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SCROFALAND

di Alessandra Daniele

Mentre milioni di nordafricani lottano per la libertà, l'unica cosa che sembra importare di loro alla maggioranza degli italiani è che non arrivino in Italia. Tunisini, algerini, egiziani, libici si sono dimostrati capaci di cacciare a calci in culo i tiranni rincoglioniti: è logico che i sostenitori di Berlusconi e Bossi li temano, e non li vogliano qui.
Gli altri italiani invece dovrebbero attenderli come liberatori. Purtroppo però non ne arriveranno abbastanza. Nessuna vaticinata ''ondata migratoria'' sarà abbastanza potente e misericordiosa da sciogliere le concrezioni di merda pietrificata che ci imprigionano, che fanno del nostro paese un calcificato Giardino di Cesso, retto da cariatidi escrementizie impermeabili al viakal.

Berlusconi, il decrepito puttaniere bigotto che ricompra il sostegno delle sclerotiche gerarchie vaticane promettendo più soldi e più discriminazione, non è meno decomposto dell'orrido Gheddafi, ma resiste, cristallizzato nella sua stessa merda come un insetto preistorico nell'ambra. La merda di cui ha ricoperto il paese come un vulcano diarroico, facendone una desolata Stercopoli fetida di liquami tossici, e percorsa dall'eco spettrale delle risate finte.
Il vero danno ''Drive In'' non l'ha fatto con le tette finte, ma con le risate finte. Con la pervasiva e costante simulazione del consenso unanime ai tormentoni più idioti. Quel consenso è poi diventato reale, s'è trasferito nelle urne, e ha consegnato il paese a una classe dirigente di buffoni, pataccari arroganti, bocconiani analfabeti, paninari rincoglioniti, vigilantes razzisti e cagasotto, cani ammaestrati, e troioni rifatti. Ha consegnato il paese a Teomondo Scrofalo.
E da allora il quadro della situazione è sempre lo stesso: un quadro di merda.
Ovviamente è Scrofalo il Teo al quale si riferiscono i Teo-con di Giuliano Ferrara, che poco tempo fa tuonavano (non solo dalla bocca) contro la promiscuità, altrimenti oggi non potrebbero esaltare le scrofalate di Arcore senza vomitare nel trogolo.
Teo Gratias, sospirano infatti i cardinali imbalsamati nelle loro nicchie dorate, grazie al Papi della patria i bimbi saranno difesi dalle idee sovversive dei cattivi maestri elementari, e condotti sulla retta via della prostituzione minorile.
La Lega intanto vigila sulle mense, per decidere su base etnica quale bambino possa mangiare, e quale essere mangiato.
Come un Dorian Gray al contrario, l'Italia s'è abbrutita e invecchiata a immagine del ritratto di Berluscrofalo, e n'è rimasta imprigionata.
Col ghigno stolido e il bicchiere in mano, pieno di lassativo.

dal sito http://www.carmillaonline.com

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Rivoluzione Italiana






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LIBIA-ITALIA: IL TEATRO DELL'ASSURDO

di Piemme

Fino a che punto può giungere un "imperialismo straccione"

In Libia è guerra civile. Una tragedia. Come questa si sta riverberando in Italia, come poteva essere altrimenti, è invece una patetica farsa, al limite dell'esilarante. Il tutto ricorda da vicino il Teatro dell'assurdo: la trama tragica che finisce per far ridere a causa dei personaggi grotteschi e dei loro dialoghi demenziali. I due cialtroni protagonisti della commedia italo-libica, Gheddafi e Berlusconi sembrano personaggi usciti dalla penna di drammaturghi come Beckett o Ionesco. A questi si è aggiunto in questi giorni la sfinge di Frattini. Che un simile paninaro d'antan sia assurto a Ministro degli Esteri la dice lunga sul livello di degrado a cui è giunta la cosiddetta classe politica nostrana.
La prima cosa da segnalare è questa: Frattini è la prova provata che essere dotati di una fronte alta non è affatto sinonimo di intelligenza. Quante volte abbiamo dovuto trattenere il vomito ascoltando il Frattini che giustificava l'occupazione militare dell'Afghanistan con l'esigenza di "donare" la democrazia agli afghani! tante, un vero e proprio mantra, visto che l'esportazione della democrazia è stato ed è il piede di porco ideologico con cui i governi occidentali hanno giustificato le loro porcherie interventiste e imperialiste, ad ogni latitudine.


Davanti alla tragedia libica Frattini ha suonato tutt'un altro spartito.
L'altro ieri Frattini era a Bruxelles. Ai giornalisti che lo pressavano con domande su cosa il governo che rappresenta intendesse fare, egli ha risposto che «... l'Europa non deve interferire nei processi di transizione in atto nei paesi del Nord Africa». 


Poi, udite! udite!, ha aggiunto: «Non possiamo dire: questo è il nostro modello, prendetelo. L'Europa non deve fare questo, perché non sarebbe rispettoso della sovranità e del'indipendenza dei popoli». (Il Sole 24 Ore, 22 febbraio 2011)


Che faccia da culo?! 
Voi ora penserete che che il ceffo in questione mente perché deve proteggere gli affari dell'ENI, della Finmeccanica, di Impregilo, di Unicredit, della Fiat o di Finivest in Libia. Sì, certo, anche questo, ma anzitutto Frattini esprime lo spiazzamento, e lo sconcerto, suoi, del governo e dei servizi di cosiddetta "intelligence", per il precipitare della situazione in Libia. Colti di sopresa, appiattiti nel sostegno all'autocrazia gheddafiana, questi azzeccagarbugli non sanno che pesci pigliare, brancolano nel buio, e quindi, più che parole dotate di senso, emettono dei suoni sconnessi. La chicca della chicche, lo slogan di Frattini è noto, egli da giorni invita i libici alla "riconciliazione nazionale". Potete immaginare le risate oceaniche dall'altra parte del Mediterraneo.

Ma Frattini, appunto, non è il solo pugile suonato. Egli fa il verso al suo padrone Silvio Berlusconi, che difronte alla macelleria messa in atto da Gheddafi e dai suoi pretoriani, aveva dichiarato ai giornalisti che gli chiedevano se non fosse il caso, vista la sua conclamata amicizia con il tiranno, di invitarlo a cessare la sanguinosa repressione, egli ha ponziopilatescamente risposto: «Non voglio disturbare il leader». (La Stampa, 20 febbraio 2011).


C'è voluta la Hillary Clinton, tanto per segnalare chi diriga la ditta, a mettere in riga il Cavaliere, che così la telefonata a Gheddafi l'ha fatta, fuori tempo massimo, ma l'ha fatta. Gli americani hanno ringraziato: «La sua telefonata ci ha reso molto contenti», ha dichiarato il Dipartimento di Stato USA. (Corriere della Sera,  23 febbraio 2011). Ma che mai avrà detto Berlusconi al suo "fratello leader"? Pare lo abbia anzitutto rassicurato che non è vero che l'Italia abbia armato gli insorti, come dire: «Se noi dobbiamo in pubblico condannare la tua decisione di stroncare con ogni mezzo la rivolta popolare, sappi che speriamo che riuscirai a restare in sella. Di più non possiamo fare». Da notare che questa amichevole telefonata giungeva dopo il discorso isterico e sanguinulento di Gheddafi alla Tv libica, dove il leader affermava, rasentando il grottesco, di non poter esaudire la richiesta popolare di sue dimissioni, per la semplicissima ragione che lui non è nessuno, che non ha alcuna carica, tantomeno quella di presidente. 


Di che stupirsi? Gheddafi nella sua storia, oltre ad averle fatte, le ha dette grosse. Solo sei mesi fa, quando venne ricevuto a Roma in pompa magna —quando fece, col beneplacito del governo italiano, il suo ridicolo show con cammelli e tendoni da circo— ebbe anche modo (oltre che a spiegare il "Sacro Corano" a centinaia di veline) di svolgere una lectio magistralis alla Sapienza. Sapete su cosa? Sul concetto di democrazia. Ora, che Berlusconi e gli italiani abbiano bisogno di una ripassatina, siamo gli ultimi a negarlo. Ma sentite fino a che punto si scempiaggine si spinse il Gheddafi: 


«La democrazia è una parola araba che è stata letta in latino. Democrazia: demos vuol dire popolo. Crazi in arabo vuol dire sedia. Cioè il popolo si vuole sedere sulle sedie. (...) Se noi ci troviamo in questa sala siamo il popolo, seduti su delle sedie, questa andrebbe chiamata democrazia, cioè il popolo si siede su delle sedie. Invece se noi prendessimo questo popolo e lo facessimo uscire fuori, se avessimo invece preso dieci persone e le avessimo fatte sedere qua, scelte dalla gente che stava fuori, e loro invece sono seduti qua, quei dieci, questa non sarebbe da chiamarsi democrazia. Questa si chiamerebbe diecicrazia. Cioè dieci su delle sedie. Non è il popolo a sedersi sulle sedie, questa non è la democrazia. Finché tutto il popolo non avrà la possibilità di sedersi tutto quanto sulle sedie, non ci sarà ancora democrazia. (...) il partitismo è un aborto della democrazia. Se me lo chiedesse il popolo italiano gli darei il potere. Annullerei i partiti, affinché il popolo possa prendere il loro posto. Non ci sarebbero più elezioni e si verificherebbe l’unità di tutti gli italiani. Basta destra e sinistra. Il popolo italiano eserciterebbe il potere direttamente, senza rappresentanti».


Nella pantomima organizzata dal servile rettore Luigi Frati non poteva mancare il personaggio dello studente birichino, che ad un certo punto  fa una domanda riguardo ai diritti umani dei profughi e degli immigrati africani rinchiusi come bestie, per la tranquillità delle plebi italiane, in infernali campi di concentramento: 


«Come vengono rispettati, in Libia, i loro diritti?» . L’interprete: «Quali diritti?» . «I loro diritti» . «Quali diritti?» . «I diritti!» , gridavano in sala: «I diritti politici» . L’interprete si chinò sul raìs, che si scosse: Gheddafi rispose: «Quali diritti? gli africani sono degli affamati, non dei politici, gente che cerca cibo» . E i dittatori? «Non ci sono dittatori, in Africa... La dittatura c’è quando una classe sta sopra un’altra. Se sono tutti poveri...» Ed infine minacciò: «Volete un milione di rifugiati? Ne volete venti? Cinquanta?». (Gian Antonio Stella, Il Corriere della Sera, 22 febbraio 2011)


A questo punto delle comiche dobbiamo fa rientrare in scena Franco Frattini che a fine gennaio, ai giornalisti che gli domandavano se l'effetto domino della rivolte non potesse travolgere anche la Libia rispose con nonchalance che la Libia era un caso diverso, che non era come in Tunisia o Egitto, poiché lì ci sono: «... i Congressi provinciali del popolo: distretto per distretto si riuniscono assemblee di tribù e potentati locali, discutono e avanzano richieste al governo e al leader. Cercando una via tra un sistema parlamentare, che non è quello che abbiamo in testa noi, e uno in cui lo sfogatoio della base popolare non esisteva, come in Tunisia. Ogni settimana Gheddafi va lì e ascolta...». (ibidem)


Le insulsaggini di Franco Frattini sono pari solo alla sua ipocrisia! E tuttavia, insistiamo, ciò non fa che esprimere il totale sbandamento che regna nei palazzi della politica romana, precipitato e conseguenza del brutale asservimento del governo alle grandi aziende italiane che fanno affari in Libia, per le quali, finché si facevano quattrini grazie a Gheddafi e al suo clan.... tutto andava bene Madama la marchesa.


Una testimonianza che lo stato confusionale non riguarda solo i politicanti ma gli stessi servizi segreti, ce la fornisce Alberto Negri, arguto analista, di solito ben informato e con solidi agganci con le barbe finte, il quale si lascia scappare: «Ieri in mattinata si svolgevano febbrili riunioni della nostra intelligence in cui ci si chiedeva pensosi chi erano i caopi della rivolta. Per augurarsi poi che un deus ex machina con un putsch militare rimetta ordine per non sprofondare nell'anarchia». (Il Sole 24 Ore, 22 febbraio 2011)


Uno stato confusionale totale! Imperialismo straccione, mai tale categoria fu più approppriata per definire l'Italia. 


Si legga attentamente l'intervista rilasciata da Frattini a Il Corriere della Sera di oggi 23 febbraio. 


«Lei aveva indicato Gheddafi come esempio per la stabilità della Libia...

«Già, il problema della Libia è che a parte Gheddafi non conosciamo niente altro. Nessun altro politico, partito. E adesso ci è impossibile immaginare un futuro, dopo di lui. La natura enigmatica di questo Paese ci impedisce di fare ragionamenti analoghi a tutti gli altri del Maghreb pure sconvolti dalle rivolte. Lo impedisce a noi, ma anche a tutti gli altri Paesi fratelli».
I Paesi fratelli?

«Sì. La Spagna, il Portogallo, Malta, Cipro: insieme all'Italia sono considerati dalla Libia più amici degli altri Paesi di Europa. E parlando con questi colleghi ci siamo trovati tutti sulla stessa linea. In Libia, in Cirenaica, come è noto, ci sono le tribù: noi non abbiamo idea di chi siano quelli delle tribù».
Si riferisce all'Emirato Islamico della Libia dell'Est?

«Così si sono autoproclamati loro, adesso. Noi non sappiamo di più. Sappiamo però che sono pericolosi. Lì ci sono componenti di Al Qaeda. Per questo fin dal 2006 abbiamo deciso di chiudere il consolato italiano, in Cirenaica. Ma non soltanto».
Cos'altro?

«Sono arrivate minacce di rapimenti a danno di occidentali. Sul sito della Farnesina ora metteremo un avvertimento: pericoloso recarsi in quelle zone».



Il succo è quindi che a forza di galleggiare sul flusso di petrolio libico verso la Sicilia, a Roma non hanno alcuna idea su come potrà evolvere la guerra civile in Libia e quali i suoi esiti. Questi mentecatti rispolverano però nuovamente lo spauracchio del "fondamentalismo islamico" e addirittura di al-Qaida, il che indica che malgrado lo stato confusionale, si continua a sperare che Gheddafi l'abbia vinta e, quel che è peggio, ove la situazione precipitasse verso uno scenario somalo, i mentecatti non escludono di inviare truppe umanitarie d'occupazione armate fino ai denti. Ci diranno, vedrete, che sarà per salvare la Libia e, essendo loro dei liberali, per aiutare i libici a costruire la democrazia. 
Poiché se dall'altra parte avrai non il "fratello" Gheddafi ma degli islamisti, allora non c'è dubbio che la democrazia bisogna esportargliela a suon di cannonate.

dal sito http://sollevazione.blogspot.com  

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Perché l'Italia non si rivolta

di Massimo Fini

Perché non ci ribelliamo? In Italia la disoccupazione giovanile è al 29%, la più alta d'Europa. Tutti noi genitori abbiamo il problema dei figli, quasi sempre laureati, che non trovano lavoro o che devono accettare ingaggi precari molto al di sotto del loro titolo di studio, senza nessuna prospettiva per il futuro (questo è stato uno degli elementi scatenanti della rivolta tunisina innescata da un ingegnere costretto a fare il venditore ambulante e, impeditagli anche la bancarella, si è dato fuoco).

Tutti gli scandali più recenti, dal "caso Mastella" in poi, ci dicono che la classe dirigente italiana, intesa come mixage di politici, amministratori pubblici, imprenditori, finanzieri, speculatori, esponenti dello star system, piazzano i propri figli, nipoti, generi, amici degli amici, in posti di lavoro ben remunerati e sicuri. Del resto nemmeno un chirurgo, nel nostro Paese, può fare il chirurgo se non ha gli agganci giusti con questa o quella banda di potere. Perché il sistema clientelare di Mastella non è il "sistema Mastella" è il sistema dell'intera classe dirigente italiana. Se non altro Mastella ha lo spudorato coraggio e la spudorata onestà di non farne mistero.

I ceti popolari sono stati espulsi da Milano e mandati nell'hinterland, in "non luoghi" direbbe Biondillo, che hanno il nome di paesi ma non sono paesi, perché non hanno una piazza, una chiesa, un cinema, un luogo di aggregazione.

Le deportazione dei ceti popolari ha distrutto Milano, città interclassista dove nei quartieri del centro, Brera, Garibaldi, Pirelli abitava accanto al suo operaio, il primo, naturalmente, in un palazzo di Caccia Dominioni, il secondo in una casa di ringhiera. Questa interfecondazione dava alla città una straordinaria vivacità che è andata inesorabilmente perduta. Oggi una giovane coppia non può trovar casa a Milano, né in affitto né tantomeno in proprietà nemmeno con mutui che impegnino tre o quattro generazioni. Quando ci si lamenta che certe zone periferiche, come viale Padova, sono state occupate più o meno illegalmente dagli immigrati, si sbaglia perché se non altro hanno restituito un po' di vita, e in particolare una vita notturna a una città che non ne ha più se non in quei quattro o cinque bordelli di lusso, a tutti noti, che ogni tanto vengono chiusi per eccesso di escort e di droga. In questi posti senti uomini fra i quaranta e i sessanta fare discorsi di questo tipo: «Domani parto per New York, poi faccio un salto a Boston e ritorno in Italia via Tailandia dove mi fermerò una decina di giorni». Se per caso ti capita di parlargli e gli chiedi: «Scusi, lei che lavoro fa?», le risposte son vaghe. In genere si dicono finanzieri, intermediari, immobiliaristi.

Quando agli inizi degli anni '70 era già cominciata la deportazione dei milanesi verso l'hinterland, lo Iacp, Istituto Autonomo Case Popolari, non dava i suoi appartamenti alla povera gente, ma a politici, amministratori locali, giornalisti, in genere socialisti perché, prima del ribaltone della Lega, Milano, è stata governata da sindaci del Psi (Aniasi, Tognoli, Pilliteri, gli ultimi).

È ovvio che il centro di Milano, depauperato dei suoi ceti popolari, sia abitato oggi solo dai ricchi. Noi milanesi le case di piazza del Carmine, di via Moscova, di via della Spiga, di via Statuto possiamo solo sfiorarle e occhieggiarne i lussuosi androni. Meno ovvio è che il Pio Albergo Trivulzio, la Baggina come la chiamiamo noi, che ha accumulato un ingente patrimonio immobiliare, grazie a dei benefattori che intendevano, con ciò, non solo alleviare la condizione dei vecchi soli e invalidi ma anche che i loro quattrini avessero un utilizzo sociale, svenda questo patrimonio, con affitti o vendite "low cost" come si dice elegantemente oggi, a politici, amministratori, manager, immobiliaristi, speculatori, modelle, giornalisti, che di questo "aiutino" non avrebbero alcun bisogno, sottraendo risorse a chi il bisogno ce l'ha.

Io bazzico bar frequentati da impiegati, da piccoli manager, da lavoratori del terziario e un'antica piscina meneghina, la Canottieri Milano, dove si sono rifugiati, come in uno zoo per animali in estinzione, i cittadini di una Milano che fu, gente anziana. Tutti schiumano rabbia impotente di fronte a queste storie dei figli delle oligarchie del potere che hanno il posto assicurato o delle case del centro occupate "low cost" da queste stesse oligarchie o dai loro pargoli (nello scandalo del Pio Albergo Trivulzio c'è un nipote di Pilliteri, una figlia di Ligresti). Queste cose li colpiscono più dei truffoni di Berlusconi perché toccano direttamente la loro carne.

Schiumano rabbia ma non si ribellano. Perché? Le ragioni, secondo me, sono sostanzialmente due. In questo Paese il più pulito c'ha la rogna. Quasi tutti hanno delle magagne nascoste, magari veniali, ma ce l'hanno. Non che sia gente in partenza disonesta. Ma, com'è noto, la mela marcia scaccia quella buona. Se "così fan tutti", tanto vale che lo faccia anch'io. Così ragiona il cittadino. Per resistere a quel "tanto vale" ci vuole una corazza morale da santo o da martire o da masochista.

La seconda ragione sta in una mancanza di vitalità. Basterebbe una spallata di due giorni, come quella tunisina, una rivolta popolare disarmata ma violenta disposta a lasciare sul campo qualche morto per abbattere queste oligarchie, queste aristocrazie mascherate che, come i nobili di un tempo, si passano potere e privilegi di padre in figlio, senza nemmeno avere gli obblighi delle aristocrazie storiche. Ma in Tunisia l'età media è di 32 anni, da noi di 43. Siamo vecchi, siamo rassegnati, siamo disposti a farci tosare come pecore e comandare come asini al basto. Solo una crisi economica cupissima potrebbe spingere la popolazione a ribellarsi. Perché quando arriva la fame cessa il tempo delle chiacchiere e la parola passa alla violenza. La sacrosanta violenza popolare. Come abbiamo visto in Tunisia e in Egitto, come vediamo in Libia o in Bahrein (in culo al colossale Barnum del Circuito di Formula Uno, che è, in sé, uno schiaffo alla povera gente di quel mondo).


dal sito http://www.massimofini.it

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Massacri in Libia, parla Berlusconi

di Mazzetta

Il premier dice la sua sui massacri in Libia:

(ANSA) - ROMA, 19 FEB - 'No, non l'ho sentito. La situazione e' in evoluzione e quindi non mi permetto di disturbare nessuno': cosi' il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha risposto ai cronisti che gli chiedevano se avesse avuto modo di sentire il leader libico in queste ore.


dal sito  http://mazzetta.splinder.com/

tanto per farsi un'idea (l'ennesima!!) sul tizio che ci governa e che dovremo subire ancora per chissà quanto tempo ...)

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Craxiani a orologeria

di Massimo Fini

La giustizia a orologeria. Già, ci eravamo dimenticati della “giustizia a orologeria”. Per la verità questa non è un’invenzione berlusconiana, compare per la prima volta ad opera dei socialisti o per essere più precisi dei craxiani (essere stati craxiani non vuol dire essere stati socialisti) quando Alberto Teardo e altri esponenti del Psi savonese furono incriminati e arrestati nel giugno del 1983, prima delle elezioni politiche, per concussione, estorsione, interesse privato in atti d’ufficio, associazione a delinquere. Fu allora che i craxiani gridarono alla “giustizia a orologeria” sostenendo che quelle incriminazioni erano state fatte appositamente per danneggiare il Psi nella libera gara elettorale. Teardo fu poi condannato a 12 anni di reclusione e i suoi complici a pene di poco inferiori. Se il sostituto procuratore della Repubblica Michele del Gaudio avesse dovuto rispettare il calendario elettorale, invece che le esigenze di giustizia, Teardo sarebbe stato eletto parlamentare e, godendo dell’immunità, sarebbe ancora in circolazione a far danni.

Nel caso di Berlusconi non si capisce di quale orologio si tratti, se non del suo. È stato lui a dettare i tempi telefonando la sera del 27 maggio alla questura di Milano facendo pressioni sui poliziotti per determinare la sorte di Karima El Mahroug, detta Ruby. Cosa avrebbe dovuto fare la procura della Repubblica di Milano di fronte a una “notizia criminis” così palese, comprovata dalle relazioni della polizia, ammessa dallo stesso Berlusconi? Ignorarla per non intralciare la vita politica? Questa sì sarebbe stata una “ingiustizia a orologeria”. Quelli del centrodestra continuano a far rullare la grancassa che Berlusconi “ha il consenso popolare”. Devono dirci, una volta per tutte, se il consenso popolare autorizza a commettere reati. Se la risposta è sì, retrocediamo oltre il “monarca costituzionale” che deve rispettare almeno le leggi da lui stesso emanate come fu stabilito dalla “Magna Charta Libertatum” varata nel 1215 in Inghilterra sotto il regno di John Lackland (Giovanni Senza Terra) il fratello intelligente, ma diffamato, del muscolare e cretino, ma onorato, Riccardo Cuor di Leone.

Giuliano Ferrara, nella sua esibizione al Dal Verme, ha detto che non possiamo permetterci di entrare “nell’inconscio di un uomo che ha perso di recente la madre e si è separato dalla moglie”. A parte che perdere la madre quando si hanno più di 70 anni non dovrebbe essere poi così anomalo (ci sarebbe anzi da ringraziare Domineddio che ce l’ha conservata così a lungo…), che vuol dire? Che se uno ha perso i genitori è autorizzato a delinquere? Quanti anni aveva Totò Riina quando perse i suoi? E quanti delitti ho diritto a commettere io, visto che mio padre è morto quando avevo 17 anni? Oltre, e forse più, che di Berlusconi siamo stufi di questi D’Annunzio per meno abbienti, di questi dandy “de noantri”, di questi Oscar Wilde da strapazzo, che alla tenera età di 59 anni non hanno scritto un libro purchessia (non dico “Il piacere” o “Il Ritratto di Dorian Gray”) e si dan grandi arie da intellettuali, che si atteggiano a dei Talleyrand e sono al livello in cui, a teatro, sta la buca del suggeritore, che non hanno mai combinato nulla nella vita se non affossare, come ricordava giorni fa Marco Travaglio in un divertente excursus sul fregnone, qualsiasi impresa cui abbiano partecipato. Eppure Ferrara fa audience, gli si dà ascolto e persino retta. Quel che fa senso in questo Paese, oltre la delinquenza della sua classe dirigente, è la confusione mentale in cui è precipitato.

dal sito http://www.ilfattoquotidiano.it

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le scemenze di Vendola

di Paolo de Gregorio

Il “Caimano” può dormire sonni tranquilli. Questa “opposizione”, che invece di essere riunita in conclave e uscirne solo dopo aver messo a punto un comune programma con cui chiedere il voto agli elettori, cosa fa?
Mette il carro avanti ai buoi: l’astuto Niki Vendola propone Rosy Bindi come candidata primo ministro, dimenticando che è presidente di un partito spaccato da venti anni che a giorni alterni propone l’alleanza con Casini, poi si inventa un CNL antiberlusconiano esteso a Fini, che un giorno vuole fare le primarie e un altro giorno le rifiuta. Partito in cui convivono allegramente fans di Marchionne, vecchi militanti comunisti, cattolici integralisti.

In questa situazione, dove i tre partiti che dovrebbero costituire l’alternativa a B. (PD, SEL, IDV) non riescono nemmeno a sedersi intorno ad un tavolo, dove peraltro scoprirebbero che il PD è un partito di centro, l’IDV potrebbe stare benissimo nella destra di Fini, e il SEL è una sinistra populista, sociologica e cattolica, basata solo sulla figura di Vendola, ecco la proposta sulla Bindi, maledettamente inopportuna e stupida, che cerca di saltare il problema politico, nascondendo la polvere sotto il tappeto.
E’ veramente scoraggiante accorgersi della situazione reale della presunta opposizione, che condanna disoccupati, precari, studenti,donne,pensionati a rifugiarsi nell’astensione dal voto, nella rassegnazione, nel fatalismo, nel disinteresse.
Eppure la straordinaria partecipazione popolare alle manifestazioni delle donne del 13 febbraio indica una potenzialità, che ormai i vecchi partiti non sono più in grado di raccogliere, che, se si legasse ai bisogni di tutte le categorie delle classi subalterne, potrebbe indicare un vero programma di opposizione, nuovi dirigenti, prospettive nuove.

Dovremmo tutti tener conto di una verità storica: il massimo delle conquiste salariali e normative, in tutta la storia repubblicana, fu ottenuto dalle lotte operaie e studentesche del 1968, con i partiti di “sinistra” che si preoccuparono soprattutto di limitare la spinta rivoluzionaria, insieme al sindacato, nel ruolo di pompiere al servizio del capitalismo.
La “sinistra italiana” ha nel suo DNA la subalternità al capitalismo, come dimostrano chiarissimamente le collaborazioni politiche e sindacali nel demolire le conquiste dello “Statuto dei lavoratori”, fino all’accettazione del precariato e ai diktat di Marchionne, passando per i governi Prodi e D’Alema che non fecero le indispensabili leggi sul “conflitto di interesse”, addirittura legittimando il monopolio mediatico berlusconiano con D’Alema che, visitando la allora Fininvest, la dichiarò “patrimonio degli italiani”.
Certo è dura far passare per essere di sinistra uno che sostiene che un monopolio privato è patrimonio degli italiani, e che se lui fosse stato un operaio avrebbe votato Marchionne e non la Fiom, ma D’Alema è ancora al suo posto, nomina Bersani segretario e nessuno gli chiede conto di 30 anni di cedimenti e di sconfitte.
Abbandonare per sempre questa cricca di infiltrati e traditori dovrebbe essere semplicemente logico e ovvio, e credo che per i padroni avere avuto per 30 anni i Veltroni e i D’Alema a bloccare l’attività della sinistra sia stato un vantaggio enorme, oltre ogni più rosea previsione.

Si deve cominciare a parlare di obiettivi, di cose serie, unificanti, tipo SALARIO SOCIALE per tutti i disoccupati, fine del precariato, nuova legge elettorale che garantisca le preferenze e dichiari ineleggibile chiunque possieda Tv, radio o giornali, annullamento del duopolio RAI-Mediaset che devono mettere sul mercato ciascuno due reti e nessun soggetto può possedere più di una rete a diffusione nazionale, la legge principe contro le cricche che stabilisca che chiunque dopo due legislature è ineleggibile, l’abolizione del Concordato e dell’8 per mille, e, visto che le donne sono più del 50% della popolazione, ogni partito deve destinare ad esse il 50% delle candidature.
La via per entrare in democrazia e uscire dal sultanato mediatico e pretesco è questa.

Nessuno si illuda di poter ottenere qualcosa dagli attuali partiti. Tutti i movimenti che negli anni scorsi hanno provato ad alzare la testa sono spariti perché incapaci di trovare obiettivi veri e unificanti e si sono fatti irretire dai vecchi partiti.
Caro Vendola, proporre in questa situazione Rosy Bindi come soluzione politica è penoso, ci fa vergognare di essere di sinistra e credo che ti lasci senza futuro. 


dal sito http://www.comedonchisciotte.org

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Il pesce rosso e il leader acefalo - di don Aldo Antonelli

Chi si ricorda di Konrad Lorenz, meglio: Konrad Zacharias Lorenz? E' stato uno dei più grandi etologi del novecento, morto, se non sbaglio, verso la fine degli anni ottanta. L'ho incontrato spesso nei miei studi, citato e riportato come voce autorevole nello studio dei compartamenti animali.

Ricordo che quando gli fu chiesto il perché di questo suo interesse per la vita degli animali, riferì di un episodio infantile. In casa aveva un acquario con dei pesciolini  che spesso si soffermava ad osservare. In particolare lo incuriosì il comportamento di un pesce, rosso, l'unico pesce rosso dell'acquario, irrequieto, quasi elettrificato, che saettava su e giù, a destra e a manca, mentre gli altri pesci si muovevano con calma e con graziosa armonia per conto loro.

Dopo un certo periodo si accorse che questo pesce rosso era diventato come un capo branco, un  leader, diciamo così, seguito sempre da tutti gli altri. Si muoveva lui e si muovevano gli altri; lui si apposava e gli altri si fermavano; lui andava a destra e gli altri lo seguivano. Questa storia conrinuò fino a quando il pesce rosso morì. Incuriosito, Konrad, ancora bambino, prese il pesce morto con la sua manina e aprendolo si accorse che il pesce era acefalo!

Trasferendo questo "fenomeno gregario" dal comportamento animale a quello umano, si può anche concedere il caso, del tutto eccezionale, che un leader possa essere senza cervello. Il problema si pone nei confronti dei "seguaci" che, essendo esseri umani, deversamente dai pesci, dovrebbero avere una coscienza! A meno che non si teorizzi la possibilità di aggregati umani spuri con un leader senza coscienza e dei seguaci senza cervello!

don Aldo Antonelli.


Pesce acefalo                                               Uomo acefalo

Sono rimasto sempre affascinato dal fatto che 315 pesci rossi abbiano votato compatti, in aula, per certificare che Berlusconi fosse convinto della stretta parentela fra Ruby e il Presidente egiziano Mubarak. Non uno, su 315, che si sia fatto venire il minimo dubbio. Non uno che si sia chiesto perchè Silvio non abbia avvertito per telefono l'amico Mubarak dello "stile di vita" dell'amata nipote...
Un branco di 315 pesci gregari che nuotano dietro un pesce acefalo, senza farsi domande. Chi si fa delle domande, talvolta è costretto a darsi delle risposte. Logico, ma scomodo. Pesci anch'essi acefali, o solo pesci leccatori? Ai posteri (e ai posteriori flaccidi), l'umida sentenza... Tafanus

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Le energie pulite la manderanno in rovina. L’Arabia Saudita chiede aiuti economici

L’Arabia Saudita chiede aiuti economici all’Occidente. Il Paese degli sceicchi e dei rubinetti d’oro ritiene che gli sforzi del mondo (peraltro finora piuttosto modesti) per sviluppare energie pulite lo manderanno in rovina. Vuole perciò una fetta dei 100 miliardi di dollari all’anno promessi ai Paesi poveri in occasione della conferenza sul clima di Cancun.
L’economia dell’Arabia Saudita è quasi esclusivamente basata sulle esportazioni di petrolio. Il reddito lordo pro capite nel 2008 ha raggiunto la non trascurabile cifra di 25.000 dollari all’anno. L’uso del petrolio e degli altri combustibili fossili provoca l’emissione nell’atmosfera dell’anidride carbonica, il principale gas dell’effetto serra e del riscaldamento globale.
Con la Conferenza sul clima di Cancun il mondo ha cercato abbastanza invano di mettersi d’accordo sulla riduzione delle emissioni: cosa che comporta un minore uso di combustibili fossili.
Dalla Conferenza sono scaturiti impegni piuttosto generici e non vincolanti. Comunque i Paesi ricchi hanno promesso a quelli poveri appunto 100 miliardi di dollari all’anno fino al 2020 per aiutarli a preservare le foreste e ad adattarsi ai cambiamenti climatici.
Le richieste stanno arrivando alle Nazioni Unite in questi giorni (c’è tempo fino al 21 del mese): e – oltre ai Paesi poveri davvero, minacciati dallo scioglimento dei ghiacciai o dall’innalzamento dei mari – si è appunto fatta avanti anche l’Arabia Saudita.
Vorrebbe aiuto finanziario per sviluppare l’energia solare. Dice che la sua economia è fra le più vulnerabili, dal momento che un minor uso di petrolio avrebbe su di essa enorme e profondo impatto.
Però il profondo ed ampio impatto sull’economia saudita ci sarà comunque, a prescindere da eventuali seri sforzi dell’Occidente per le energie pulite: dal 2012 l’abbondanza di petrolio saudita finirà, ha rivelato Wikileaks.
Di sole, i sauditi ne hanno finchè ne vogliono e gli sceicchi hanno vissuto anni di vacche grasse petrolifere ad abundantiam per prepararsi un futuro con le energie pulite. Che dite, possono farcela da soli?
Su Reuters l’Arabia Saudita chiede una parte degli aiuti promessi ai Paesi poveri per aiutarli a far fronte ai cambiamenti climatici

dal sito http://www.blogeko.it

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Boa corruptor

di Lameduck


Avete mai pensato a cosa sarebbe Berlusconi senza i soldi?

 
E' ovvio che lui si compra i deputati. Lo ha sempre fatto, da quando ha fatto i soldi in quel modo misterioso.
Con  i politici che potevano aiutarlo a non fallire grazie a qualche leggina cucitagli addosso, con i giudici che dovevano accomodare le sentenze a suo favore, con gli avvocati inglesi, con le signorine grandi forme incaricate di spompettarlo, e con i loro parenti, con le marocchine dalla lingua lunga, con i magnaccia che poi facevano a metà con gli amici di mausoleo.
Per lui comprare un Ronaldinho per il Milan, un presentatore televisivo per Canale 5 o un Carneade qualsiasi miracolosamente paracadutato in Parlamento, che però al momento giusto premerà il ditino salvaculo del premier sul pulsante, non fa differenza.
La sua visione del mondo è quella di un'enorme IKEA umana dove, al posto delle librerie, divani e scarabattole varie, ci sono uomini e donne che lui può, a vario titolo, comperare per il suo tornaconto. Il boa corruptor prende il carrellone all'entrata e striscia per i reparti. Poi porta la spesa alla cassa da dove esce sempre con scontrini a rotolone-regina. 

L'unica sua vera nemesi sarebbe la perdita dei soldi e quindi il dissolvimento all'istante del suo potere corruttore. Però, c'è un però. 
Finché sono le sue ospiti di bunga bunga, pare che paghi di tasca sua (almeno speriamo). Per il resto, gli scaldasedia in Parlamento li paghiamo noi, vitalizio compreso per gli anni a venire. La RAI da anni è diventata un enorme parcheggio per sgallettate con velleità di showgirl, quasi tutte amichette sue, pagate anche con il nostro canone perché facciano fiction, programmi, cumparsite e comparsate come risarcimento per essersi dovute sorbire l'ultimo CD di Apicella e altre cose appiccicose. 
Il nostro è furbo, quindi. Da quando è al potere noi siamo la fetta di pane sulla quale lui spalma la sua nutella, le sue spesucce, che magari riesce pure a scaricare, come spese di rappresentanza.
Che faccia pagare anche gli altri, ergo noi, è l'unica spiegazione al fatto che, con tale frenetico shopping compulsivo, non si sia ancora ridotto un poer nano a chiedere l'elemosina.
 

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Un servizio al Paese: ecco l’itinerario Arcore-Palazzo di Giustizia di Milano

di Alessandro Robecchi

Basta con l’insulto alle istituzioni. Nei momenti difficili i cittadini devono stare vicino a chi li governa. Crediamo dunque di far cosa grata al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel pubblicare l’itineriario stradale tra Arcore e via Freguglia, a Milano, sede del Palazzo di Giustizia, dove Silvio Berlusconi si dovrà recare il 6 aprile prossimo. Come si è visto nelle ultime vicende, il nostro amato premier non può fidarsi più di nessuno. Non di Emilio Fede che fa la cresta ai soldi che lui presta in giro. Non di Lele Mora che gli ha portato solo qualche centinaio di ragazze invece del milione che è andato in piazza a chiedere le sue dimissioni. Non di Giuliano Ferrara, che chissà perché appena si muove emana un dolce profumo di Hammamet. Perché dovrebbe fidarsi dei suoi autisti? Metti che il 6 aprile quelli si sbagliano e invece che a Palazzo di Giustizia lo portano in qualche night club, o al compleanno di una diciottenne… No, meglio non correre rischi. La cartina che pubblichiamo qui accanto dovrebbe essere sufficiente ad orientarsi. Le indicazioni precise, comunque, sono queste:
1. - Alzati, fai la doccia e vestiti bene. 2. - Parti da Arcore. - 3. Sveglia Ghedini, portalo fuori e dagli la pappa. 4. Procedi in direzione sudest da Via Cesare Battisti verso Via Alcide De Gasperi. - 5. Entra nella Tangenziale Est/A51 attraverso lo svincolo per Tangenziale Est/Bologna/Tangenziale. Strada a pedaggio parziale - 6. Telefona a Sallusti e digli di pettinarsi bene. - 7 Prendi l’uscita 6 per Viale Forlanini. - 8. Continua su Viale Corsica e imbocca Corso 22 Marzo. - 9. Telefona a Lele Mora e digli che non ti porti ragazze adesso, che hai da fare. - 10. Svolta leggermente a sinistra in Piazza Cinque Giornate. Continua su Corso di Porta Vittoria. Ingresso in zona a pedaggio. - 11. Svolta a sinistra in Largo Augusto e continua su Corso di Porta Vittoria. - 12. Telefona a Signorini e chiedigli quale cravatta sta meglio con le manette. - 13. Svolta a destra in Via Carlo Freguglia. – 14 Entra a Palazzo di Giustizia e fatti processare per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile. 15. Auguri.

dal sito http://www.alessandrorobecchi.it

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Aiutiamolo!


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La Sora Cesira e il significato di “economia” spiegato ai bimbi

di Lorenzo Vinci

L’altro giorno il mio nipotino Alan, che frequenta la quarta elementare, mi ha chiesto aiuto per il seguente temino : ” Spiega ai tuoi amichetti il significato della parola economia “.
Sinceramente la parola ” Economia ” in quarta elementare non mi ha stupito più di tanto, la parola ” Amichetti ” invece sì visto che la classe, oltre ad annoverare scippatori in erba e apprendisti borseggiatori, si è resa protagonista di un tentativo di stupro di gruppo ai danni della suora di catechismo.
Ma lasciamo perdere questa storia.
La parola ” Economia “,caro Alan,… ma andiamo per ordine… dicesi economia l’arte di far rimanere poveri quelli che si sacrificano per far esistere i ricchi. Per esempio nel 2011 chi è povero rimarrà povero a meno di una grandiosa botta di culo tipo super enalotto o eredità di zio lontanissimo. La differenza fra i poveri del primo/secondo mondo e quelli del terzo mondo è la disponibilità di beni e il clima. I ” nostri poveri ” sono molto meno poveri di quelli del terzo mondo. I nostri poveri sono “poveri relativi” e cioè soggetti a rate , leasing , prestiti e finanziamenti. I ” poveri assoluti “, ovvero quelli del terzo mondo, sono soggetti solo ad una gran fame.
Ma vediamo le differenze.
Il terzo mondo serve agli altri due mondi per essere quello che sono. Infatti ai primi mondi fa assai comodo che nel terzo muoiano di fame o al limite si corchino con la mazzella dalla mattina alla sera. Quando in Rwanda all’improvviso cominciarono a importare misteriosamente mazzarocche e mannaie, qualcuno delle nazioni unite disse agli USA : ” Guardate che lì si stanno per fare a pezzetti piccoli piccoli fra parenti e vicini di casa! “. Gli USA allora fecero subito una canzone per raccogliere fondi, una bella organizzazione umanitaria e uno strillaccio tipo ” Mannaggia al diavoletto che vi fa litigare! “. Il risultato fu che i Rwandesi, così come i nigeriani, e tre quarti degli africani, si decimarono fra loro facilitando lo sfruttamento della loro terra da parte di trafficanti e banche, ovvero il potere economico.
Adesso i superstiti di questa bella bravata, oltre ad avere una fame atroce, c’hanno pure gli arti mozzati e dondolano come matrioske.
Sappi inoltre, cucciolo adorato, che le banche, che sono quelle che girano intorno a te e quando meno te l’aspetti te lo appizzano, sono molto amiche dell’uomo. Loro concedono prestiti. Li concedono solo a chi deve comprare un tv a settemila pollici, lo smartphone planetario e la macchina un po’ veloce. Per mangiare o far studiare i figli ci sono gli strozzini ad un tasso leggermente inferiore. La differenza è che le banche ti danno i soldi solo se offri delle garanzie, ovvero se sei proprietario di qualcosa che poi ti levano appena sgarri. Invece gli strozzini ti danno i soldi a patto che tu sia proprietario di arti da spezzare o parenti da fare ” julienne ” se non saldi il debito. La banca ti si ciuccia tutto con grazia e disinvoltura, girando sempre intorno a te. Gli strozzini sono di grande volgaritè e non hanno un ufficio a vetri con opuscoli ordinatissimi e caramelle gelatinose.
Spero che adesso, caro bimbo mio, tu ti sia fatto una piccola idea.
Dì comunque ai tuoi amichetti di stare tranquilli perchè è interesse di tutti che noi si abbia sempre una piccola possibilità di acquistare qualche irrinunciabile bene di lusso. Per quanto riguarda il terzo mondo inoltre ho ottime notizie. Sappi che basterebbe donare TUTTI l’uno per mille per dare un po’ di sollievo ai poveri ” Assoluti “. In Italia purtroppo ci siamo già impegnati con la chiesa cattolica,che ne ha tanto bisogno, ma l’Europa intanto mi risulta libera. Il problema è che se diamo loro da mangiare loro riprendono le forze e prima o poi si incazzano, invece così non gliela fanno manco a stare in piedi. Credo che l’ ” Economia ” abbia deciso così.
Comunque so che l’America sta preparando un cd bellissimo! La bella notizia qual’è dunque? La bella notizia è che l’economia è ciclica, come la banca che gira intorno a te. E gira che te rigira dicono gli economisti americani ” The cucumber always goes back to the greengrocer “. E, nipote adorato, nel caso voi abbiate già murato viva la professoressa di inglese, sappi che ” Cucumber ” vuol dire cetriolo e ” Greengrocer ” vuol dire ortolano.

dal sito http://www.finansol.it

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Troppi modi per sentirsi offese.

di Rita Pani


Il nord Sardegna è invaso dall’olio combustibile. Sulle coste è moria di alghe, pesci e uccelli. Il mare è nero lo stato italiano dice che non c’è emergenza, che per fortuna tutto si è risolto.
Io mi sento offesa come sarda.
Sullo stile di un summit mafioso, elementi mafiosi e criminali del governo di riuniscono con i loro avvocati deputati, per riscrivere le leggi del codice penale e salvarsi – loro e la mafia – dalla galera.
Io mi sento offesa come persona onesta.
Marchionne si impossessa della FIAT, annulla i diritti sindacali degli operai in attesa che arrivi il 2013 e sia libero di smantellare l’industria italiana, senza alcun intervento dello stato a tutela dei lavoratori italiani.
Io mi sento offesa come lavoratrice.
Per evitare altri processi, il governo tenta di far passare il decreto sulle intercettazioni telefoniche, che di fatto legherebbe le mani alla magistratura e agli ultimi baluardi della stampa libera, ufficiale e no.
Io mi sento offesa come persona libera.
Muoiono al rogo quattro bambini, ed esponenti politici italiani si rifiutano di commemorarli o si lasciano andare a dichiarazioni degne del più orrido nazifascismo.
Io mi sento offesa come persona civile.
Che ci piaccia o no, ricorrono i 150 anni dell’Unità d’Italia. Lo stato italiano in mano ai secessionisti leghisti proibisce di fatto la celebrazione della ricorrenza.
Io mi sento offesa come cittadina italiana.
L’Italia raggiunge tassi di povertà come nell’immediato dopo guerra, la fame torna tra le famiglie italiane, e come nel dopo guerra la povertà uccide uomini, donne e bambini in Italia, mentre il governo ci ricorda che siamo cittadini ricchi.
Io mi sento offesa come persona che sopravvive a fatica.
Il patrimonio artistico e culturale italiano si disintegra quotidianamente grazie all’incuria di un ministro incapace. Roma studia progetti di cartone da esporre a Circo Massimo, cede il Colosseo a un fabbricante di scarpe e in Sardegna si ricoprono di terra le necropoli appena scoperte per mancanza di soldi.
Io mi sento offesa come persona civile.
La cultura finanziata in Italia è solo quella che passa per le mani del governo – nel senso stretto della proprietà – e per mettere le mani sui soldi dello stato, ci sono donne e uomini pronti a prostituirsi – non solo fisicamente – che come avvoltoi girano intorno ai milioni di euro del piano fiction della RAI. I tagli all’editoria (che non sia di proprietà del governo) rendono difficile la sopravvivenza delle case editrici libere. I nuovi talenti italiani, sono al 99% prodotti berlusconiani, oppure non esistono schiacciati dai servi berlusconiani.
Io mi sento offesa come scrittrice
La scuola italiana sottomessa al volere di una ministra idiota, e talmente brutta che è difficile immaginarla inginocchiata sotto una scrivania a far carriera. Una scuola mortificata dai tagli economici e culturali, dove insegnanti coraggiosi si industriano per resistere e dare il massimo che possono per l’educazione dei nostri figli.
Io mi sento offesa come madre.
Basta per favore. Non sono e non vorrò mai essere “solo una donna”. Voglio valere di più di un’etichetta, voglio essere in grado di non scordare mai che il motivo per cui siamo ridotti così come siamo, più ridicoli di una barzelletta raccontata male, è che l’ignavia italica ha regalato a quel criminale debosciato la certezza di poter fare e disporre delle nostre vite, restando sempre e comunque impunito.
Che si riempiano le piazze mi sta bene, ma che si riempiano davvero, non per chiedere cortesemente al dittatore di farsi da parte, ma per esigere che se ne vada esule o a morir’ammazzato dove preferisce; che sia Antigua o in Siberia, per me pari è.
Rita Pani (APOLIDE NERVOSA)

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Cocaina, cani e mignotte.

Ecco, penso che con gli sms in cui una starlette coinvolta in un giro di prostituzione si rivolge al presidente del Consiglio, dopo essere stata alle sue feste, scrivendogli

«Spero k krepi kon le tue Troie»
«Spero che il governo americano inizia a dare lustro a quello ignobile nostrano con i 10 requisiti di ammissione di harward! La politica è una cosa seria»
«10 requisiti per l’ammissione tra le fila dei parlamentari …tu indagato saresti già fuori. capito??»
«Ci vuole una buona reputazione per governare!! Anke tu fai festini, Dinho deve tornare!»
«Stai abusando di potere»
abbiamo raggiunto davvero il fondo. E non ho riportato quelli in cui lo chiama «amore» o gli dice «ti amo», perché il punto non sta nel giudizio morale, ma nel fatto che sia la starlette a fargli la predica. E che, ortografia, insulti e schizofrenia a parte, colga nel segno.
Degno di nota, poi, un sms a Paolo Berlusconi, fratello di Silvio:
«Se io mi devo kurare, tu piantala con cocaina, cani e mignotte!!!E festini sexy non me ne sbatte un cazzo, stronzo».
In nome del cielo, che c’entrano i cani?
Ecco, penso che con gli sms in cui una starlette coinvolta in un giro di prostituzione si rivolge al presidente del Consiglio, dopo essere stata alle sue feste, scrivendogli
«Spero k krepi kon le tue Troie»
«Spero che il governo americano inizia a dare lustro a quello ignobile nostrano con i 10 requisiti di ammissione di harward! La politica è una cosa seria»
«10 requisiti per l’ammissione tra le fila dei parlamentari …tu indagato saresti già fuori. capito??»
«Ci vuole una buona reputazione per governare!! Anke tu fai festini, Dinho deve tornare!»
«Stai abusando di potere»
abbiamo raggiunto davvero il fondo. E non ho riportato quelli in cui lo chiama «amore» o gli dice «ti amo», perché il punto non sta nel giudizio morale, ma nel fatto che sia la starlette a fargli la predica. E che, ortografia, insulti e schizofrenia a parte, colga nel segno.
Degno di nota, poi, un sms a Paolo Berlusconi, fratello di Silvio:
«Se io mi devo kurare, tu piantala con cocaina, cani e mignotte!!!E festini sexy non me ne sbatte un cazzo, stronzo».
In nome del cielo, che c’entrano i cani? 

dal sito http://ilnichilista.wordpress.com

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Non basterebbe questo?

di Metilparaben

Facciamo una cosa, vi va? Lasciamo perdere le indagini sui festini, sulle escort, sul bunga bunga, sugli sms, sulle intercettazioni, sulla prostituzione minorile, sulla concussione e sugli appartamenti all'Olgettina; diciamo che non ce ne frega niente, che sono fatti suoi, che è tutta una montatura, un complotto, una macchinazione.
Resta il fatto, però, che il Presidente del Consiglio ci è appena venuto a raccontare in conferenza stampa che una minorenne qualsiasi si è presentata a casa sua dicendogli di essere la nipote di Mubarak, che lui se l'è bevuta senza fare un fiato, che poi quando l'hanno arrestata si è precipitato a telefonare in questura -senza premurarsi manco allora di fare un controllino- per evitare che scoppiasse un incidente diplomatico, e che comunque quella telefonata l'avrebbe fatta in ogni caso perché quella sconosciuta era in difficoltà e lui è generoso e voleva aiutarla.
In altre parole Silvio Berlusconi, a meno che l'italiano non sia diventato un'opinione, ha appena dichiarato pubblicamente di essere uno sprovveduto.
Non basterebbe questo, in un paese normale, per dimettersi?

dal sitohttp://www.metilparaben.blogspot.com

più che sprovveduto direi "un deficiente"! E comunque il ragionamento non fa una piega.

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13 Febbraio? Alla sagra paesana andateci voi.

di Debora Billi

Davvero, stavolta ho raggiunto il fondo del disgusto. Quello che è successo ad Arcore.
Sono mesi, mesi e mesi che ci tormentano con tutte le infamità di Berlusconi. Mesi che ci assillano su quanto sia mafioso, corrotto, verme, pornografo, malato di mente, incapace di intendere, ricattato, intrallazzatore. Mesi che ci terrorizzano con la democrazia a rischio, il regime latente, la telecrazia, l'oppressione mediatica, la schiavitù del popolo intero ad un solo inetto padrone.
Poi quattro gatti finalmente si decidono ad andare a manifestare sotto la residenza di tale ripugnante dittatore, fanno un po' di casino, e cosa succede? Che tutte le anime belle che finora avevano consumato chili di inchiostro e di byte si scandalizzano, ehhh, non bisogna trascendere, la manifestazione deve essere "colorata ed ironica" e basta.
Hanno insufflato rabbia, ci hanno portato il sangue al punto di ebollizione, hanno deliberatamente creato l'esasperazione popolare e poi? Il prossimo che parla di "manifestazione colorata" gli do un pugno in testa.
Anche perché non ho mai capito la pretesa di questa allegria obbligata nel manifestare. Un corteo non è una sagra paesana, si fa per protestare. I terremotati d'Abruzzo devono essere "allegri"? I cassintegrati FIAT devono essere "colorati"? Dai precari della scuola ci si aspetta "l'ironia"?
Se voglio vedere ironia su Berlusconi, c'è piena la Rete, le TV e i giornali. E' un'ipocrisia da vomito, quella della stampa antiberlusca che poi ricade nel solito trito e tristo cliché dell'"anarchico" non appena qualcuno li prende sul serio e tira un pomodoro. Quelli del "Il Fatto" hanno avuto il coraggio di andare a chiedere a un tizio appena scarcerato se ad Arcore c'erano "i centri sociali". I centri sociali? Una domanda simile me la aspetto da Emilio Fede, da tutti quelli che non cercano altro che criminalizzare qualsiasi rumorosa opposizione, e NON da chi l'opposizione non solo la fa, ma la FOMENTA da mesi e mesi strombazzando ogni nefandezza!
Allora vi supplico: cosa volete? Cosa volete dal popolo italiano? Perché avrete pure una o due idee mentre ci squadernate ogni giorno tutte le scelleratezze di un governo che sta precipitando il Paese nella barbarie. Abbiamo capito. Ora cosa dobbiamo fare? Perché la ribellione per carità, è roba da centri sociali, capelloni e drogati; la manifestazione "ironica e colorata" non serve a una mazza; andare a votare nemmeno, perché rivince il nano o peggio una coalizione di suoi analoghi. Cosa vi aspettate allora da noi?
Se le rivolte non vi piacciono, vi destano orrore e ripugnanza, allora per favore smettetela di fomentarci. Smettetela di farci incazzare, arrabbiare, indignare quattro volte al giorno: prima o poi qualcuno tira un sercio e vi tocca di nuovo dissociarvi e strillare come comari. Gli "eroi egiziani" che vi piacciono tanto, qui non li volete. Qui diventano subito incivili e antidemocratici.
Quanto alla manifestazione del 13 febbraio, col cavolo che ci vado. La manifestazione "rosa", allegra colorata e ballereccia, va bene per chi ha tanta voglia di divertirsi e passare un pomeriggio con gli amici. Questo è il massimo concessoci, d'altronde.
Alle manifestazioni ci si va in serietà, e vestiti di scuro. Le rivoluzioni "colorate" e taanto pacifiste, lasciamole agli amici loro...

dal sito http://crisis.blogosfere.it

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Ma che bravo il Dr Marchionne!!

Marchionne e la flessibilità. Di interpretare i risultati aziendali

Su Linkiesta, l’analista finanziario indipendente Andrew Sentance segnala che Fiat avrebbe pesantemente “bucato” il piano industriale 2006-2010 soprattutto a causa dei marchi Alfa e Lancia:
«Alfa e Lancia, semplicemente, non stanno vendendo tante auto quante erano state preventivate e annunciate. Nel piano industriale 2006-2010, era previsto che nel 2010 l’Alfa e la Lancia avrebbero venduto entrambe 300.000 auto l’anno. Se ne stanno invece vendendo circa 100.000, esattamente come quattro anni fa. Anche con la migliore forza lavoro al mondo, non si può pensare di far profitti se viene venduto un terzo delle auto che si era prestabilito di vendere. L’altro grosso buco è la Cina, oggi il più grande mercato automobilistico mondiale. Là dove l’azienda dovrebbe star vendendo ormai 300.000 auto, non è neppure presente»
Nulla di male, s’intende. C’è la crisi e i marchi tedeschi si sono mangiati la Cina: non potete pretendere che per simili dettagli un piano industriale venga attualizzato, cioè riscritto o cestinato.
Secondi i calcoli di Sentance, che ricava il grado di leva operativa di Fiat dal piano industriale 2006-2010, il raggiungimento dei target di vendite per Alfa e Lancia avrebbe determinato un maggiore utile operativo di circa 750 milioni, sufficiente a rendere profittevoli gli impianti italiani, oltre ad eccedere i risparmi di costo derivanti dalla riorganizzazione produttiva che Marchionne sta perseguendo nel nostro paese. La morale dell’analisi di Sentance è presto detta: gli impianti italiani sono così drammaticamente lontani dalla saturazione perché impegnati in modelli che non vendono. Data questa premessa,
«Cambiare le condizioni di lavoro non farà alcuna differenza. Il problema principale non è a livello produttivo, è a livello progettuale, di marketing e delle vendite»
Eppure, a Corso Marconi il compensation committee (la nuova foglia di fico delle maggiori aziende italiane) ha rafforzato i retention bonus. Secondo Sentance, l’esercizio 2009 è stato molto generoso con Marchionne. Lo era stato anche con l’accomandita della famiglia, se non ricordiamo male.
«L’ultima cosa che amareggia in tutto questo parlare di quanto i lavoratori debbano fare sacrifici è che nel 2009 sia stato pagato a Marchionne un premio di 1,3 milioni di euro sonanti e 500.000 azioni, che si sono andati a sommare a uno stipendio che ammonta a 3 milioni di euro. In un anno in cui l’azienda ha perso 800 milioni di euro e ha avuto un margine operativo del 2,1% invece che del 7%, previsto nel piano 2006. Sarò anche all’antica, ma i premi si danno quando si fanno utili e si raggiungono gli obiettivi che ci si è prefissati, specie se si tratta dell’amministratore delegato. Per aggiungere beffa al danno, il piano dei premi in azioni nel 2010 è stato innalzato da 8 milioni a 12 milioni, di cui 4 milioni sono per tenere in azienda il personale chiave fino a che il bilancio aziendale 2011 non sarà approvato, e 2 milioni vanno a Marchionne»
Risultato mancato, bonus assicurato. E’ la nuova regola aurea dei top manager italiani, industriali e (soprattutto) creditizi. Ma di certo la nostra è tutta invidia. Ricordando le parole di Marchionne stesso, intervistato da Ferruccio De Bortoli al Festival dell’Economia di Trento del 2008:
«La mia retribuzione è alta perché è commisurata ai risultati. Se non porto risultati, io guadagno zero. Sono cresciuto nel Nord America dove tutti, per definizione, sono precari. Non ho mai avuto e non credo di avere nemmeno adesso un contratto che mi protegga. Io sono il più precario della Fiat»
Pare quindi che i risultati aziendali oggi in Italia siano come le leggi: si applicano per i nemici e si interpretano per gli amici. Ma questa è una banalità assoluta, come ben sa chi abbia mai lavorato in un’azienda o in una banca italiane.

dal sito http://phastidio.net

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Politici che Pagano e che la Fanno Pagare

ecco qua l'articolo più chiaro e semplice per descrivere quello che sta succedendo in Irlanda


A proposito dei vizi di Berlusconi che paga queste donne, leggi il terrificante reportage sulla situazione dell'Irlanda del Michael Lewis questa settimana, di come stia sprofondando con i prezzi degli immobili calati del -50% e un buco delle sue tre maggiori banche pari al PIL, cioè il PIL dell'Irlanda che sono 5 milioni di persone era sui 120 miliardi.

Tre banche hanno accumulato perdite (su crediti a costruttori) intorno a 100 miliardi di euro, quasi il PIL dell'Irlanda. Come se in Italia Unicredit, Intesa e Monte Paschi da sole avessero perdite per 1.200 miliardi, perdite, buchi di bilancio. E il governo ha deciso di farli pagare al 100% agli irlandesi per cui hai disoccupazione al 15%, emigrazione di massa dall'Irlanda, calo del tenore di vita del -20%...

Sai perchè ? Cosa hanno deciso i politici irlandesi, gente che evidentemente è stata COMPRATA ? SI SONO ASSUNTI TOTALMENTE TUTTE LE PERDITE VERSO GLI INVESTITORI ESTERI, a nome dei contribuenti irlandesi.

Erano tre banche private che erano fallite ed erano state finanziate da speculatori e istituzioni finanziarie estere in gran parte, non da depositi di cittadini irlandesi. Invece di dire agli investitori esteri che avevano finanziato queste banche di prendersi delle perdite, le hanno nazionalizzate e hanno garantito al 100% tutti quelli che avevano bonds di Anglo-Irish e le altre.

Le banche estere si aspettavano di perdere un 50 o 80% sui bonds di queste tre banche irlandesi invece niente, i politici irlandesi hanno deciso, incredibie ma vero, di ripagarli interamente, a spese dei contribuenti e lavoratori irlandesi. Questi vedono già calare il loro tenore di vita del -20% (per ora) e solo per ripagare circa 80-100 miliardi di euro di bonds di tre banche private. Altro che Berlusconi che paga le mignotte. Qui in Irlanda hai i politici che si fanno pagare (o sono influenzati) da Goldman Sachs e il resto dei detentori di bonds e poi "la fanno pagare" carissima a cinque milioni di irlandesi. Meglio i politici che pagano delle donne o che quelli che te la fanno pagare come questi qui ?

dal sito http://www.cobraf.com

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Crollo

di Giorgio Bargna

Conviviamo, non certo da giorni, stabilmente, con la “crisi”…status evanescente, privo di certezze e garanzie, spauracchio di cui si fatica a vedere la fine…dalla “crisi” o ci si risolleva (e non se ne vedono i prodromi) o si crolla.
Mi chiedo…è giusto augurarsi un tonfo, un crollo totale?
La crisi genera incertezza, provoca un crepitio continuo, porta ad un colloso e perpetuo discorso su di essa, che porta, a volte, anche, a gesti estremi.
Per chi produce e commercia su media (a volte anche per chi lo fa su grande) scala non è certo uno stato di comodo, anzi, la crisi porta a dubitare sulla convenienza del rischio corso nel tentare di produrre guadagno, quando è la svalutazione a prendere il sopravvento.
Per i lavoratori dipendenti il termine “crisi” genera il terrore della disoccupazione e di quanto ne conseguirebbe, in termini sussistenza e sopravvivenza.
Per il “popolo delle partite IVA” lo scotto da pagare si traduce, quando va bene, in una diminuzione degli incarichi ed in un rischio concreto di lavorare “gratis”.
Per tutti, in generale, esclusi ricchi e cicale croniche, la crisi significa risparmio forzato oltre che graduale continua riduzione del consumo.
Ma torniamo al “nostro” crollo di cui leggiamo all’inizio.
Il “crollo” genera con certezza la fame per molti, della violenza e della mancanza di sicurezza per tutti e il rientro forzato di molti stranieri ospiti in patria…di certo sparirebbero quei lavori catalogati come “servizi” (figli diretti del mercato globalizzato) e rinascerebbe la manodopera “povera” nostrana.
Il “crollo” comprende anche il “tracollo economico”, la moneta sfiorisce e con essa sicuramente una fase dello stato (se non forse proprio l’esistenza futura dello stato stesso), il che genera di conseguenza implosioni, scissioni interne ed internazionali…guerre e di riflesso si genera autarchia e mercato rigidamente blindato.
Dalle ceneri di un crollo si svilupperebbero di certo nuove e radicali idee che rappresenterebbe su più vasta scala quella minoranza che oggi si appella all’opposizione alle “forze del mercato” e che si rifiuta di uniformarsi ad una vita organizzata in funzione della “crescita infinita”.
Un collo significa di certo sofferenza, ma in modo proporzionalmente inverso anche speranza, vocabolo sparito dalla nostre menti in questi periodi nichilistici.
Un crollo economico e sociale di fatto polverizza e smentisce l’ideologia che ha guidato ad esso, la seppellisce per decenni, scardina i poteri arrogati.
Ritorniamo ancora alla domanda iniziale e interroghiamoci sul presupposto che sia immorale auspicare un crollo…può darsi lo sia, probabilmente lo è, ma senza il crollo il nichilismo continuerà ad imperare e nessuna speranza collettiva riuscirà ad affiorare. Il crollo chiederà lacrime e sangue, ma non vi è stata rivoluzione che non le ha richieste…il punto è se siamo disposti a barattare questo prezzo con una vita sostenibile, col rinascimento del localismo (coi suoi valori e le sue tradizioni), coi profumi, i sapori e i suoni che stiamo via via dimenticando.
Io comincio a pensare che risponderei si.

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La telefonata epocale e il mutuo dei peones

Ieri in parlamento ci sono stati 315 onorevoli (si fa per dire) che hanno votato per rimandare gli atti alla procura di Milano.
La motivazione ufficiale è stata:
Berlusconi ha fatto la telefonata epocale alla Questura di Milano, non esercitando pressioni di sorta, nella convinzione che la ragazza fosse parente di un capo di Stato straniero”.
In sostanza a base della decisione i berluscones e legaioli hanno dichiarato che il Papi era convinto che la ragazza marocchina fosse nipote di Mubarak.
Insomma i 315, tutti insieme allegramente, hanno solennemente giurato di essere sicuri che Ruby è la nipote di Mubarak.
Da sottolineare la lieve correzione di strategia, non è più un vecchio porco (Belpietro dixit) ma un vecchio coglione (i 315 dixit). A questo punto Cevoli direbbe: del porco non si butta via niente, della troia ci si tiene il numero di telefono.
E’ vero e comprendiamo che molti parlamentari, il grosso della fanteria peones tengono famiglia, c’è chi non ha maturato ancora la pensione da parlamentare, chi deve pagare il mutuo e, soprattutto, hanno una gran pippa al culo di non essere eletti o nemmeno candidati. Quanto basta per sognare che il saggio Mubarak abbia la nipotina.
E’ vero e comprendiamo che noi popolo bue, di questi tempi complicati ci troviamo sempre più vacca, non abbiamo i mezzi per distinguere il vero dalla patacca epocale (con questi è tutto epocale).
Ma per la miseria, ora che gli egiziani lo hanno saputo e se la prendono con Mubarak, fanno un gran casino e gli urlano: Vergogna, hai lasciato la tua povera nipote in Italia a delinquere!, Dimettiti!, vorrà forse dire qualcosa? GPS 


dal sito http://ilseniomormora.blogspot.com/

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Lega, la rivolta della base viaggia in rete

mah ...... ogni tanto l'elettorato leghista mi da l'impressione di essere decisamente più sveglio del rimbambito berlusconiano .......

Delusione e tanta rabbia, la pancia del Carroccio si sfoga sui siti e sui profili dei ministri su Facebook. Tra gli inviti a "mollare il porco di Arcore" e la denuncia del "tradimento federalista" gli ex fedelissimi si sfogano: "Sono con voi dal 92, ho attaccato manifesti e fatto di tutto, la prossima volta mandateci Capezzone"

La rivolta della base leghista viaggia su Radio Padania e su internet. Se la linea diretta con gli ascoltatori viene costantemente sospesa, per gli insulti contro il premier e gli esponenti del Carroccio che ancora lo sostengono, le pagine su Facebook raccoglie gli sfoghi dei leghisti. Sul profilo di Matteo Salvini Davide Verga scrive: “Basta Berlusconi. Io voglio il federalismo, ma non sporcandomi le mani come leghista per salvare Berlusconi!”. Mentre Massimo Parissenti ricorda: “Due anni fa all’arrivo delle tra tre valli varesine mi son preso una lavata di un’ora per tenere la bandiera della lega in mostra alle telecamere lavato dalla testa ai piedi, col cavolo che lo rifarei: mandateci uno del Pdl, Capezzone magari”. E ancora: “Siamo diventati una prolunga del pdl”. A essere stanchi e delusi sono i sostenitori della prima ora, la pancia vera della Lega. “Sono stufo, ho cominciato nel 1992 ad attaccare cartelli elettorali della Lega, dell’umbertone di notte attaccare e riattaccare sopra gli altri, montare tendoni per le prime feste della Lega e ho continuato per anni, adesso mi fate pentire di quello che ho fatto senza chiedere mai niente”. I commenti sono centinaia.

Chiara Benelli scrive: “La Lega sta uscendo sputtanata, suo malgrado, da questa porcilaia. Alla fine l’alleanza è servita solo al piduista per salvarsi dal carcere, lui si salva le chiappe e noi in cambio cosa?”. E Leonardo Genovese chiede a Salvini: “Non sarebbe ora finalmente di cambiare Cavallo?”.

Sul profilo del ministro Roberto Calderoli il tono non cambia. “Potevamo avere Maroni premier – scrive Maurizio De Berardi – invece continuiamo a coprire quel porco di Arcore e le sue puttanelle…. che schifo”. Asia Ricci: “Bravi continuate a coprire il culo flaccido e a ricoprirvi di m…”. Un altro commentatore, Alessandro Buccelli, boccia il senatur: “Bossi che delusione!! Non avete capito che per il federalismo dobbiamo mollare il maiale di Arcore!!! Potevamo avere Maroni… che schifo”. Ma anche sulla fan page del ministro degli Interni i toni non cambiano. Ovunque in rete, nei siti dedicati alla Lega, quelli che appena pochi giorni fa si professavano fedelissimi sostenitori ora gridano al tradimento, denunciano l’incoerenza delle dichiarazioni e, soprattutto, continuano a invocare di mollare Berlusconi.

I commenti sulla pagina di Radio Padania Libera sono dello stesso tenore. I lettori hanno publbicato le notizie che coinvolgono esponenti del Carroccio. “Escort e appalti, arrestato consigliere leghista” è il link dell’arresto del consigliere trevigiano Giuseppe Barison. Lo posta Raffaella D’Ambrosio, scrivendo: “Grazie Padania”. Così anche un link all’articolo: “Fermata con 8 chili di cocaina la segretaria della Lega”, e poi “Di giorno assessore leghista, di notte gestore di un sito di prostitute”.

Maryelle Elle scrive: “Attaccati al culo flaccido di Berlusconi…. si muore nelle urne!!! Sveglia padani!!!!”. O Roberto Deangelis: “10 anni a ripetere federalismo alle porte… e i padani ad aspettare… la terra promessa…. ah ah ah…”.

Poi, a metà pomeriggio, la pagina è stata ripulita dall’amministratore. Che ha anche rassicurato tutti sui reali poteri di Giorgio Napolitano: “Il presidente della Repubblica non ha potere di veto. La terza volta che gli presenteranno il decreto dovrà firmarlo per forza. Intanto però è riuscito ad ottenere di mettersi contro il programma del governo e questo lo mette a rischio come presidente della Repubblica. Non è super partes di garanzia, ma di partito. Come Fini. Anzi, molto più di Fini. Fa gli interessi della sinistra”. Questa la linea ufficiale espressa da Radio Padania Libera. Ma nonostante l’attacco a Napolitano e a Fini, i lettori continuano ad andare al punto: la delusione nei confronti della Lega.

dal sito http://www.ilfattoquotidiano.it

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Face-to-facebook: un milione di profili rubati e usati per...

di Mazzetta

Dopo Google per Google Will Eat Itself e Amazon per Amazon Noir, è toccato a facebook offrire il campo e il materiale per le riflessioni attive del dinamico duo composto da Paolo Cirio e Alessandro Ludovico.
 
Per completare l'esperimento denominato Face-to-facebook i due hanno utilizzato software facilmente reperibile per estrarre dalla massa dei profili di facebook un milione di uomini e donne che si segnalano liberi nello status, con le relative immagini e dati.

Poi, utilizzando un software per il riconoscimento facciale, ne hanno selezionate duecentocinquantamila di quelle sorridenti, che poi hanno utilizzato insieme ai dati per costruire lovely-faces.com.


Un sito per incontri simile a molti già esistenti, che offre una ricerca degli utenti attraverso le stesse foto dei profili su facebook, dalle quali si accede ai dati “rubati” da facebook e a un link con il vero profilo su facebook. Per gli italiani che volessero verificare se sono stati coinvolti nell'esperimento, c'è un database molto fruibile.

L'hacking sembra perfettamente riuscito e centrato. In sintesi l'esperimento dimostra allo stesso tempo l'estrema vulnerabilità dei dati ospitati da facebook e la varietà degli usi per i quali possono essere riconvertiti e ricombinati, questo del sito d'incontri è sicuramente tra i meno inquietanti.

Non ci vuole niente a razziare all'ingrosso i dati che ciascuno affida a facebook e a riconnetterli in maniera da trarne profitto, siti come lovely-faces.com possono esibire milioni di utenti in crescita geometrica, con uno sforzo molto relativo, e solo per questo assumere un valore economico rilevante o quanto meno apparire per quello che non sono.
Allo stesso tempo quei dati sono a disposizione di chi abbia interesse a mappare e conoscere le relazioni di una persona, i comportamenti e preferenze gruppi di persone di ogni genere e dimensione. E questi sono solo i dati pubblici, perché i database di facebook contengono molto di più, fino alle conversazioni più riservate che potrebbero rimanere registrate per decenni in qualche server e intercettate, anche all'insaputa di facebook, da governi e altri soggetti.

Il testo che accompagna l'esperimento offre anche spunti di riflessione più alti sulla fruizione dei social network e su esperienza sociale e auto-rappresentazione al loro interno, vale la pena leggerlo.