di sicuro seppellirà la seconda repubblica, che muore così com'era nata, per mezzo di un colpo di mano extraistituzionale, con un golpe bianco. Una classe politica di falliti ha devoluto le proprie prerogative ad un ducetto, sotto le mentite spoglie di un tecnocrate, alla cui sottana s'aggrappa per non essere spazzata via, nella speranza che il Salvatore, una volta terminata la trasfusione di sangue dal popolo italiano al vampiro euro-americano, gli restituisca lo scettro del comando. Speranza vana. Il bonapartismo non si toglierà di mezzo da solo, semmai getterà la sua maschera tecnocratica, per consolidarsi come potere oligarchico. A meno che esso non sia spazzato via dalla sollevazione popolare.

Nella caliginosa sfilata di anime morte, Reguzzoni e Alfano han quasi brillato come stelle. Il primo avendo almeno il coraggio di indicare chi sono i mandanti di Monti, e i pericoli che di addensano sui cittadini (solo "padani" haimé), il secondo, a parte il salamilecchi di rito verso Berlusconi, ricordando a tutti che questa crisi catastrofica è tale perché è l'euro che non funziona e l'architettura dell'Unione europea è fallace. L'eccesso di zelo ha invece giocato un brutto scherzo a Bersani e Casini la cui raccapricciante pochezza politica è emersa in tutto la sua mestizia. Più che ha un passaggio di consegne e relativa intronizzazione sembrava di assistere ad un rito apotropaico, con Monti come esorcista.

E' macabro che in questo bivacco di pagliacci che è il Parlamento, sia stato proprio il loro capocomico, Domenico Scilipoti, ad aver compiuto il gesto più significativo. Egli si è presentato a Montecitorio con una vistosa fascia nera al braccio, consegnando ai colleghi deputati un manifesto mortuario con una croce nera con sotto scritto «Oggi è morta la democrazia parlamentare. Il popolo Sovrano ne dà il triste annuncio al Paese». Doveva aggiungere che se ciò è accaduto è anche a causa di farabutti come lui.

Si può affermare che nella crisi sistemica internazionale l'Italia è dentro uno schmittiano «Stato d'eccezione»? La situazione nella quale l'ordine, la sicurezza e l'esistenza Stato sono obiettivamente in pericolo? Schmitt, che era anzitutto un anticomunista, riteneva lecita e legittima una dittatura, e quindi la sospensione dello Stato di diritto, proprio per preservare l'ordine sociale e costituzionale esistente. Ma quale autorità, in questi stati d'eccezione, può istituire la dittatura e risolvere la crisi di una nazione? Le vecchie forze politiche e parlamentari, paralizzate dal conflitto, possono al limite prendere atto dello stato d'eccezione, ma non esercitarlo, istituendo un potere autocratico. Esse possono semmai devolvere il potere ad un'autorità salvifica esterna, legittimandola attraverso una cessione di sovranità.

Gli studiosi ci diranno che quello che vive il nostro paese non è, propriamente, uno stato d'eccezione schmittiano, poiché non usciamo da una guerra, nè quella civile è alle porte. Per di più il tecno-salvatore della patria non ha avocato a sé poteri dittatoriali. E infatti abbiamo parlato di bonapartismo tecnocratico. Tuttavia ci siamo molto vicini.

Schmitt si lasciava alle spalle la prima guerra mondiale, la più grande carneficina della storia umana, dalla quale emerse non a caso la rivoluzione bolscevica. La guerra guerreggiata di ieri, condotta con cannoni, aviazione e fanterie corazzate, viene oggi condotta con le armi di distruzione di massa dei crediti, dei debiti, dei derivati, di criminali transazioni finanziarie e bancarie. Uno stato può essere messo in ginocchio e soggiogato dal grande capitale predatorio globale (la cui sentinella di ultima istanza è la micidiale macchina bellica USA), senza essere aggredito e occupato manu militari. Ieri valeva solo per i paesi semicoloniali, oggi può valere anche per paesi come l'Italia, che sono nani geopolitici privi oramai di difese e di sovranità reale.

Con Monti siamo in uno Stato d'eccezione imperfetto, incompiuto, sui generis, ma pur sempre in uno Stato d'eccezione. La novità consiste in due aspetti sostanziali. Il primo: che esso non deve restaurare un ordine costituito andato in frantumi, ma difenderlo preventivamente dal suo crollo. Il secondo: che lo Stato d'eccezione, per quanto avallato dai satrapi politici italiani, non esprime la spinta dello stato nazione a salvare se stesso ma, al contrario, tradisce la propria pulsione di morte.

Il 7 agosto 2011, Mario Monti, dalle colonne del Corriere della Sera, invocava non a caso un Podestà forestiero. Egli questo è, infatti, un Quisling che per conto di una finanza globale incarnata nell'Impero deve cancellare le ultime vestigia di sovranità nazionale. Ho scritto che Monti fallirà, ma se fallirà o le masse popolari sapranno prendere in mano le sorti del paese o avremo lo Stato d'eccezione dispiegato.

Moreno Pasquinelli
Dal sito http://sollevazione.blogspot.com

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IL NANO E' TRATTO!!



Vignette di Roberto Mangosi dal sito www.enteroclisma.com

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Il “fallimento controllato” dell’Italia

di Daniele Scalea


L’Italia e la Grecia stanno entrando in una nuova fase del loro “iter fallimentare”, silenziosamente avviato dalla BCE: la fase dell’espropriazione dei beni per ripagare i creditori. L’Italia perderà così le sue residue capacità strategiche, entrerà in una fase economica di crisi ancor più dura, e sarà retrocessa nelle gerarchie internazionali.

È un istituto giuridico comune, noto a tutti, quello del “fallimento”. Il debitore incapace di pagare i propri crediti incorre in alcune misure coercitive. V’è – ma non più in Italia – la “amministrazione controllata”: il Tribunale vigila sul debitore, tramite un apposito commissario, affinché prenda le misure atte a ripagare i creditori (ossia ad essere “solvente”). Laddove si giudichi impossibile pagare i debiti – cioè si verifichi lo stato di insolvenza – il debitore dichiara fallimento: i beni pignorabili gli sono espropriati a forza e vengono distribuiti tra i creditori.
Ciò che vale per le imprese e per i privati, vale anche per gli Stati – sebbene con qualche modificazione. Gli Stati, in quanto sovrani, non sono sottoposti ad un’autorità superiore legittimata ad emanare sentenze e a farle rispettare anche con misure coercitive. Esistono un diritto internazionale ed organizzazioni internazionali, che però dipendono per la loro efficacia o dalla buona volontà degli Stati, o dalla capacità di uno o più Stati di far rispettare ciò che sanzionano.
Uno Stato può quindi indebitarsi: i creditori potranno essere altri Stati, o banche e privati – ma i cui interessi generalmente sono difesi dagli Stati d’appartenenza – o ancora istituti internazionali come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) o la Banca Mondiale (BM). Ed uno Stato può aver difficoltà e ripagare i debiti, o anche giungere all’insolvenza. A questo punto, però, sorgono le differenze rispetto alle sorti di imprese e privati in condizione analoga. Il creditore non ha un tribunale cui rivolgersi. Vi sono dunque due vie: quella coercitiva, e quella consensuale.
Era frequente nell’Ottocento che i ricchi paesi creditori agitassero la minaccia dell’uso della forza per costringere i paesi debitori a pagare, a qualsiasi costo. Talvolta si passava alle vie di fatto: l’Egitto fu conquistato dai Britannici proprio per un affare di debiti. Oggi l’invasione di un altro Stato per riscuotere i crediti è caduta in disuso, ma qualcosa d’analogo lo si fa (tipicamente verso gli Stati del Terzo Mondo) ricorrendo a golpe e rivoluzioni orchestrati dall’esterno: si rovescia il governo riottoso ed insolvente e lo si sostituisce con uno pronto a pagare i debiti anche a costo di far morire di fame i suoi cittadini.
Questa soluzione non è però facilmente praticabile, soprattutto quando lo Stato debitore sarebbe capace di difendersi, o quanto meno di far pagare a caro prezzo un attacco militare. Allora si tratta: creditori e debitori si siedono attorno ad un tavolo. Lo Stato debitore, godendo del vantaggio – rispetto al privato o all’impresa debitore – di potersi difendere dalle misure coercitive, riesce talvolta a spuntare condizioni favorevoli. Sei anni fa l’Argentina procedette alla “ristrutturazione” del proprio debito: in parole povere, non potendo realisticamente ripagare il debito accumulato, lo rinegoziò coi creditori, concordando con essi i nuovi importi da versare, sensibilmente più bassi di quelli originari.
Spesso però i dirigenti degli Stati debitori non riescono o non vogliono strappare simili concessioni. È il caso dell’Italia e pure della Grecia (malgrado quest’ultima abbia ottenuto almeno il condono d’un quarto del debito, detenuto dalle banche).
Per Roma e Atene si è avviata la versione statuale dell’iter fallimentare. Dapprima l’amministrazione controllata: la Banca Centrale Europea (BCE), rappresentante innanzi tutto delle grandi potenze europee e della finanza occidentale, ed in misura minore il FMI, hanno dettato ai governi le misure da adottare, ed hanno vigilato sulla loro applicazione.
I risultati non sono apparsi soddisfacenti. In Italia Berlusconi è apparso troppo reticente a portare avanti l’agenda fissata dalla BCE. In Grecia Papandreu, in un sussulto di lealtà al regime democratico formalmente in vigore, ha immaginato di sottoporre il pacchetto di misure all’approvazione popolare. Entrambi hanno avuto, politicamente, vita breve.
In Grecia Papandreu ha dovuto fare repentinamente marcia indietro; prima di dimettersi ha licenziato tutti i vertici delle FF.AA., una decisione con cui forse ha voluto lasciare un indizio su cosa fosse successo dietro le quinte. Il governo è stato ora affidato a Lucas Papademos, un economista formatosi negli USA, ex dipendente della Federal Reserve Bank of Boston (una branca della banca centrale statunitense) e vice-presidente della Banca Centrale Europea. A lui il compito di mandare avanti il pacchetto di “riforme” neoliberali che la BCE ha imposto alla Grecia.
In Italia Berlusconi è dimissionando, e appare quasi certo che a sostituirlo sarà Mario Monti. Anche lui economista con una formazione nordamericana, come Papademos ha servito in Europa, benché non alla BCE ma alla Commissione Europea. È consigliere, oltre che della Coca-Cola Company, della banca privata statunitense Goldman Sachs, già datrice di lavoro di Romano Prodi e Mario Draghi (ma anche di Henry Paulson, il segretario al Tesoro USA che decise di lasciar fallire Lehman Bros.) e non priva di responsabilità negli attuali problemi della Grecia.
Quale ruolo ricoprano Papademos e Monti nell’iter fallimentare di Grecia e Italia si può comprendere dalle ricette prescritte dalla BCE. Oltre ad una serie di misure neoliberali – dai “licenziamenti facili” alla diminuzione dei salari – il cui risultato ultimo sarà di contrarre i consumi (e con essi la domanda, gl’investimenti, il PIL, il reddito ed in ultima istanza anche le entrate fiscali) le richieste vertono sulla parola-chiave della “privatizzazione”. La dismissione del patrimonio statale per pagare i debiti: nient’altro che il pignoramento e l’espropriazione di cui sopra, i quali non potendo effettuarsi per via coercitiva come coi privati insolventi, sono affidati ad un “liquidatore” posto a capo del governo del paese fallito. Con il tacito consenso dei suoi dirigenti, e quello più o meno consapevole della popolazione.
I richiami alla “responsabilità” ed alla difesa del “interesse del paese”, che si susseguono in questi giorni, non bastano a coprire la triste realtà: che l’Italia sta per perdere quel poco controllo che le rimaneva su settori strategici per la forza e prosperità nazionale (approvvigionamento energetico, produzione d’armamenti, raccolta del risparmio nazionale); che l’economia italiana sarà soffocata dall’esiziale combinazione di tassazione “scandinava” e servizi “all’americana” (ossia pressione fiscale altissima, e servizi sociali scarsi o assenti). Soprattutto, che un’alternativa c’era (vedi Morire per il debito?, 15 agosto), ma non è stata nemmeno presa in considerazione. È davvero per l’interesse dell’Italia, come si proclama a gran voce, che i nostri dirigenti stanno agendo in questi giorni?

* Daniele Scalea è segretario scientifico dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) e redattore di “Eurasia”. È autore de La sfida totale (Roma 2010) e co-autore di Capire le rivolte arabe (Roma-Dublin 2011).

dal sito http://www.eurasia-rivista.org

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Toc Toc, c'è ancora qualcuno di sinistra lì?

Ma ha ancora senso parlare del partito democratico come di un partito di sinistra?
Per quanto mi sforzi proprio non ce la faccio ....

Come può, un partito che si definisce di sinistra, dichiararsi pronto ad appoggiare, praticamente senza proferir parola, il governo del prof. Monti, uomo inequivocabilmente legato a triplo nodo all'universo Goldman Sachs & Co?

D'accordo, il governo Monti non esiste ancora, forse bisognerebbe aspettare di vederlo in azione prima di giudicare, ma il passato del professore dovrebbe indurre il politico informato e di buon senso a porsi più di qualche domanda, prima di prendere posizione.

Servi o disinformati? Tra le 2 scelte non saprei proprio qual'è in maggioranza....

pessimismo e fastidio

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E' tempo di andare.

minchia, si preannuncia un inverno lungo e freddo ......


di Uriel Fanelli


Alcuni mi hanno chiesto come mai io pensi di lasciare l' Italia con tutta la famiglia, cioe' per sempre,  quando solo pochi mesi fa volevo tentare di resistere e non pensavo di portare qui anche Lady Uriel e Uriel Jr..Il punto e' semplicemente che da oggi il paese e' un paese schiavo, ed e' abbastanza facile capire cosa succedera' . E se soltanto il 10% di quel che penso e' vero, presto le donne italiane che adesso si sentono sollevate perche' non c'e' piu' B.  scenderanno in piazza. Sul marciapiede, verso le 11 di sera. E non per protestare.

Innanzitutto, alcune cose. Il punto non e' Berlusconi o non Berlusconi. Se una opposizione riesce a far cadere il governo e a sostituirlo, non c'e' dubbio che le cose vadano bene. Perche'? Perche' si passa da sovranita' a sovranita': qualcuno ha eletto berlusconi, si accorge che non lo vuole piu', e ci mette qualcun altro. Benissimo.

Ma non e' stata l'opposizione a far cadere il governo o a far iniziare la crisi. Non e' stata l'opposizione popolare, che non ha mai impensierito Berlusconi. Sono state entita' straniere, a furia di risatine, titoli sui giornali speculazioni finanziarie, inutili ritardi nella gestione di problemi relativamente semplici come il default greco.

E ovviamente non si va alle urne, perche' ommioddio, ommioddio, passerebbe troppo tempo. Se pensiamo che il debito pubblico sta nei dintorni del 100% e rotti da vent'anni e che Berlusconi governa da 17 anni, ommioddio , ommioddio, quanto lunghi sono questi due mesi, eh? Non si potevano proprio fare, le elezioni. 

No, c'e' fretta, e cosi' il governo "tecnico" ve lo daranno i nuovi padroni. Oh, che bei padroni che vi siete trovati: i finanzieri. Almeno fossero delle potenze militari , degli invasori, ci sarebbe una strategia dietro. Fosse una dittatura, almeno ci sarebbe una forza capace di dominare il territorio ed imporre delle decisioni. 

No, un popolo di servi , di rincoglioniti sempregggggiovani e di carampane indignate ha deciso di sparare sul capitano della nave durante una tempesta, e per trovarsi chi? Ragionieri d'alto bordo e banchieri. Obiettivo di questi illuminati governanti? Far quadrare i bilanci e FARE SOLDI. 

Che cosa aspetta l' Italia? Oh, e' semplice, basta vedere tutto come lo si vede da Francoforte, e basarsi su indicatori di sintesi europei anziche' italiani.

Supponiamo, per esempio, che arrivi un dato di sintesi in UE: in UE il welfare costa troppo. La spesa per cittadino e' troppo elevata. Se paesi come Germania o Olanda decidessero di smontare il welfare, otterrebbero una rivoluzione e i governi che ci provassero cadrebbero immediatamente. Ma perche' farlo? Stiamo parlando di un dato di sintesi, che dice "In UE il welfare costa troppo". 

Cosi', se no distruggiamo il welfare italiano,  senza toccare per esempio quello tedesco o olandese, tutto torna: la media in UE si abbassera', senza che tedeschi e olandesi debbano prendere misure impopolari.

Cosi', supponiamo che l'area euro, e la salute dell'euro -da cui la salute della Germania- dipendano e vengano gestite mediante questi dati di sintesi. Abbiamo detto che il mercato del lavoro nella UE e' troppo rigido ed il lavoro costa troppo. Aha. C'e' questo fantastico paese, l' Italia, nel quale possiamo abbattere ancora gli stipendi, distruggere il sistema pensionistico e precarizzare il lavoro ulteriormente, in modo da far sembrare che il mercato del lavoro UE sia, mediamente, anche un bel mercato.

Se immaginiamo di gestire una MACRO economia come la UE usando dati di sintesi sulla zona UE stessa, per esempio, tutto quello che otteniamo e' che avendo dei paesi politicamente deboli cui imporre tutti i sacrifici, salveremo i paesi forti dai sacrifici.

Se per esempio il G20 si lamenta dei sussidi europei all'agricoltura, non c'e' bisogno di abbassare quelli francesi: basta abbassare quelli italiani, e la media torna a posto.

Se per esempio ci si lamenta che in Europa si va in pensione troppo presto, si potra' ben alzare l'eta' pensionistica degli italiani,ed ottenere una bella impennata nel dato di sintesi europeo.

In definitiva, quindi, avere un'europa che sia contemporaneamente abbastanza potente da dare ordini e abbastanza irresponsabile da NON rispondere degli effetti su scala locale fa si' che l'eurozona si dividera' in due parti: quelli che fanno tutti i sacrifici necessari per l'eurozona e quelli che si godono tutti i benefici.

L' Italia e' il candidato ideale da spolpare. Volendo raddrizzare degli indicatori di sintesi europei (costo del lavoro, eta' pensionabile, liberalizzazioni, eccetera) la massa del paese permette di ottenere discrete variazioni sugli indici europei creando dei disastri che saranno limitati all'italia , disastri dei quali i cittadini italiani non andranno certo a chiedere conto ai veri padroni del vapore europeo.

Cosi' mi spiace, ma questo e' quello che siete da oggi: schiavi. 

Distruggeranno il welfare italiano, distruggeranno il sistema pensionistico, perderete le tutele ai lavoratori, ci saranno licenziamenti a iosa anche nel settore statale, e quando la nazione finira' in ginocchio per gli effetti degli ordini dei nuovi padroni, vi beccherete pure le cazziate per quanto fate schifo.

Non si fa. Non si spara sul capitano della nave mentre c'e' una tempesta. Il capitano sara' anche Belzebu' in persona, ma durante una tempesta il capitano e' tutto quello che vi divide da una bella corona di alloro lanciata in mare a Santa BArbara dalle vedove dei marinai. Chi ha abbattuto il governo -e non fa differenza chi ci sia al governo- durante una simile tempesta -operazione analoga a quanto accaduta in Grecia- e' semplicemente un traditore del paese, un complottardo di merda, e probabilmente un venduto ai nuovi poteri stranieri.

Quando Berlusconi e' caduto, la presidentessa di Confindustria starnazzava che l' Italia aveva il problema Berlusconi. Bene, adesso che si dimettera' -e lo fara', perche' l'alternativa gli conviene TROPPO- avete spread a 580 punti e mercati in crollo. E la signora Marcegaglia se va oggi in banca a chiedere soldi  per la sua azienda si becca un bel 16% di interesse, ad occhio e croce. Contenta? Hai visto che bello, a sparare sul capitano della nave durante una tempesta?

Quel coglione di Bersani, il figlio di CL e del mondo Coop, si illude che con la devastazione del tessuto industriale italiano tutto finira' in mano alla finanza cattolica e a quella rossa. Patetico. Le aree cattoliche ricche sono basate sulle pensioni e sulle rendite mentre le aree rosse ricche sono basate sulla spesa pubblica. Adesso arrivera' la scure, e ci divertiamo , con voi.

Cosa faranno i tecniconi che stiamo applaudendo oggi, come Monti? Oh, loro sono tecnici del bilancio. Rimetteranno a posto il bilancio, semplicemente facendo una serie di scelte 2:2 tra rischio politico e resa economica. Siccome in queste condizioni il rischio politico e' molto basso per qualsiasi scelta, dovete aspettarvi tagli enormi nei settori ad alta spesa. 

Sanita', Pensioni, Amministrazioni pubbliche locali saranno falcidiate. 

A quel punto, siccome caleranno le commesse pubbliche, dovranno dare un contentino a confindustria e alle varie conf*. Liberalizzazione completa degli orari di lavoro e liberta' di licenziare, per cominciare. 

Nei prossimi 4 mesi perderete, nell'ordine:
  • Pensioni di anzianita' e di reversibilita'.
  • Sanita' pubblica.
  • Servizi locali.
  • Tutela del lavoro, e probabilmente il lavoro stesso.

IN seguito, "ovviamente" si dovranno comprimere alcuni costi :
  • Scuola. Privatizzazione delle scuole.
  • Interni. Smantellamento dell' Arma, inglobamento della parte territoriale nella polizia di stato, riduzione degli effettivi.
  • Difesa: riduzione al minimo consentito per questioni NATO.
  • Giustizia: estensione degli arbitrati a quasi tutto il diritto privato.

E, entro il 2012, avrete ottenuto che
  • Per avere una scuola decente, un asilo , un asilo nido, il tempo pieno, dovrete pagarepagarepagare. Il che significa che uno dei due, in famiglia , se ne resta a casa coi figli. Care donne, siete servite. 
  • Le zone extraurbane ed i piccoli paesi diverranno pericolosissimi. 
  • Le poche aziende di picco in italia, che sono legate al mondo della difesa, se ne andranno. Scordatevi aereonautica e aereospazio.
  • Quando qualcuno (assicurazioni, fornitori, chiunque) vi froda e volete portarlo in tribunale, vi troverete davanti ad un arbitro, cioe' ad un avvocato scelto come abritratore, il quale ovviamente sara' sensibile a tutta la logica delle conoscenze locali.
La terza fase, quando si accorgeranno che il PIL non cresce ancora e anzi cala, e inizia una bella recessione, si accorgeranno che avete un sacco di immobili ed un sacco di risparmi. E vi beccherete:
  • Patrimoniale a sangue, anche sulle prime case.
  • Prelievo forzoso da tutti i conti con liquidi , compresi libretti bancari.
  • Tasse di stato sui consumi  , come bollette del telefono, energia, acqua, affitti, imposte sui mutui.
Il risultato?
Per vedere il risultato basta andare in alcune zone del messico, o nel sucre venezuelano.

In compenso, l'italia ha un sacco di bei culi da vendere: l'ultima generazione non ha fatto altro che curare il proprio aspetto. In fondo, una merce a basso costo da vendere c'e' ancora, no? Un pochino come in certi paesi dove le cameriere sono assai premurose e vi vengono a chiedere di persona se va tutto bene, appena notano che siete uomini, stranieri e avete preso una stanza singola.

Quando vedo qualcuno tutto bello orgoglioso perche' finalmente il governo e' stato abbattuto mi viene da rispondergli come in "Caccia ad Ottobre Rosso" : "complimenti, coglione, ci hai ammazzati tutti".

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OLTRE LA PADELLA E LA BRACE: ALLEANZA STRATEGICA COI BRICS E RIVOLTA POPOLARE

in poche righe (primo paragrafo dell'articolo) un'analisi perfetta di un ventennio di berlusconismo, direi che sarebbe da annotare sui libri di storia

di Luigi Ambrosi

La padella berlusconiana da cui stiamo uscendo si è caratterizzata per: aumento del debito pubblico, agevolazioni e impunità fiscale per le classi benestanti, economia clientelare, illegale e criminale, spese militari e guerre, contributi al Vaticano, involuzione culturale generale della società, dalle contraddizione di genere a quelle individuo/società, con l'aggiunta di localismo quando era necessaria una dimensione internazionale.

Le braci in cui stiamo cadendo sono quelle dei capitalisti BCE e anglo-americani, con la Goldman Sachs in sala regia: ad entrambi interessa saccheggiare quel che resta dell'apparato industriale italiano (il secondo in Europa), e privatizzare i beni comuni, dopo aver già ridimensionato la presenza e le commesse italiane in Libia.

Le braci sono: la svendita dell'apparato industriale italiano, a cominciare da ENI, Enel, Finmeccanica, Fincantieri (in particolare l'assalto strategico all'Eni, quindi anche al gasdotto SouthStream, rientra nella manovra di accerchiamento della Russia-Paese dei Brics); la privatizzazione delle aziende di servizi pubblici, esattamente in senso contrario all'esito del referendum (per i "prestiti all'Irlanda una clausola della BCE ha preteso l'obbligo di installazione dei contatori a domicilio per il pagamento dell'acqua). Le braci sono la pensione a 67 anni per tutti, l'inevitabile aumento delle tariffe pubbliche, la sostituzione dei contratti di lavoro nazionali con quelli aziendali, più precariato e più facilità di licenziamento, un calo dei salari reali tra il 10 e il 30%.

Se la BCE (che tra l'altro è privata e in mano alle principali banche franco-tedesche) avesse veramente voluto il risanamento e non il saccheggio dell'Italia, avrebbe preteso nella sua lettera una legislazione severa contro l'evasione fiscale, il lavoro nero, la criminalità organizzata, tasse patrimoniali e sulla rendita. Ma nulla di tutto ciò: solo scarnificare la manifattura, l'economia italiana e i redditi dei lavoratori. Le braci sul piano culturale saranno più sofisticate: tecnicismi economici, siamo sulla stessa barca, fare quadrato intorno la civiltà occidentale, le guerre come operazioni umanitarie (bombardamenti su Belgrado= la "difesa avanzata" di D'Alema; guerra in Afghanistan=mandiamo a scuola le bambine afghane; bombardamenti sulla Libia= "non siamo in guerra" di Napolitano).

Per chi si illude di un cambiamento economico in meglio dopo l'uscita di scena di Berlusconi, occorre ricordare che, con il cambio di governo e l'intervento e gli "aiuti" della BCE, nessun Paese dei Pigs ha visto ridursi gli interessi dei titoli di Stato che, anzi, si sono ulteriormente alzati. Il "risanamento" dell'Italia viene affidato ad ex-impiegati della Goldman Sachs: Monti, Draghi, e contigui tra le ombre, Prodi, Letta, Amato.

Una nota su Draghi: responsabile della Goldman Sachs per l'Europa, ha in prima persona aiutato il governo greco a camuffare i conti e a indebitarsi, con l'esito che abbiamo sotto gli occhi. Una nota su Monti: rappresentante della Trilaterale (una potente e feroce cupola del capitalismo occidentale, con Rockfeller e Kissinger), consulente della Goldman Sachs e del FMI, ultra-liberista. A chi pensa che il FMI possa aiutare l'Italia, basti ricordare che tutto il Sudamerica sfugge da tempo dai suoi aiuti, dopo la devastante esperienza dei due decenni passati, in particolare di Venezuela ed Argentina (approfondimento: Il Venezuela, una lezione per l’occidente in crisi)

Come è quindi possibile che risanino il bilancio italiano le stesse forze che hanno guidato l'attacco economico all'Euro, alla Grecia, alla Spagna, all'Irlanda, al Portogallo e alla stessa Italia?

La governance franco-tedesca dell'Europa, già divisa sulla questione libica, non sembra all'altezza di sostenere l'attacco delle multinazionali anglo-americane all'Europa e all'Euro, e tutto lascia intendere la fine politica di questo esperimento di autonomia europea, con la frantumazione dell'Euro o l'uscita della Germania da questa area monetaria. Solo un forte sostegno dei Paesi Brics poteva contenere questo imponente attacco dell'area dollaro e proteggere l'Euro, ma Brasile Russia India Cina si sono giustamente defilati: sono appena stati cacciati a suon di bombe dalla Libia da una coalizione comprendente gli europei, perché mai dovrebbero aiutarli?

I paesi Brics presentano il conto all'Europa della sconsiderata partecipazione all'aggressione imperialista. Quando si comincerà a fare un bilancio dei costi politici, oltre che economici e umani, della partecipazione alla Nato e alle sue guerre, allora saranno maturi i tempi per riconsiderare le alleanze internazionali.

A mio parere solo una coraggiosa uscita dalla Nato e un cambio di alleanze internazionali a fianco dei Brics e un processo di reindustrializzazione con loro concordato potranno aprire degli orizzonti meno cupi. Per intanto non ci resta che imitare la Grecia, preparare pazientemente scioperi generali, la paralisi del Paese e la rivolta della popolazione al programma di lacrime e sangue che i Papandreu italiani stanno mettendo a punto. Anche quanto successo nella americana Oakland può fare scuola: sciopero generalizzato auto-organizzato e paralisi della città. Il debito pubblico, creato dai nostri capitalisti per assorbire la loro sovraproduzione e salvaguardare i loro profitti, va pagato da quel 10% della popolazione che ha accentrato oltre metà del reddito nazionale. Anche a rate. 



dal sito http://www.comedonchisciotte.org

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Elmetto in testa, merda in arrivo sull'Italia

come se non ne fosse piovuta già abbastanza ......

pensiamoci un attimo, come potrebbe risollevare le sorti dell'Italia il signor Monti, mercante mercatista e figlio dei mercati che ci stanno dissanguando?
Certo, è probabile che per almeno un pò possa riportare gli spread a livelli tollerabili, ma a quale costo?
Macelleria sociale e sacrificio dello stato Italia sull'altare  della finanza vampira!

NO! QUESTO NO!
di Ida Magli


No, Signor Napolitano, non sopporteremo una simile nauseante “furbata”. Creare all’improvviso un senatore a vita per far credere che si tratti di un politico e fingere così che l’Italia non si sia consegnata nelle mani dei banchieri, è un sotterfugio intollerabile. Quale disprezzo per i poveri Italiani! Quale disprezzo per la Repubblica e per la politica! Abbiamo, dunque, così la misura della spaventosa miseria civile e morale dei nostri “rappresentanti”. La Bibbia afferma che “Dio vomita gli ipocriti”. Sono certa che non ha mai vomitato tanto.

Senatore a vita il signor Mario Monti? Un cittadino benemerito della Repubblica e di specchiati costumi? Forse non tutti i cittadini lo sanno o se lo ricordano (e su questa ignoranza ha contato, oltre che sul complice silenzio dei politici e dei giornalisti, Giorgio Napolitano nel nominarlo) che Mario Monti è stato costretto, nella sua qualità di Commissario europeo sotto la presidenza Santer, a dare le dimissioni “per l’accertata responsabilità collegiale dei Commissari nei casi di frode, cattiva gestione e nepotismo” messi in luce dal Collegio di periti nominato appositamente dal Parlamento Europeo.

La Relazione fatta da questi Saggi al Parlamento, nonostante la prudenza del linguaggio ufficiale, fa paura. Si parla infatti dell’assoluta mancanza di controllo nella “rete di favoritismi nell’amministrazione”, di “ausiliari esterni” e di “agenti temporanei”, di “minibilanci espressamente vietati dalle procedure amministrative”, di “numerosissimi esterni fuori bilancio, ben noti all’interno della Commissione con il soprannome di sottomarini”, che operano con “contratti fittizi”, dietro “raccomandazioni e favoritismi”; di abusi che hanno comportato, con il sistema dei “sottomarini” l’erogazione non controllata di oltre 7.000 miliardi nell’ambito dell’Ufficio Europeo per gli Aiuti umanitari d’Emergenza (miliardi usciti dalle nostre tasche, naturalmente, e che dovevano andare, ma non ci sono arrivati se non in minima parte, ai bambini della Bosnia, del Ruanda morenti di fame). Evidentemente Mario Monti è inamovibile, o meglio può perdere un posto soltanto per guadagnarne uno migliore. Nel 1999, al momento di una caduta così ignominiosa, ha provveduto la successiva Commissione, con presidente Romano Prodi, a riconsegnargli il posto di Commissario. Cose che succedono soltanto nell’onestissimo ambito delle nostre istituzioni politiche. I semplici cittadini vanno sotto processo per gli ammanchi, o come minimo perdono l’incarico.

Perché mai, dunque, dunque, dovremmo affidare a questo signore i nostri ultimi beni? In omaggio, forse, al truffaldino sotterfugio inaugurato dalla Presidenza della Repubblica? I politici che lo voteranno come capo del governo sappiano che, visto che non possediamo nessun altro potere, annoteremo ogni loro “Sì” per cancellare per sempre il loro nome da qualsiasi futura elezione.



dal sito http://www.italianiliberi.it



IL GOLPE BIANCO

Il Gauleiter
della terza repubblica

La montagna questa volta ha partorito il mostro. Mario Monti si appresta a diventare Primo ministro e a formare un governo di emergenza. Con una retromarcia impensabile fino a pochi giorni fa, anche Berlusconi ha dato il via libera. Si vede che l'avviso che gli hanno mandato ieri i "mercati" (il crollo delle azioni Mediaset) ha centrato il bersaglio. La grande finanza globale, così, non ha solo fatto cadere un governo, sta imponendo il suo proprio.
Avremo un governo che coniugherà liberismo e rigore dei conti pubblici, che applicherà politiche di lacrime e sangue per salvare l'euro e l'Unione europea, quindi, in ultima istanza, il blocco imperialista occidentale.

Mario Monti non è stato scelto a caso. Bocconiano, uomo di fiducia dell'eurocrazia, liberista, egli è anche presidente europeo della Commissione Trilaterale, membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg, Advisorper Goldman Sachs. Un uomo, un programma.

Monti sarà il gauleiter per conto della finanza predatoria, delle potenze imperialiste dominanti. Lo è diventato con un vero e proprio golpe bianco, imposto dall'esterno. Anche agli imbecilli dovrebbe ora essere chiaro che che l'Italia è oramai un protettorato. Neanche in Grecia si era giunti a tanto.

Ne andranno valutate tutte le pesantissime conseguenze. Se sul piano sociale si preparano misure draconiane pur di onorare il debito. Su quello politico assisteremo ad un profondo rimescolamento: non solo al riposizionamento di tutti i partiti, ma ad una loro metamorfosi. Ciò riguarderà il Pdl, il Pd, il Terzo polo, ma anche le forze di una sinistra imbelle che restavano attaccate alla sottana del Pd. Sul piano istituzionale il disegno dei "poteri forti" non è meno ambizioso: seppellire la "seconda repubblica" e dal suo grembo farne uscire una nuova, dopo un'inseminazione artificiale pilotata.

Dentro la crisi sistemica globale, si apre in Italia una fase nuova. Ognuno dovrà attrezzarsi.

Il principale fatto nuovo è che la questione sociale, quella della sovranità nazionale, e quella democratica si intrecciano in maniera indissolubile. Senza sovranità nazionale non v'è alcuna sovranità popolare possibile. Senza sovranità popolare non c'è democrazia, e senza democrazia le lotte sociali non possono che prendere forme radicali e fin'anche sovversive.

Che con il Golpe bianco si uscirà dalla crisi ne dubitiamo. L'Italia sprofonderà nella recessione e l'Unione europea non diventerà una solida costruzione solo perché al popolo italiano verranno imposti sacrifici inauditi. Né l'euro riuscirà a venir fuori dal marasma.

Ai lati del governo di emergenza sorgeranno nuove forze sociali e politiche. A destra, dalle ceneri del berlusconismo, verrà fuori un populismo aggressivo, che forse impugnerà in maniera reazionaria la questione della sovranità nazionale.

Dal lato opposto si creano le condizioni per la formazione di un fronte ampio del popolo lavoratore. Sorgerà nel suo seno una forza politica che saldi assieme difesa dei più deboli, l'uscita dall'Unione e dall'euro, il ripudio del debito, la primazia della politica e dello Stato sul mercato, la riconquista della sovranità nazionale e con essa della democrazia?


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Prof. Monti, imponga un prestito forzoso e punisca severamente “i mercati” che stanno ricattando il popolo italiano

Bell'articolo, dubito però ci sia la minima possibilità che il prof. Monti possa veramente andare a  punire i famigerati mercati

di Stefano D'Andrea
L'attacco speculativo contro i titoli del debito pubblico italiani dovrebbe far sorgere nella mente di ogni cittadino intelligente la seguente domanda: come è possibile per uno Stato sottrarsi ai ricatti posti in essere dai consigli di amministrazione dei grandi intermediari finanziari? Non chiamiamoli più mercati, per favore. Quale disciplina giuridica è necessario introdurre per rendere prevalentemente interno o addirittura esclusivamente interno il debito pubblico dello Stato?
La medesima domanda, prima ancora che da cittadini intelligenti, dovrebbe essere sollevata dai politici italiani, i quali dovrebbero chiedere ai loro tecnici: quali norme possiamo emanare per far sì che il debito pubblico sia prevalentemente o esclusivamente interno? Avete ascoltato un solo politico, sia pure di rifondazione comunista o del partito dei comunisti italiani, solevare la domanda? Credo di no. E questa è la ragione per la quale l'Italia è messa molto male.
I giornalisti economici intelligenti dovrebbero invece segnalare esperienze straniere o nostre esperienze storiche, nelle quali il debito pubblico è o è stato esclusivamente interno; e indagare se si tratta di caso o di moda, ovvero se il carattere interno dei debiti dipende dall'adozione di una o altra disciplina e quindi dalla politica. In questi giorni avete letto articoli e inchieste simili? Credo di no. Sappiamo soltanto che in Italia prima il debito pubblico era in gran parte interno e che tale è ancora oggi in Giappone. Nessuno che spieghi se la trasformazione del debito pubblico da interno in esterno sia stata l'esito di una incentivazione, anche inconsapevole, derivata dall'adozione di norme giuridiche, magari emanate in attuazione di direttive europee!
In generale dovremmo considerare assurdo che un popolo di grandi risparmiatori, come il popolo italiano, affidi il risparmio, anziché al proprio stato, ai grandi intermediari finanziari (i cosiddetti "mercati"), i quali poi ricattano lo Stato italiano, minacciando di non riconfermare l'acquisto dei titoli del debito pubblico se lo Stato ricattato non legifera per agevolare i licenziamenti dei lavoratori italiani; per consentire che le società di capitali entrino anche nel campo fino ad ora riservato al lavoro autonomo (esercizio delle professioni cosiddette protette); e per svendere i beni pubblici.
La situazione è tanto assurda, che anche un incapace di intendere e di volere saprebbe individuare il problema e suggerire qualche rimedio. Ma la droga dell'ideologia globalista-mercatista-turbocapitalista, che è droga in primo luogo linguistica ("i mercati"), non rende semplicemente incapaci di intendere e di volere, rende gravemente tossicodipendenti. Trattandosi di droga pesante, non si limita semplicemente a viziare la volontà, la estingue.
Sul tema dovremo tornare, trattandosi di tema fondamentale. Un suggerimento tuttavia al prof. Monti lo possiamo dare. Posto che lo Stato può legittimamente ricorrere alla patrimoniale, in questo momento difficile per la nostra nazione, perché non imporre un (più accettabile) prestito forzoso, con interesse del 2,5% a tutti gli italiani che dispongano di una certa quantità di risparmio, in denaro o altri titoli, al fine di acquistare i titoli del debito pubblico italiano che i grandi intermediari finanziari rifiutano? Molti italiani, sprovvisti di liquidità, sarebbero costretti a vendere quote di fondi o azioni di banche per prestare forzosamente allo stato denaro in cambio di titoli del debito pubblico. Lo stato pagherebbe pochi interessi. Gli italiani, costretti al prestito, otterrebbero comunque un interesse superiore all'inflazione. E i grandi intermediari finanziari, che stanno ricattando il popolo italiano, vedrebbero scendere il valore delle azioni o delle quote. Soddisferemmo il nostro interesse, respireremmo e allo stesso tempo puniremmo i ricattatori.
Adottato il provvedimento suggerito, si dovrebbe perseguire l'obiettivo strutturale di sottrarre il nostro Stato e il nostro popolo ai ricatti dei grandi intermediari finanziari. Ma il nostro futuro Presidente del consiglio (che è nostro soltanto perché ce lo hanno imposto) è favorevole a perseguire la liberazione dello Stato e del Popolo italiano dalla condizione di ricattabilità da parte dei grandi intermediari finanziari? Esiste un giornalista che abbia possibilità di contattarlo e di porgli questa domanda?

dal sito http://www.appelloalpopolo.it

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maledetti mercati .....


Spread. Ecco cosa chiedono per lasciarci in pace

di Dedora Billi

pensiostaggiodi Debora Billi.
A mò di riepilogo, e di informazione per chi non lo sapesse ancora, ecco cosa chiedono per lasciarci in pace. Chiedono "chi"? Mah, la UE, la BCE, i mercati, le banche, chiamateli come volete. Le letterine partono un po' da tutti i mittenti, e riportano sempre le stesse 5 richieste. Ad esempio, ecco uno "studio" della Barclay's Bank di due giorni fa, dal titolo "Can Italy save itself?" ossia "L'Italia potrà salvare se stessa?" (thanks to Valigia Blu). Nello studio un sacco di blabla sul come e il perché, ma alla fine gli stessi 5 punti che si ripetono ormai come un mantra:
  1. mercato del lavoro: modifica della contrattazione collettiva in favore di accordi a livello dell'impresa; 
  2. pensioni: innalzare l'età pensionabile e parificarla per uomini e donne;
  3. pubblica amministrazione: adeguare salari e produttività, e promuovere la mobilità;
  4. ordini professionali: liberalizzare;
  5. beni dello Stato: privatizzare.
Tutto ciò deve al più presto essere messo nero su bianco, firmato, approvato, altrimenti continuano a mazzuolarci. Queste sono le famigerate "riforme strutturali per la crescita", formuletta che tutti abbiamo assimilato senza capire, come una preghiera in latino. E attenzione: sono proprio quelle stesse riforme strutturali che chiede anche il PD ad un eventuale governo tecnico, magari andandoci piano coi licenziamenti per non perdere voti.
Da notare che le riforme richieste NON comprendono alcuna norma per l'evasione fiscale, alcuna tassa sui patrimoni o le rendite. Ciò significa che non solo non viene richiesto un vero risanamento dei conti pubblici, ma che non si devono toccare gli interessi finanziari.
Ancora convinti che questa roba sia per il bene dell'Italia? A me pare un ricatto e basta. Avete tempo fino a mezzanotte per pagare, e guai se avvertite la Polizia.

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Destra e sinistra? Scordiamoci il meno peggio: non esiste

la prossima che andate a votare, ricordatevi di attaccare la spina al cervello, prima ...... meditate!

dal sito http://www.libreidee.org


Il pantano maleodorante della politica italiana si va allargando ad alta velocità e, secondo ogni probabilità, noi andremo a votare anticipatamente – non si sa su che cosa, non si sa neanche per chi – ma questo è quello che si delinea. Andremo a votare con la stessa legge elettorale che abbiamo adesso, il che significa un Parlamento se possibile ancora peggiore, ancora più imbelle, più inetto, più controllato, più mafioso. In ogni caso, quelli che verranno – se verranno, dopo l’attuale disastro – saranno degli ostaggi: ostaggi consenzienti dell’attuale sistema della finanza europea e mondiale; un altro tipo di balordi, perfino più pericolosi degli attuali.
L’altra sera, insieme ad altri disgraziati, mi è successo di sentire Rutelli parlare in televisione con un deputato Pdl e fare a gara con lui per decidere chi è più corrivo all’idea di aumentare l’età pensionabile, a tagliare i diritti dei lavoratori. Naturalmente, diceva Rutelli alzando il ditino: attenzione, perché se non risaniamo, se non paghiamo il debito, gli investitori istituzionali non compreranno più i nostri Bot, i nostri bond, e ci lasceranno col sedere per terra – non l’ha detto così perché è troppo educato. Bene, questi sono quelli che verranno “dopo”. E questi investitori così minacciosi, che non compreranno più i nostri Bot? Sono gli stessi con cui, la sera prima, questa gente sicuramente è andata a cena – pardon: sono gli stessi che hanno pagato la cena, e probabilmente hanno pagato molto di più della cena. Dunque, questi che arrivano sono peggiori degli attuali.
Che fare? Io vorrei subito mettere le mani avanti, nel caso questo sia lo scenario. E comunque, quale sia il cambiamento di governo non importa. Ci diranno che c’è un cambio? Non c’è nessun cambio. Dobbiamo sapere subito che dobbiamo battere la tentazione di scegliere il minore dei mali: qui non c’è nessun minore dei mali; sono tutti uguali, da questo punto di vista: fanno parte, tutti, della stessa banda che vuole strapparci i diritti che abbiamo conquistato nel corso del secolo Ventesimo – non ieri e l’altro ieri, perché già li avevamo perduti, questi diritti: adesso ce li vogliono portare via tutti.
Per chi dovremmo votare, per Vendola? Alle primarie, per portare Vendola dentro il Partito democratico, a condizionare il Pd? Scappa persin da ridere: non c’è niente che possa essere fatto, né da Vendola né da quelli come lui. Vendola è soltanto un ottimo amo, al quale possono abboccare soltanto gli allocchi. La questione è che Vendola andrà al governo – se ci va – insieme non solo a Bersani, ça va sans dire, ma ci andrà insieme a Casini, a Fini, a qualcuno del partito di Berlusconi che si riciclerà: questa sarà la nuova maggioranza. E possiamo figurarci che cosa può fare una maggioranza del genere.
Oppure: votare per Bersani? O per quelli come lui, che – per dirla con Travaglio, brillantemente – hanno già celebrato il passaggio dalla “falce e martello” alla “calce e trivello”. Fantastica definizione: il riferimento all’alta velocità è pregnante, qui, perché il “trivello” della val di Susa è quello che il partito di Fassino, di Chiamparino, dei Pd-democratici del Piemonte ha scelto come cavallo di battaglia, come ultima trincea della loro marcia verso la depravazione del consumismo capitalista. Bisogna dire, quindi, che sono tutti – proprio tutti, senza eccezione alcuna – dei nemici: non si dovrà votare né gli uni né gli altri. Questa è la situazione di fatto, e non possiamo ignorarla: non siamo all’attacco, siamo sulla difensiva. Ma allora, si dirà, che cosa possiamo fare?
Eppure, qualche cosa si può fare. Perché è giunto finalmente il momento di costruire una opposizione, una vera opposizione, capace di mettere in discussione questo stato delle cose. Un’alternativa. Qualcuno dirà: ma dove? Non c’è, certo che non c’è, in questo Parlamento e in questo panorama delle forze politiche, ma c’è – in potenza – nel paese. E non mi stancherò mai di ricordare che, a giugno di quest’anno, noi abbiamo avuto il 53% della popolazione italiana che, contro tutti i partiti, è andata a votare contro questo programma di governo: quello della maggioranza attuale e quello dell’attuale opposizione parlamentare.
Questa maggioranza c’è, in potenza; l’unico problema è che non conta perché non è strutturata, non è organizzata. Ed è esattamente quello che dobbiamo fare: sapendo che oggi sembra difficile, impossibile, ma domani non lo sarà, perché questa crisi ci si sta rovesciando addosso. E ogni idea di rimettere in sesto questo sistema significa condannarci ad arrenderci, di fronte all’offensiva di coloro che questo sistema hanno creato: ci faranno comunque andare in fallimento, guadagnandoci sopra un sacco di soldi e tenendo tutto intero il potere. Noi dobbiamo, quindi – adesso – lavorare per unificare e costruire una vera opposizione politica, a partire dal rifiuto del debito.
Noi questo debito non lo pagheremo. Quali che siano gli sviluppi della situazione politica, questa dev’essere la bandiera di fondo, perché è l’unica che si pone come alternativa e come rottura di questo sistema. Chiunque pretenda di rattoppare una macchina che è andata in tilt, che si è rotta, significa semplicemente che vuole proseguire fino alla fine del disastro. Noi non vogliamo arrivarci. E quindi, questo è il punto: costruire un’opposizione contro tutta la casta politica – di destra e di sinistra, di centrodestra e di centrosinistra – e costruire una alternativa politica di opposizione.
(Giulietto Chiesa, “Il pantano maleodorante della politica italiana”, da “Megachip” del 27 ottobre 2011).

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COME LEGGERE LA LETTERA DEL GOVERNO ALLA UE

di Paolo Barnard


1. COSA SIGNIFICA
Che l’Italia si deve piegare al volere dei mercati. Non abbiamo più alcuna sovranità politica (a causa dei Trattati europei che abbiamo firmato come il Lisbona, che ci impongono regole decise da tecnocrati pro business non eletti) né finanziaria (visto che non abbiamo più una nostra moneta sovrana, ma usiamo l’Euro che è una moneta straniera, dal momento in cui è emesso da entità non italiane e lo dobbiamo prendere in prestito). Cioè: solo ubbidire e applicare le politiche volute da altri.
2. A CHI E’ DESTINATA
Non alla UE, non ai politici UE. E’ scritta per gli investitori internazionali, quelli che oggi prestano ogni singolo Euro che lo Stato italiano spende per i cittadini.
Si tratta di gruppi assicurativi, fondi pensione privati, fondi sovrani stranieri, banche d’investimento o singoli grandi investitori. Cioè i padroni delle finanze di quasi tutti gli Stati del mondo. Per continuare a prestarci i soldi esigono regole che glieli facciano fruttare al massimo. Se quelle regole distruggono le persone non ha per loro nessuna importanza, se distruggono intere economie neppure, anzi, ci guadagnano, come spiegato ne Il Più Grande Crimine.

3. DA CHI E’ STATA SCRITTA
Non da Berlusconi, che non ha potere alcuno in questa storia. E’ scritta dai tecnocrati del governo sotto dettatura dei loro omologhi nella UE, gente come Draghi, Buti o Bini Smaghi. Il governo non aveva scelta, o rispondere agli ordini oppure all’Italia veniva chiuso il rubinetto delle finanze, e moriva. Dal momento in cui si è tolto allo Stato il potere di creare ricchezza spendendo a deficit per i cittadini, questo potere è passato nelle mani esclusive degli investitori. Quindi ci possiedono al 100%. Punto.
4. COSA CERCANO GLI INVESTITORI NEL TESTO
Lo leggono rapidi saltando tutte le insignificanti rassicurazioni e i dettagli della nostra gestione interna, e vanno a cercare se l’Italia ha incluso nel testo due capitoli e solo quelli:
A) Regole per ulteriormente strangolare la spesa dello Stato per i cittadini.
B) Regole per favorire il loro lucro se investono o speculano qui da noi.
A patto che questi due capitoli sia soddisfacenti per loro, ci presteranno gli Euro per sopravvivere. Altrimenti ci dissangueranno fino alle estreme conseguenze.
5. LI HANNO TROVATI NEL TESTO?
Sì. Capitolo strangolare la spesa dello Stato per i cittadini: in Italia 1) si rendono effettivi con meccanismi sanzionatori la mobilità obbligatoria dei dipendenti pubblici sia statali che locali, e li si metterà in Cassa Integrazione con abbassamento complessivo dei salari. 2) riforma costituzionale per rendere illegale la spesa a deficit dello Stato (l’unica che invece crea ricchezza al netto per i cittadini e aziende). 3) innalzamento dell’età pensionabile, e non solo ai 67 anni, ma con l’obiettivo di tenere in considerazione nel futuro anche l’aspettativa di vita del lavoratore come parametro per l’entrata in pensione (come chiesto nel 2010 da 2 lobby finanziarie europee, la ERT e la BE). 4) se le misure non saranno sufficienti, lo Stato tasserà di più i cittadini, quindi il rapporto fra ciò che spende per loro e ciò che gli sottrae si alzerà ancora a favore di meno spesa e più prelievo. 5) i risparmi ottenuti dai tagli della spesa dello Stato NON potranno essere utilizzati per spendere a favore dei cittadini.
Capitolo favorire il loro lucro se investono o speculano qui da noi: in Italia 1) si introducono i prestiti d’onore agli studenti. Cioè incastrare il cittadino fin dalla più giovane età nel sistema finanziario che gli speculatori controllano e da cui guadagnano. 2) ulteriore flessibilità del lavoro, coi contratti di apprendistato, a tempo parziale e di inserimento. Cioè, là dove il lavoratore anziano crollerà morto di produttività sul posto di lavoro, le mega aziende assumeranno a due centesimi giovani sostituti senza tutele e sprovveduti. 3) più facilità nei licenziamenti anche dei lavoratori a tempo indeterminato, che potranno perdere il lavoro anche a causa di un calo di introiti aziendali. 4) privatizzazioni statali in accelerazione. Liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici locali. Ribadito il settore acqua, poi farmacie comunali, rifiuti, trasporti. Il Comune non potrà affidare un servizio senza aver prima verificato se era possibile aprire una gara fra soggetti privati. Le Regioni dovranno stilare piani urgenti di privatizzazioni locali. 5) la Costituzione sarà riformata per introdurre articoli pro business. Le conseguenze sulle tutele costituzionali del bene pubblico sono imprevedibili (no, prevedibili: le distruggeranno).
6. ABBIAMO ACCONTENTATO I PADRONI VERI DELL’ITALIA?
No. Le misure sono state giudicate insufficienti. Berlusconi, o chi per lui, non ha saputo essere sufficientemente Thatcheriano, Prodiano, Adreattiano o Dalemiano. Non ha saputo cioè usare la falce della distruzione della democrazia e del bene pubblico italiano come in decadi scorse seppero fare i personaggi citati. Risultato: i mercati degli investitori ci hanno di nuovo aumentato i tassi d’interesse sugli Euro che ci prestano a oltre il 6%. Cioè: i nostri padroni hanno risposto che non solo non ci ridurranno il costo che paghiamo per prendere in prestito gli Euro, ma ce l’hanno aumentato. Ci hanno detto: “No! Volevamo lucrare di più, dovevate falcidiare la gente di più. Ora pagate”. E pagheremo, fino alla fine. Buona serata.

dal sito http://www.paolobarnard.info

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C'è posta per te

di Alessandra Daniele

Pace fatta fra i leader europei: finalmente è stato individuato l'autentico responsabile della crisi economica mondiale, che perciò dovrà pagarne tutte le spese.
Tu.
No, non è il solito ''tu'' retorico, si tratta proprio di te che stai leggendo.
Sei licenziato.
Alza il culo, raccogli le tue cianfrusaglie, e levati dai coglioni.
Sì, subito, i mercati non aspettano.
No, non c'è più niente che tu possa fare per evitarlo, l'Articolo 18 è clinicamente morto. Ormai si tratta solo di staccare la spina, e il Vaticano non si oppone. Chiamalo pure Articolo Mortis.
Cosa c'è, sei incazzato/a, anzi ''indignado'' come dite voi? Calmati.
Ti sconsigliamo di scendere in piazza, ha piovuto, è allagata dal fango.
Ti sconsigliamo di provare a bruciare un'automobile, sei così incapace che finiresti per bruciare la tua.
Torna a casa, e accendi la Tv. Ci sono sempre in onda vari talk show, e in tutti c'è Sallusti. Terreo e ubiquo, come Padre Pio. Ascolta le sue sante parole, e vergognati.
Tu sei un parassita. Un peso morto. Per anni hai preteso di essere pagato per lavorare, e persino di essere pagato dopo aver lavorato, ormai vecchio e inutile.
Un sopruso che i mercati non intendono più subire.
Il lavoro non è un diritto, è una merce. E tu non potrai più costringere nessuno a comprare la tua merce avariata.
Tu non ci servi. Al mondo ci sono milioni di disperati pronti a strisciare per un decimo del tuo stipendio, tu non sei competitivo, sei un pessimo affare, anzi, sei proprio una patacca.
Levati dai coglioni, e ringraziaci di non averti denunciato per truffa.
Ringraziaci di aver difeso la libertà dei mercati, di aver trovato l'ingranaggio guasto che inceppava la meravigliosa macchina del Capitalismo.
Tu sei il guasto. E sarai rimosso, in modo che la macchina del Capitalismo torni a macinare risorse umane e naturali a pieno regime.
Il futuro di cui parli non ti è stato rubato, non è mai esistito. Tu non hai mai avuto nessun futuro. Tu sei un rudere, un fossile, un rifiuto tossico del passato da spazzare via.
Sei un ostacolo al progresso, sei una zavorra per l'alta velocità. Sei la carcassa scheletrica del cane randagio che blocca la strada al SUV dell'avvenire.
Raccogli le tue ossa marce, e sgombera.
La pazienza del Capitalismo è finita.

dal sito http://www.carmillaonline.com

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Basta: i cortei non servono ad un accidente.

avevo questo pensiero che mi ronzava in testa da qualche giorno, ed ecco che sul sito Crisis esce questo articolo con cui mi trovo d'accordo al 110%.
Mi sono convinto che non servono assolutamente a niente le cosiddette manifestazioni pacifiche, alla casta e alle cricche varie "non gliene può fregà de meno" se c'è c'è qualche centinaio di migliaia di persone a manifestare in piazza.

di Debora Billi

Francamente me lo sarei risparmiato, di scrivere sull'ennesima puntata del serial "Blac bloc contro pacifisti, la Polizia sta a guardare" che va avanti con successo dagli anni '70. Ma qualcuno me lo chiede via email, e così ecco qua.
Negli anni '70, i blac bloc al loro esordio furono battezzati "autonomi", e facevano esattamente le stesse cose di oggi: devastavano le città durante le manifestazioni del movimento (sì, si chiamava "movimento" anche allora). In caso di oceaniche manifestazioni sindacali, operaie, del Partito Comunista, invece degli autonomi non c'era traccia e tutto si svolgeva in perfetto ordine.
30 anni e tutto è ancora uguale. E da 30 anni stampa, opinione pubblica, governo e forze dell'ordine si interrogano sul mistero misterioso di chi siano mai questi facinorosi. Sappiamo persino chi è il colpevole di Ustica, pensate, e ancora non sappiamo nulla di questi sfuggentissimi blac bloc. Infiltrati del governo di turno, ultrà del pallone, ragazzini esaltati che si divertono così, o forse sono ancora gli stessi autonomi del '77 che, con la panza e i capelli bianchi, si stanno guadagnando la sudata pensione.
Il piagnisteo generale è ora sul tema "Tutti parlano delle devastazioni, e nessuno parla dei motivi importanti della manifestazione". La mia opinione è che, se il corteo si fosse svolto tranquillamente, di tali motivi importanti non sarebbe fregato nulla a nessuno lo stesso. O pensate forse che oggi, a reti unificate e in tutti i bar d'Italia, si starebbe parlando di debiti, default, banche predatorie, crisi, derivati, e crollo del sistema economico globale? Un milione di persone in strada, come è successo altre mille volte in Italia, e come altre mille volte non serve a un accidente.
Noi siamo maniaci dei cortei. In nessun posto come qui, c'è la fissa dei cortei. C'è gente che ne ha fatto quasi un mestiere, dell'organizzare cortei: la "mani", la chiamano tali specialisti. Non credo si siano mai chiesti se la manifestazione serva a qualcosa, in particolare se serva a qualcosa quando si protesta contro organismi e decisioni sovranazionali. Un conto è il corteo contro la Gelmini, un conto contro il sistema finanziario globale. Ma in Italia si vuole fare la sfilata, tutti insieme con gli amici, "festosa e gioiosa" come chiede orribilmente Vendola: evidentemente ci si aspetta che si festeggi la crisi e le sue conseguenze saltellando in strada e poi tutti a casa.
Un atteggiamento completamente schizzato: ieri hanno intervistato una pacifista, che condannava gli scontri. Il suo collettivo? "Atenei in rivolta".
La mia sensazione è che il movimento italiano non stia capendo nulla della situazione, non abbia una strategia di protesta o persino di "rivolta", e che propabilmente sia capeggiato, come tutte le cose in Italia, dai soliti quattro babbioni vecchi come il cucco che sanno usare solo i sistemi di 30 anni fa.
Un milione di persone in piazza andrebbero spese molto meglio. Se non si fa la presa del Palazzo d'Inverno (la rivoluzione violenta su cui, con la massima nonchalance, discettavano fino a ieri persino autorevoli giornalisti e politici, gli stessi che oggi invocano sistemi gandhiani), che si usino almeno in un modo intelligente. Accampate al Circo Massimo, diecimila persone basterebbero per fermare Roma a brevi flash e, studiando uno straccio di cartina, potrebbero bloccare l'arrivo dei pezzi grossi dall'aeroporto di Ciampino, che regolarmente attraversano la città a duecento all'ora facendo strage di motociclisti e passanti costretti a buttarsi nei fossi per evitare le auto blu.
Occupy Wall Street sta in strada da 30 giorni. Erano 20 persone, all'inizio, oggi sono migliaia. E si fanno arrestare in massa, ogni giorno, disobbedendo alle assurde leggi repressive che vigono colà (ad esempio: vietato scendere dal marciapiede). Noi abbiamo un "potenziale di fuoco" pacifico di un milione di persone, e lo sprechiamo piagnucolando sui blac bloc che ci rovinano la festicciola, e poi tornando a casa con la coda fra le gambe. Il Circo Massimo era a due passi, ieri: ci fosse stato un cane pronto a lanciare un'idea alternativa lì per lì.
Il modello di battaglia di questa era, è piazza Tahrir. Occupare in migliaia uno spazio, permanentemente, e tenerlo col ricambio delle presenze (tutti trovano un'ora o due giorni per andare a presidiare): allestendo tendopoli, chioschi, facendo assemblee, disturbando con flash mob, resistendo allo sgombero, facendosi arrestare. Da piazza Tahrir a Wall Street, sta funzionando bene e trova la solidarietà della popolazione, della stampa che non può fiatare e persino di qualche membro delle forze dell'ordine.
Ma in Italia tale geniale idea non è venuta ancora a nessuno, di quelli che organizzano "le mani". Forse non sono venuti a saperlo. Sarà che, come i blac bloc, anche loro sono un poco anziani e con Internet hanno poca dimestichezza.

dal sito http://crisis.blogosfere.it

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Vogliamo essere intercettati! - Una battaglia di civiltà - Obiettivo 5.000 firme

http://iltafano.typepad.com/il_tafano/2011/10/vogliamo-essere-intercettati.html

io ho firmato .....
se sei una persona onesta, che non ha nulla da nascondere, ca$$o te ne freg! firma anche tu andando sul link qui sopra!

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Reddito di cittadinanza garantito in tutta Europa tranne in Italia e Grecia.

Mi spiace dirlo, ma siamo veramente un paese di m....!

Date un'occhiata al seguente video dal sito http://doppiocieco.splinder.com/, e traete le vostre conclusioni

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I SACRIFICABILI

Consiglio di andarsi a leggere ogni tanto gli articoli del blog da cui è tratto il seguente, sono sempre un pò fuori dalle righe.
Qui si parla di quel 10% della popolazione italiana, probabilmente anche meno, ultraricca e che parassitizza a suon di rendite: forse è lì che bisognerebbe andare a parare per mettere a posto i conti dello stato?

di Uriel


Non so se avete notato, ma ultimamente si parla sempre più frequentemente di “Patrimoniale”. Prima erano solo quelli del Sel, poi anche nel PD hanno rotto gli indugi, poi si sono uniti i centristi, e alla fine anche nel governo qualcuno inizia a mostrarsi possibilista. Come mai questo cambio di rotta?
Il punto è essenzialmente, che la distribuzione della ricchezza è diventata, nel tempo, assai poco lineare.
Il sistema italiano beneficia l’età (perché venendo meno la progressività del sistema fiscale – troppe tasse su merci e aziende e poche sui patrimoni personali – chi ha accumula rendita) e beneficia chi già possiede delle posizioni di rendita, proteggendole ad oltranza e scaricando il carico fiscale su tutti gli altri.
Nel tempo, questo seleziona una piccola minoranza – minoranza che diventa sempre più sparuta col passare degli anni – che possiede gran parte della ricchezza.
Quando parlo di ricchezza non intendo “possiede un’azienda”: l’azienda può andare bene o male, può fallire o prosperare ed è soggetta a rischio. Intendo un gruzzolo, una montagnola di ricchezze che NON corre rischio alcuno: soldi in banca, investimenti in fondi bilanciati, immobili, terre, etc.
Oggi come oggi la media delle “ricchezze” degli italiani è di oltre centomila (!) euro/famiglia. Ma si tratta di una media di Trilussa: la distribuzione è così sbilanciata che in pratica quasi tutta questa ricchezza appartiene al 10% della popolazione. Il resto “galleggia” attorno allo zero, più o meno dieci/quindicimila euro.

Come tutte le situazioni, questa situazione ha pro e contro. La situazione di pro è che può nascere una cosiddetta “economia del lusso”. L’economia del lusso è quell’economia per la quale tutti inseguono questo 10% di clienti, e il resto viene lasciato a prodotti di importazione e/o di scarso valore, oppure si indebita per possedere l’ultimo cellulare di Apple.
Questo produce, ovviamente, una desertificazione industriale (nel senso che lo sforzo non è tanto quello di produrre, ma quello di convincere quel 10% della popolazione a comprare ed il resto ad indebitarsi per comprare, cioè Marketing) unitamente ad un crollo dei margini di contribuzione per la catena di distribuzione.
In una economia che si chiama “economia del lusso” ci sono POCHI rivenditori (ed essere in questa cerchia è, a sua volta, una rendita) che possono fare alti margini vendendo ai pochi ricchi. Il resto fa margini bassissimi e viene distrutto dalla grande distribuzione, oppure è legato all’indebitamento del cliente, cioè orbita attorno agli istituti che fanno credito al consumo.
Il vantaggio di questa economia è quello di autosostenersi e di caratterizzarsi sempre di piu’. Se osserviamo gli ultimi 20 anni di economia italiana, notiamo che (mano a mano che si va avanti) la ricchezza degli italiani è concentrata in un numero di mani sempre più piccolo. Oggi, “tagliando” il 90% della ricchezza otteniamo poco meno del 10% della popolazione.
È facile proiettare che, con l’andamento attuale, entro cinque anni il 90% della ricchezza sarà in mano al 5% della popolazione, che rappresenta un limite oltre il quale normalmente avviene il collasso industriale: le probabilità di incontrare un cliente per un bene di qualità o per un servizio avanzato sono così basse (e la fila così lunga) che di fatto conviene produrre per stranieri oppure darsi ai consumi di base.
In pratica, una volta iniziata una “economia del lusso” (1) si ha una restrizione della base di clienti. Questo produce per selezione la fuga dei produttori verso altri mercati, o la loro chiusura. Questo concentra i soldi nelle mani dei pochi produttori che ancora vendono, i quali alzano i prezzi, e il risultato finale è che alla fine rimangono pochissimi produttori di generi di lusso, pochissimi ricchi, pochissimi venditori specializzati e fidelizzatissimi, e il resto langue.
Anche sul piano finanziario le cose non vanno meglio. Un 10% della popolazione ha molti liquidi da gestire e ha molti immobili, cioè è molto solvibile. Il resto fa debiti per uno stile di vita che non può più sostenere altrimenti. Ci sono allora due settori che le banche trovano PIÙ vantaggiosi che il credito alle imprese:
Il credito al consumo. Prestiti a coloro che comprano cose che NON possono permettersi, ivi compresa la casa.
Gestione patrimoniale. Private bankers, brokering & co., gestione di portafogli e di investimenti azionistici.
Ovviamente, non c’è più posto per i finanziamenti alle imprese. Essi sono rischiosi, mentre finanziare un ricco non è rischioso. Essi sono onerosi, perché le imprese chiedono molti soldi e in caso di fallimento non torna nulla: meglio prestare 800 euro per un iPhone ad un poveraccio che comunque li pagherà.
Così, l’economia del lusso si autosostiene e produce sé stessa tra gli effetti della propria esistenza.
Adesso andiamo ai “contro”. C’è un limite oltre il quale i ricchi sono troppo pochi.
Sono troppo pochi per la catena produttiva, i cui prodotti devono essere così esclusivi da colpire i ricchissimi, MA hanno solo un 5% di probabilità che passi un cliente. Sono troppo pochi per le banche, che non possono vivere solo gestendo il patrimonio altrui, perché altrimenti il patrimonio altrui diventa azionista di maggioranza. Oggi le banche scalabili in Italia sono troppe e, a mano a mano che i ricchi diventano più ricchi, il pericolo aumenta.
Mano a mano che il tasso di disoccupazione aumenta, il credito al consumo cala, e anche i mutui vengono erogati con sempre maggiore difficoltà. E c’è un limite alla quantità di immobili ALTRUI che le RE sono disposte a gestire.
Così, ad un certo punto questa piccola minoranza diventa scomoda, e tutti gli attori iniziano a pensare con nostalgia ai bei tempi del ceto medio.
D’altro canto, ed è quello che stiamo vedendo oggi, al calare del numero di ricchi aumenta sempre di più il “who cares of them?”. Perché questo è il punto di oggi ed è il punto che ci porta alla questione “Patrimoniale” e al default.
Chi è, di preciso, nelle condizioni di considerare il default come l’apocalisse dei propri beni? Chi ha MOLTI soldi investiti in BTP, chi ha MOLTI soldi investiti in banca, chi ha MOLTI liquidi gestiti dalle banche (private bankers & co).
Ma queste persone sono oggi il 10% della popolazione. Sono essenzialmente il 10% dei consumi “di base”. Cento persone che entrano in pizzeria a comprare una pizza riempiono la pizzeria. Una persona che entra al ristorante a mangiare caviale è un cliente solo in un giorno.
Se io ho una casa, una automobile, per dire, il ricco che guadagna 1000 volte più di me NON ha mille case, mille automobili. Ha UNA casa molto costosa e UNA automobile molto costosa. Il che può equilibrare il conto di alcune industrie, ma UNA casa molto costosa ha ancora bisogno di UN notaio che ne faccia l’atto, mentre MILLE case sfamano MILLE notai. UNA auto molto costosa ha bisogno di UN meccanico e di UN benzinaio, mentre MILLE utilitarie sfamano mille meccanici e mille benzinai.
La morale della storia è che anche sul piano macroeconomico questa piccola minoranza è sempre più irrilevante. I ricchi sono diventati così pochi che, paradossalmente, possiamo fare a meno di loro.
Sono stato in Italia, ultimamente, per le mie ferie. Nonostante si continui a parlare di “crisi” ho visto gente fare lo stesso stile di vita che ho io. Ma il problema è che lavorando in Germania la mia retribuzione attuale è MOLTO più alta della loro. Cosa permette ad un carabiniere che guadagna 1500 euro/mese di fare un certo stile di vita nonostante la crisi? Cosa permette ad un fornaio (2) , nonostante la crisi dei negozianti, di andarsene allegramente in giro griffato?
La domanda ha una semplice risposta: la crisi finanziaria (e di riflesso immobiliare) colpisce e sta colpendo duramente il 10% della popolazione. Il resto continua a galleggiare -magari non benissimo- esattamente come prima.
Dopo il mese nero di Agosto, che ha massacrato le borse europee e quella di Milano, mi aspettavo quello che vidi dopo gli affari Cirio/Parmalat/Tango. All’epoca avevo ancora un help desk e parlavo con altri professionisti (molti clienti) e titolari di imprese. I quali non mi raccontavano che di gente che aveva avuto la liquidazione mangiata, i risparmi di una vita mangiati, l’eredità del nonno mangiata. Era il ceto medio massacrato.
Oggi assisto a una catastrofe di dimensioni ancora peggiori, ma non incontro quasi mai gente massacrata in quel modo. Il motivo è che nonostante lo stile di vita, NESSUNO di questi ha il TIPO di capitale che viene massacrato.
Ai tempi di Cirio/Parmalat/Tango, le vittime erano risparmiatori. Oggi sono persone che fanno private banking: ma il private banker inizia ad accettarvi come clienti attorno ai 500.000 euro. (Alcuni di bocca buona scendono sino ai 150.000, che io sappia, tipo Mediolanum). Così, tra quelli che conosco, NESSUNO è stato falciato dalla tempesta di agosto, mentre anni fa, di quelli che conoscevo, quasi un terzo era alle lacrime. E per cifre che erano molto inferiori.
Il solo personaggio inficiato (che ha, ultimamente, la faccia MOLTO scura) è uno che mi ha detto “eh, certe volte invidio chi non ha niente, come te, che non ha preoccupazioni”. Ma io non mi reputo uno che “non ha niente”: alla mia famiglia non manca nulla, direi. Dunque, che cos’è che io NON avrei? Quello che NON ho sono, ovviamente, i 500.000 che lui ha da un private banker, e che teme di perdere.
Quindi si, siamo arrivati al punto in cui I RICCHI hanno paura. I RICCHI temono.
Sicuramente anche la famiglia che ha le “poche” migliaia di euro da parte si preoccupa. Si preoccupa a mio avviso a vanvera. Se consideriamo l’andazzo delle crisi, 2001/2005/2008/2011, la stragrande maggioranza di questi soldini li avete fatti in pochi anni. Esisteranno delle eccezioni, ma dovete rendervi conto che -sebbene lo abbiate sudato faticosamente- quel gruzzoletto ve lo siete fatti in pochi anni.
Se pensate a questi ricconi, che sono anche anziani, quel 10% della popolazione il gruzzolONE se lo è fatto in UNA VITA. Il che significa, essenzialmente, che mentre voi (=noi) possiamo ricostruire la perdita in 5/10 anni, loro NON possono.
Adesso torniamo alla patrimoniale e al default. Se il paese andasse in default, ovviamente questi ricconi sarebbero rovinati. Ma sanno anche di essere soli. E sanno che nessuno, o quasi, si accorgerebbe di loro.
Il loro numero esiguo li rende sempre MENO attraenti per la politica. Specialmente se si tornasse ad un proporzionale puro. Il loro numero esiguo li rende sempre MENO attraenti per il commercio. Il loro numero esiguo li rende sempre MENO attraenti per l’industria.
I disoccupati, che sono circa l’ 8.5% della popolazione, pesano ormai quanto i ricchi. Ai tempi del ceto medio, la fascia dal “benestante” in su pesava quattro volte i disoccupati sul piano politico, e quasi venti volte sul piano del commercio e dell’industria.
Così, oggi i ricchi scoprono di essere “il maiale più grasso il primo di Dicembre”. È il primo di dicembre perché si deve uccidere un maiale. E loro sono il solo maiale grasso.
Le loro lobby hanno tentato -inutilmente- di indicare la casta dei parlamentari come -il maiale grasso- così come hanno tentato di indicare nei beni dello stato quelli che pagano il conto. Ma i parlamentari sul piano politico sono MOLTO più robusti – né si può far cadere il governo oggi, arriverebbe subito il default che loro stessi temono- e i beni dello stato sono inventariati così male che solo per stimarne il valore ed avviare le procedure di vendita occorrerebbero ANNI.
Così, si parla di patrimoniale. Il ricco SA che se arriva il default perderà tutto, e sa che, anche se il paese ricomincerebbe a correre di 90 miliardi l’anno (gli interessi che NON pagheremmo più) alla sua età non potrà più riaccumulare daccapo i soldi che aveva. Così è -bontà sua- oggi più disposto a pagare una patrimoniale che scongiuri il pericolo di perdere TUTTO.
Ma dimentica forse una cosa: che la patrimoniale l’ha già pagata ad agosto. Che vada a vedere i suoi investimenti in borsa, e ci faccia sapere. Gli rimangono gli immobili, ma -nonostante le euforie- se tentasse di ricapitalizzarli avrebbe cattivissime sorprese. Il loro valore è solo sulla carta.
Così oggi questo 10% si trova in una situazione molto critica: o il governo fa una patrimoniale da 300 miliardi in su – l’unico modo per tagliare il debito – oppure la patrimoniale la farà il mercato, che ha già iniziato ed è a buon punto.
I giornali della “finanza bene” stanno ancora patrocinando la svendita dei tesori industriali di stato, ma noto che ultimamente non lo dicono più. Poco prima, infatti, era quasi certo che svendendo ENI sarebbe finita in mano a BP. Così i servi degli angli proponevano ogni giorno di vendere ENI. Oggi, però, abbiamo un ministro che parla coi cinesi, i paesi del BRIC che annunciano investimenti in Italia (e no, non compreranno BTP , compreranno industrie) , e un premier che la prossima settimana va in Russia. Il padrone ariano non è più AFFATTO sicuro che ENEL, ENI &co finiranno in mano sua, anzi. E così, anche questa ipotesi viene pronunciata a voce sempre più bassa. ENEL interessa ai francesi, ma sarebbe un disastro se finisse in mano a cinesi, brasiliani, indiani o russi. E faccio notare che non sappiamo ancora come si muoverebbero i fondi sovrani arabi.
Morale: ci resta solo da ammazzare il maiale. Il maiale sono quei 10% che possiedono tutto. E che stanno iniziando ad accettare di perdere qualcosa perché temono di perdere tutto.
Sfortunatamente (per loro), Berlusconi si oppone all’idea di patrimoniale. E così, anziché perdere qualcosa rischiano di perdere tutto.
Nell’indifferenza collettiva di gente che nel bel mezzo della crisi e del default continuerà come se nulla fosse, mentre loro se ne stanno a piangere per le perdite.
È lo svantaggio di essere il 10% di maiali grassi, quando si avvicina dicembre.
Forse era meglio quando c’era il ceto medio, eh?
Note:
(1) L’economia del lusso fu la risposta alla prima crisi economica del 2001. Da lì in poi, il baratro.
(2) Mi riferisco ad una cerchia casuale, cioè ai genitori dei compagni di classe di mia figlia che ho incontrato a diversi “eventi sociali tra mamme”, per via della ONLUS fondata da Lady Uriel.

dal sito http://www.keinpfusch.net