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Sapelli: l’euro è da "buttare". Anche Francia e Germania l’hanno capito

di Giulio Sapelli

Quale sarà il destino dell’euro? La nuova crisi irlandese e il pericolo che essa si diffonda ad altre economie, in primis il Portogallo e la Spagna, non fa che accrescere le preoccupazioni della gente semplice e il cinismo degli gnomi della finanza stockoptionista.

La valanga di liquidità che si abbatte sull’Europa è di proporzioni veramente inusitate ed è sconcertante vedere la Banca centrale europea che continua a presentarsi come l’alfiere della stabilità contro l’allegra cicala della Fed che invece propugna la crescita come sua missione fondamentale.

Sappiamo che è un’ipocrisia: anche in Europa comincia a serpeggiare la consapevolezza che il pericolo mortale non è l’inflazione, quanto, invece, la deflazione e anche i tetragoni banchieri centrali europei sono costretti a comportarsi di conseguenza, imitando, di fatto, i nordamericani.

Gli indici dell’inflazione sono del resto bassissimi nonostante la liquidità immensa presente nei sistemi economici. E ciò perché, oggi, la liquidità è denaro che alimenta altro denaro e non va a finire all’economia reale, ma alla finanza che prosciuga tutto ciò che trova dinanzi a sé. Questo non fa che allontanare per breve tempo la deflazione, ma nel contempo impedisce ogni crescita produttiva.

Il nemico è quindi la liquidità che va nelle bocche voraci delle banche universali europee che trasformano ora il loro debito in debito sovrano con conseguente drenaggio dei tassati cittadini europei. L’euro, la sua stessa esistenza, vale un prezzo così alto?

Si trema come foglie al sol stormire del vento non tanto della speculazione, quanto del rischio che tutto il sistema corre perché le banche universali divorano una moneta che non ha precedenti nella storia: una moneta senza stato, senza sistemi di tassazione, di sostegno sociale e di spesa pubblica unici.

Il risultato è che la crisi endemica dei paesi periferici dell’Europa, in mancanza della base di un’economia manifatturiera, rischia di soffocare anche le economie che potrebbero svilupparsi benissimo, con più agilità, di quanto oggi non possano invece fare a causa dell’ unica moneta: l’euro.

Il Regno Unito l’ha sempre saputo. Francia e Germania hanno rinverdito i loro storici conflitti scambiando l’euro (inconsapevole tattica richiesta di Mitterand) con l’unificazione tedesca (destino universale di Kohl). Ora i due giganti, in un continente di nani o nanerottoli, si accorgono dell’errore compiuto.

La Germania propone patti di stabilità che sono già l’anticamera dell’implosione. La Francia stipula con gli inglesi un patto militare che è un segnale ineludibile di autonomia e di separatezza. A questo punto le fondamenta stesse, le più fragili e incerte, quelle politiche, dell’euro stanno disgregandosi.

Non sarebbe meglio, allora, pensare ragionevolmente a una fuoriuscita concordata piuttosto che un naufragio catastrofico che provocherebbe un disagio sociale immenso e terribile? Sicuramente francesi e tedeschi ci stanno già pensando.

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Oltre c'è solo la dittatura

di Metilparaben

Secondo Silvio Berlusconi le indagini sulle aziende sospettate di reati fiscali, corruzione e fondi neri debbono essere effettuate soltanto se si tratta di aziende di poco conto; qualora invece si tratti di imprese importanti, che costituiscono "con la propria capacità operativa la forza del Paese", indagare su come si comportano è addirittura "suicida".
Non so se vi è chiaro il messaggio: secondo il premier (il premier, perbacco, mica uno qualunque) quelli che contano debbono essere lasciati liberi di fare ciò che vogliono senza essere disturbati; il che equivale a dire che per loro la legge non esiste, mentre continua a valere per tutti gli altri, che contano poco e niente.
Ecco, a me pare che questo sia il punto definitivo di non ritorno, al di là del quale resta soltanto la dittatura coi carri armati, la polizia politica e il confino dei dissidenti.
Ammesso e non concesso che ne abbiano bisogno.

dal sito http://www.metilparaben.blogspot.com/

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LA RIVOLTA DEI NUOVI SUDDITI

di Massimo Fini

Finalmente. Era ora. Era ora che i giovani, dopo decenni di sonnolenza, si svegliassero. Parlo di ragazzi normali, figli di un ceto medio che sta rasentando la soglia della povertà quando non c’è già entrato, non dei vetero-marxisti dei centri sociali.

La loro protesta si rivolge certamente contro la legge Gelmini (giusta nel principio di base – tagliare le unghie alle baronie – ma che di fatto blocca le carriere di assegnisti e ricercatori a progetto che per otto anni hanno sostituito in tutto e per tutto il titolare di cattedra, facendo lezione, tenendo corsi, presiedendo commissioni d’esame, conducendo e inventandosi laboratori e che ora, a 36, a 35 anni non solo si vedono bloccata la carriera ma, poiché queste categorie non hanno nemmeno diritto al sussidio di disoccupazione, si trovano letteralmente sulla strada dopo aver buttato via otto anni della loro vita), ma esprime anche, e forse soprattutto, un profondissimo disagio sociale che riguarda tutti i ceti ma che solo i giovani hanno le energie sufficienti per far emergere con forza.



Si sono sentiti in questi giorni, da parte della classe politica, alti lai perché la protesta si è rivolta contro le sacre “istituzioni democratiche che appartengono a tutti” (Schifani). E contro chi dovremmo protestare? Contro i chioschi dei giornalai? Perché queste istituzioni non sono affatto di tutti e non sono affatto democratiche. Sono “roba loro”, dei partiti che le hanno occupate e le usano non per il “bene comune”, come ripetono talmudicamente i loro esponenti, ma per i loro intrallazzi, per i loro giochi di potere, per i loro abusi, per i loro soprusi, per i loro clientes (e spesso per i loro crimini e la loro impunibilità) riducendo il cittadino, l’uomo libero che rifiuta di infeudarsi a queste camarille, a queste mafie, a suddito, senza diritti e senza parola.

Si è anche stigmatizzata la violenza di queste manifestazioni, che hanno riguardato un po’ tutte le più importanti città, Roma, Firenze, Pisa, Milano, Palermo. A parte che tirar uova, dare qualche spintone, salire sui tetti sta ancora nei limiti del lecito, voglio ricordare che quando facevamo i cosiddetti “girotondi”, manifestazioni assolutamente pacifiche, alcune di straordinaria imponenza come quella che organizzò, sul tema della legalità, Paolo Flores d’Arcais a piazza San Giovanni, il 14 settembre del 2002, raccogliendo un milione di persone che non erano certamente tutte di sinistra (la sinistra oggi, con le truppe cammellate, può portare in piazza al massimo 300 mila persone), non solo non abbiamo ottenuto nulla, ma siamo stati irrisi dalla destra e dalla sinistra. Quante volte ho sentito dire, in modo sprezzante, da uomini che si dicono di sinistra: “Non mi prenderai mica per un ‘girotondino’?” Alle destre poi non andavano nemmeno bene quelle manifestazioni pacifiche, contestavano il diritto di scendere in piazza, “pacificamente e senz’armi”, che come dice la Costituzione è il primo diritto politico del cittadino. Pierluigi Battista disse in tv che i “girotondi” erano “pieni di odio”. A parte che l’odio è un sentimento legittimo, nei “girotondi” non c’era nemmeno quello, era Battista che, come si dice in psicoanalisi, “proiettava la sua ombra”. È evidente quindi che per scuotere costoro, per costringerli a prestare una reale attenzione ai bisogni del cittadino ci vuole qualcosa di un po’ più pesante e che qualche cazzotto ben dato, a mani nude s’intende, non è sprecato.

Col sessantotto non c’è nessun parallelo. I “sessantottini” erano figli annoiati della borghesia che cavalcavano, grottescamente, un’ideologia morente, il marxismo leninismo, e in piazza non ci andavano con le uova ma con le spranghe. Questi son giovani non ideologizzati che lottano per il loro futuro e le loro legittime aspettative di carriera. Quelli, figli della borghesia, invece scendendo in piazza la carriera se la preparavano. Tanto è vero che sono diventati tutti, come minimo, direttori del “Corriere della Sera”.

dal sito http://www.ilfattoquotidiano.it

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Il letame puzza

di Gianluca Bifolchi

Dopo che lo stesso Frattini aveva ridimensionato le sue prime dichiarazioni sull’esistenza di una “strategia” per colpire l’Italia ed escludendo che vi fosse un complotto contro il nostro paese, Alfano ha ieri ripreso e riamplificato questa teoria, che ha almeno il pregio di attribuire alla malevolenza straniera il ridicolo, la vergogna e l’infamia che accompagnano l’Italia nelle cronache di tutto il mondo. Una triste realtà che ormai non può più essere negata neanche dalla sfacciataggine berlusconiana.

Gran parte di questo paese vive ancora nella leggenda che le toghe rosse nel 94 fecero cadere il primo governo Berlusconi, benché esso al momento delle dimissioni non avesse già più la fiducia in Parlamento della Lega Nord, che infatti inizierà subito la campagna contro “Berluscazz”.

Ora, in questo paese caratterizzato dalla nascita da forte instabilità di governo, palese nelle dozzine di esecutivi succedutisi anche solo in età repubblicana, si vorrebbe sostenere che la caduta di un governo retto da un uomo che ha avuto le redini della nazione per quasi vent’anni e che ha guidato alcuni dei governi più longevi della Repubblica, accada per l’intervento di un’occulta regia straniera.

Immaginatevi se un qualunque governo della prima Repubblica avrebbe potuto sopravvivere a un decimo degli scandali che hanno travolto Berlusconi. Immaginatevi un Rumor o un Fanfani di cui si descrivono nella stampa nazionale le prodezze sessuali con escort maggiorenni e minorenni (e tanto di telefonate in Questura)  che rimangono al loro posto, o escono politicamente indenni da sentenze come quelle sull’avvocato Mills o su Marcello Dell’Utri. Ci riuscite?

Se anche non volessimo prendere sul serio il senso di decenza che alla fine sembra esser prevalso in Fini e in quelli di Futuro e Libertà, se anche volessimo spiegare la rottura consumatasi nel Pdl con la stessa chiave di lettura offerta nei mesi passati da Berlusconi quando accusava Fini di invidia e ambizioni personali, ci troveremmo di fronte a fattori del tutto tipici dello scontro politico-istituzionale italiano che in passato hanno determinato eventi analoghi.

Se si sta seduti su un montarozzo di letame è ridicolo chiedersi da dove arriva la puzza.

PS. Mi viene in mente proprio ora che come si parla di “età giolittiana”, gli storici parleranno di questi anni come dell’”età berlusconiana”. E i posteri penseranno a noi con disprezzo. 



dal sito http://subecumene.wordpress.com

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Bye bye Bondi?

Bye bye ... Sandro Bondi?

Se tutto quello che sta portando alla luce Il Fatto Quotidiano verrà confermato credo proprio che la prossima testa a saltare del governo Berlusconi sarà quella dell'attuale ministro della Cultura Sandro Bondi.

Dopo le polemiche nate intorno la vicenda del crollo di Pompei, le continue manifestazioni del mondo dello Spettacolo e della Cultura contro i tagli del governo, e l'ultimo scandalo di famiglia Bondi (un posto al ministero per il figlio della compagna, la deputata pidiellina Emanuela Repetti, e 25 mila euro di fondi Fus per l'ex marito, Roberto Indaco), il ministro è stato investito dal nuovo scandalo che vedrebbe una comitiva di 32 persone arrivare dalla Bulgaria con volo e pernottamento in alberghi di extralusso ... naturalmente tutto a conto degli Italiani! Almeno questo è quello che ormai da settimane continua ad affermare Il Fatto Quotidiano!

http://www.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2010/11/Michelle-Bonev.jpg
Michelle Bonev
Motivo della scampagnata? il premio fasullo architettato dal ministro Sandro Bondi per Dragomira "Michelle" Bonev, cara amica di Berlusconi, a cui era stata promessa una targa al Festival del Cinema.

Tra gli invitati anche il ministro della Cultura Bulgaro Vezhdi Rashidov, che in un intervista (vedi video a fondo pagina) avrebbe appunto confermato: 
“Il nostro viaggio al Lido? Il contribuente bulgaro non ha versato un euro. Ho un invito ufficiale del ministro Sandro Bondi e l’ufficio Esteri del nostro ministero, al tempo, mi fece sapere che eravamo invitati alla Biennale con tutta la troupe di Goodbye Mama a loro spese perché avevamo vinto un premio (qui il documento dell'invito ufficiale)
E sempre stando a quello che riporta Il Fatto, sarebbe disponibile  anche un documento ufficiale che dimostrebbe come l'autorità bulgare dettarono all'Italia le condizioni per la visita:
La tratta si deve svolgere in aereo: Sofia-Venezia-Sofia, i fondi per l’assicurazione medica e la diaria per 4 giorni devono essere addebitati sul budget del ministero della Cultura bulgaro. Viaggio e alloggio, al contrario, saranno coperti da chi ci riceverà (vedi qui il documento ufficiale)
Parole reputate false dal ministro Bondi che avrebbe smentito le affermazioni di Rashidov “Non c’è stato nessun viaggio pagato”, smentita che sta rischiando di far scoppiare l'ennesimo caso diplomatico.

A riportare la questione è anche Repubblica, che ieri titolava "L'attrice bulgara Bonev a Venezia. Bondi paga le spese: 400mila euro" .

Sarebbe infatti quella, più o meno, la cifra sborsata dai contribuenti Italiani per permettere la visita alla delegazione Bulgare per premiare  "un'amica molto cara al primo ministro bulgaro e a Berlusconi"  (parole del ministro Vezhdi Rashidov). 

Ricordo che la Bonev a suo tempo (2008, ndr) comparì nelle intercettazioni telefoniche dell'ex direttore generale della Rai, Agostino Saccà, che la impose al DopoFestival ... guarda caso ...


Il ministro bulgaro conferma in tv: "Ha pagato l'Italia"


Queste le parole dette dal ministro Bulgaro Vezhdi Rashidov all'emittente Btv-mediagroup:

“Ho avuto un invito personale da Bondi. Il Ministero della Cultura Bulgaro ha comunicato esclusivamente con il Ministero della Cultura Italiano e con nessun’altro. Da Roma mi chiesero se a Venezia era possibile avere gli attori di GoodBye Mama. ‘Siamo in crisi’, risposi, ‘posso portare al massimo un’attrice e un operatore. La trasferta veneziana è un’operazione costosissima e non posso prendere soldi dal contribuente bulgaro per un aereo enorme, affittato per trasportare 30 persone a Venezia’. In loco ho avuto incontri ufficiali con Mara Carfagna e il vice-ministro Galan, che si è scusato per la mancanza di Sandro Bondi. Con loro ho discusso della creazione di un centro culturale bulgaro a Roma e la futura partecipazione di pittori bulgari alla più prestigiosa Biennale d’arte Contemporanea del mondo, quella di Venezia. Non partecipiamo da 20 anni, la quota d’accesso è di 200.000 euro e lo stato bulgaro, non dispone con questi fondi”

dal sito http://stopthecensure.blogspot.com/

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Ciao democrazia, siamo tornati schiavi: delle banche

Continuo ad ascoltare alla radio commenti strampalati da parte di economisti e di giornalisti. Uno dei più ricorrenti é quello secondo cui gli irlandesi se la sono cercata. Davvero? A me sembra che la realtà sia diversa. Da un punto di vista macro, l’Irlanda non stava male. Fino al 2008 il debito pubblico era di gran lunga inferiore al 60% sul Pil stabilito dal Trattato di Maastricht, nel 2009 é salito al 64%. La loro economia é cresciuta grazie a una tassazione societaria agevolata, che per qualcuno è disdicevole, ma certo non illegittima. Non viola nessun Trattato e, anzi, applica un principio elementare e giusto, quella della concorrenza fiscale tra Stati /o regioni.


Nel frattempo l’Irlanda é stata molto brava nell’utilizzare i fondi strutturali europei e a rilanciare con agevolazioni fiscali le zone depresse. I guai dell’Irlanda sono provocati non dai conti pubblici, ma da quelli privati; ovvero dall’indebitamento delle famiglie, che, analogamente a Stati Uniti e Gran Bretagna, è molto alto, pari al 190% del Pil; in buona parte a causa, ancora una volta, della sopravvalutazione del mercato immobiliare. Fino a poche settimane fa, tuttavia, si riteneva che l’indebitamento privato, peraltro noto da tempo, potesse essere assorbito nel tempo, senza misure draconiane.

Cos’é successo nel frattempo? Cos’hanno combinato di così grave i cittadini irlandesi? Nulla, assolutamente nulla. Le banche irlandesi, invece, sì. Quelle stesse banche che pochi mesi fa hanno superato il severissimo stress-test della Bce, improvvisamente hanno annunciato di essere sull’orlo del fallimento. La causa? La solita: sono troppo esposte sul mercato dei derivati, con conseguente moltiplicazione dei loro debiti. Come, nel 2008, le banche Usa, come Ubs, eccetera. Il rimedio? Il solito. Noi cittadini abbiamo pagato per la crisi dei mutui subprime. Gli irlandesi pagheranno per gli errori delle loro banche private, le quali, invece, non pagano mai. Da qui alcune considerazioni.

1) Non chiamatelo più capitalismo, quello vero è un’altra cosa. Prevede grandi ricompense per chi riesce, ma anche grandi punizioni per chi fallisce. Qui invece stiamo tornando a una situazione che assomiglia molto a quella pre Rivoluzione francese, nella quale una casta di nobili era al di sopra di tutto e non pagava mai.

2) I nostri Paesi non sono più sovrani, né giusti, né democratici. La vera democrazia presuppone l’assunzione di responsabilità e un rapporto di causa ed effetto tra il popolo e gli eletti. Ora il vero potere é nelle mani di un mondo finanziario che non rispetta le regole costituite e men che meno lo stato di diritto. E che sta sancendo una pericolosa consuetudine: quella che permette alle banche di scaricare su cittadini incolpevoli le proprie colpe. Loro sbagliano noi paghiamo, Loro risanano rapidamente, incassano bonus milionari, mentre i popoli sono costretti a subire restrizioni pazzesche per anni e forse decenni, in condizioni, talvolta, di moderna schiavitù. E chi osa protestare viene zittito con il ricatto supremo: o é così o viene giù l’Irlanda. E se viene giù l’Irlanda viene giù il mondo. Dunque meglio che pochi si sacrifichino per il bene di tutti.

3) La Bce dovrebbe essere chiamata a rispondere per non aver monitorato, per aver diffuso stress-test farlocchi. Ma non succederà nulla. Il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale andrebbero messi sotto inchiesta ed essere costretti a rispondere dei loro errori. Invece, essendo sovranazionali, non sono sottoposti ad alcun tipo di controllo e di verifica.

Avanza così una dittatura invisibile, che non sfida apertamente la democrazia e la sovranità nazionale, ma la svuota progressivamente di contenuti e rende i cittadini schiavi, moderni schiavi ingabbiati per sempre dal debito. Nel nome del progresso e del consumismo. Questa é la vera minaccia per tutti noi. O meglio: per chi vuole e ha l’intelligenza per capire. O sbaglio?

da www.ilgiornale.it via www.libreidee.org

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Noi ed il nucleare

di Pietro Cambi

Che contro le energie rinnovabili sia in atto una vera e propria campagna di disinformazione e controinformazione esistono pochi dubbi. La cosa è ancora sopportabile quando chi la fa combatte a viso aperto, mostrando la propria faccia lupesca. Non sopporto, invece, i lupi travestiti da agnelli, che non si limitano a darsi una riverniciata color verdolin-ambientale ma addirittura fondano movimenti ed associazioni che con le primissime azioni ed attività smentiscono il proprio stesso statuto. Una di queste sedicenti associazioni ambientali è, a mio giudizio, Fare Ambiente, apparentemente nata, si veda le sue recenti attività, con l'unico scopo di fare lobby a favore del nucleare in Italia e confondere le acque ai cittadini non addentro alla materia delle energie rinnovabili.
I primi fondatori e sottoscrittori, in ogni caso hanno idee piuttosto confuse anche su questa loro peculiare materia di interesse, come dimostra la lettera aperta indirizzata ad uno di loro, L'On. Guidi da parte di Leonardo Libero, socio fondatore di Aspo Italia, e Direttore della rivista "Energia dal Sole", lettera che pubblico per sua gentile concessione.
Gentile consigliere Guidi, da fonte AGENPARL ho letto questa Sua dichiarazione dell'11 novembre scorso: 

"Aderisco con convinzione ai comitati per il sì all'energia nucleare lanciati oggi dall'associazione ecologista FareAmbiente. Ritengo, infatti, importante che accanto alla scelta opportuna e condivisibile del Governo di un ritorno dell'Italia all'energia nucleare di quinta generazione, si possa informare correttamente gli italiani riguardo la necessità e l'opportunità della scelta nucleare. A tale proposito, al fine di rendere più forte l'opzione del nucleare, presenterò una mozione in Assemblea Capitolina affinché anche da Roma Capitale possa giungere il sostegno per una scelta opportuna che, coniugando sicurezza ed energia pulita, aiuti l'Italia a risolvere l'annoso problema della dipendenza energetica dall'estero".
dichiarazione dalla quale rilevo:
a)- che l'Italia dovrebbe "ritornare" all'energia nucleare "di quinta generazione", mentre quella di quarta è prevista dagli esperti per non prima del 2030;
b)- che il nucleare è una tecnologia sicura, mentre, anche solo dal 1991 ad oggi, l'elenco degli incidenti nucleari e correlati è lunghissimo, come si può constatare qui:  http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=430.0 ;
c)- che il nucleare "aiuterà l'Italia a risolvere l'annoso problema della dipendenza energetica dall'estero", mentre, che si sappia, nessuna miniera di Uranio esiste sul territorio italiano. 
Poichè doverosamente presumo che, se Lei parla di qualche cosa, se ne sia prima documentato, devo dedurre che quella dichiarazione l'abbia rilasciata con intenzioni ironiche.
Un esercizio meritorio, ma rischioso, considerata la ben scarsa diffusione che ha in Italia il senso del ridicolo.
La ringrazio dell'attenzione e Le porgo cordiali saluti.
Leonardo Libero 

dal sito http://crisis.blogosfere.it

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Perché sì, Berlusconi è molto stimato all'estero.

di Wil su nonleggerlo.blogspot.com


Stati Uniti. Giorno del Ringraziamento, festa nazionale. America Online, che è il più grande provider del mondo con i suoi 23 milioni di utenti, invita i propri lettori a ringraziare il cielo, per non essere uno di quei "tacchini" ... 12 loschi figuri, i casi umani più imbarazzanti dell'anno: bisogna scegliere il peggiore, tutti americani tranne uno ... e tra criminali, predicatori, violenti, cialtroni e puttanieri, spunta pure lui, con i suoi "scandali sessuali fuori controllo", con le sue "minorenni" ed il suo proverbiale "bunga bunga", ecco a voi il Presidente del Consiglio italiano.

dal sito http://nonleggerlo.blogspot.com

bella figura di merda ..... eppure, stando agli ultimi sondaggi, 1/3 degli italiani crede ancora ciecamente al "supremo tacchino"!

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Gabriele La Russa va alla guerra

di Alessandro Robecchi

Nella splendida cornice di migliaia di vittime civili, fremente e fiero nella sua divisa militare virilmente indossata, Sua Eccellenza il Ministro della Difesa Ignazio La Russa ha compiuto l’ardita impresa di lanciare undicimila volantini sul villaggio afghano di Bala Murghab, malauguratamente sprovvisto di contraerea. Atterrato incolume dopo l’ardito cimento, ha dichiarato, con vibrante sprezzo del ridicolo, di essere come Gabriele D’Annunzio, probabilmente nel tentativo di intrecciare una storia d’amore con Eleonora Duse. L’accostamento del ministro con il Sommo Vate, fatto da sé medesimo, deve essergli sembrato suggestivo, e comunque più credibile di altri travisamenti: pare che Silvio Berlusconi gli avesse consigliato di dichiararsi nipote di Mubarak. La guerra psicologica del Ministro La Russa consiste dunque nel bombardare di carta gli afghani, in spregio alle più elementari regole della raccolta differenziata. “Il benessere proviene dalla pace”, c’è scritto sui foglietti. Un gesto di grande credibilità per un ministro che non più tardi di due settimane fa aveva proposto di dotare di bombe gli aerei italiani di stanza in Afghanistan, allo scopo, tutto pacifista, di ammazzare stecchiti più afghani possibile. Non potendo tirare bombe dall’alto, come avrebbe voluto, non ha resistito alla tentazione di sganciare comunque qualcosa, e ha ripiegato su manifestini di propaganda. I volantini gettati da Gabriele La Russa, forse al grido di “Fiume è italiana”, ritraggono combattenti talebani che tornano a casa abbandonando la guerra, immagine forte, l’unica, in effetti, che consentirebbe agli americani e a La Russa di vincere il conflitto tre a zero a tavolino per abbandono dell’avversario. In più, i piccoli foglietti colorati lanciati sulle teste degli afghani citano il Corano e mettono in guardia dalle mine antiuomo, senza dire – forse per mancanza di spazio, o più semplicemente per mancanza di onestà – che le mine e le bombe a grappolo ce le mettiamo pure noi, e che ai bambini afghani si insegna (mai abbastanza) a non raccogliere nulla da terra. Una distrazione che si può perdonare data la tensione che regna sullo scacchiere di guerra sul quale – sempre naturalmente in segno di pacificazione – giungono in queste ore nuovi potentissimi carri armati americani. Una nota del Ministero della Difesa comunica inoltre che i volantini sono stati testati da alcuni focus-group che li hanno giudicati efficaci e comprensibili anche agli analfabeti, dettaglio subito apprezzato da molti membri del governo italiano. Il virile gesto del generoso combattente in mimetica rischia di costituire un pericoloso precedente: presto infatti dieci milioni di copie di un libro che canta le lodi del governo Berlusconi saranno lanciate sulle teste degli italiani con un chiaro messaggio incluso: arrendetevi! Oggi, mentre nell’ora del riposo e dello svago il guerriero La Russa è tornato a  Roma ad occuparsi di Mara Carfagna, rifiuti solidi urbani e lotte intestine al regime, brilla nella popolazione afghana del distretto di Bala Murghab una nuova consapevolezza: con gente che chiama “missione di pace” una guerra e che scimmiotta le glorie del fetido ventennio non c’è da fidarsi. Per questo, ci sentiamo un po’ civili afghani anche noi.

dal sito http://www.alessandrorobecchi.it/

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L'ultima occasione

di Rita Pani

"E' una cosa indegna, abbietta, criminale, antitaliana criticare infodamentamente ciò che è stato fatto da uomini dello Stato e dalla protezione civile" dice il presidente del Consiglio, che se la prende con "la stampa di sinistra" per il modo in cui ha cercato di "distruggere" l'operato del governo sul caso rifiuti e sulla ricostruzione in Abruzzo. "Tutti quelli che hanno detto cose infondate si devono vergognare".

Ho passato molte ore in un aeroporto ieri, tra una moltitudine di tedeschi, spagnoli e qualche americano. Ad un tratto su uno degli schermi ormai disseminati in tutto il territorio nazionale, è apparsa la faccia del tizio trentaseienne del consiglio, ingiallito dal pongo che gli ricopre la faccia, a dire al popolo – per fortuna in aeroporto le minchiate erano sottotitolate e la sua voce stridula ci è stata risparmiata – che tutto è un complotto, che i comunisti son tornati, che siamo un popolo di sovversivi.

Una ragazza spagnola, indicandolo col dito al suo compagno ha detto qualcosa che suonava come: “guarda guarda esiste davvero”. Ridevano. Ridevano, ho pensato, perché non sapevano leggere i sottotioli che fedelmente riportavano l’essenza del discorso istituzionale del tizio, che sembrava essere l’ennesimo tentativo di circonvenzione di incapace.

Supportato dal manichino che ci rappresenta all’estero, il quale privo di dignità corroborava la teoria del tizio arricchendo di particolari la teoria del complotto destabilizzante. Diceva il ministro, che anche il crollo pompeiano, altro non è che parte del disegno di distruzione dell’immagine dell’Italia all’estero. E non so, se la sua fretta di smentire sia venuta prima o dopo aver appreso che in America, il tizio trentaseienne del consiglio sia stato paragonato persino a un tacchino.

Lo guardavano i tedeschi e scuotevano la testa. L’ho guardato anche io, solo per qualche secondo, ma in questi casi, la mia fantasia non è mistero. E siamo dunque ancora qua, ho pensato, a ricominciare la giostra dei complotti e dei comunisti, a sentirci dire ancora e ancora che i miracoli esistono, che Napoli tornerà all’antico splendore pompeiano, all’Aquila ricostruita, ma soprattutto a un paese che è impossibilitato a crescere economicamente, perché dei giudici comunisti e antitaliani hanno minato la ricchezza di Finmeccanica e dell’ENAV, in cui presidenti e mogli di presidenti alla fine, non son altro che ladri.

Dopo la faccia del tizio però, son passate sugli schermi le immagini degli studenti in Piazza San Marco, o a Cagliari o a Palermo; e persino le facce che prima ridevano son cambiate distendendosi. Potrebbe essere proprio questa una buona occasione. L’ennesima che ci viene offerta e che temo non riceveremo nemmeno questa volta. Abbiamo lasciato soli gli operai appesi alle ciminiere (lo so, torri è più romantico), abbiamo quasi ignorato le grida di disperazione degli extracomunitari, barricati in chiesa o appesi sulle gru e se anche questa volta lasceremo soli gli studenti, allora vorrà dire che bene o male avere un tizio da deridere, da odiare o da sognare appeso a testa in giù, che continua nella sua opera di razzia e devastazione, tutto sommato ci fa comodo.

Oggi gli studenti sono in piazza a Roma con la CGIL. Ricordiamoci domani di rendergli il favore. È davvero l’ultima occasione.

Rita Pani (APOLIDE) 


dal sito http://r-esistenza-settimanale.blogspot.com/

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DESTINO MANIFESTO

ovvero del perchè la globalizzazione e le multinazionali ci stanno portando alla rovina

di Eugenio Benetazzo

Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna ormai stanno diventando il leitmotiv delle riflessioni delle comunità finanziarie internazionali, come se l'unica preoccupazione su cui ci dovremmo soffermare fosse la tenuta nel breve dei conti pubblici di questi paesi. Il cosa scegliere ed il dove posizionarsi a livello di investimento è stato da me ampiamente trattato in svariate occasioni e contesti mediatici, tuttavia l'interrogativo principe cui ci dovremmo porre in questo momento non è se il tal titolo di stato è a rischio default, ma piuttosto quale non lo sarà. Cercherò di trasmettervi questo mio pensiero nel modo più comprensibile possibile.

La crisi del debito sovrano in Europa è una crisi di natura strutturale (e non congiunturale) dovuta a fenomeni macroeconomici che hanno espresso tutto il loro potenziale detonante attraverso un modello di sviluppo economico turboalimentato da bassi tassi di interesse e costi irrisori di manodopera che porta il nome di globalizzazione. Quest’ultima non nasce dalla naturale evoluzione del capitalismo classico, quanto piuttosto è una soluzione studiata a tavolino da potenti lobby di interesse sovranazionale per risolvere l'angosciante diminuzione dei profitti e degli utili aziendali in USA ed in Europa, causa un progressivo ed inarrestabile processo di invecchiamento della popolazione unito ad una decadente natalità dei nuclei familiari.



Le grandi multinazionali vedranno infatti costantemente contrarsi sia i fatturati che i livelli di profitto in quanto ormai quasi tutti i mercati occidentali sono maturi, saturi o addirittura in declino (pensate al mercato automobilistico, non sono casuali le recenti esternazioni di Sergio Marchionne). Tra quindici anni le persone anziane, gli over sessanta, rappresenteranno una quota sempre più consistente delle popolazioni occidentali (in Italia saranno stimati quasi al 40%). Una persona anziana purtroppo non rappresenta il clichè del consumatore ideale, infatti contribuisce marginalmente poco al livello dei consumi rispetto ad un trentenne (quest’ultimo infatti si trova appena all’inizio del suo progetto di vita: si deve sposare, deve comprare un’abitazione, fare figli, acquistare un’autovettura, divertisi nel tempo libero, andare in vacanza, vestirsi alla moda e così via).

Se da una parte infatti diminuirà il livello dei consumi, dall’altra aumenterà invece il peso angosciante del welfare sociale (ricoveri, degenze, assistenza medica e pensioni di anzianità) andando a pesare sempre di più in percentuale ogni anno sul totale della ricchezza prodotta. In buona sostanza stiamo parlando di paesi (USA, Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Spagna & Company) il cui destino è piuttosto ben delineato: inesorabile invecchiamento della popolazione, costante aumento dell’indebitamento pubblico, lenta deindustrializzazione e brutale impoverimento. Non so quanto potranno effettivamente servire i cosidetti programmi di austerity sociale, a meno di drastici e drammatici tagli alla spesa sociale ed alla pubblica amministrazione. Chi ha concepito la globalizzazione ha pensato proprio a questo ovvero come salvaguardare i livelli di profitto aziendali (e magari anche come farli aumentare) a fronte di un mutamento epocale della geografia dei consumi mondiali.

In Asia, con in testa Cina ed India, il 75% della popolazione ha un’età inferiore ai trentanni ed un reddito procapite in costante ascesa: si trattava pertanto di creare le premesse e le modalità per far aumentare il numero di persone che in queste regioni potessero iniziare a consumare a livelli similari a quelli occidentali. Grazie ad il WTO si è riusciti ad implementare un fenomenale trasferimento di posti di lavoro attraverso le “opportunità” delle delocalizzazioni produttive, spostando letteralmente fabbriche e stabilimenti, che avrebbero consentito di far nascere con il tempo una nuova classe media borghese disposta a spendere per le mode e le tendenze di consumo del nuovo millennio. Non bisogna essere economisti per rendersi conto di quanto esposto sopra: nel 2000 l’Asia contribuiva ad appena il 10% dei consumi mondiali, nel 2030 salirà a quasi il 40%. Come potenziale di crescita, ai mercati orientali si stanno affiancando anche i mercati dell’America Latina con la locomotiva Brasile in testa.

Stiamo pertanto assistendo ad un mutamento epocale: il baricentro economico e geopolitico del mondo si sta spostando verso Oriente ed anche verso il Sud del Pianeta. La crisi del debito sovrano in Europa è tutto sommato di portata inconsistente rispetto ai problemi che emergeranno nei prossimi cinque anni a fronte di oggettive difficoltà di approvvigionamento alimentare, soprattutto in Oriente che detiene superfici arabili decisamente incapaci a far fronte alla crescente domanda sia di cereali che (purtroppo) di carni da allevamento. Tra ventanni l’attuale modello economico dovrà essere in grado di fornire abitazioni, automobili, carburanti, acqua e cibo ad almeno 600 milioni di nuove persone: pertanto cominciate a chiedervi chi potrà ancora permettersi di avere il frigorifero pieno o i banchi del supermercati colmi e riforniti per accontentare lo scellerato e sfrenato consumismo del nuovo millennio. Destino manifesto per dirla alla Stewie Griffin.

dal sito  http://www.eugeniobenetazzo.com

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CARI POLIZIOTTI

di Antonio Sparzani - nazioneindiana.com

Classista perché è usato solo su studenti, operai, persone comuni. Mai il manganello si è abbattuto su un politico, un banchiere, un industriale e neppure su un mafioso in pubblico. L'uso del manganello va proibito.
(G. De Capitani)

ma non vi siete ancora stancati di picchiare gli studenti? nel 1968 non eravate ancora nati, ma non importa
quegli studenti sono figli vostri, sono tutti gli studenti d’Italia, non protestano per non studiare, per studiare meno, per fare i fancazzisti, figli di papà, non sono buona razza non mente, non hanno l’occhio cattivo, non sono paurosi, incerti, ma sono sì disperati, non sanno più come essere prepotenti, ricattatori e sicuri e ieri non erano solo a Valle Giulia, ma erano a Milano, a Roma, a Firenze, a Bologna e hanno la forza della disperazione e la forza più forte della specie: il desiderio di sopravvivenza.
Cari poliziotti, che certo anche voi siete figli di poveri, che venite da periferie contadine o urbane che siano, nessuno vi racconta perché siete chiamati sulle vostre piazze, di fronte ai vostri cittadini e figli a impedire con la violenza una protesta che quindi non conoscete.
Avete provato a pensare che potreste chiedere di essere informati anche voi, sì, anche voi non più meri esecutori di un sempre più malinteso ordine, informati anche voi, poliziotti, cittadini più degli altri investiti di potere e dunque di responsabilità, sul merito della contesa, avete immaginato che vi potrebbero spiegare che la nuova legge sulla scuola e sull’Università, voluta non solo da una ministra ma dall’intero governo di questo paese, impedisce a un numero sempre crescente di giovani di studiare, impedisce persino di valorizzare il merito, valore, se mai ce n’è uno, della borghesia liberale?
Avete pensato, cari poliziotti, al fatto che la violenza che ingiustamente esercitate sui figli vostri e nostri non avrà altro effetto che quello di generare altra violenza, e non quello di raddrizzare una qualche stortura, e che la vera stortura da raddrizzare è invece quella perpetrata da un governo che non ascolta, che non concorda, che non capisce, che complessivamente non si cura degli interessi dei suoi malaugurati sudditi?
Nel 1971, cari poliziotti, quando appunto la maggioranza di voi non era ancora nata io sono stato picchiato senza alcuna ragione dai vostri predecessori di allora, che si sono inferociti a spezzarmi le dita solo per il fatto che le stavo fortunatamente usando per ripararmi la testa, e solo per il fatto che mi trovavo lì, sul cancello del mio posto di lavoro, l’Università di Milano, Istituto di Fisica, via Celoria 16. Era il mio posto di lavoro perché avevo già una posizione per allora prestigiosa, quella di assistente ordinario, così che il questore si scusò col mio professore che andò a protestare. Voi chi pensate di picchiare? Pestate nel mucchio, voi non sapete perché ma loro sì? Con questa logica, cari poliziotti, produrrete altri danni, di cui la nostra traballante repubblica non ha certo bisogno. Fermatevi un momento a pensare anche voi, con la vostra testa, a quali siano davvero le vostre responsabilità e le possibilità che vi si offrono.

dal sito http://www.nazioneindiana.com

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sotto a chi tocca

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Le Banche sono più grosse del mio "PIL"....

di Beatotrader (Stefano Bassi)

Gli Stress-test "estivi" di tutto Relax....ovvero una FARSA.
Così chiamai in questo BLOG gli stress-test bancari europei nei quali praticamente tutte le banche furono promosse a pieni voti...comprese quelle greche ed irlandesi.
Vedi nel mio Blog Mi sono stress-testato e Pillole di Relax....

A babbo morto, adesso tutti si stanno scandalizzando del fatto che le Banche Irlandesi fossero riuscite a superare gli stress-test in scioltezza pur essendo TECNICAMENTE FALLITE.
Stress test banche. E' proprio il momento di dire: che vergogna (WSI)
Il caso Irlanda fa esplodere le critiche sull'attendibilità delle valutazioni effettuate nei mesi scorsi.
Si pensi un po': proprio Allied Irish Bank (AIB) e Bank of Ireland erano state promosse a pieni voti.
L'Ue si giustifica e ora forse è tutto da rifare.
.....

La stessa "storiella farsesca irlandese" sarebbe applicabile alla stragrande maggioranza delle BANCHE sia in Europa che altrove....visto che molte di esse sono TECNICAMENTE FALLITE, anche se shhhhhhh....non si può dire ad alta voce...;-)

Ma come sempre le cose che anticipiamo sui Blog, ci mettono un po' di tempo ad essere "cantate" nei cori ufficiali
e naturalmente SOLO nel caso in cui non se ne possa fare a meno....
in caso contrario la polvere nascosta sotto al tappeto se ne rimane bella tranquilla...

Adesso prepariamoci al secondo atto della Farsa...
Torna l’incubo degli stress test. Nuovo esame, più severo, a inizio 2011


Come dicevo, oggi tutti si stracciano le vesti "squaqquerando" che il "peso" delle Banche Irlandesi sovradimensionate ed in bolla è superiore svariate volte al PIL dell'Irlanda.
Ma dai....!?
Bene...così en passant....vorrei solo ricordarvi che anke la Krande Cermania (e non solo naturalmente...) forse forse potrebbe avere lo stesso vizietto dell'Irlanda....con l'unica differenza che la sua economia sta viaggiando spedita e dunque la Bolla delle Banche riesce a non fare Sbooommmm!
Ma le bombe innescate ci sono anche sotto la superficie di Berlino (come di Parigi, di Roma, di New York etc etc): l'unico discrimine è tra CHI ha il "potere delle Winx" di imporre il proprio debito al Mondo e CHI non ce l'ha....

PER NON DIMENTICARE eccovi un articolo ormai classico del "lontano" Settembre 2008, scritto NON da due blogger anarco-catastrofisti ma da due calibri da 90° dell'establishment economico, trai quali Stefano Micossi che è stato una delle teste più brillanti dell'ufficio studi di Bankitalia.
Fa quasi tenerezza leggere dopo circa due anni questo bellissimo articolo di Gros&Micossi che nel 2008 prevedeva "La fine del Gioco": razionalmente in quel contesto da "fine del mondo" era difficile immaginare che avrebbero avuto il coraggio di perpetuare il Gioco "come prima e più di prima"....
Come potrete notare anche la "Cermania" (come tanti altri) potrebbe soffrire della stessa sindrome irlandese: in questo caso si fa riferimento solo al peso di Deutsche Bank....
Pensate se ci aggiungessimo anche Commerz Bank, le marcissime Landesbanks etc etc

E' proprio il caso di dire che LE BANCHE SONO (molto) PIU' GROSSE DEL MIO PIL...

E sorvoliamo almeno per questa volta sul discorso del solito LEVERAGE bancario da casinò attraverso il quale DB per ogni euro realmente posseduto ne scommetteva (scommette...) 50.
Idem tutte le altre big banks...

The beginning of the end game…
Daniel Gros Stefano Micossi

20 September 2008

......TROPPO GRANDE PER FALLIRE E TROPPO GRANDE DA SALVARE?

Il problema principale da questo lato dell’Atlantico è che le maggiori banche europee sono diventate non solo troppo grandi per fallire, ma anche troppo grandi per essere salvate (vedi tabella).
Ad esempio, le passività totali della Deutsche Bank (che presenta un grado di leverage oltre 50!) ammontano a circa 2.000 miliardi di euro, più di quelle di Fannie Mae, pari a oltre l’80 per cento del Pil tedesco.
Un numero semplicemente troppo grande perché la Bundesbank, o anche il governo tedesco, possa intervenire a salvarla, considerando anche che il bilancio della Germania è legato alle regole del Patto europeo di stabilità e crescita e che il governo tedesco, diversamente dal Tesoro americano, non può ordinare alla sua banca centrale di creare più moneta.

Allo stesso modo, le passività totali della Barclays ammontano a circa 1.300 miliardi di sterline (con un leverage oltre 60!), un ammontare superiore al Pil britannico.
Fortis Bank, di recente apparsa spesso sui quotidiani, ha un leverage pari a “solo” 33, ma le sue passività sono molto più elevate del Pil del suo paese di origine, il Belgio.

Dunque, i regolatori europei sono seduti su una bomba a orologeria
.......... 

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Una delle tante facce odiose del potere

Mi da veramente fastidio, per non dire che mi fa girare i coglioni, sentire come certo ambiente politico e giornalistico mainstream sta tentando di sputtanare la protesta studentesca di questi ultimi giorni. Li definiscono nullafacenti, fannulloni, sbandati, oppure "i soliti 4 provocatori isolati"...... immagino l'incazzatura di quei ragazzi a sentirsi liquidare in questa maniera, ci fossi anch'io mi girerebbero veramente le balle!!
Poi se ne viene fuori quel poveraccio di Fede, per dire che sarebbe giusto menarli, e che con il tentativo di assalto al senato "hanno violato il tempio della costituzione"!! Ma per piacere, ma se il suo adoratissimo silvio ci si pulirebbe il didietro con la costituzione, come ha fatto capire in più di un'occasione.
Ma quale violazione del tempio della costituzione??? il Senato è stato da tempo definitivamente lordato, e la camera lo stesso, da quando è diventata normale la presenza di plurindagati, condannati e prescritti,  da quando gente come il signor dell'utri, condannato per mafia in appello, può permettersi di starsene lì a pararsi le chiappe e a decidere per le sorti del paese.
Continuate così, continuate a far finta di non vedere l'incazzatura della nazione, magari potreste continuare a farla franca, ma fossi in voi un pò comincerei a preoccuparmi .....


Proteste studenti. Camusso e Hack: “andate avanti” 
di Gliitaliani.it
 
Se qualcuno pensava che il movimento degli studenti che è esploso in questi giorni fosse isolato, marginale, senza seguito si dovrà ricredere. Perché cominciano a essere sempre più dirette le dichiarazioni di sostegno dopo le prime timidezze dopo il blitz al Senato di due giorni fa.
Che la maggioranza di governo proprio non riesca a percepire la complessità di quello che sta avvenendo nelle piazze di tutto il Paese lo testimoniano anche le dichiarazioni, esilaranti, di alcuni autorevoli esponenti del centro destra. “Francamente, non ho capito cosa vogliono gli studenti che stanno protestando e cosa stanno difendendo” ha dichiarato alla stampa oggi il Presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota. «Mi sembra – ha aggiunto Cota parlando a Novara, dove partecipa alla presentazione del bilancio sociale di Finpiemonte Partecipazioni – che vogliano difendere l’università dei baroni, quel sistema che non dà loro alcuna prospettiva. C’è davvero qualcosa che non mi torna. E poi devo dire che non riconosco gli studenti piemontesi in quei ragazzi che sfondano le porte. Non li rappresentano». O non li rappresenta lui?
Di tutt’altro tono invece le prese di posizione di due donne, autorevoli rappresentanti del mondo del lavoro e della cultura.
Cominciamo dalla Cgil, in piazza domani a Roma. Rispondendo alle domande degli ascoltatori di RadioArticolo1, il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha confermato che il sindacato è al fianco degli studenti nelle loro proteste contro il ddl Gelmini. E proprio su una battuta del ministro dell’Istruzione, secondo la quale gli studenti stanno difendendo “i baroni” universitari, il segretario della Cgil ha replicato: “A Gelmini vorrei dire che chi sta facendo accordi con i baroni è lei”, quando “distrugge le speranze dei ricercatori, mentre si dovrebbe fare il contrario”.
“Si possono raccontare favole, ma gli studenti acculturati non ci credono”, ha aggiunto Camusso ricordando che si dovrebbe “decidere quanto Pil dedicare alla ricerca”. Secondo Camusso, il governo ha tagliato l’istruzione e la ricerca e ora cerca di affossare l’Università, e per questo “mi hanno inorridito le dichiarazioni del ministro Gelmini”.
«Finalmente si fanno sentire». Così invece ai microfoni di Cnrmedia l’astrofisica Margherita Hack davanti commentando  proteste studentesche contro la riforma Gelmini. «Una rivolta di tutto il mondo studentesco, dei docenti, dei ricercatori, era necessaria si sta distruggendo un bene fondamentale per il futuro del paese. Solo un governo di ignoranti può pretendere di agire in questo modo. Gli studenti non manifestano a favore dei baroni, come dice la Gelmini, ma a favore di se stessi, dell’università». E aggiunge: «L’università non è un covo di gente messa in cattedra per favoritismi. Certo, ci sono episodi di questo tipo, ma sono episodi. In cattedra c’è molta gente valida. E lo prova il fatto che quando i nostri giovani emigrano, all’estero fanno fortuna e si trovano bene. Il che dimostra che la preparazione delle nostre università è buona». «Di questa riforma – continua la Hack – mi preoccupa enormemente il fatto che si voglia fare dei ricercatori dei precari a vita. Già son pagati male, se poi gli tolgono il contratto indeterminato è la fine. Grave poi il fatto di voler burocratizzare i ricercatori, di mettere i privati nei consigli di amministrazione. L’università si deve occupare di ricerca pura. Non si deve trattare come un’azienda. Come diceva Calamandrei, è un ente costituzionale e come tale va trattato. Agli studenti voglio dire: andate avanti».

dal sito http://www.gliitaliani.it

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(Emilio) Fede e vendetta

di Cloro Barbara

Emilio Fede al TG4 -davanti a milioni di telespettatori -padri e madri di famiglia colpiti dallo scempio scolastico gelmini, insieme coi loro figli- esprimeva iersera:

“Un popolo civile, quale noi siamo, dovrebbe menare questi studenti
Io ho un’altra opinione, un po’ divergente. Un popolo civile, quale noi siamo, non dovrebbe accettare che un incompetente, dall’italiano approssimativo, dallo scranno del tg di un media nazionale esterni parole incitanti all’odio e alla “macelleria messicana” modello “genova 2001“. In un paese civile uno così non farebbe il giornalista, dato che non ne ha nè la cultura idonea (neppure al livello base della competenza lessicale), nè lo spessore. In un paese civile questo qui farebbe a tempo pieno quel mestiere di ruffiano che secondo le testimonianze di alcune ragazze partecipanti ai “bunga-bunga” governativi, è la sua seconda attività.
In un paese civile uno così sarebbe denunziato e perseguito penalmente per “incitamento alla violenza e all’odio generazionale”. Che, come l’odio razziale, dovrebbe costituire reato, a maggior ragione se divulgato da un milionario pagato per “fare informazione”.



Poi si lamenta se un nonno -borghese certo- lo prende a schiaffi mentre gozzoviglia al ristorante. Questo Fede dovrebbe gozzovigliare alla mensa di “regina coeli” altrochè palle.
ps: pare che Fede debba gli schiaffi ricevuti alla sua attività di ruffiano e non a quella di giornalista. Difatti avrebbe presentato la moglie cubana del suo schiaffeggiatore a Stefano Bettarini, che ha approfittato della di lei disponibilità. Gli schiaffi, in ogni caso, sono stati assegnati con giustizia.

dal sito http://www.cloroalclero.com

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LA SCUOLA AL TEMPO DI BERLUSCONI


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Dizionario Italiano-Berlusconi, Berlusconi-Italiano

di Lameduck


Non è che Lui venga sempre  frainteso. Bisogna tradurlo correttamente con l'apposito dizionario.

"Lei la deve smettere di interrompere quando si tenta di dare una informazione corretta rispetto a un misfatto".
(trad.) "Lei la deve smettere di interrompere quando si tenta di fare propaganda a mio favore".

"Lei crede che la Rai sia sua mentre è pagata da tutti i contribuenti". 
(trad.) "Lei crede che la Rai sia di tutti i contribuenti, invece è mia". 


"Siete i soliti mistificatori ma è una tecnica che con me non funziona perché, se permette, di tv ne so io più di lei". 
(trad.) "Siete i soliti mistificatori ma è una tecnica che con me non funziona perché, se permette, di tv ne ho io più di lei". 

"In dieci giorni, attraverso il nostro dipartimento siamo intervenuti e abbiamo rimediato alla situazione attraverso la Protezione Civile evitando che i rifiuti producessero ancora cattivi odori. Abbiamo risolto il problema con l'accordo di tutti i sindaci di 18 comuni alla fine del nono giorno: la promessa è stata mantenuta". 
(trad.) "In dieci giorni abbiamo piazzato duemilacinquecento Arbre Magique per evitare che i rifiuti producessero ancora cattivi odori ma non ha funzionato. Così abbiamo fatto credere di aver risolto il problema con l'accordo di tutti i sindaci di 18 comuni alla fine del nono giorno: la bugia è stata mantenuta". 

"Siamo intervenuti con l'esercito e i rifiuti sono stati rimossi". 
(trad.) "Siamo intervenuti con l'esercito e i rifiuti sono stati rimossi. Ma i bastardi sono ritornati". 

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Fuck Simile.

di Wil su nonleggerlo.blogspot.com


... E' in grosse difficoltà, oramai è chiaro, la politica portata avanti in questi anni è risultata fallimentare. Un gruppo di parlamentari di centrodestra lo vorrebbe persino sfiduciare. Lo accusano di essersi macchiato di una lunga serie di reati particolarmente gravi, ma non importa, la sua posizione gli consente di non risponderne di fronte alla legge, sbeffeggiando così i restanti 60 milioni di concittadini. E' allergico alle proteste e alla trasparenza richiesta ad ogni grande leader che si rispetti. I suoi poteri continuano ad aumentare, creando forte preoccupazione non solo tra gli oppositori, ma anche tra i politici a lui vicini. Ha da poco avviato un programma di sviluppo nucleare che sta destando polemica. L'unico leader "occidentale" con cui intrattiene rapporti stretti è il russo Vladimir Putin.

... Governa il Paese dal 1994. Si vanta di aver apportato grandi miglioramenti economici alla sua Nazione - tra promesse infinite e brucianti insuccessi - ma crisi e crescita zero dimostrano il contrario. Odia la libera informazione e qualsiasi forma di critica. E' riuscito a sviluppare un culto della personalità senza eguali, a dir poco imbarazzante. I cittadini sono costretti a dedicargli inni e canti. Racconta di essere amato e stimato dal mondo intero. Controlla media ed editoria, ama comporre canzoni, ha cambiato un sacco di donne. Ora è vecchio e stanco, ridicolo e temibile, e non vuole lasciare il timone. Non può farlo. Per questo la successione al potere sta provocando gravissimi problemi per l'intero Paese.

Tipi interessanti il Presidente della Repubblica Islamica d'Iran Mahmud Ahmadinejād ed il Supremo Leader della Corea del Nord Kim Jong-il.

dal sito http://nonleggerlo.blogspot.com/

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I mestruati del 14 dicembre!

Che nella politica Italiana tutto è possibile non c'è alcun dubbio ... ma immaginare solamente che anche i politici (maschi) potessero avere le mestruazioni ... è un miracolo di ... Berlusconi!

«Il 14 dicembre anche molti uomini resteranno a casa con il ciclo mestruale... Parlamentari finiani, centristi e persino esponenti del Pd»

A lanciare l'indiscrezione secondo quanto riporta il Corriere della Sera, è il senatore Piergiorgio Massidda del PDL, dato recentemente in partenza verso FLI, ma che sembrerebbe aver cambiato idea dopo le promesse fatte dal premier Silvio Berlusconi «Per ora resto nel Pdl, il premier ha assunto degli impegni nei miei confronti».

L'indiscrezione si riferirebbe alla probabile assenza di molti deputati nel giorno della fiducia al governo, del 14 dicembre, che appunto potrebbero non presentarsi il giorno del voto per far abbassare il quorum e permettere al governo Berlusconi di continuare a governare.

La campagna acquisti và avanti ... tra cambi di schieramenti e i mestruati del 14 dicembre!

dal sito http://stopthecensure.blogspot.com/

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Evviva la fregna, ma non la Carfagna

di Nicodemo
In cosa consisterebbero i meriti della Carfagna? Da tutti sia a destra che a sinistra definita un ottimo ministro? Sarebbe una fuoriserie come ministro perché ha fatto una legge sullo stalking e si è battuta contro l'omofobia. Fantastico! La legge sullo stalking esiste da tempo in quasi tutti i paesi civili e il minimo che possa fare un ministro delle Pari Opportunità e parlare male dell'omofobia, altrimenti potrebbe fare compagnia a Sarah Palin e a quei mentecatti dei tea party.
Prendete un bambino di undici anni, mettetelo al ministero del pari opportunità e persino lui penserebbe a fare una legge sullo stalking e a difendere gli omosessuali visto che lo fa anche Lino Banfi.
Mara Carfagna è colei che per sua ammissione è stata “calata dall'alto nella politica”, è una che rappresenta l'espressione massima della trasformazione della politica a un ufficio di collocamento per cortigiani con la lingua rasente al suolo e il sedere in su e zoccole scosciate pronte al prossimo bunga bunga. A tutti la ricompensa con un posto in parlamento, tanto devono solo obbedire e per quello non serve nemmeno sapere leggere e scrivere.
Sappiamo tutti per cosa la Maretta è stata ricompensata e aldilà di ogni moralismo a me non va di essere governato da una classe politica che fa leva non già sul sapere o sugli obblighi morali, ma unicamente sulla capacità di cogliere l'opportunità giusta, aldilà del bene e del male, o che crede che la politica sia l'arte di trarre vantaggio dall'ignoranza distratta e dal disincanto di gran parte della popolazione. La Carfagna sapeva perfettamente chi era Berlusconi, chi era Dell'Utri, quali erano le collusioni e gli intrecci con le mafie del sud, sapeva di Mills e delle società Off Shore di Berlusconi, del furto della Mondadori, della corruzione della guardia di finanza, dell'origine dubbia dei soldi di Berlusconi, sapeva di tutte le malefate della cricca e, udite udite sapeva anche dei vari Cosentino, eppure si è fatta calare dall'alto con gioia e si è prontamente accomodata sugli scranni del potere, facendo credere a tutti che bastasse un look da Orsolina per cambiare la materia di cui è fatta.
La “signora Carfagna” vuole rifarsi una verginità scoprendo d'incanto l'abisso di illegalità in cui è stata calata? Vuole mettersi con Miccichè? Vecchia storia quello dell'autonomismo del sud. E' un antico progetto mafioso che la mafia stessa ha abbandonato nel momento in cui le si è offerto su un piatto d'argento un partito nazionale come Forza Italia. Adesso che il partito si sgretola, molti piccoli e grandi feudatari corrono al riparo e rispolverano vecchi arnesi, ma sempre buoni alla bisogna.
Mara vuole candidarsi a sindaco di Napoli giocandosi la carta della legalità e del fascino dei suoi occhioni da cerbiatta ipertiroidea? Faccia pure, anche la Mussolini ci provò e le andò male, spero che i napoletani non credano alle favole della velina che si trasforma nella fata turchina.
Ha detto bene Mara questa è una guerra fra bande: la sua e quella dei vari Cosentino.
 

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Financial Times

Nel vangelo secondo Marco (Travaglio), il mondo pressappoco funziona così. Da una parte c’è quel cappuccetto rosso chiamato Italia, ostaggio del lupo cattivo Berlusconi e di altri manigoldi di destra e sinistra. Dall’altra, ci sono gli Stati Uniti o l’Europa (quella con la “e” maiuscola), che per fortuna ci indicano la retta via. Il ragionamento del più celebre giornalista “giudiziarista” italiano - e di tanti suoi mentori (il quotidiano Repubblica) ed epigoni (dai giovani cronisti de “Il Fatto” all’ultimo blogghettaro di provincia) - è semplice semplice: là (all’estero), chi sbaglia, paga; mica come qua, nel Belpaese dei cachi e dei furbi.
‘Ste favolette, per carità, hanno più di un pregio. In primis, sono facili da capire. E in  secundis, c’hanno pure un finale edificante. Ma hanno pure un grosso difetto: con la realtà, purtroppo, hanno spesso poco a che fare. E basta avere la pazienza di leggere, anche distrattamente, qualche giornale dei “civili” o “civilissimi” Paesi di cui sopra, per rendersene conto.
Tanto per dire. Questa settimana, Francesco Guerrera - che non ha l’onore di fare l’ospite d’onore ad Annozero e non ha neppure una rubrica fissa su “Il Fatto”, ma è pur sempre un giornalista del Financial Times - ha scritto un lungo editoriale dal tono parecchio sconsolato. Titolo: “La crisi con innumerevoli vittime e nessun colpevole”. Succo: negli Stati Uniti, la grande recessione ha travolto poverazzi e gente comune, ma i soliti padroni del vapore (o meglio di Wall Street) se la sono sfangata alla grande. Perché, evidentemente: oltreoceano, chi sbaglia, paga. Ma sempre fino a un certo (dis)onestissimo punto.
I fatti, del resto, son quelli che sono. La crisi economica che ammorba buona parte dell’Occidente è esplosa quando - nel non lontano autunno 2008 -, una nutrita pattuglia di banche e fondi di investimento a stelle e strisce  hanno scoperto (nel giro di qualche settimana; e quasi per caso, diciamo) che erano a un passo dalla bancarotta. Da allora ad oggi: 8,4 milioni di persone, negli States, hanno perso il loro posto di lavoro. E oggi quasi 42 milioni di americani devono servirsi di “food stamps” - buoni passati dal governo ai poverazzi - per mettere insieme il pranzo con la cena.
Naturale chiedersi, come fa appunto il giornalista del Financial Times, se non ci sia qualcuno - ai piani alti di banche e istituzioni finanziarie - che non abbia commesso, più o meno in buona fede, qualche errore di troppo e non debba pagarne salatamente il conto. Perché, sì, va bene: qualche grosso manager si è pure dimesso (portandosi via, spesso e volentieri, buonuscite milionarie). E sì: è anche vero che qualche mago della finanza particolarmente allegra - vedi il caso di Bernard Madoff - è pure finito in gattabuia. Ma francamente tutto questo appare un po’ pochino per una serie di bancarotte che, come ricorda Guerrera, ha letteralmente “distrutto aziende e lasciato milioni di persone senza casa e senza lavoro”.
Ma tant’è: osserva il giornalista del Financial Times, “i processi penali” contro i magnati della Finanza a stelle e strisce, “sono praticamente inesistenti e anche le cause civili sono state pochissime”.
Ma dai?
E la tanto decantata (in Italia, s’intende) giustizia a stelle e strisce? E il tanto celebrato (sempre in Italia) senso di responsabilità dei concittadini di Barack Obama? E beh, quelli, per questa volta, sono andati un tantino a farsi benedire. Anche perché, ha scritto Guerrera, “la maggior parte delle società finanziarie, dei regolatori, delle agenzie di rating e dei media non sono stati capaci di vedere la tempesta arrivare”. Tradotto: ai piani alti, hanno sbagliato un po’ tutti. E quindi? E quindi e per usare le parole di un grosso avvocato di Wall Street citato sempre dal giornalista del Financial Times: se un mio cliente finisce nei guai “la mia risposta è: il mio ragazzo potrebbe aver fatto qualcosa di male, ma anche tutti gli altri facevano la stessa cosa”.
Tutti colpevoli uguale nessun colpevole. Suona stranamente familiare, no?
Ma passiamo dagli Stati Uniti all’Europa con la “e” maiuscola. Perché è la realtà che ci riguarda più da vicino. Perché qui oltre alle banche, stanno fallendo per giunta gli Stati. E perché anche qui, di colpevoli e responsabili - con nomi e cognomi - non si vede manco l’ombra.
L’Irlanda, per esempio.

Dublino - per anni - è cresciuta a ritmi da primato: secondo il World Factbook, il suo Pil è aumentato, in media, del 6% all’anno dal 1995 al 2007. Poi, il tracollo. Nel 2008, il Prodotto interno lordo della ex Tigre Celtica è campitombolato del 3%; nel 2009, addirittura del 9%. E, oggi come oggi, la swinging Dublino degli U2 è solo un vago ricordo: il Paese - travolto da uno tsunami di debiti - finirà presto nelle mani del Fondo monetario internazionale e del nuovo nuovento Fondo europeo per la stabilità finanziaria. Non un crac conclamato, ma un default tecnico. Epperò: sempre di fallimento si tratta.
Che sarà mai successo? Anche in questo caso, chi ha avuto la pazienza di leggere i giornali dei “civilissimi” Paesi di cui sopra, ha trovato una spiegazione piuttosto convincente, anche se non proprio entusiasmante. Secondo il quotidiano britannico “The Telegraph” (che cita dati forniti dal presidente della Banca centrale Irlandese, Patrick Honohan): nel 2006 - ossia due anni prima della vera e propria esplosione della crisi - due terzi delle famiglie che stavano comprando la prima casa, aveva un mutuo pari al 90% del valore dell’immobile; un terzo, invece, aveva un mutuo pari - addirittura - al 100% del valore dell’immobile. In pratica: le banche avrebbero prestato soldi pure ai morti se fosse stato possibile (e sempre che non sia successo davvero).
Non stupisce, quindi, che il sistema bancario irlandese si sia liquefatto: la prima banca ad alzare bandiera bianca è stata la Anglo Irish Bank, che è fallita de facto, ed è stata nazionalizzata nel 2009; ed altre ne sono seguite. E non stupisce neppure il fatto che - nel pieno della crisi - il governo irlandese sia stato costretto a garantire tutti i debiti delle banche di Dublino e dintorni (pari, circa, a 400 miliardi di euro; ovvero oltre il doppio del prodotto interno lordo dell’Irlanda, che nel 2009 è  stato pari a 172 miliardi di euro).
Quello che stupisce - semmai - è che in Irlanda il business prosegua as usual. Tanto per capirci: secondo un articolo pubblicato oggi dal Times (e purtroppo non disponibile on line), Sean Fitzpatrick - ex presidente della Anglo Irish Bank dei crac e degli scandali - spende sereno le sue giornate tra la sua tenuta in Irlanda e il club di golf “Las Bisas” di Marbella, in Spagna. E dire che Mr Fitzpatrick - al momento di dimettersi, nel 2008 - aveva pure ammesso di essersi fatto concedere un prestito dalla sua stessa banca, pari a “solo” 87 milioni di euro; prestito, va da sè, che si era preoccupato di tenere ben nascosto a tutti (azionisti compresi) fino a crac conclamato. Epperò: l’ex presidente della Anglo Irish Bank è pure lui tutt’altro che un’eccezione. Per esempio. Anche Brian Goggin l’ex numero uno della Banca centrale irlandese - che evidentemente era troppo distratto per vigilare a dovere su quello che stavano combinando gli istituti di credito del suo Paese - continua sereno a godersi i suoi soldi (il suo ultimo stipendio, sempre secondo il Times, è stato di 2 milioni di euro). E, sempre stando a quanto scrive il Times, la lista di magnati (e pure politici) furbacchioni potrebbe continuare. Perché pure a Dublino: chi ha avuto, ha avuto; e chi ha dato, ha dato.
Anche questo suona vagamente familiare, nevvero?
A questo punto, però, urge davvero concentrarsi sull’Europa con la “e” maiuscola, cioè Bruxelles.
Sempre secondo il “Telegraph”, infatti, a spingere gli irlandesi a indebitarsi a più non posso è stata - non solo, ma anche - la politica monetaria della Banca centrale europea. In breve: dal 1998 al 2007, i tassi di interesse reali, in Irlanda, sarebbero stati negativi (meno 1% in media). Che vor dì? Per metterla giù in maniera tecnica: vor dì che l’inflazione in Irlanda era alta e superava il cosiddetto tasso di sconto, cioè l’interesse base sul debito che è appunto fissato dalla Banca centrale europea. Ma per farla un po’ più semplice: altro che tasso fisso e variabile, i mutui -in Irlanda - erano semplicemente a prezzo di saldo. Anzi: più che saldo, regalo.
Epperò e anche qui: come mai - dopo che ben due Paesi dell’area euro sono falliti (prima la Grecia e poi l’Irlanda) - nessuno contesta il presidente della Banca centrale europea, il francese Jean Claude Trichet? Trichet occupa il posto che occupa non da ieri, ma dal 2003. Possibile che non si sia mai accorto del problema, prima dell’inevitabile patatrac? E se se ne è accorto, perché non ha fatto un tubo (a parte tromboneggiare sui giornali di mezza Europa)?
Sia ben chiaro: chi scrive non auspica il ritorno a torce e forconi o la caccia al banchiere (centrale e non). Tutt’altro. E’ evidente che nessuno ha obbligato le famiglie - statunitensi o irlandesi che siano - a stracaricarsi di debiti. E ora che è arrivato il conto, è giusto che ognuno paghi la sua parte. Ma appunto: la sua parte e non quella degli altri. Ergo: se qualcuno ha  più responsabilità - in alcuni casi  politiche, in altre anche penali - sarebbe giusto che pagasse di più. Perché vivremo pure - per parafrasare il nome della testata economica più famosa del mondo - in Financial Times (ovvero in tempi in cui la finanza conta più di qualunque altra cosa). Ma questo non significa che chi lavora o opera in questo settore debba avere una specie di salvacondotto.
Di più. Sulla graticola e sotto i riflettori sarebbe ora che finissero non solo le persone, ma pure - appunto - certe politiche di fondo. Perché  chi - oggi come oggi - può davvero pensare che i sedici Paesi dell’euro possano andare avanti con una sola moneta e sedici politiche fiscali ed economiche diverse, senza che altre Dublino o Atene si profilino all’orizzonte? Non sarebbe, una buona volta, il caso di porsi delle domande su questa integrazione tutt’altro che perfetta?
Il quadro, insomma è quel che è: per nulla roseo. Ma questo è il contesto in cui l’ex Belpaese si muove. O meglio: questo è il contesto in cui l’Italia dovrebbe muoversi, se non fosse paralizzata e pietrificata attorno ai propri tic e a un presidente del consiglio che da ormai un anno non governa più e che però rimane l’alfa e l’omega della nostra, se così la si può ancora chiamare, politica. E pure l’ossessione di molti giornalisti. Che però - almeno per quel che riguarda la  santificazione di tutto quel che non è made in Italy - potrebbero e dovrebbero cambiare registro.
Gli anni duemila, quelli della Tigre Celtica e degli Stati Uniti superstar, sono finiti - anche cronologicamente, visto che il 2011 è alle porte. Vediamo di aggiornarci e di aggiornare pure gli italiani, sì?

dal sito http://bamboccioni-alla-riscossa.org

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Berlusconi araba fenice?

di Gianluca Bifolchi

Che possibilità ha Berlusconi di risorgere dalle sue ceneri e tornare potente come prima?
Riformulando la domanda in modo un po’ diverso abbiamo già mezza risposta: la Lega permetterà a Berlusconi di temporeggiare e lasciar trascorrere un periodo che ha visto un’insolita concentrazione di scandali e figuracce?
Sulla determinazione di Berlusconi a rimanere in sella anche dopo che le estreme finzioni della decenza sono venute meno non c’è da dubitare. I sondaggi dicono che al di là di una inevitabile e assai limitata perdita di consensi il PdL sostanzialmente tiene, e non è scosso neanche dalle sentenze della Cassazione che legano Berlusconi a Cosa Nostra. Se venisse sorpreso a stuprare un bambino tetraplegico e cerebroleso perderebbe uno 0,05% nei sondaggi del lunedì del Tg di Mentana. E lo riconquisterebbe due settimane dopo.
Il sistema di potere che ha messo in piedi può contare su un robusto “capitale sociale” di amoralità, ignavia e indifferenza presso i grossi settori di opinione pubblica da cui tira fuori i voti. Le mine dei processi in corso non lo vedono certo più indifeso di Cosentino e Mastella (salvato venerdì da un voto al Senato anche con i voti del PD).
I berluscones sono pronti a lottare con le unghie e con i denti. Devono mandare avanti la legislatura abbastanza da maturare il diritto alla pensione. E poi sono al 90% gente che sa di non avere nessun futuro senza Berlusconi.
Potrebbe anche farcela. Il marcio a cui garantisce l’esistenza non ha alcuna voglia di smobilitare.

dal sito http://subecumene.wordpress.com/

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Un riarmo da un miliardo di euro

di Enrico Piovesana

Il governo Berlusconi ha i giorni contati, ma prima di lasciare il potere ha voluto fare un ultimo regalino a Finmeccanica. Con il silenzio-assenso delle opposizioni
Nei giorni scorsi, nonostante le difficoltà finanziarie in cui versano le casse dello Stato, le commissioni Difesa di Camera e Senato hanno approvato in fretta e furia, e con il silenzio-assenso dell'opposizione Pd, un programma di riarmo del valore di quasi un miliardo di euro, buona parte dei quali finiranno alle aziende belliche del gruppo industriale guidato Pier Francesco Guarguaglini.
Il programma pluriennale di acquisizione armamenti, legato al crescente impegno bellico dell'Italia sul fronte di guerra afgano e alle esigenze strategiche della Nato, prevede una spesa complessiva di di 933,8 milioni di euro nell'arco dei prossimi quattro/nove anni.
Vediamo il dettaglio di quella che potrebbe essere l'ultima lista della spesa del ministro della Difesa, Ignazio La Russa.
200 milioni di euro sono destinati a fornire i nostri elicotteri da guerra A-129 Mangusta, operativi in Afghanistan, dei nuovi sistemi di puntamento Ots fabbricati dalla Salex Galileo di Finmeccanica, che consentiranno di colpire al meglio gli obiettivi ''nei nuovi scenari di impiego degli elicotteri, in situazioni caratterizzate da fluidità e indeterminatezza della posizione delle forze amiche e nemiche''. Nella stessa cifra è compresa una fornitura, sempre per gli elicotteri Mangusta, di nuovi missili anticarro Spike, di fabbricazione israeliana, che andranno a sostituire gli attuali missili Tow, meno potenti.
22,3 milioni di euro verranno spesi per l'acquisto di 271 mortai da 81 millimetri di nuova generazione, fabbricati all'estero, e del relativo munizionamento, prodotto invece negli stabilimenti di Colleferro (Roma) dell'azienda di armamenti italo-britannica Simmel Difesa. Pezzi d'artiglieria più precisi, destinati a ''elevare le capacità operative delle unità terrestri attualmente impiegate nei diversi teatri operativi'' (leggi: sul fronte afgano).
125 milioni di euro sono stanziati per la costruzione, alla Fincantieri di Genova, di una nuova unità navale della Marina militare con funzione di appoggio alle forze di incursori, ricerca e soccorso, destinata a sostituire la vecchia nave A-5306 Anteo. Sarà una nave da guerra, armata di cannoni e mitragliatrici, di quelle con i portelloni anteriori per lo sbarco di mezzi anfibi.
87,5 milioni di euro verranno spesi per dotare i sommergibili classe U-212 (il 'Salvatore Todaro', lo 'Scirè' e altri due in costruzione) di un nuovo siluro 'pesante' (6 metri lunghezza per 1,2 tonnellate), evoluzione dell'attuale modello A-184. A costruire questi nuovi missili subacquei sarà la Whitehead Alenia Sistemi Subacquei (Wass) di Livorno, del gruppo Finmeccanica.
63 milioni di euro serviranno a realizzare, presso l'aeroporto militare di Pisa, un grande 'hub' aereo militare nazionale ''dedicato alla gestione dei flussi, via aerea, di personale e di materiale dal territorio nazionale per i teatri operativi''. In pratica, si tratterà della più grande base aera della Nato d'Europa, destinata a funzionare come piattaforma logistica di tutte le future missioni militare alleate all'estero.
236 milioni di euro sono stati stanziati per creare una rete informatica militare sperimentale, detta Defence Information Infrastructure (Dii), ''necessaria per la trasformazione net-centrica dello strumento militare, elemento essenziale ed abilitante per la pianificazione e la condotta delle operazioni''. Un progetto che vede coinvolta, tra gli altri, la Elsag Datamat, altra azienda del gruppo Finmeccanica.
200 milioni andranno infine all'AgustaWestland di Finmeccanica per l'acquisto di dieci nuovi elicotteri Aw-139: velivoli militari di soccorso da utilizzare in operazioni all'interno del territorio ''nazionale o limitrofo''.

dal sito http://it.peacereporter.net