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STILE & Rigore....


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Siamo davvero arrivati al capezzale dello stato democratico Italia?

DI MORENO PASQUINELLI
sollevazione.blogspot.com

Considerazioni metapolitiche sul voto di fiducia parlamentare al governo di Mario Monti
Da Karl Schmitt a Scilipoti


Il governo di Mario Monti, con 556 voti a favore e 61 contro, è entrato in carica con la più ampia maggioranza parlamentare che l'Italia repubblicana ricordi. Come andavamo dicendo dall'estate scorsa, sarebbero bastate un'altro paio di spallate da parte dei mercati finanziari per ridurre a più miti consigli i berluscones, obbligandoli ad accettare ciò che fino a ieri essi escludevano con sicumera.

Così è stato, non solo si son tolti di mezzo, ma hanno votato compatti a favore di un governo intronizzato da una congiura dei tanto biasimati "poteri forti", leggi il grande capitale finanziario e bancario transnazionale

A dimostrazione che questi poteri forti non solo esistono, ma che alla bisogna spazzano via i politicanti che vorrebbero emanciparsi dalla loro tutela, ricordando loro chi comanda in ultima istanza. Ricordando insomma che i partiti sono solo comitati d'affari, ai quali è lasciata una relativa autonomia fino a quando gli affari van bene. Quando vanno male ad essi è tolta ogni potestà per lasciar posto alla dittatura dei loro padroni.

Ho seguito in Tv tutti gli interventi dei capigruppo, fino all'ultimo, quello di Angelino Alfano, passando per Bocchino, Casini, Reguzzoni e Bersani. In un passaggio politico di rilevanza storica, ci si sarebbe aspettati discorsi che esprimessero senso storico, larghezza di vedute, profondità di pensiero. Invece nulla, nessun sussulto di dignità, nemmeno un dignitoso canto del cigno. Nemmeno in occasione dei loro funerali hanno saputo separarsi dal loro squallore. Discorsi da peones, sospesi tra demagogiche frasi ad effetto e pietosi e ragionieristici atti di fede verso il nuovo sovrano.

Un sovrano che per nome e per conto dei suoi mandanti, non risanerà l'Italia, non darà la "crescita, tantomeno la "equità", ma che di sicuro seppellirà la seconda repubblica, che muore così com'era nata, per mezzo di un colpo di mano extraistituzionale, con un golpe bianco. Una classe politica di falliti ha devoluto le proprie prerogative ad un ducetto, sotto le mentite spoglie di un tecnocrate, alla cui sottana s'aggrappa per non essere spazzata via, nella speranza che il Salvatore, una volta terminata la trasfusione di sangue dal popolo italiano al vampiro euro-americano, gli restituisca lo scettro del comando. Speranza vana. Il bonapartismo non si toglierà di mezzo da solo, semmai getterà la sua maschera tecnocratica, per consolidarsi come potere oligarchico. A meno che esso non sia spazzato via dalla sollevazione popolare.

Nella caliginosa sfilata di anime morte, Reguzzoni e Alfano han quasi brillato come stelle. Il primo avendo almeno il coraggio di indicare chi sono i mandanti di Monti, e i pericoli che di addensano sui cittadini (solo "padani" haimé), il secondo, a parte il salamilecchi di rito verso Berlusconi, ricordando a tutti che questa crisi catastrofica è tale perché è l'euro che non funziona e l'architettura dell'Unione europea è fallace. L'eccesso di zelo ha invece giocato un brutto scherzo a Bersani e Casini la cui raccapricciante pochezza politica è emersa in tutto la sua mestizia. Più che ha un passaggio di consegne e relativa intronizzazione sembrava di assistere ad un rito apotropaico, con Monti come esorcista.

E' macabro che in questo bivacco di pagliacci che è il Parlamento, sia stato proprio il loro capocomico, Domenico Scilipoti, ad aver compiuto il gesto più significativo. Egli si è presentato a Montecitorio con una vistosa fascia nera al braccio, consegnando ai colleghi deputati un manifesto mortuario con una croce nera con sotto scritto «Oggi è morta la democrazia parlamentare. Il popolo Sovrano ne dà il triste annuncio al Paese». Doveva aggiungere che se ciò è accaduto è anche a causa di farabutti come lui.

Si può affermare che nella crisi sistemica internazionale l'Italia è dentro uno schmittiano «Stato d'eccezione»? La situazione nella quale l'ordine, la sicurezza e l'esistenza Stato sono obiettivamente in pericolo? Schmitt, che era anzitutto un anticomunista, riteneva lecita e legittima una dittatura, e quindi la sospensione dello Stato di diritto, proprio per preservare l'ordine sociale e costituzionale esistente. Ma quale autorità, in questi stati d'eccezione, può istituire la dittatura e risolvere la crisi di una nazione? Le vecchie forze politiche e parlamentari, paralizzate dal conflitto, possono al limite prendere atto dello stato d'eccezione, ma non esercitarlo, istituendo un potere autocratico. Esse possono semmai devolvere il potere ad un'autorità salvifica esterna, legittimandola attraverso una cessione di sovranità.

Gli studiosi ci diranno che quello che vive il nostro paese non è, propriamente, uno stato d'eccezione schmittiano, poiché non usciamo da una guerra, nè quella civile è alle porte. Per di più il tecno-salvatore della patria non ha avocato a sé poteri dittatoriali. E infatti abbiamo parlato di bonapartismo tecnocratico. Tuttavia ci siamo molto vicini.

Schmitt si lasciava alle spalle la prima guerra mondiale, la più grande carneficina della storia umana, dalla quale emerse non a caso la rivoluzione bolscevica. La guerra guerreggiata di ieri, condotta con cannoni, aviazione e fanterie corazzate, viene oggi condotta con le armi di distruzione di massa dei crediti, dei debiti, dei derivati, di criminali transazioni finanziarie e bancarie. Uno stato può essere messo in ginocchio e soggiogato dal grande capitale predatorio globale (la cui sentinella di ultima istanza è la micidiale macchina bellica USA), senza essere aggredito e occupato manu militari. Ieri valeva solo per i paesi semicoloniali, oggi può valere anche per paesi come l'Italia, che sono nani geopolitici privi oramai di difese e di sovranità reale.

Con Monti siamo in uno Stato d'eccezione imperfetto, incompiuto, sui generis, ma pur sempre in uno Stato d'eccezione. La novità consiste in due aspetti sostanziali. Il primo: che esso non deve restaurare un ordine costituito andato in frantumi, ma difenderlo preventivamente dal suo crollo. Il secondo: che lo Stato d'eccezione, per quanto avallato dai satrapi politici italiani, non esprime la spinta dello stato nazione a salvare se stesso ma, al contrario, tradisce la propria pulsione di morte.

Il 7 agosto 2011, Mario Monti, dalle colonne del Corriere della Sera, invocava non a caso un Podestà forestiero. Egli questo è, infatti, un Quisling che per conto di una finanza globale incarnata nell'Impero deve cancellare le ultime vestigia di sovranità nazionale. Ho scritto che Monti fallirà, ma se fallirà o le masse popolari sapranno prendere in mano le sorti del paese o avremo lo Stato d'eccezione dispiegato.

Moreno Pasquinelli
Dal sito http://sollevazione.blogspot.com

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IL NANO E' TRATTO!!



Vignette di Roberto Mangosi dal sito www.enteroclisma.com

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Il “fallimento controllato” dell’Italia

di Daniele Scalea


L’Italia e la Grecia stanno entrando in una nuova fase del loro “iter fallimentare”, silenziosamente avviato dalla BCE: la fase dell’espropriazione dei beni per ripagare i creditori. L’Italia perderà così le sue residue capacità strategiche, entrerà in una fase economica di crisi ancor più dura, e sarà retrocessa nelle gerarchie internazionali.

È un istituto giuridico comune, noto a tutti, quello del “fallimento”. Il debitore incapace di pagare i propri crediti incorre in alcune misure coercitive. V’è – ma non più in Italia – la “amministrazione controllata”: il Tribunale vigila sul debitore, tramite un apposito commissario, affinché prenda le misure atte a ripagare i creditori (ossia ad essere “solvente”). Laddove si giudichi impossibile pagare i debiti – cioè si verifichi lo stato di insolvenza – il debitore dichiara fallimento: i beni pignorabili gli sono espropriati a forza e vengono distribuiti tra i creditori.
Ciò che vale per le imprese e per i privati, vale anche per gli Stati – sebbene con qualche modificazione. Gli Stati, in quanto sovrani, non sono sottoposti ad un’autorità superiore legittimata ad emanare sentenze e a farle rispettare anche con misure coercitive. Esistono un diritto internazionale ed organizzazioni internazionali, che però dipendono per la loro efficacia o dalla buona volontà degli Stati, o dalla capacità di uno o più Stati di far rispettare ciò che sanzionano.
Uno Stato può quindi indebitarsi: i creditori potranno essere altri Stati, o banche e privati – ma i cui interessi generalmente sono difesi dagli Stati d’appartenenza – o ancora istituti internazionali come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) o la Banca Mondiale (BM). Ed uno Stato può aver difficoltà e ripagare i debiti, o anche giungere all’insolvenza. A questo punto, però, sorgono le differenze rispetto alle sorti di imprese e privati in condizione analoga. Il creditore non ha un tribunale cui rivolgersi. Vi sono dunque due vie: quella coercitiva, e quella consensuale.
Era frequente nell’Ottocento che i ricchi paesi creditori agitassero la minaccia dell’uso della forza per costringere i paesi debitori a pagare, a qualsiasi costo. Talvolta si passava alle vie di fatto: l’Egitto fu conquistato dai Britannici proprio per un affare di debiti. Oggi l’invasione di un altro Stato per riscuotere i crediti è caduta in disuso, ma qualcosa d’analogo lo si fa (tipicamente verso gli Stati del Terzo Mondo) ricorrendo a golpe e rivoluzioni orchestrati dall’esterno: si rovescia il governo riottoso ed insolvente e lo si sostituisce con uno pronto a pagare i debiti anche a costo di far morire di fame i suoi cittadini.
Questa soluzione non è però facilmente praticabile, soprattutto quando lo Stato debitore sarebbe capace di difendersi, o quanto meno di far pagare a caro prezzo un attacco militare. Allora si tratta: creditori e debitori si siedono attorno ad un tavolo. Lo Stato debitore, godendo del vantaggio – rispetto al privato o all’impresa debitore – di potersi difendere dalle misure coercitive, riesce talvolta a spuntare condizioni favorevoli. Sei anni fa l’Argentina procedette alla “ristrutturazione” del proprio debito: in parole povere, non potendo realisticamente ripagare il debito accumulato, lo rinegoziò coi creditori, concordando con essi i nuovi importi da versare, sensibilmente più bassi di quelli originari.
Spesso però i dirigenti degli Stati debitori non riescono o non vogliono strappare simili concessioni. È il caso dell’Italia e pure della Grecia (malgrado quest’ultima abbia ottenuto almeno il condono d’un quarto del debito, detenuto dalle banche).
Per Roma e Atene si è avviata la versione statuale dell’iter fallimentare. Dapprima l’amministrazione controllata: la Banca Centrale Europea (BCE), rappresentante innanzi tutto delle grandi potenze europee e della finanza occidentale, ed in misura minore il FMI, hanno dettato ai governi le misure da adottare, ed hanno vigilato sulla loro applicazione.
I risultati non sono apparsi soddisfacenti. In Italia Berlusconi è apparso troppo reticente a portare avanti l’agenda fissata dalla BCE. In Grecia Papandreu, in un sussulto di lealtà al regime democratico formalmente in vigore, ha immaginato di sottoporre il pacchetto di misure all’approvazione popolare. Entrambi hanno avuto, politicamente, vita breve.
In Grecia Papandreu ha dovuto fare repentinamente marcia indietro; prima di dimettersi ha licenziato tutti i vertici delle FF.AA., una decisione con cui forse ha voluto lasciare un indizio su cosa fosse successo dietro le quinte. Il governo è stato ora affidato a Lucas Papademos, un economista formatosi negli USA, ex dipendente della Federal Reserve Bank of Boston (una branca della banca centrale statunitense) e vice-presidente della Banca Centrale Europea. A lui il compito di mandare avanti il pacchetto di “riforme” neoliberali che la BCE ha imposto alla Grecia.
In Italia Berlusconi è dimissionando, e appare quasi certo che a sostituirlo sarà Mario Monti. Anche lui economista con una formazione nordamericana, come Papademos ha servito in Europa, benché non alla BCE ma alla Commissione Europea. È consigliere, oltre che della Coca-Cola Company, della banca privata statunitense Goldman Sachs, già datrice di lavoro di Romano Prodi e Mario Draghi (ma anche di Henry Paulson, il segretario al Tesoro USA che decise di lasciar fallire Lehman Bros.) e non priva di responsabilità negli attuali problemi della Grecia.
Quale ruolo ricoprano Papademos e Monti nell’iter fallimentare di Grecia e Italia si può comprendere dalle ricette prescritte dalla BCE. Oltre ad una serie di misure neoliberali – dai “licenziamenti facili” alla diminuzione dei salari – il cui risultato ultimo sarà di contrarre i consumi (e con essi la domanda, gl’investimenti, il PIL, il reddito ed in ultima istanza anche le entrate fiscali) le richieste vertono sulla parola-chiave della “privatizzazione”. La dismissione del patrimonio statale per pagare i debiti: nient’altro che il pignoramento e l’espropriazione di cui sopra, i quali non potendo effettuarsi per via coercitiva come coi privati insolventi, sono affidati ad un “liquidatore” posto a capo del governo del paese fallito. Con il tacito consenso dei suoi dirigenti, e quello più o meno consapevole della popolazione.
I richiami alla “responsabilità” ed alla difesa del “interesse del paese”, che si susseguono in questi giorni, non bastano a coprire la triste realtà: che l’Italia sta per perdere quel poco controllo che le rimaneva su settori strategici per la forza e prosperità nazionale (approvvigionamento energetico, produzione d’armamenti, raccolta del risparmio nazionale); che l’economia italiana sarà soffocata dall’esiziale combinazione di tassazione “scandinava” e servizi “all’americana” (ossia pressione fiscale altissima, e servizi sociali scarsi o assenti). Soprattutto, che un’alternativa c’era (vedi Morire per il debito?, 15 agosto), ma non è stata nemmeno presa in considerazione. È davvero per l’interesse dell’Italia, come si proclama a gran voce, che i nostri dirigenti stanno agendo in questi giorni?

* Daniele Scalea è segretario scientifico dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) e redattore di “Eurasia”. È autore de La sfida totale (Roma 2010) e co-autore di Capire le rivolte arabe (Roma-Dublin 2011).

dal sito http://www.eurasia-rivista.org

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Toc Toc, c'è ancora qualcuno di sinistra lì?

Ma ha ancora senso parlare del partito democratico come di un partito di sinistra?
Per quanto mi sforzi proprio non ce la faccio ....

Come può, un partito che si definisce di sinistra, dichiararsi pronto ad appoggiare, praticamente senza proferir parola, il governo del prof. Monti, uomo inequivocabilmente legato a triplo nodo all'universo Goldman Sachs & Co?

D'accordo, il governo Monti non esiste ancora, forse bisognerebbe aspettare di vederlo in azione prima di giudicare, ma il passato del professore dovrebbe indurre il politico informato e di buon senso a porsi più di qualche domanda, prima di prendere posizione.

Servi o disinformati? Tra le 2 scelte non saprei proprio qual'è in maggioranza....

pessimismo e fastidio

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E' tempo di andare.

minchia, si preannuncia un inverno lungo e freddo ......


di Uriel Fanelli


Alcuni mi hanno chiesto come mai io pensi di lasciare l' Italia con tutta la famiglia, cioe' per sempre,  quando solo pochi mesi fa volevo tentare di resistere e non pensavo di portare qui anche Lady Uriel e Uriel Jr..Il punto e' semplicemente che da oggi il paese e' un paese schiavo, ed e' abbastanza facile capire cosa succedera' . E se soltanto il 10% di quel che penso e' vero, presto le donne italiane che adesso si sentono sollevate perche' non c'e' piu' B.  scenderanno in piazza. Sul marciapiede, verso le 11 di sera. E non per protestare.

Innanzitutto, alcune cose. Il punto non e' Berlusconi o non Berlusconi. Se una opposizione riesce a far cadere il governo e a sostituirlo, non c'e' dubbio che le cose vadano bene. Perche'? Perche' si passa da sovranita' a sovranita': qualcuno ha eletto berlusconi, si accorge che non lo vuole piu', e ci mette qualcun altro. Benissimo.

Ma non e' stata l'opposizione a far cadere il governo o a far iniziare la crisi. Non e' stata l'opposizione popolare, che non ha mai impensierito Berlusconi. Sono state entita' straniere, a furia di risatine, titoli sui giornali speculazioni finanziarie, inutili ritardi nella gestione di problemi relativamente semplici come il default greco.

E ovviamente non si va alle urne, perche' ommioddio, ommioddio, passerebbe troppo tempo. Se pensiamo che il debito pubblico sta nei dintorni del 100% e rotti da vent'anni e che Berlusconi governa da 17 anni, ommioddio , ommioddio, quanto lunghi sono questi due mesi, eh? Non si potevano proprio fare, le elezioni. 

No, c'e' fretta, e cosi' il governo "tecnico" ve lo daranno i nuovi padroni. Oh, che bei padroni che vi siete trovati: i finanzieri. Almeno fossero delle potenze militari , degli invasori, ci sarebbe una strategia dietro. Fosse una dittatura, almeno ci sarebbe una forza capace di dominare il territorio ed imporre delle decisioni. 

No, un popolo di servi , di rincoglioniti sempregggggiovani e di carampane indignate ha deciso di sparare sul capitano della nave durante una tempesta, e per trovarsi chi? Ragionieri d'alto bordo e banchieri. Obiettivo di questi illuminati governanti? Far quadrare i bilanci e FARE SOLDI. 

Che cosa aspetta l' Italia? Oh, e' semplice, basta vedere tutto come lo si vede da Francoforte, e basarsi su indicatori di sintesi europei anziche' italiani.

Supponiamo, per esempio, che arrivi un dato di sintesi in UE: in UE il welfare costa troppo. La spesa per cittadino e' troppo elevata. Se paesi come Germania o Olanda decidessero di smontare il welfare, otterrebbero una rivoluzione e i governi che ci provassero cadrebbero immediatamente. Ma perche' farlo? Stiamo parlando di un dato di sintesi, che dice "In UE il welfare costa troppo". 

Cosi', se no distruggiamo il welfare italiano,  senza toccare per esempio quello tedesco o olandese, tutto torna: la media in UE si abbassera', senza che tedeschi e olandesi debbano prendere misure impopolari.

Cosi', supponiamo che l'area euro, e la salute dell'euro -da cui la salute della Germania- dipendano e vengano gestite mediante questi dati di sintesi. Abbiamo detto che il mercato del lavoro nella UE e' troppo rigido ed il lavoro costa troppo. Aha. C'e' questo fantastico paese, l' Italia, nel quale possiamo abbattere ancora gli stipendi, distruggere il sistema pensionistico e precarizzare il lavoro ulteriormente, in modo da far sembrare che il mercato del lavoro UE sia, mediamente, anche un bel mercato.

Se immaginiamo di gestire una MACRO economia come la UE usando dati di sintesi sulla zona UE stessa, per esempio, tutto quello che otteniamo e' che avendo dei paesi politicamente deboli cui imporre tutti i sacrifici, salveremo i paesi forti dai sacrifici.

Se per esempio il G20 si lamenta dei sussidi europei all'agricoltura, non c'e' bisogno di abbassare quelli francesi: basta abbassare quelli italiani, e la media torna a posto.

Se per esempio ci si lamenta che in Europa si va in pensione troppo presto, si potra' ben alzare l'eta' pensionistica degli italiani,ed ottenere una bella impennata nel dato di sintesi europeo.

In definitiva, quindi, avere un'europa che sia contemporaneamente abbastanza potente da dare ordini e abbastanza irresponsabile da NON rispondere degli effetti su scala locale fa si' che l'eurozona si dividera' in due parti: quelli che fanno tutti i sacrifici necessari per l'eurozona e quelli che si godono tutti i benefici.

L' Italia e' il candidato ideale da spolpare. Volendo raddrizzare degli indicatori di sintesi europei (costo del lavoro, eta' pensionabile, liberalizzazioni, eccetera) la massa del paese permette di ottenere discrete variazioni sugli indici europei creando dei disastri che saranno limitati all'italia , disastri dei quali i cittadini italiani non andranno certo a chiedere conto ai veri padroni del vapore europeo.

Cosi' mi spiace, ma questo e' quello che siete da oggi: schiavi. 

Distruggeranno il welfare italiano, distruggeranno il sistema pensionistico, perderete le tutele ai lavoratori, ci saranno licenziamenti a iosa anche nel settore statale, e quando la nazione finira' in ginocchio per gli effetti degli ordini dei nuovi padroni, vi beccherete pure le cazziate per quanto fate schifo.

Non si fa. Non si spara sul capitano della nave mentre c'e' una tempesta. Il capitano sara' anche Belzebu' in persona, ma durante una tempesta il capitano e' tutto quello che vi divide da una bella corona di alloro lanciata in mare a Santa BArbara dalle vedove dei marinai. Chi ha abbattuto il governo -e non fa differenza chi ci sia al governo- durante una simile tempesta -operazione analoga a quanto accaduta in Grecia- e' semplicemente un traditore del paese, un complottardo di merda, e probabilmente un venduto ai nuovi poteri stranieri.

Quando Berlusconi e' caduto, la presidentessa di Confindustria starnazzava che l' Italia aveva il problema Berlusconi. Bene, adesso che si dimettera' -e lo fara', perche' l'alternativa gli conviene TROPPO- avete spread a 580 punti e mercati in crollo. E la signora Marcegaglia se va oggi in banca a chiedere soldi  per la sua azienda si becca un bel 16% di interesse, ad occhio e croce. Contenta? Hai visto che bello, a sparare sul capitano della nave durante una tempesta?

Quel coglione di Bersani, il figlio di CL e del mondo Coop, si illude che con la devastazione del tessuto industriale italiano tutto finira' in mano alla finanza cattolica e a quella rossa. Patetico. Le aree cattoliche ricche sono basate sulle pensioni e sulle rendite mentre le aree rosse ricche sono basate sulla spesa pubblica. Adesso arrivera' la scure, e ci divertiamo , con voi.

Cosa faranno i tecniconi che stiamo applaudendo oggi, come Monti? Oh, loro sono tecnici del bilancio. Rimetteranno a posto il bilancio, semplicemente facendo una serie di scelte 2:2 tra rischio politico e resa economica. Siccome in queste condizioni il rischio politico e' molto basso per qualsiasi scelta, dovete aspettarvi tagli enormi nei settori ad alta spesa. 

Sanita', Pensioni, Amministrazioni pubbliche locali saranno falcidiate. 

A quel punto, siccome caleranno le commesse pubbliche, dovranno dare un contentino a confindustria e alle varie conf*. Liberalizzazione completa degli orari di lavoro e liberta' di licenziare, per cominciare. 

Nei prossimi 4 mesi perderete, nell'ordine:
  • Pensioni di anzianita' e di reversibilita'.
  • Sanita' pubblica.
  • Servizi locali.
  • Tutela del lavoro, e probabilmente il lavoro stesso.

IN seguito, "ovviamente" si dovranno comprimere alcuni costi :
  • Scuola. Privatizzazione delle scuole.
  • Interni. Smantellamento dell' Arma, inglobamento della parte territoriale nella polizia di stato, riduzione degli effettivi.
  • Difesa: riduzione al minimo consentito per questioni NATO.
  • Giustizia: estensione degli arbitrati a quasi tutto il diritto privato.

E, entro il 2012, avrete ottenuto che
  • Per avere una scuola decente, un asilo , un asilo nido, il tempo pieno, dovrete pagarepagarepagare. Il che significa che uno dei due, in famiglia , se ne resta a casa coi figli. Care donne, siete servite. 
  • Le zone extraurbane ed i piccoli paesi diverranno pericolosissimi. 
  • Le poche aziende di picco in italia, che sono legate al mondo della difesa, se ne andranno. Scordatevi aereonautica e aereospazio.
  • Quando qualcuno (assicurazioni, fornitori, chiunque) vi froda e volete portarlo in tribunale, vi troverete davanti ad un arbitro, cioe' ad un avvocato scelto come abritratore, il quale ovviamente sara' sensibile a tutta la logica delle conoscenze locali.
La terza fase, quando si accorgeranno che il PIL non cresce ancora e anzi cala, e inizia una bella recessione, si accorgeranno che avete un sacco di immobili ed un sacco di risparmi. E vi beccherete:
  • Patrimoniale a sangue, anche sulle prime case.
  • Prelievo forzoso da tutti i conti con liquidi , compresi libretti bancari.
  • Tasse di stato sui consumi  , come bollette del telefono, energia, acqua, affitti, imposte sui mutui.
Il risultato?
Per vedere il risultato basta andare in alcune zone del messico, o nel sucre venezuelano.

In compenso, l'italia ha un sacco di bei culi da vendere: l'ultima generazione non ha fatto altro che curare il proprio aspetto. In fondo, una merce a basso costo da vendere c'e' ancora, no? Un pochino come in certi paesi dove le cameriere sono assai premurose e vi vengono a chiedere di persona se va tutto bene, appena notano che siete uomini, stranieri e avete preso una stanza singola.

Quando vedo qualcuno tutto bello orgoglioso perche' finalmente il governo e' stato abbattuto mi viene da rispondergli come in "Caccia ad Ottobre Rosso" : "complimenti, coglione, ci hai ammazzati tutti".

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OLTRE LA PADELLA E LA BRACE: ALLEANZA STRATEGICA COI BRICS E RIVOLTA POPOLARE

in poche righe (primo paragrafo dell'articolo) un'analisi perfetta di un ventennio di berlusconismo, direi che sarebbe da annotare sui libri di storia

di Luigi Ambrosi

La padella berlusconiana da cui stiamo uscendo si è caratterizzata per: aumento del debito pubblico, agevolazioni e impunità fiscale per le classi benestanti, economia clientelare, illegale e criminale, spese militari e guerre, contributi al Vaticano, involuzione culturale generale della società, dalle contraddizione di genere a quelle individuo/società, con l'aggiunta di localismo quando era necessaria una dimensione internazionale.

Le braci in cui stiamo cadendo sono quelle dei capitalisti BCE e anglo-americani, con la Goldman Sachs in sala regia: ad entrambi interessa saccheggiare quel che resta dell'apparato industriale italiano (il secondo in Europa), e privatizzare i beni comuni, dopo aver già ridimensionato la presenza e le commesse italiane in Libia.

Le braci sono: la svendita dell'apparato industriale italiano, a cominciare da ENI, Enel, Finmeccanica, Fincantieri (in particolare l'assalto strategico all'Eni, quindi anche al gasdotto SouthStream, rientra nella manovra di accerchiamento della Russia-Paese dei Brics); la privatizzazione delle aziende di servizi pubblici, esattamente in senso contrario all'esito del referendum (per i "prestiti all'Irlanda una clausola della BCE ha preteso l'obbligo di installazione dei contatori a domicilio per il pagamento dell'acqua). Le braci sono la pensione a 67 anni per tutti, l'inevitabile aumento delle tariffe pubbliche, la sostituzione dei contratti di lavoro nazionali con quelli aziendali, più precariato e più facilità di licenziamento, un calo dei salari reali tra il 10 e il 30%.

Se la BCE (che tra l'altro è privata e in mano alle principali banche franco-tedesche) avesse veramente voluto il risanamento e non il saccheggio dell'Italia, avrebbe preteso nella sua lettera una legislazione severa contro l'evasione fiscale, il lavoro nero, la criminalità organizzata, tasse patrimoniali e sulla rendita. Ma nulla di tutto ciò: solo scarnificare la manifattura, l'economia italiana e i redditi dei lavoratori. Le braci sul piano culturale saranno più sofisticate: tecnicismi economici, siamo sulla stessa barca, fare quadrato intorno la civiltà occidentale, le guerre come operazioni umanitarie (bombardamenti su Belgrado= la "difesa avanzata" di D'Alema; guerra in Afghanistan=mandiamo a scuola le bambine afghane; bombardamenti sulla Libia= "non siamo in guerra" di Napolitano).

Per chi si illude di un cambiamento economico in meglio dopo l'uscita di scena di Berlusconi, occorre ricordare che, con il cambio di governo e l'intervento e gli "aiuti" della BCE, nessun Paese dei Pigs ha visto ridursi gli interessi dei titoli di Stato che, anzi, si sono ulteriormente alzati. Il "risanamento" dell'Italia viene affidato ad ex-impiegati della Goldman Sachs: Monti, Draghi, e contigui tra le ombre, Prodi, Letta, Amato.

Una nota su Draghi: responsabile della Goldman Sachs per l'Europa, ha in prima persona aiutato il governo greco a camuffare i conti e a indebitarsi, con l'esito che abbiamo sotto gli occhi. Una nota su Monti: rappresentante della Trilaterale (una potente e feroce cupola del capitalismo occidentale, con Rockfeller e Kissinger), consulente della Goldman Sachs e del FMI, ultra-liberista. A chi pensa che il FMI possa aiutare l'Italia, basti ricordare che tutto il Sudamerica sfugge da tempo dai suoi aiuti, dopo la devastante esperienza dei due decenni passati, in particolare di Venezuela ed Argentina (approfondimento: Il Venezuela, una lezione per l’occidente in crisi)

Come è quindi possibile che risanino il bilancio italiano le stesse forze che hanno guidato l'attacco economico all'Euro, alla Grecia, alla Spagna, all'Irlanda, al Portogallo e alla stessa Italia?

La governance franco-tedesca dell'Europa, già divisa sulla questione libica, non sembra all'altezza di sostenere l'attacco delle multinazionali anglo-americane all'Europa e all'Euro, e tutto lascia intendere la fine politica di questo esperimento di autonomia europea, con la frantumazione dell'Euro o l'uscita della Germania da questa area monetaria. Solo un forte sostegno dei Paesi Brics poteva contenere questo imponente attacco dell'area dollaro e proteggere l'Euro, ma Brasile Russia India Cina si sono giustamente defilati: sono appena stati cacciati a suon di bombe dalla Libia da una coalizione comprendente gli europei, perché mai dovrebbero aiutarli?

I paesi Brics presentano il conto all'Europa della sconsiderata partecipazione all'aggressione imperialista. Quando si comincerà a fare un bilancio dei costi politici, oltre che economici e umani, della partecipazione alla Nato e alle sue guerre, allora saranno maturi i tempi per riconsiderare le alleanze internazionali.

A mio parere solo una coraggiosa uscita dalla Nato e un cambio di alleanze internazionali a fianco dei Brics e un processo di reindustrializzazione con loro concordato potranno aprire degli orizzonti meno cupi. Per intanto non ci resta che imitare la Grecia, preparare pazientemente scioperi generali, la paralisi del Paese e la rivolta della popolazione al programma di lacrime e sangue che i Papandreu italiani stanno mettendo a punto. Anche quanto successo nella americana Oakland può fare scuola: sciopero generalizzato auto-organizzato e paralisi della città. Il debito pubblico, creato dai nostri capitalisti per assorbire la loro sovraproduzione e salvaguardare i loro profitti, va pagato da quel 10% della popolazione che ha accentrato oltre metà del reddito nazionale. Anche a rate. 



dal sito http://www.comedonchisciotte.org

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Elmetto in testa, merda in arrivo sull'Italia

come se non ne fosse piovuta già abbastanza ......

pensiamoci un attimo, come potrebbe risollevare le sorti dell'Italia il signor Monti, mercante mercatista e figlio dei mercati che ci stanno dissanguando?
Certo, è probabile che per almeno un pò possa riportare gli spread a livelli tollerabili, ma a quale costo?
Macelleria sociale e sacrificio dello stato Italia sull'altare  della finanza vampira!

NO! QUESTO NO!
di Ida Magli


No, Signor Napolitano, non sopporteremo una simile nauseante “furbata”. Creare all’improvviso un senatore a vita per far credere che si tratti di un politico e fingere così che l’Italia non si sia consegnata nelle mani dei banchieri, è un sotterfugio intollerabile. Quale disprezzo per i poveri Italiani! Quale disprezzo per la Repubblica e per la politica! Abbiamo, dunque, così la misura della spaventosa miseria civile e morale dei nostri “rappresentanti”. La Bibbia afferma che “Dio vomita gli ipocriti”. Sono certa che non ha mai vomitato tanto.

Senatore a vita il signor Mario Monti? Un cittadino benemerito della Repubblica e di specchiati costumi? Forse non tutti i cittadini lo sanno o se lo ricordano (e su questa ignoranza ha contato, oltre che sul complice silenzio dei politici e dei giornalisti, Giorgio Napolitano nel nominarlo) che Mario Monti è stato costretto, nella sua qualità di Commissario europeo sotto la presidenza Santer, a dare le dimissioni “per l’accertata responsabilità collegiale dei Commissari nei casi di frode, cattiva gestione e nepotismo” messi in luce dal Collegio di periti nominato appositamente dal Parlamento Europeo.

La Relazione fatta da questi Saggi al Parlamento, nonostante la prudenza del linguaggio ufficiale, fa paura. Si parla infatti dell’assoluta mancanza di controllo nella “rete di favoritismi nell’amministrazione”, di “ausiliari esterni” e di “agenti temporanei”, di “minibilanci espressamente vietati dalle procedure amministrative”, di “numerosissimi esterni fuori bilancio, ben noti all’interno della Commissione con il soprannome di sottomarini”, che operano con “contratti fittizi”, dietro “raccomandazioni e favoritismi”; di abusi che hanno comportato, con il sistema dei “sottomarini” l’erogazione non controllata di oltre 7.000 miliardi nell’ambito dell’Ufficio Europeo per gli Aiuti umanitari d’Emergenza (miliardi usciti dalle nostre tasche, naturalmente, e che dovevano andare, ma non ci sono arrivati se non in minima parte, ai bambini della Bosnia, del Ruanda morenti di fame). Evidentemente Mario Monti è inamovibile, o meglio può perdere un posto soltanto per guadagnarne uno migliore. Nel 1999, al momento di una caduta così ignominiosa, ha provveduto la successiva Commissione, con presidente Romano Prodi, a riconsegnargli il posto di Commissario. Cose che succedono soltanto nell’onestissimo ambito delle nostre istituzioni politiche. I semplici cittadini vanno sotto processo per gli ammanchi, o come minimo perdono l’incarico.

Perché mai, dunque, dunque, dovremmo affidare a questo signore i nostri ultimi beni? In omaggio, forse, al truffaldino sotterfugio inaugurato dalla Presidenza della Repubblica? I politici che lo voteranno come capo del governo sappiano che, visto che non possediamo nessun altro potere, annoteremo ogni loro “Sì” per cancellare per sempre il loro nome da qualsiasi futura elezione.



dal sito http://www.italianiliberi.it



IL GOLPE BIANCO

Il Gauleiter
della terza repubblica

La montagna questa volta ha partorito il mostro. Mario Monti si appresta a diventare Primo ministro e a formare un governo di emergenza. Con una retromarcia impensabile fino a pochi giorni fa, anche Berlusconi ha dato il via libera. Si vede che l'avviso che gli hanno mandato ieri i "mercati" (il crollo delle azioni Mediaset) ha centrato il bersaglio. La grande finanza globale, così, non ha solo fatto cadere un governo, sta imponendo il suo proprio.
Avremo un governo che coniugherà liberismo e rigore dei conti pubblici, che applicherà politiche di lacrime e sangue per salvare l'euro e l'Unione europea, quindi, in ultima istanza, il blocco imperialista occidentale.

Mario Monti non è stato scelto a caso. Bocconiano, uomo di fiducia dell'eurocrazia, liberista, egli è anche presidente europeo della Commissione Trilaterale, membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg, Advisorper Goldman Sachs. Un uomo, un programma.

Monti sarà il gauleiter per conto della finanza predatoria, delle potenze imperialiste dominanti. Lo è diventato con un vero e proprio golpe bianco, imposto dall'esterno. Anche agli imbecilli dovrebbe ora essere chiaro che che l'Italia è oramai un protettorato. Neanche in Grecia si era giunti a tanto.

Ne andranno valutate tutte le pesantissime conseguenze. Se sul piano sociale si preparano misure draconiane pur di onorare il debito. Su quello politico assisteremo ad un profondo rimescolamento: non solo al riposizionamento di tutti i partiti, ma ad una loro metamorfosi. Ciò riguarderà il Pdl, il Pd, il Terzo polo, ma anche le forze di una sinistra imbelle che restavano attaccate alla sottana del Pd. Sul piano istituzionale il disegno dei "poteri forti" non è meno ambizioso: seppellire la "seconda repubblica" e dal suo grembo farne uscire una nuova, dopo un'inseminazione artificiale pilotata.

Dentro la crisi sistemica globale, si apre in Italia una fase nuova. Ognuno dovrà attrezzarsi.

Il principale fatto nuovo è che la questione sociale, quella della sovranità nazionale, e quella democratica si intrecciano in maniera indissolubile. Senza sovranità nazionale non v'è alcuna sovranità popolare possibile. Senza sovranità popolare non c'è democrazia, e senza democrazia le lotte sociali non possono che prendere forme radicali e fin'anche sovversive.

Che con il Golpe bianco si uscirà dalla crisi ne dubitiamo. L'Italia sprofonderà nella recessione e l'Unione europea non diventerà una solida costruzione solo perché al popolo italiano verranno imposti sacrifici inauditi. Né l'euro riuscirà a venir fuori dal marasma.

Ai lati del governo di emergenza sorgeranno nuove forze sociali e politiche. A destra, dalle ceneri del berlusconismo, verrà fuori un populismo aggressivo, che forse impugnerà in maniera reazionaria la questione della sovranità nazionale.

Dal lato opposto si creano le condizioni per la formazione di un fronte ampio del popolo lavoratore. Sorgerà nel suo seno una forza politica che saldi assieme difesa dei più deboli, l'uscita dall'Unione e dall'euro, il ripudio del debito, la primazia della politica e dello Stato sul mercato, la riconquista della sovranità nazionale e con essa della democrazia?


2 commenti

Prof. Monti, imponga un prestito forzoso e punisca severamente “i mercati” che stanno ricattando il popolo italiano

Bell'articolo, dubito però ci sia la minima possibilità che il prof. Monti possa veramente andare a  punire i famigerati mercati

di Stefano D'Andrea
L'attacco speculativo contro i titoli del debito pubblico italiani dovrebbe far sorgere nella mente di ogni cittadino intelligente la seguente domanda: come è possibile per uno Stato sottrarsi ai ricatti posti in essere dai consigli di amministrazione dei grandi intermediari finanziari? Non chiamiamoli più mercati, per favore. Quale disciplina giuridica è necessario introdurre per rendere prevalentemente interno o addirittura esclusivamente interno il debito pubblico dello Stato?
La medesima domanda, prima ancora che da cittadini intelligenti, dovrebbe essere sollevata dai politici italiani, i quali dovrebbero chiedere ai loro tecnici: quali norme possiamo emanare per far sì che il debito pubblico sia prevalentemente o esclusivamente interno? Avete ascoltato un solo politico, sia pure di rifondazione comunista o del partito dei comunisti italiani, solevare la domanda? Credo di no. E questa è la ragione per la quale l'Italia è messa molto male.
I giornalisti economici intelligenti dovrebbero invece segnalare esperienze straniere o nostre esperienze storiche, nelle quali il debito pubblico è o è stato esclusivamente interno; e indagare se si tratta di caso o di moda, ovvero se il carattere interno dei debiti dipende dall'adozione di una o altra disciplina e quindi dalla politica. In questi giorni avete letto articoli e inchieste simili? Credo di no. Sappiamo soltanto che in Italia prima il debito pubblico era in gran parte interno e che tale è ancora oggi in Giappone. Nessuno che spieghi se la trasformazione del debito pubblico da interno in esterno sia stata l'esito di una incentivazione, anche inconsapevole, derivata dall'adozione di norme giuridiche, magari emanate in attuazione di direttive europee!
In generale dovremmo considerare assurdo che un popolo di grandi risparmiatori, come il popolo italiano, affidi il risparmio, anziché al proprio stato, ai grandi intermediari finanziari (i cosiddetti "mercati"), i quali poi ricattano lo Stato italiano, minacciando di non riconfermare l'acquisto dei titoli del debito pubblico se lo Stato ricattato non legifera per agevolare i licenziamenti dei lavoratori italiani; per consentire che le società di capitali entrino anche nel campo fino ad ora riservato al lavoro autonomo (esercizio delle professioni cosiddette protette); e per svendere i beni pubblici.
La situazione è tanto assurda, che anche un incapace di intendere e di volere saprebbe individuare il problema e suggerire qualche rimedio. Ma la droga dell'ideologia globalista-mercatista-turbocapitalista, che è droga in primo luogo linguistica ("i mercati"), non rende semplicemente incapaci di intendere e di volere, rende gravemente tossicodipendenti. Trattandosi di droga pesante, non si limita semplicemente a viziare la volontà, la estingue.
Sul tema dovremo tornare, trattandosi di tema fondamentale. Un suggerimento tuttavia al prof. Monti lo possiamo dare. Posto che lo Stato può legittimamente ricorrere alla patrimoniale, in questo momento difficile per la nostra nazione, perché non imporre un (più accettabile) prestito forzoso, con interesse del 2,5% a tutti gli italiani che dispongano di una certa quantità di risparmio, in denaro o altri titoli, al fine di acquistare i titoli del debito pubblico italiano che i grandi intermediari finanziari rifiutano? Molti italiani, sprovvisti di liquidità, sarebbero costretti a vendere quote di fondi o azioni di banche per prestare forzosamente allo stato denaro in cambio di titoli del debito pubblico. Lo stato pagherebbe pochi interessi. Gli italiani, costretti al prestito, otterrebbero comunque un interesse superiore all'inflazione. E i grandi intermediari finanziari, che stanno ricattando il popolo italiano, vedrebbero scendere il valore delle azioni o delle quote. Soddisferemmo il nostro interesse, respireremmo e allo stesso tempo puniremmo i ricattatori.
Adottato il provvedimento suggerito, si dovrebbe perseguire l'obiettivo strutturale di sottrarre il nostro Stato e il nostro popolo ai ricatti dei grandi intermediari finanziari. Ma il nostro futuro Presidente del consiglio (che è nostro soltanto perché ce lo hanno imposto) è favorevole a perseguire la liberazione dello Stato e del Popolo italiano dalla condizione di ricattabilità da parte dei grandi intermediari finanziari? Esiste un giornalista che abbia possibilità di contattarlo e di porgli questa domanda?

dal sito http://www.appelloalpopolo.it

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maledetti mercati .....


Spread. Ecco cosa chiedono per lasciarci in pace

di Dedora Billi

pensiostaggiodi Debora Billi.
A mò di riepilogo, e di informazione per chi non lo sapesse ancora, ecco cosa chiedono per lasciarci in pace. Chiedono "chi"? Mah, la UE, la BCE, i mercati, le banche, chiamateli come volete. Le letterine partono un po' da tutti i mittenti, e riportano sempre le stesse 5 richieste. Ad esempio, ecco uno "studio" della Barclay's Bank di due giorni fa, dal titolo "Can Italy save itself?" ossia "L'Italia potrà salvare se stessa?" (thanks to Valigia Blu). Nello studio un sacco di blabla sul come e il perché, ma alla fine gli stessi 5 punti che si ripetono ormai come un mantra:
  1. mercato del lavoro: modifica della contrattazione collettiva in favore di accordi a livello dell'impresa; 
  2. pensioni: innalzare l'età pensionabile e parificarla per uomini e donne;
  3. pubblica amministrazione: adeguare salari e produttività, e promuovere la mobilità;
  4. ordini professionali: liberalizzare;
  5. beni dello Stato: privatizzare.
Tutto ciò deve al più presto essere messo nero su bianco, firmato, approvato, altrimenti continuano a mazzuolarci. Queste sono le famigerate "riforme strutturali per la crescita", formuletta che tutti abbiamo assimilato senza capire, come una preghiera in latino. E attenzione: sono proprio quelle stesse riforme strutturali che chiede anche il PD ad un eventuale governo tecnico, magari andandoci piano coi licenziamenti per non perdere voti.
Da notare che le riforme richieste NON comprendono alcuna norma per l'evasione fiscale, alcuna tassa sui patrimoni o le rendite. Ciò significa che non solo non viene richiesto un vero risanamento dei conti pubblici, ma che non si devono toccare gli interessi finanziari.
Ancora convinti che questa roba sia per il bene dell'Italia? A me pare un ricatto e basta. Avete tempo fino a mezzanotte per pagare, e guai se avvertite la Polizia.