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Il futuro prossimo di Berlusconi: campagna acquisti riuscita o spalle al muro

di Enrico Sabatino

Sarebbe dovuto succedere già da qualche anno, è successo solo ieri.

E’ arcinoto che Berlusconi e Fini non si sono mai sopportati, servendosi esclusivamente l’uno dell’altro. Il primo per scendere in politica e posizionarsi poi nell’area che ha occupato fino ad oggi, il secondo per ottenere incarichi politici di prestigio, per sé e i suoi fedeli dell’ex MSI, altrimenti destinato all’oblio della storia politica italiana.
Il percorso obbligatoriamente comune dei due finisce nella maniera peggiore soprattutto per chi dell’immagine ha fatto la sua essenza di vita. Berlusconi infatti con questo divorzio - che sancisce la morte definitiva del Pdl, ridotto ormai all’ex Forza Italia più qualche yesman dell’ex AN - si è forse messo definitivamente con le spalle al muro da solo.
Ha fatto male i conti, convinto che i parlamentari che avrebbero seguito Fini fossero solo “quattro gatti”, e invece i numeri dicono che con 34 deputati (incluso Fini) il nuovo gruppo Futuro e Libertà (FL) sarà determinante alla Camera per tenere in vita o meno il governo.
Per quanto riguarda invece il Senato si dovrà attendere ancora qualche giorno per sapere di quanti senatori potrà disporre Fini. Ma si parla di un numero compreso tra i 10 e 14.
Quindi il governo al Senato potrebbe in teoria avere ancora una maggioranza, ma risicata come quella che aveva l’ultimo governo Prodi. E si sa come è andata a finire…
Naturalmente Berlusconi sta già attivandosi con energia per fare campagna acquisti tra le fila dell’Udc in primis, ma non solo, onde porre rimedio a una situazione quasi disperata che, come unico sbocco a lui potenzialmente favorevole, dovrebbe in seguito dirigersi a tappe forzate verso nuove elezioni.
Elezioni però che non è affatto detto rivincerà, nonostante sia praticamente l’unica cosa che sa fare, vista la sua evidente incapacità di governare – se non per fare gli interessi suoi e dei suoi accoliti – e di guidare una coalizione così eterogenea.
Non gli sarà facile spiegare ai suoi elettori perché rivotarlo, dopo essere stato alla guida di un governo con la più ampia maggioranza della storia repubblicana. E una campagna elettorale basata sullo scaricare la colpa del suo fallimento esclusivamente su Fini potrebbe non bastare a convincere i suoi elettori a votare di nuovo per il Pdl.
Idem dicasi per la Lega che attraverso l’eloquente dito medio di Bossi ha già detto chiaramente che di elezioni anticipate non se ne parla proprio.
E quindi ora che succederà?
Gli scenari possibili sono tanti ma si può prevedere che, se la campagna acquisti di Berlusconi dovesse fallire, il governo cercherà di tirare a campare ancora per qualche settimana fino a quando, al primo provvedimento importante che non andrà bene a FL, finirà sotto alla Camera e quindi Berlusconi sarà costretto a salire al Quirinale da Napolitano che lo rispedirà in Parlamento per chiedere la fiducia nei due rami.
E se questa non gli verrà rinnovata, allora è prevedibile che Berlusconi comincerà a dispiegare le sue armate mediatiche per ritornare alle urne, con il solito tam tam usato contro Scalfaro nel 1994, il solito stantio bla bla bla sul fatto che è stato eletto dal popolo, che l’unica maggioranza voluta dagli elettori è venuta a mancare e che quindi bisogna rispettare la volontà popolare e ritornare al voto. Bla bla bla…
Ma l’Italia è ancora una Repubblica parlamentare. Solo in Parlamento si trovano le maggioranze. Solo in Parlamento nascono i governi. Solo in Parlamento muoiono i governi.
Quindi Napolitano, seguendo alla lettera la Costituzione, verificherà la possibilità di trovare una nuova maggioranza in Parlamento – e lo ha già implicitamente detto ieri quando ha accennato alla “continuità istituzionale” - e se così sarà, nascerà un nuovo governo con due/tre punti di programma da portare a termine, come ad esempio una nuova legge elettorale, provvedimenti di contrasto alla crisi economica e una nuova manovra finanziaria.
E la Lega, se dovesse dare il suo appoggio al nuovo governo, potrebbe anche raggiungere l’agognato obiettivo di quel federalismo fiscale che difficilmente otterrà con l’attuale governo. In questo caso il nuovo governo durerebbe più o meno fino alla scadenza naturale della legislatura.
Dopodichè si andrebbe al voto in un quadro politico piuttosto rivoluzionato, con nuovi soggetti politici, nuove alleanze e risultati imprevedibili.
Ma qui si è già entrati nella fantapolitica… 

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Se vi piace il nucleare, preparatevi a pagare

di Paolo Calabrò

Vi piace pagare di più qualcosa che costa meno? Allora l’energia nucleare fa al caso vostro. Un recente studio della Duke University (americana), ha infatti mostrato che l’energia rinnovabile prodotta con il fotovoltaico costa meno.
Se vi piace il nucleare, preparatevi a pagare
Il fatto che ENEL abbia messo in dubbio la bontà del calcolo non ha alcuna rilevanza (e nulla conta la questione degli incentivi: anche il nucleare ha i suoi incentivi ad hoc, e ha sempre visto una massiccia e decisiva partecipazione statale) perché lo studio mostra che quella al ribasso è una tendenza del fotovoltaico (che andrà sempre meglio, perché il Sole non è una risorsa scarsa), mentre quella al rialzo è una tendenza del nucleare (che andrà sempre peggio, anche perché le risorse di combustibile atomico vanno esaurendosi). Fra soli 5 anni l’energia nucleare costerà il triplo di quella solare (e per costruire una centrale nucleare occorrono ben più che 5 anni). In più, il fotovoltaico non necessita di ingenti investimenti; il nucleare sì. Ma, se vi piace spendere di più e contrarre debiti trentennali, il nucleare è un’opportunità a portata di mano.

Se vi piace pagare più tasse, il nucleare fa per voi. Dopo l’evacuazione del sito di stoccaggio scorie di Asse (vittima di una infiltrazione d’acqua), il governo tedesco sta valutando l’ipotesi di istituire una "tassa sul nucleare", per recuperare i 3 miliardi di euro necessari alla ricollocazione delle scorie. Il fotovoltaico non produce scorie. Ma se vi piacciono le tasse (più che altro, se piacciono ai vostri figli: il sito di Asse si è allagato dopo quasi 30 anni), fateci un pensierino.
 
Se vi piace pagare per le conseguenze degli incidenti nucleari, date un’occhiata a questo articolo: per compensare i danni derivanti dal fallout di Chernobyl, il governo tedesco ha speso fino ad oggi quasi 240 milioni di euro. Altro che incentivi alle rinnovabili. Se invece che gli incentivi alle fonti di energia pulita, preferite pagare indennizzi al settore venatorio (come in Germania), fatevi promotori di una bella campagna nuclearista internazionale.
 
È chiaro che i liberisti amino il nucleare e odino le rinnovabili: perché essi, amanti del mercato, preferiscono sempre le risorse scarse (come l’uranio) a quelle sovrabbondanti (come il Sole); perché inoltre, amanti del profitto, preferiscono accentrare tutto nei grandi appalti, anziché decentrare la produzione di energia sui tetti di ogni casa, ogni ufficio, ogni pensilina d’autobus. Non è una questione d’ideologia né di pregiudizio: è una questione di gusti. Il nucleare può anche piacervi. È solo che costa di più.
 

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La guerra ''giusta'' di Obama ormai perduta

di Lucio Caracciolo.

La posta rimasta in gioco è una sola: a chi attribuire la responsabilità della sconfitta?
I file di WikiLeaks dimostrano la frustrazione di chi sta al fronte senza coperture.

La guerra in Afghanistan è persa da tempo. Eppure continua. Non perché sia possibile vincerla, ma perché chi l'ha persa non trova il coraggio di ammetterlo.

E di assumersene la responsabilità. Sicché sul fronte afgano-pachistano si uccide e si muore come mai in questi nove anni di un conflitto apparentemente interminabile.

Ieri è toccato a due nostri soldati 1, impegnati in una missione che il nostro governo non trova il coraggio di chiamare con il proprio nome: guerra. Peggio, una guerra di cui non sappiamo chiarire l'obiettivo, se non slittando in una retorica che suona ormai peggio che falsa, offensiva per i nostri caduti e per la nostra democrazia.

Se vogliamo dare un senso al sacrificio dei nostri militari dobbiamo capire perché oggi stiamo molto peggio che all'inizio di questa campagna. E stabilire come uscire da un meccanismo infernale che non siamo in grado di controllare.

Noi italiani in Afghanistan ci stiamo per l'America. Ma l'America non è più sicura delle ragioni per cui pensava di doverci stare. Se prima potevamo fare l'economia di un nostro punto di vista, oggi non più. I nostri alleati l'hanno capito e stanno definendo una posizione propria, visto che quella americana è piuttosto nebulosa. Lo hanno fatto prima canadesi e olandesi, poi tedeschi e financo inglesi, tutti alla ricerca di una via e di una data di uscita dalla trappola afgana. Quanto a noi, restiamo a rimorchio di un convoglio impazzito, con diversi vagoni già deragliati.

Perché la novità degli ultimi mesi è che i militari americani cominciano a non poterne più, a non credere nella propaganda che d'ufficio sono costretti a disseminare. I leader politici lo sanno bene, ma si dividono su come affrontare l'emergenza di un conflitto invincibile. Oltre alla guerra calda, contro gli insorti, è in corso una guerra fredda fra capi militari e politici. Sul terreno questo si traduce nel caos operativo, fatto di ordini e contrordini, di scelte proclamate e subito rivedute, di rivalità personali e di corpo.

Prima il caso McChrystal, poi, in stretta sequenza, i 91.731 documenti più o meno segreti trapelati attraverso le larghe maglie dell'intelligence Usa, rivelano la frustrazione di chi sta al fronte senza sentirsi le spalle coperte. Anzi, teme di finire vittima delle faide di Washington. E dunque vorrebbe andarsene al più presto. Questo clima può contribuire a spiegare una tale fuga di notizie riservate: un modo scelto da alcuni militari per alimentare lo scetticismo dell'elettore americano, per sbattere in faccia ai decisori i fatti e non le pietose bugie che amano ripetere, ad esempio riguardo all'"alleato" pachistano.

Difficile bere la favola della talpa ventiduenne incistata in una base a nord di Bagdad, che avrebbe trasmesso quella miniera di informazioni classificate all'attivista australiano Julian Assange, sulfureo capo di WikiLeaks. Le dimissioni dell'ex comandante del fronte afgano scelto da Obama e le rivelazioni del sito pirata sono le punte emerse della furibonda battaglia intestina che sta scuotendo l'intera Amministrazione, nei suoi centri nervosi militari e politici.

I rapporti pubblicati da WikiLeaks non cambiano il quadro afgano-pachistano già noto al pubblico più accorto, ne accentuano solo le tinte fosche. Ma hanno un notevole impatto politico-mediatico. Perché illustrando con inediti dettagli il fallimento afgano, demoliscono il teatrino che Obama stava allestendo per fingere di vincere la guerra persa. Il "cambio di strategia" partorito a fine 2009 dopo mesi di scontri fra le diverse branche dell'amministrazione e fra i troppi Napoleoni che si affrontano negli alti comandi delle Forze armate Usa, aveva infatti un solo obiettivo: "oscurare" l'Afghanistan prima dell'inizio della campagna presidenziale del 2012.

Il cuore della famosa controinsurrezione - la bibbia strategica di Petraeus e McChrystal - consiste infatti nell'imporre la propria "narrativa", ossia la propria propaganda, come vera. Una paradossale controinformazione ufficiale. Obiettivo: trasformare qualche successo tattico in Vittoria, fingere di aver allestito uno Stato non indecente a Kabul, e ritirare il grosso delle truppe prima del voto. Non molto diversamente da quanto Bush aveva immaginato di fare appena presa Bagdad.

L'ironia della storia vuole che oggi Bush possa apparire come colui che ha raddrizzato in extremis la disastrosa guerra mesopotamica - la "guerra sbagliata" secondo Obama - mentre l'attuale inquilino della Casa Bianca è additato come responsabile di un disastro maturato sotto il suo predecessore, come martellano le rivelazioni di WikiLeaks. Percezione accentuata dal fatto che Obama ha subito fatto sua la "giusta" guerra afgana, quando già appariva perduta, mentre criticava la campagna irachena, anche quando a Baghdad l'orizzonte pareva schiarirsi (o meglio, la controinformazione ufficiale ne offriva con successo, e con qualche fondamento, una fotografia rassicurante).

Obama sperava di potersene andare avendo salvato la faccia con qualche successo modesto ma ben rivenduto. Come ad esempio la troppe volte annunciata e poi rinunciata presa di Kandahar, eretta a Berlino talibana. Il guaio è che il trucco non funziona. Il teatrino non è credibile. La ribellione di McChrystal e le rivelazioni affidate a WikiLeaks dimostrano che la posta in gioco non è più la sconfitta o la vittoria, ma la responsabilità della sconfitta. Il cerino è acceso e sta girando di mano in mano, tra Casa Bianca, Pentagono, Dipartimento di Stato e dintorni.

Su questo sfondo, suona sempre più patetica la tesi per cui la nostra presenza in Afghanistan serva a impedire che vi si installino i terroristi. Come confermano in abbondanza i documenti dell'intelligence Usa, non solo la campagna ha rafforzato i Taliban, ma ha contribuito a destabilizzare il Pakistan. Più che nelle caverne o nelle gole afgane, è nel vespaio pachistano che bisognerà scavare, se davvero intendiamo limitare il rischio, mai sradicabile, di un nuovo 11 settembre. Rischio aumentato, non diminuito, dalla guerra in corso.

Un giorno, temiamo non vicino, ce ne andremo. Non perché avremo compiuto la missione (quale?). Per esaurimento. Con questa inerzia, dall'Afghanistan non ci ritireremo: lo evacueremo.




 repubblica.it

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CAMPAGNA ACQUISTI


Azz, ci metterei la mano che è così!

Il cavaliere avrà messo sotto torchio il suo ufficio commerciale: premio produzione extra e vacanza spesata alle Seychelles a chi riesce a portare a casa almeno 2 deputati finiani!

Purtroppo con il vile danaro tutto si può fare, e l'impressione è che l'amatissimo sappia applicare il concetto ai massimi livelli!

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L'ecomafia padana

di Alessandro Iacuelli


C’è la provincia di Brescia al primo posto per il traffico illegale di rifuti in Lombardia. Il dato emerge dal sedicesimo Rapporto Ecomafie presentato da Legambiente, che nel 2009 ha censito nella sola Lombardia 855 infrazioni contro l'ambiente con 340 sequestri e 865 persone denunciate. Al primo posto per lo smaltimento illegale c'è il pericoloso asse Milano-Brescia, dove il capoluogo lombardo si pone come crocevia, anche finanziario dei traffici, mentre la provincia bresciana cresce come luogo di smaltimento.
Si tratta soprattutto di rottami metallici, protagonisti indiscussi dei traffici. Rottami di provenienza spesso dubbia, contaminati da cose che solo una serie accurata di analisi (ancora non effettuate) potrà censire seriamente. Rottami classificati come rifiuti in ferro pericolosi, che oltre a prendere la solita strada del Sud Italia, dell'Africa, della Cina, hanno trovato una nuova rotta: quella di Brescia, dove vengono smaltiti illegalmente nelle discariche o rivenduti alle acciaierie locali, che trasformano il tutto in tondini di ferro destinati all'edilizia. Lo rivelano soprattutto le indagini del biennio 2007/2009, ad indicare come l'ecocriminalità sia sempre in grado di inventare nuove rotte.
Il dato più preoccupante è però quello che riguarda Milano. Negli ultimi otto anni, il 35 per cento di tutte le inchieste sui crimini ambientali in Italia ha toccato a vario titolo la Lombardia, come punto di partenza, transito o arrivo dei rifiuti, per la corruzione di funzionari pubblici, per il riciclaggio di denaro o come sede delle società coinvolte. Lo spiega Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia: "L'ecomafia lombarda non conosce la crisi. Si stima che il fatturato nel 2009 ammonti a più di un miliardo di euro".
Con buona pace per chi, per anni, ha creduto ingenuamente che questo tipo di crimini fosse in qualche modo riservato alla Campania, in Lombardia sono dilaganti i reati che Legambiente definisce collegati al "ciclo del cemento": appalti pubblici truccati, scavi illegali nei fiumi e nelle campagne, bonifiche fasulle. E, come proprio il caso campano ha insegnato, il ciclo del cemento ed il ciclo dei rifiuti presentano un numero tale di punti di contatto da poter essere considerati sovrapposti.
Una recente operazione nel Parco del Ticino, condotta dalla Procura di Busto Arsizio, ha svelato che un giro di società gestiva scavi abusivi in territori intorno a Lonate Pozzolo per la realizzazione della Tav Torino-Milano. Anche qui sono comparse le cave abusive. Anche qui qualcuno è arrivato con le ruspe a scavare le buche. Secondo le indagini, dalla cava sequestrata sono stati portati via abusivamente almeno 450 mila metri cubi di sabbia e ghiaia in 2 anni, una quantità di materiale in grado di riempire 82 mila camion. Nelle buche vuote sono stati poi sepolti rifiuti pericolosi, intrecciando i due filoni più redditizi della criminalità ambientale. Guai a dirlo, per anni. Amministratori locali, politici di vari colori, si sono sempre affrettati a dire che queste "sono cose da Castelvolturno", o che sono "attività casertane".
Nell’ultimo anno sono stati ritirati i certificati antimafia a ben 17 aziende lombarde nel settore del "movimento terra", come in quello dello smaltimento dei materiali delle demolizioni. Per fare un esempio, la tesi dell'accusa nel processo "Cerberus" è che i rifiuti tossici sono stati smaltiti nei cantieri di costruzione o di demolizione di immobili. In quegli scavi sono stati scaricati eternit, idrocarburi, catrame, gasolio. Sotto i cantieri ferroviari, sotto le strade, le case e in alcuni casi i parchi giochi. Per la "sepoltura" dei rifiuti tossici, gli scavi arrivano fino a 15 o 20 metri sotto il piano campagna, per poi ricoprire con terra buona ed eludere i controlli. Proprio come sul litorale casertano 15 o 20 anni fa.
D'altronde c'era da aspettarselo: se 20 anni fa l'imprenditoria italiana, che già all'epoca si lamentava di questa o quella "crisi", sfruttò la pericolosa alleanza con le mafie per spedire in Campania una cifra che oggi è stimata attorno ai 30 milioni di tonnellate di rifiuti tossici, nel tempo, quella stessa imprenditoria ha imparato a muoversi con i suoi piedi, diventando a sua volta ecocriminale, e risparmiando anche il costo del trasporto verso sud. E si sa, in tempi di crisi...
Di sicuro anche in questo caso la mortifera alleanza con le mafie non è mancata. Lo si evince dalle intercettazioni telefoniche, quelle che si vorrebbe eliminare ad ogni costo, durante le inchieste Cerberus e Parco Sud, che hanno ricostruito gli affari della ’ndrangheta a partire dai territori di Corsico, Buccinasco e Trezzano sul Naviglio. Ancor più significativa una delle rare ammissioni di un imprenditore, raccolta dagli inquirenti durante le indagini: "In sostanza il movimento terra è monopolio dei padroncini calabresi ma, a parer mio, la responsabilità di tutto ciò è anche dei committenti che permettono a costoro di lavorare sottocosto. I calabresi spesso non hanno alcuna autorizzazione e soprattutto, dopo gli scavi, non conferiscono il materiale inerte nelle discariche autorizzate ma lo buttano in giro". E ancora: "I prezzi sono buoni perché queste imprese spesso e volentieri operano smaltimenti abusivi di materiali tossici, non sostenendo così i costi" di un corretto trattamento.
Ancora una volta, la Campania, rimasta inascoltata, avrebbe dovuto fare scuola: scavare, spostare terra, riempire cave, smaltire rifiuti tossici falsa il mercato, attrae industria ed imprenditoria verso il lavorare fuorilegge, come è stato dimostrato dalle inchieste e, soprattutto, ricorda Legambiente, provoca disastri ecologici. In tutta l'Italia.
Ma sono disastri che in qualche modo si accetta e si ammette, sacrificando non solo la legge ma anche la nostra salute: c'è la "crisi", e l'industria italiana per essere competitiva sul mercato globale deve tagliare i costi. Anche quelli dell'eliminazione delle proprie scorie, dei propri scarti di produzione. A noi invece, come disse non molto tempo fa qualcuno molto famoso, tocca essere ottimisti.

dal sito www.altrenotizie.org

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Divorzio all'italiana!

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NECESSARIO UN CORNO

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Agrobusiness e speculazione: così la grande finanza sta affamando il Pianeta

di Matteo Cavallito (da Il Fatto Quotidiano)

La denuncia del World Development Movement (WDM): dietro la clamorosa impennata dei prezzi degli alimentari c’è l’insaziabile avidità di banche e fondi speculativi
pane maloScommettendo al rialzo sull’andamento dei prezzi delle materie prime le grandi banche e i principali fondi speculativi (Hedge funds) hanno contribuito in modo determinante ad affamare i Paesi più poveri del mondo sperimentando un sistema che, a qualche anno dal collaudo, continua a generare profitti vergognosamente elevati. E’ la durissima accusa lanciata dal World Development Movement (Wdm), una Ong londinese attiva da anni nelle campagne per la lotta alla povertà, nel suo rapportoThe great hunger lottery: How banking speculation causes food crises” pubblicato in questi giorni.

Nel mirino degli attivisti ci sono sempre loro, grandi banche e fondi speculativi. Tra il 2006 e il 2008 hanno gonfiato il mercato alimentare con una delle peggiori bolle speculative della storia generando un’impennata dei prezzi che ha ridotto alla fame centinaia di milioni di persone. Il trend, a un certo punto sembrava quasi essersi arrestato ma in seguito i colossi finanziari hanno ripreso ad assumere le vecchie abitudini.
Secondo la Fao, a giugno del 2009 almeno un miliardo di persone risultava soffrire di denutrizione cronica a seguito tanto della recessione globale quanto di “un’insensata impennata dei prezzi”. Sei mesi più tardi, affermano oggi gli analisti del Wdm, la banca americana Goldman Sachs chiudeva l’anno registrando un miliardo di dollari di extraprofitti derivanti esclusivamente dalla speculazione sulle materie prime (commodities).

Se siete ancora convinti che a determinare i prezzi di mercato siano i tipici fattori della domanda e dell’offerta vi converrà forse dare un’occhiata a questi dati. Dall’inizio del 2006 alla metà del 2008 il prezzo del frumento è aumentato del 110%, esattamente come quello del petrolio. Il cacao ha visto il suo valore di mercato aumentare del 90% a fronte del +70% del caffè e del mostruoso +180% del mais. La domanda di mercato, grazie soprattutto allo sviluppo economico di
Cina e India, era effettivamente aumentata ma non tanto, ovviamente, da giustificare simili impennate. Come si spiegava, dunque, un simile fenomeno?

In pochi se ne erano accorti ma all’alba del XXI secolo i mercati avevano conosciuto un’autentica rivoluzione.
Secondo il Comitato per la Sicurezza Nazionale e gli Affari Governativi degli Stati Uniti, gli investimenti legati alle materie prime erano passati dai 13 miliardi di dollari del 2003 ai 260 del 2008. Contemporaneamente il prezzo medio delle 25 principali commodities era aumentato del 183%. Le scommesse fioccavano grazie anche al crescente successo di fondi comuni d’investimento ad hoc, i celebri Exchange Traded Commodities, che attraevano una crescente clientela di risparmiatori (molti dei quali in Italia, principale piazza europea degli Etc dopo quella del Regno Unito) in fuga dai mercati tradizionali di azioni e obbligazioni. Nell’agosto del 2008, sottolineò un rapporto della banca francese Credit Agricole, la posizione di mercato dei derivati scambiati sulla piazza di Chicago ammontava a un quarto dell’intera produzione mondiale di mais e soia e all’8% di quella del frumento.

Di fronte a cifre capaci di fare impallidire chiunque il
Congresso Usa volle vederci chiaro. I deputati chiamarono a deporre il magnate George Soros che, all’epoca, sembrava quasi aver assunto il ruolo di coscienza critica dell’alta finanza. «Ci sono tutti i segnali di una bolla – spiegò il finanziere – . Banche e fondi pensioni si sono buttati sulle materie prime per ridurre le ingenti perdite sofferte per la crisi dei subprime». Le sofferenze della crisi, in alti termini, andavano lenite in qualche modo. E poco importa che a pagarne i costi fossero gli individui più poveri del Pianeta. A due anni di distanza il nome di George Soros è ricomparso nella grande orgia speculativa del mercato alimentare. Secondo il britannico Daily Telegraph anche il fondo speculativo del magnate Usa, infatti, si sarebbe accodato al treno degli speculatori attivi nel mercato agricolo africano. Soros, insomma, avrebbe seguito l’esempio del finanziere inglese Anthony Ward, numero uno della società d’investimento Armajaro Holdings. Il 16 luglio scorso, Ward è riuscito nell’impresa di rastrellare contratti futures per 240 mila tonnellate di cacao assicurandosi in un sol giorno l’equivalente del 7% della produzione mondiale. Una mossa apparentemente azzardata ma frutto, in realtà, di un calcolo ragionato. Negli ultimi 18 mesi il prezzo del cacao è aumentato del 150% registrando il picco massimo degli ultimi 33 anni. Un affare d’oro per chi ha saputo e potuto giocare d’anticipo.

Le prospettive di speculazione, dunque, non mancano di certo. Ed è proprio per questo che gli attivisti del Wdm sentono di combattere ora la battaglia decisiva. Nella maxi riforma finanziaria approvata negli Usa la scorsa settimana ci sono anche norme pensate per frenare la speculazione sul mercato alimentare attraverso la limitazione dei contratti derivati che un singolo operatore potrà sottoscrivere. Una mossa coraggiosa che pone oggi il Regno Unito, sede della principale piazza finanziaria europea, di fronte a un bivio: lasciare immutata la legislazione attraendo così i delusi di Wall Street oppure seguire l’esempio di Washington colpendo gli speculatori e tutelando gli interessi dei più poveri. 800 persone hanno già sottoscritto una richiesta rivolta in tal senso alla Financial Service Authority, il principale organo di controllo del mercato britannico. I grandi gruppi finanziari, contemporaneamente, starebbero già affilando le armi per un’intensa campagna di lobbying. Fino ad oggi hanno guadagnato impunemente miliardi. Ma evidentemente non sono ancora sazi.

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Il Pdl è (finalmente) a pezzi

di Daniele Martinelli


Il Pdl incrinato ha preso il colpo di grazia durante la riunione all’ufficio di presidenza del partito. In meno di un’ora il presidente della Camera Gianfranco Fini è diventato nero su bianco “incompatibile con i principi ispiratori del Popolo della Libertà“. I prinicipi ispiratori del partito dell’amore sono il divieto al dissenso, il divieto all’opposizione e al confronto in particolare su tematiche riguardanti l’ uguaglianza dei cittadini e il rispetto dell’equilibrio dei poteri garantiti dalla Costituzione italiana. Nel Pdl è vietato chiedere legalità, e dovrebbe essere sottinteso elogiare condannati per mafia come i Dell’Utri, oltre che sostenere picciotti di cricche e logge varie nel nome di quell’unità che puzza di regime putinian-comunista.
Nel popolo della libertà l’unica libertà se la prende l’assolutista Silvio Berlusconi, imputato in tre processi per appropriazione indebita e frode fiscale, corruttore di testimoni e di giudici, pluriprescritto e autoassolto oltre che editore e controllore dei principali canali televisivi nazionali da almeno un ventennio.
Il popolo della libertà vorrebbe fregiarsi del potere di far dimettere Fini dalla carica di presidente della Camera. Ma non lo può fare. Infatti Fini ha già dichiarato che non si dimetterà.
Forse, da domani, avremo un parlamento meno assolutista e meno totalitarista. Per ottenere questa scissione nel principale partito di governo e di maggioranza relativa, ci sono volute leggi sempre più fasciste e improponibili, che vanno dal razzismo verso l’immigrazione fino al tentativo di imbavagliare le opinioni dei cittadini su web. Oltre che progetti per azzoppare la giustizia togliendo ai magistrati la facoltà di utilizzare lo strumento efficacissimo delle intercettazioni telefoniche e ambientali. Davvero troppo! non solo per Fini e i finiani. Ma anche per tanti deputati dello stesso Pdl che non ne possono più dei capricci del nano corruttore. Deputati che non dormono sonni tranquilli perché sanno che al di fuori dei palazzi c’è un’Italia in crisi senza soldi, senza prospettive e senza lavoro.
Per chiudere questa orrenda parentesi politica italiana dobbiamo sperare nei franchi tiratori. Il vero cruccio del nano. Infatti, la sceneggiata con Fini “cacciato” è soltanto la foglia di fico al problema vero che riguarda il consenso verso il kapo.
Noi attendiamo fiudiciosi la resa. Il logorio interno al centrodestra potrebbe minare la tenuta del governo ben prima del 2013. Magari tra qualche settimana parleremo di elezioni anticipate. Non so se sarà un sogno o un incubo.

dal sito http://www.danielemartinelli.it/

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Bersani chi?

di Ernest - idiaridelloscooter

Forse avrebbero dovuto aggiungere un voce al sondaggio...

BERSANI CHI?

Anche io spero nel salvagente Vendola, spero in una unità della sinistra e una sinistra che lo sia davvero. Viene anche da pensare però chi è che non vincerebbe contro il candidato del Pd se ci fossero primarie vere e se le alte sfere democratiche accettassero il confronto. Chi non vincerebbe contro un esponente sponsorizzato dalla Nomenklatura, dopo le dichiarazioni del baffetto più longevo della storia del Transatlantico...
...“Vendola? È figlio di Berlusconi. D’altra parte l’ha detto anche lui. Io invece faccio dei ragionamenti politici per i quali si richiede… una certa applicazione. Ho un target un po’ alto”...

...“la politica non si fa col racconto, con il linguaggio, con la letteratura, con la poesia. Ma con i contenuti. Anche perché peraltro abbiamo poeti migliori che battono le piazze”...

Per gli alti contenuti di D'Alema vedere alla voce BICAMERALE.

Poesia... alti concetti... pulmann che partono e si dirigono a L'Aquila dopo che per mesi (vedere il film Draquila) nelle zone terremotate c'era solo un gazebo del Pd CHIUSO!

Forse D'Alema e company (non compagni) preferiscono la prosa, la sua, quella del PD, un partito che ha dimenticato la lotta dal basso, che ha dimenticato cosa vuol dire contrapporsi seriamente alle leggi antidemocratiche prodotte da Berlusconi che continua inesorabile ad occupare i palinsesti dell'informazioni proclamando (dal Tg1 di ieri) che in TRE ANNI NON CI SARA' PIU' NESSUN TIPO DI CRIMINALITA' ORGANIZZATA (nel senso che cambiando le leggi chi delinque passerà direttamente dalla parte della ragione).
Un Pd che ha dimenticato che la democrazia vera è quella che viene dal basso e che ha come punto fondamentale la libertà di espressione vista ormai da noi come pericolo per i potenti, che andrebbe difesa non solo a dichiarazioni ma fatti concreti e non inciuci. Invece siamo qui a guardare un paese che si allontana sempre di più dai principi della costituzione, che prende lezione dall'Islanda che pone al vertice della democrazia la libera espressione di ogni cittadino. A noi invece toccano le piazze davanti ai palazzi del potere come quella di Montecitorio che oggi a partire dalla mezzanotte sarà occupata dai blogger per protestare contro il bavaglio.
Dicevamo.... BERSANI CHI?!

dal sito http://idiaridelloscooter.blogspot.com/

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Non aprite questo video

di Daniele Sensi

Renzo Bossi: ''Vorrei essere il riferimento politico per i giovani d'oggi''

 


dal sito http://danielesensi.blogspot.com/

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Cose dell'altro mondo

di Daniele Sensi

A poche ore dalla sua entrata in vigore, la Corte federale di Phoenix ha bloccato alcune delle norme della controversa legge sull'immigrazione varata lo scorso aprile in Arizona, in particolare quelle che a) assimilavano l'immigrazione clandestina a un reato e non più a un'infrazione; b) obbligavano la polizia a verificare lo status di un immigrato fermato per altri motivi; c) permettevano, sempre alle forze di polizia, di chiedere i documenti a un passante solo basandosi "sul ragionevole sospetto" che fosse un clandestino.

Fate il confronto con quanto avviene ogni giorno sulle nostre strade (presente, a dicembre, le conferenze stampa di carabinieri e polizia sul totale del numero degli stranieri controllati durante l'anno? Pare una gara, una corsa per il guinness) e avrete, ancora una volta, la misura del deficit di civiltà in cui versa in nostro paese. Ma mica per dolo o per "cattiveria" delle forze dell'ordine, eh: è che dai noi se ti metti a contestare avvisaglie di "racial profiling" -o di "délit de faciès", come lo chiamano in Francia, dove è addirittura vietato stilare qualsivoglia statistica su base etnica- la gente ti ride dietro, perché, da noi, è un comune sentire che sia normale, nel contrasto alla clandestinità, poter fermare e controllare innanzitutto coloro che paiono stranieri, per il solo fatto di apparire stranieri. Ma normale non lo è affatto. Perché, in un paese davvero liberale, chiunque, quale che sia la sua posizione, ha il diritto, se se ne gira tranquillo per strada, senza importunare -o minacciare di importunare- nulla e nessuno, di non averci proprio nulla a che fare, con la polizia.

dal sito http://danielesensi.blogspot.com/

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Ufficiale: Vittorio Feltri accetta la sfida di Grillo.

 
 
Anche Grillo chiede soldi allo Stato, scrive Il Giornale del 27 luglio. Menzogne, rispondono i diretti interessati del Movimento 5 Stelle Bologna. E nemmeno Beppe le manda a dire, è furioso, e ieri intervistato dal Fatto Quotidiano ...

Siamo l’unico movimento politico diverso che non utilizza una sola lira di contributi. Sarà per questo che il Giornale inventa scoop per infangarci? Se Feltri non rettificherà le balle del suo giornale voglio incontrarlo. Incontrarlo fisicamente, intendo.
Sempre che non abbia paura…

Bene, Vittorio Feltri ha immediatamente accettato la sfida, con un messaggio apparso in prima pagina del Giornale di oggi (sotto). Già. Ci sarà la battaglia. A questo punto resta solo una cosa da capire: ... voi su chi puntate? Grillo probabilmente è messo meglio dal punto di vista fisico, ma Feltri è più scaltro. Io mi guarderei le spalle, potrebbe esserci Sallusti, dietro l'angolo.

 

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La Polonia in Italia

di Pietro Ancona

Con una operazione truffaldina fatta alla luce del sole Marchionne si sottrae alle leggi ed ai contratti
vigenti in Italia. Va da un notaio e con l'aiuto di alcuni legulei del diritto costituisce una società Fiat che subentra alla Fiat. Lo stabilimento Giovanbattista Vico forse sarà chiamato diversamente e sarà giuridicamente appartenente ad una nuova entità ma tuttavia è una clonazione della Fiat, partorita dentro il corpo e con la stessa proprietà. Gli Agnelli succedono a se stessi. Si limitano a cambiare ragione sociale al solo scopo di truffare i lavoratori, sciogliersi da ogni obbligo, scegliersi la mano d'opera disponibile alle condizioni che Marchionne si degnerà di dettare e ridettare e che magari saranno ancora più dure ed opprimenti di quelle già firmate qualche giorno fa a Pomigliano e poi a Torino.
Al fine di disattendere agli obblighi di rispettare il contratto di lavoro a Marchionne è stato suggerito, magari dai "complici" di Sacconi, di non fare iscrivere la newco alla Unione degli Industriali di Napoli. Non so quali legulei abbiano suggerito i due escamotages (newco e non iscrizione) che fanno acqua da tutte le parti. In primo luogo è chiarissimo che si sta compiendo un falso. Tutti sappiamo che la newco non è affatto newco ma la Fiat travestita. L'operazione Alitalia non è evocabile dal momento che la cordata della Cai era costituita da persone fisiche e giuridiche diverse da quelle dell'Alitalia. In secondo luogo, secondo la generale interpretazione delle norme che regolano il passaggio delle società queste avvengono sempre rispettando i vincoli e le obbligazioni da parte della società subentrante. Non credo che il signor Marchionne che ha concepito o fatta propria questa spregevole e furbastra soluzione per evadere gli obblighi di un contratto di lavoro che non è tra i migliori d'Europa perchè concede ai metalmeccanici italiani il quaranta per cento in meno di quello tedesco e di quello francese possa azzerare tutto, ricominciare da capo, fare come se la storia cominciasse ora. Che farà delle anzianità maturate dai dipendenti? Che farà la nuova società delle obbligazioni contratte dalla Fiat Pomigliano?
Anche la cancellazione dalla Confindustria non gli servirà a molto. Il contratto è legittimato dalla sua
stessa applicazione. Non credo che ci sarà magistrato che potrà accettare per buono il nuovo contratto della Newco. Il principio erga omnes, nella sua logica lettura giuridica, esclude che una furbata possa danneggiare interessi vitali ed essenziali delle persone legate al diritto di avere un trattamento equo e rispondente ai principi della Costituzione.
Marchionne ritiene di potere trasferire le condizioni che detta in Polonia in Italia. Ritiene che con
due mosse da azzeccagarbugli possa fare i suoi comodi. Fare il manager in questo modo annullando le leggi ed i regolamenti che si ritengono di impedimente è davvero da volgare scippatore. L'industria automobilistica tedesca o francese che paga salari migliori di quelli italiani non ricorre ai trucchi che questo signore sfoggia in Italia. Purtroppo abbiamo un governo indecente moralmente e politicamente incapace di esercitare la sua autorità per impedire questo squallido traccheggio.
La Fiat si conferma per quella che è sempre stata nella storia d'Italia fin da quando un Agnelli riuscì a fare fuori i veri soci fondatori dello stabilimento ed impossessarsene. E' sempre vissuta appoggiandosi al potere politico ed anche militare quando è stato il caso per pagare bassissimi salari ed imporre condizioni da caserma. Allo Stato italiano ha succhiato risorse immense. I lavoratori sono talmente poveri da non potere resistere un mese senza salario ma gli Agnelli hanno una cassaforte munita e presidiata che li fa ricchissimi. Ora si vuole imporre una sovversione dell'ordine sociale cancellando i contratti e per fare questo con l'aiuto di qualcuno costruisce carte false.
Mi chiedo quale dignità abbiamo le istituzioni italiane a subire tutto questo, a farsi trattare da colonia
dal signor Marchionne. Anche un Governo di destra dovrebbe avere la dignità di reagire e di tutelare l'ordinamento dal sovversivismo di una industria che oltretutto non gioca a carte scoperte e chissà quali altre amare sorprese ci riserva. Il Parlamento che tace e gira la testa da un'altra parte ne esce assai male. I mille oligarchi che lo compongono sono soltanto dei privilegiati a cui non importa il decoro che l'operazione Marchionne spazza via. Si torna all'era delle caverne.

dal sito http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/

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Chi comanda l'economia? L'Europa la Crisi e le grandi manovre.

di Pietro Cambi




Ma Lei, chi è, Presidente? un video da non perdere.
Che il secondo tempo della Crisi Sistemica globale sia stato, in qualche modo, teleguidato, al fine di farci dimenticare le miserie dell'economia americana e del Dollaro ed esaltare le miserie dell'Euro non vi sono dubbi.
Pensateci un poco e riconoscerete che su QUESTO punto sono tutti concordi.
Ovviamente c'e' invece un bel po' di discordia su CHI, COME e PERCHE' abbia deciso deciso e stia tutt'ora implementando questa strategia e su chi, eventualmente, la stia combattendo.
La mia idea in merito l'ho espressa più volte, con una certa ampiezza di bla bla e qualche pezza d'appoggio.
Qui vorrei aggiungerne un'altra, grazie ad una segnalazione via facebook di Nicoletta, attivissima anche su questo blog quando si parla di finanza globale, signoraggio ed altre cosucce del genere.
A Novembre, durante una riunione dei principali capi di stato europei, a  PORTE CHIUSE, è stato "eletto"il nuovo Presidente del Consiglio europeo. Il primo in carica dopo il trattato di Lisbona, che resterà in carica, SENZA ALCUN MANDATO POPOLARE, fino al 2012. Mi direte voi, mica è una novità: anche nel passato...ad esempio, Prodi...
Certo, certo. ma noi NON siamo nel passato. Siamo nel mezzo di un enorme rogna multidimensionale e sistemica e il tipo è chiamato a decidere DIRETTAMENTE del destino di interi stati, si veda la Grecia, ridotta in pratica ad una colonia, la prima europea, da circa un secolo.
Chi è, quindi il nuovo Presidente del Consiglio Europeo?
Un tipo, sinceramente, sconosciuto a TUTTI.
Un Cristiano popolare Belga, noto in Europa solo per la ferma opposizione all'ingresso della Turchia. Per due anni Primo Ministro belga..
Stop. Nessuna particolare cultura o specializzazione nel settore economico, i maggiori interessi nell'ornitologia e nella filosofia. Contiguo, tuttavia, a molti istituti di credito, come del resto il suo predecessore, tanto che la sua breve carriera da Primo Ministro belga è strettamente connessa alla crisi del Gruppo bancario Fortis.
Questo è quindi, con tutta probabilità, il semisconosciuto Mr. H. Van Rompuy. Un amico dei grandi gruppi bancari.
Non ci credete?
Beh la riunione che lo ha eletto Presidente del Consiglio Europeo è stata organizzata, a quanto pare, dal Gruppo Bilderberg, ovvero dal Rotary, Lions, Massoneria, chiamatela come vi pare, degli ex ministri economici d'Europa e dei dirigenti e/o ex dirigenti dei più grandi gruppi finanziari mondiali, Rothschild Credit Suisse, Unilever, Bp, Enron... guardate da soli.
Generalmente ed ufficialmente questi esimi signori sono occupati a tratteggiare scenari economici futuri. Che questi scenari, dal loro punto di vista, debbano e possano essere plasmati a loro piacimento, è un dato di fatto.
Ci sono riusciti? Direi proprio di si.
Lo vediamo intorno a noi.
La Crisi, il suo sviluppo e la sua gestione sono, estrema sintesi, a loro immagine e somiglianza.
Con la politica economica degli Stati Sovrani europei in mano alla BCE, i giochi si decidono in Europa, in ogni caso, e a tal fine bisogna sistemare le pedine in posizioni utili ed opportune.
E' bene sapere, quindi, che l'attuale Presidente del Consiglio Europeo è una di queste pedine di questo grande e losco gioco.
L'angolo del complottista: il deputato che vedete nel video, poche settimane prima aveva avuto un curioso/misterioso incidente con il suo aereo, da cui è scampato per un pelo.
Coincidenze, solo coincidenze...

dal sito http://crisis.blogosfere.it

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Islanda, il paese senza bavaglio

Approvata una legge che garantisce uno “scudo” quasi totale a chi metterà su Internet segreti militari, giudiziari, societari e di Stato di pubblico interesse. I blogger saranno protetti dai processi. “Sarà difesa la libertà d’espressione”. E così la piccola isola potrebbe diventare il bunker del giornalismo d’inchiesta 

dall’inviato di Repubblica GUIDO RAMPOLDI

REYKJAVIK - Alle tre di quella notte, quando il parlamento è stato chiamato a votare, la deputata anarchica Birgitta Jonsdottir non era affatto certa che la sua proposta sarebbe passata. E un mese dopo ancora si chiede se tutti i colleghi avessero capito l’entità della sfida che la piccola Islanda si impegnava a lanciare all’universo mondo – a Stati di polizia e a compagnie petrolifere, al Pentagono e a grandi banche, giù giù digradando fino all’Italia di Silvio Berlusconi. Ma fosse pure con il contributo di una scarsa consapevolezza, del sonno o della fretta di andare in ferie, sul tabellone elettronico è apparso, ricorda Birgitta, “un mare verde. Approvato all’unanimità. Ero stupefatta”. Da quel 16 giugno, un Paese di trecentomila abitanti promette uno scudo quasi totale ai disvelatori di segreti – segreti militari, segreti istruttorii, segreti societari, segreti di Stato.

Se documenti sottratti
per un interesse pubblico saranno immessi in Internet da un server con base in Islanda, la giustizia dell’isola non potrà impedirne la divulgazione, tentare di scoprire chi li abbia rivelati, dare seguito a condanne comminate da tribunali esteri in base a leggi contrarie alle norme islandesi. Ancora: se uno Stato o un privato si ritenesse diffamato e ricorresse davanti ad una corte straniera, la società islandese proprietaria del computer (il server) che ha immesso in Rete carte segrete non solo non potrà essere intimidita con la minaccia di quei processi dai costi esorbitanti che stanno costringendo all’autocensura molto giornalismo occidentale, ma sarà autorizzata a rispondere con una contro-citazione davanti ad una corte dell’isola, dichiarandosi vittima di una minaccia alla libertà d’espressione.

Per capire come andrà
a finire la sfida islandese occorrerà attendere la normativa d’attuazione (la risoluzione, intitolata Icelandic Modern Media Iniziative, impegna il parlamento a modificare quattordici leggi, tempo previsto: un anno). Stando alle premesse, l’Islanda potrebbe diventare il bunker mondiale del giornalismo investigativo, le Cayman Islands di un’informazione né manipolatoria né omissiva. Ma anche attirare specialisti della disinformazione e mestieranti della calunnia. Potrebbe arretrare sotto l’incalzare di silenziose pressioni internazionali. Oppure restituire la voce agli zittiti – dissidenti, perseguitati, disomogenei. Nel frattempo l’interesse che la deputata Birgitta Jonsdottir ha registrato nel parlamento europeo, soprattutto nel gruppo liberale, suggerisce che l’iniziativa islandese abbia già ottenuto un risultato cospicuo: chiamare alla riscossa contro la massa di divieti, ingiunzioni e intimidazioni che da quasi un decennio sta comprimendo la libertà d’espressione anche negli Stati di diritto occidentali, spesso con il pretesto della lotta al terrorismo.
Per quanto poi riguarda l’Italia, quel che offre l’Islanda già adesso permette di aggirare i divieti che in origine appartenevano alla goffa proposta del ministro Alfano. Nel concreto, chi volesse divulgare intercettazioni dal contenuto significativo non dovrebbe fare altro che mandare le fotocopie del documento originale ad un sito specializzato nella divulgazione di segreti (il più seguito, Wikileaks. org, ora ha la base ufficiale in Islanda). Per posta, ad uno degli indirizzi indicati nel sito Wikileaks; oppure via Internet attraverso il software Tor, gratuito, che costruisce un gioco di carambole tra computer e rende difficilissimo identificare il mittente. Il personale di Wikileaks verificherebbe l’autenticità del documento attraverso i suoi collaboratori in Italia, e tempo qualche giorno o qualche settimana, lo metterebbe in rete. Secondo Smari Mc Carthy, matematico e portavoce di quella Digital Freedom Society che ha avuto un ruolo importante nella formulazione della proposta islandese, “una volta che il documento fosse in Internet, i media italiani potrebbero riprenderlo senza temere ritorsioni”. La tesi di Mc Carthy è perlomeno discutibile, ma è meno controverso che non mancherebbero media internazionali disposti a dare pubblicità a ghiotti segreti italici, soprattutto nei Paesi dove l’informazione gode di forti protezioni. Dunque quanto più la legge Alfano tentasse di nascondere, tanto più ostenterebbe scandali e inadeguatezza dell’esecutivo.
Probabilmente lo spettacolo non stupirebbe gli islandesi, cui la tv di Stato in giugno ha raccontato l’Italia attraverso il documentario svedese Videocracy, dove siamo rappresentati da Berlusconi e tali Corona e Mora. “Che disastro, poveretti!”, si sente ripetere adesso il giornalista italiano.
A loro volta gli italiani troverebbero un che di familiare nello scandalo islandese che ha prodotto per reazione la Icelandic Modern Media Iniziative.
Agosto 2009: la tv di Stato decide di rendere pubblico un documento bancario da cui oggi molti ricavano che nel privatizzare i due maggiori istituti di credito islandesi, i due partiti di centrodestra se li siano spartiti affidandoli a loro amici, incapaci che li avrebbero comprati con soldi presi a prestito da quelle stesse banche. Poco prima che il servizio vada in onda, la magistratura lo blocca con un’ingiunzione. La tv di Stato obbedisce: ma poco tempo dopo si vendica mostrando la schermata di Wikileaks che ha messo in rete il documento.
Dell’episodio discute la Digital Freedom Society in dicembre, quando riunisce a Reykjavik una compagnia non convenzionale: anarchici islandesi, hackers cosmopoliti, e i fondatori di Wikileaks. Va detto che gli anarchici qui sono persone mitissime (la settimana scorsa facevano scudo alla palazzina del governo bersagliata con sassi da cittadini rovinati dalla crisi finanziaria). E gli hackers nordici tengono a non essere confusi con i crackers, quelli che entrano nei siti per sabotarli o saccheggiarli, o con i vari malfattori che cercano lucri facili in Internet.
Si considerano esploratori dell’ignoto, esteti, “hippies lanciati nel cyberspazio”, per citare uno di loro, Mc Carthy, che di nome fa Trifoglio (Smari in islandese: il padre, nato in Irlanda, lo chiamò così perché il trifoglio è il simbolo irlandese). Comunque quella sera due dozzine tra hackers, anarchici e sfascia-segreti di Wikileaks si ritrovano in un pub di Reykjavik e decidono di fondere in un progetto organico le più avanzate tra le norme europee e statunitensi in materia di informazione. Si tratta di invertire una tendenza che non è soltanto italiana. Preoccupa soprattutto la Gran Bretagna, meta preferita di quel “turismo da querela” che promuove la causa lì dove trova la legislazione più favorevole. Secondo Trifoglio Mc Carthy, nei processi per diffamazione la giustizia britannica permette al querelante di infliggere al querelato un processo lungo e spese processuali proibitive (così anche negli Usa: vincere la causa contro Scientology è costato 7 milioni di dollari al settimanale Time). A motivo di questo, molti giornali inglesi stanno cancellando dai propri archivi tutte le notizie controverse, per evitare di essere trascinati in una causa da studi legali collegati a grandi industrie.
“Ma questo vuol dire modificare la storia”, segnala Birgitta Jonsdottir. Mentre studia i codici occidentali il gruppo di Reykjavik si trova coinvolto nell’elaborazione di un filmato che un soldato americano ha inviato di nascosto a Wikileaks. Girato dalla US Air Force, mostra un elicottero statunitense fare strage di un gruppo di iracheni inermi scambiati per guerriglieri, e soprattutto, ammazzare intenzionalmente i primi soccorritori, clamorosamente incolpevoli. Non c’è un prima e un dopo, lamenta il ministro della Difesa Gates, volendo intendere: l’episodio è decontestualizzato.
Ma almeno c’è un “in mezzo”, gli risponde Wikileaks. Quel che qui conta è che né il filmato né l’arresto del soldato che lo trafugò, tuttora detenuto, hanno trovato sui media americani l’eco che Wikileaks si attendeva. Se ne potrebbe dedurre che qualsiasi cosa scoprano i divulgatori di segreti, se l’argomento non è nell’agenda dei media tradizionali non arriverà al grande pubblico.
Quando gli giro il mio dubbio il portavoce di Wikileaks, Daniel, replica che l’organizzazione non vuole tanto sollevare clamore quanto sottrarre all’invisibilità documenti che potrebbero formare la verità storica. Fondata da un hacker australiano che tuttora viaggia nel mondo con le precauzioni di un ricercato, Wikileaks può avvalersi di 800-1000 collaboratori sparsi in decine di Paesi, con i quali verifica le carte segrete che riceve. Secondo Daniel finora soltanto due sono risultate trappole costruite ad arte (una collegava Obama all’islamismo radicale). In genere Wikileaks non si pone il problema se i segreti divulgati siano d’aiuto a malintenzionati (così l’organizzazione ha pubblicato i test condotti dal Pentagono su apparecchi destinati a prevenire l’esplosione di mine). L’importante, per così dire, è che quei documenti siano agli atti.
Però le protezioni accordate dall’Islanda già nel futuro prossimo indurranno questi o altri cacciatori di segreti a tentare di raggiungere in proprio il grande pubblico. E a costruire archivi nazionali (l’IMMI, ghigna Trifoglio Mc Carthy, potrebbe sdoppiarsi in “Italian modern media initiative”) oppure tematici, vuoi per precisare i profili di Corporation che hanno globalizzato anche l’opacità, vuoi per individuarne comportamenti scorretti che al momento sono invisibili. Il progetto è audace, la questione seria. Difficile fare previsioni. Al momento l’unica cosa chiara è che al cospetto dei cybernauti di Reykjavik il povero Angelino Alfano, con le sue pandette e i suoi calamai, fa la figura di un leguleio del Regno delle Due Sicilie.

dal sito http://www.stampalibera.com

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Propaganda e Ipocrisia.

di Simone - voglioresistere


Approfitto degli ultimi giorni di libertà di questo Blog per farvi notare alcune notizia di questi giorni. Propaganda più che notizie, ma pronunciate con il piglio stentoreo del governo del fare, da ogni TG che non si rispetti.

Prima la notizia più eclatante: i parlamentari si sono tagliati lo stipendio. Incredibile, tutto merito del governo del fare direte voi! (ma anche no) eppure puzza di fregatura: Il taglio dello stipendio è valido dal 2011 al 2013. Due anni. Mica per sempre. Inoltre non è proprio che si siano tagliati la paga: i 1000 € (un aperitivo, ricorderete, per Tremonti) sono frutto di due diverse detrazioni da 500€. Una dalla diaria, ovvero l'indennizzo per pagare affitto e vita a Roma, non compresa nello stipendio di circa 7000€, bensì a parte e di 4000€. L'altra dal rimborso forfettario per l'ufficio e i Portaborse (che spesso pagano in nero e a volte non pagano) di 4190€. Senza contare treni, autostrade e aerei gratis, 3100 € l'anno per le telefonate, ufficio gratis a Roma, pc portatile gratis, tessera per il cinema gratis, e posto assicurato in tribuna d'onore agli stadi. Ovviamente senza tenere conto del fatto che molti mantengono anche un posto di lavoro esterno al parlamento (e.g. Denis Verdini). Insomma, è come togliere un cucchiaino d'acqua dall'oceano. Pura retorica propagandistica.

Berlusconi: "L'operazione Pettirosso (arresti di alti esponenti della 'ndrangheta) è l'ennesimo successo delle misure del governo." Il problema è che le forze dell'ordine fanno il loro lavoro non grazie all'azione del governo, ma nonostante essa. Nonostante i tagli, nonostante la continua denigrazione di chi sceglie di devolvere la propria vita alla giustizia e nonostante si cerchi di spogliare le indagini di preziosi mezzi e si levi la scorta ai pentiti perché scomodi per il governo.
E ancora: "La legalità e la sicurezza sono la stella polare dell'azione di governo". Non male per uno che minaccia di escludere dal partito chiunque osi tirare fuori la questione degli inquisiti all'interno del partito o chi osi parlare di lotta alla mafia.
Eppure senza nessuno a contraddirlo queste parole rimangono intese come verità da chi ascolta soltanto le TV. Del resto, come ha detto oggi Gasparri senza rendersene conto, la cosa più importante in politica è il consenso e con questa propaganda possono mantenerlo facilmente.

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Notizie da l'Aquila: la città che muore

posto una mail che ho ricevuto, che evidentemente sta girando in rete.
Non so se è vera, ma ciò che viene descritto è molto verosimile, purtroppo!

 
...da far girare...




 
 

             Ieri mi ha telefonato l'impiegata di una società  di recupero crediti, per conto di Sky.
          Mi dice che risulto morosa dal mese di settembre del 2009. Mi chiede come mai.

Le dico che dal 4 aprile dello scorso anno ho lasciato la mia casa e non vi ho più fatto ritorno.
Causa terremoto. Il decoder sky giace schiacciato sotto il peso di una parete crollata.
Ammutolisce.

Quindi si scusa e mi dice che farà  presente quanto le ho detto a chi di dovere.
Poi, premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a posto.
Mi dice di amare la mia città , ha avuto la fortuna di visitarla un paio di anni fa.
Ne è rimasta affascinata. Ricorda in particolare una scalinata in selci 
che scendeva dal Duomo verso la basilica di Collemaggio.

E mi sale il groppo alla gola. Le dico che abitavo proprio là.

Lei ammutolisce di nuovo. Poi mi invita a raccontarle cosa è la mia città  oggi.

Ed io lo faccio.
 
Le racconto del centro militarizzato.

Le racconto che non posso andare a casa mia quando voglio. Le racconto che, però,
i ladri ci vanno indisturbati.
Le racconto dei palazzi lasciati là a morire.
Le racconto dei soldi che non ci sono, per ricostruire. 
E che non ci sono neanche per aiutare noi a sopravvivere.

Le racconto che, dal primo luglio, torneremo a pagare le tasse ed i contributi, 
anche se non lavoriamo.
Le racconto che pagheremo l'I.C.I. ed i mutui sulle case distrutte. 
E ripartiranno regolarmente i pagamenti dei prestiti.
Anche per chi non ha più nulla.
 
Che, a luglio, un terremotato con uno stipendio lordo di 2.000 euro vedrà  in busta paga 
734 euro di retribuzione netta.
Che non solo torneremo a pagare le tasse, 
ma restituiremo subito tutte quelle non pagate dal 6 aprile.

Che lo stato non versa ai cittadini senza casa,che si gestiscono da soli, ben ventisettemila, 
neanche quel piccolo contributo di 200 euro mensili che dovrebbe aiutarli a pagare un affitto.
Che i prezzi degli affitti sono triplicati. Senza nessun controllo.
Che io pago, in un paesino di cinquecento anime, 
quanto Bertolaso pagava per un'appartamento in via Giulia, a Roma.

La sento respirare pesantemente.
 
Le parlo dei nuovi quartieri costruiti a prezzi di residenze di lusso.
Le racconto la vita delle persone che abitano là. Come in alveari senz'anima. 
Senza neanche un giornalaio. O un bar.
Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla loro terra. 
Lontani chilometri e chilometri.

Le racconto dei professionisti che sono andati via. 
Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto calo. 
Le racconto di una città  che muore.
E lei mi risponde, con la voce che le trema.

"Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Non potete restare così! 
Chiamate i giornalisti televisivi. Dovete dirglielo. Chiamate la stampa. Devono scriverlo."
 
Loro non scrivono; voi fate girare.








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Beppe grillo Voglio sfidare fisicamente Feltri…

di Luca Telese

Nell’estate in cui il suo movimento Cinque Stelle vola nei sondaggi e i grillini preparano religiosamente la “Woodstock” del 26 settembre, lui, Beppe Grillo, è un fiume in piena. Parla di politica, di privatizzazioni, di leader politici (a destra e a sinistra) senza filtri e annuncia: “Siamo l’unico movimento politico diverso che non utilizza una sola lira di contributi. Sarà per questo che il Giornale inventa scoop per infangarci? Se Feltri non rettificherà le balle del suo giornale voglio incontrarlo. Incontrarlo fisicamente, intendo. Sempre che non abbia paura…”.
Grillo, sei contento delle stime che vi danno al 3%?
Per nulla: è un dato taroccato.

Ma come, taroccato? Sareste a un passo dal quorum…
Ma noi siamo dieci passi oltre. Noi siamo già, in potenza, oltre il 10%. Quando si è votato, parlo di voti veri, abbiamo preso il 7,3%, solo in Emilia Romagna!

Però vi siete presentati in sole cinque regioni, perché?
Non siamo un movimento di cartapesta. Siamo presenti dove c’è Rete, dove c’è banda larga… E presto saremo ovunque.
Non pensi che parlare di “incontrarsi fisicamente” sia un linguaggio violento?
Se c’è uno che sa usare le parole sono io. E mi sono veramente rotto i co-gli-oni di chi le usa per infangare ragazze e ragazzi che fanno politica in modo pulito, senza mendicare prebende…

Per lei è un attacco politico?
Ho affidato Il Giornale a un avvocato. Il titolo di prima dà una notizia falsa: “Grillo vuole soldi dallo Stato”. Poi, quando vai a pagina 7, il pezzo è pieno di condizionali e ipotetiche: se… se… se… Ecco come il signor Feltri fa scuola di disinformazione.

La metti anche sul piano personale.
Certo, Feltri è una Onlus. Lui si che è pieno di soldi pubblici: a Libero prendeva direttamente 5 milioni di euro all’anno. Ora con Il Giornale, fa incetta di contributi indiretti…

Passiamo all’acqua. Il referendum è la vostra crociata?
Siamo stati i primi a denunciare le porcate che hanno portato alla legge sulla privatizzazione.

Il centrodestra dice che la proprietà resta pubblica.
Hi, hi hi… che ridere… Sono comici, e nemmeno lo sanno. Con le concessioni sull’acqua si stanno facendo ricchi… In tutti i comuni in cui sono stati dati appalti di gestione l’acqua è aumentata del 100%. Mentre Tremonti spara balle sul rigore…

Perché?
È con i servizi che si fanno i soldi. La depurazione dovrebbe essere un servizio sociale e invece è diventata un business. I servizi che vengono venduti assieme all’acqua sono più importanti dell’acqua, capisci?

Esempio?
Parigi: il sindaco Delanoe ha dovuto clamorosamente de-privatizzare, recuperando 40 milioni di euro l’anno.
Cinque stelle rischia di essere solo un movimento di protesta?
Quelli che protestano sono gli altri… Noi da anni stiamo dando le uniche ricette per sfuggire allo strozzinaggio della finanza e del finto capitalismo….

Ti senti anticapitalista?
Macchè, questa è la minima dose consentita di socialdemocrazia, altro che anticapitalismo!
Addirittura…
Qui si stanno svendendo i beni pubblici nel quale è cresciuta la democrazia: parchi, le scuole, i trasporti… Tutto in nome della presunta sacralità del mercato. Stanno facendo a pezzi le conquiste di mio padre e di mio nonno.. Bisogna incazzarsi!

Come funzionerà la vostra Woodstock di Cesena?
Il bello è questo. Non lo so.

Come, non lo sai?
So che verranno le migliori intelligenze d’Italia: gruppi musicali della Madonna, ragazzi in tenda, famiglie in roulotte, spazi per i bambini…. So che io sarò lì ad accogliere tutti, che parleranno poche personalità scomode e poco sentite in tv… Ma se mi chiedi i dettagli, non so dirteli. Arriveranno!

Quanto costa il meeting?
Più o meno 240mila euro, che stiamo cercando di autofinanziare integralmente. Se manca qualcosa, metto di tasca mia…

Alla faccia di tutte le leggende sulla taccagneria dei genovesi?
Alla faccia di chi pensa che si fa politica solo se paga lo Stato.

Parliamo degli altri politici. L’ultima volta che ti ho intervistato trafiggevi i leader del Pd.
Cambiano i leader, ma non la sostanza. Anzi: è ancora più arduo. Se ci fai caso Bersani è difficile persino immaginarselo. Sai, è il leader di una cosa che non c’è, non è mica facile….

Fra i tuoi elettori ce ne sono molti che votavano Pd…
E infatti non hanno colpe! Ma io ho le palle piene di questi.

Li prendi in giro?
Ma figurati: solo che sono mor-ti, mo-rti! Lo ripetiamo da anni, e solo adesso la gente si è resa conta che il Pdl-meno-elle esiste davvero….

Cosa gli rimproveri?
Tutto. Il fatto più grave è che dicono le robe a metà… Secondo Bersani esiste un nucleare cattivo, quello del governo, e poi ce nè uno buono e sicuro, il suo.

Quasi sicuro….
Già, peccato che sia quel quasi che li fotte: seguendo il Bersani-pensiero anche Chernobyl, anche il Titanic erano quasi sicuri…. L’idea che nella mente di Bersani esista un nucleare sicuro mi sconvolge…

Che pensi allora di Veronesi?
Mi dispiace che abbia messo la sua faccia a disposizione di un piano che serve ad arricchire Ligresti e Trochetti Provera…. Mi spiace anche per Renzo Piano che è un mio vero amico, e lo resta. Però non li capisco.

E Di Pietro, ora, ti senti concorrente?
Non c’è mai stata concorrenza, fra me e lui. Resta, anzi, la voglia di collaborare, è una persona straordinaria. Solo che lui è un politico: guida un partito, fa alleanze tattiche che noi non possiamo fare.

E di Vendola, che hai invitato a votare in Puglia?
Lo stimo. Però lo aspetto al varco, per sapere se trivellerà il mare in cerca di pozzi di petrolio, o se costruirà quattro inceneritori dicendo che se li è trovati. Penso che se entra in coalizione avrà le mani legate.

Lui si candida alla guida del centrosinistra, e tu?

Ma per carità! Ci ho provato con il Pd, era una provocazione per parlare ai suoi elettori. Non hanno capito che conveniva pure a loro, pazienza.

Ma voi potreste coalizzarvi?
Credo che esprimeremo un nostro candidato premier.

Tu?
Macché, sarà un ragazzo di trent’anni.

Allora chi? Favia, che ha preso l’8% in Emilia Romagna?
È stato eletto per fare un altro lavoro, e noi non facciamo i cacciatori di poltrone.

Lo spettacolo quando parte?
A ottobre. Si chiamerà Grillo’s back, e sarà pieno di sorprese, compresa un po’ di magia. Probabilmente mi farò tagliare in due. Te la immagini la scena?

dal sito http://www.ilfattoquotidiano.it

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Mònapoli.

by Wil-nonleggerlo

Che diamine, la battaglia della Sindaca Letizia Moratti è stata sacrosanta: ha mobilitato tutti i suoi cittadini, per l'onore, per la gloria, perchè Milano entrasse a far parte del nuovo gioco del Monopoli. E ce l'ha fatta, almeno così sembra.

Io a questo punto mi appello a tutti voi, affascinato da cotanta determinazione, perché anch'io voglio entrare a far parte del Monopoli, sì, avete capito bene, ci voglio entrare anch'io, assieme a tutti voi, da cittadino italiano. Un Monopoli italiano. Una versione fatta apposta per noi. Scriverò alla Hasbro, con la mia idea. Ci sto ancora lavorando, ma magari potremmo farlo assieme. Sentite un po' che ho in mente.

Le pedine intanto. Forme umane, questa volta: non più funghetti e fiaschetti, ma Silvio Berlusconi, Michela Vittoria Brambilla, Marcello Dell'Utri, Daniele Capezzone, Massimo D'Alema, Giulio Andreotti, Augusto Minzolini, un set espandibile con la crem de la crem della società italiana. Già vi piace, vero?

Poi. Il tabellone partirebbe dalle stradine di Corleone e finirebbe nei viali di Milano 2, passando per Arcore, e l'immancabile Villa Certosa. Io ci infilerei pure via del Fagutale, a Roma. Se nel gioco avete scelto di essere Claudio Scajola, e ci passate sopra, sarà vostro il diritto di edificare sborsando solo una piccola parte del dovuto, quanto vi va: ci penserà qualcun altro a saldare per voi. Se i giocatori si lamenteranno, potrete giustificare i vostri 180 metri quadri vista Colosseo dicendo che è "solo un mezzanino", e che non potreste "mai abitare in una casa pagata da altri". Funzionerà.

La banca. Qui la questione si fa un po' spinosa, l'unica certezza è che per i furbi le maglie si faranno molto larghe. Solo a Denis Verdini è preclusa la possibilità di svolgere tale funzione, ma potrà comunque organizzare incontri con gli altri giocatori e far parte di società segrete, in modo da pesare sulle decisioni del banchiere, che dovrebbe essere super partes ma in questa versione di Monopoli non lo sarà manco per niente. Inoltre il player che avrà scelto di essere il Premier partirà con un malloppo ben superiore rispetto a tutti gli altri. Questo creerà immediate discordie e brucianti invidie, e tutti vorranno essere Papi, perché tu sì e io no e via dicendo. Comunque, se vi chiederanno da dove viene quel maxibonus iniziale, avvaletevi "della facoltà di non rispondere", dite che nella realtà è andata così, e se sta bene in democrazia, starà bene anche in un gioco.

I soldi. Non solo banconote, ma favori di ogni tipo. Soprattutto donne, escort, trans, e tanta, tanta "mona". Da qui il nome provvisorio del gioco, "Monapoli". Non c'è dubbio, per certe pedine sarà la merce di scambio preferita, che le mazzette oramai sono belle che superate. Se qualcuno ha scelto di essere Guido Bertolaso, per dirne uno, riuscirete di certo a farvelo amico compiacendolo con l'offerta di massaggi per la cervicale in centri benessere di vostra proprietà (dovrete fare il segno delle virgolette con le dita). Questo agevolerà molto ogni vostra edile aspirazione. Occhio agli assegni, in linea di massima meglio i contanti. Se riuscirete a creare una piccola rete di offshore, che ne so, tipo una "Fininvest Group B - very discreet", potrete ottenere facilmente fondi neri con cui corrompere la banca e gli altri giocatori.

Le case, gli alberghi. Se passate per l'Aquila, lasciate perdere, ristrutturare non conviene. Fate delle newtown, con la scusa che sono meglio dei container strapperete affari d'oro, sparate prezzi al metro quadro da urlo, tanto c'è l'emergenza e potete fare un po' come cazzo vi pare. In certe zone d'Italia dovreste riuscire a costruire con cemento di scarsa qualità, questo vi farà risparmiare, provateci. Se siete Marcello Dell'Utri e volete riscuotere dei soldi da un altro giocatore, mandate un boss della mafia a cercare di convincerlo. Se ancora non paga, dite che voi avete avuto rapporti sia con la Cosa Nostra di Bontade, sia con quella di Riina e Provenzano, e che ci sono una sentenza di 1° grado ed una sentenza di 2° grado a dimostrarlo. Vedrete, quello pagherà.

Imprevisti e Probabilità. Qui ci si può sbizzarrire. Tipo. "Andate in Prigione direttamente e senza passare dal Via. Se siete Nicola Cosentino e siete accusati di Concorso Esterno in Associazione Camorristica, come non detto, il Parlamento non lo permetterà". Oppure. "David Mills sta per parlare: zittitelo con 600.000 euro". Oppure. "Anemone ha un regalo per voi: attico in via della Conciliazione". Oppure. "I vostri amici della P3 si sono appena incontrati: per voi un appalto eolico in Sardegna". Oppure. "Ora disponi di Vittorio Mangano: fagli mettere una bomba dove meglio credi".

Prigione. In questa versione del Monopoli finirci sarà quasi impossibile. Negli imprevisti e nelle probabilità troverete ogni via di fuga, naturalmente ispirati alla vita istituzionale del Paese. Deputati e senatori si immoleranno per voi, per tenervi lontani dalle sbarre, immunità multiple ed incrociate, che potrete pescare o trovare infilate tra una banconota e l'altra. Per i più abili ci sarà la possibilità di scalare i vertici del gioco, impossessarsi del banco istituzionale e crearsi apposite leggi ad personam, alzandosi in piedi e stracciando le regole davanti a tutti, che un po' si seccheranno ma poi vabbè, in fondo è solo un gioco.Che diamine, la battaglia della Sindaca Letizia Moratti è stata sacrosanta: ha mobilitato tutti i suoi cittadini, per l'onore, per la gloria, perchè Milano entrasse a far parte del nuovo gioco del Monopoli. E ce l'ha fatta, almeno così sembra.

Io a questo punto mi appello a tutti voi, affascinato da cotanta determinazione, perché anch'io voglio entrare a far parte del Monopoli, sì, avete capito bene, ci voglio entrare anch'io, assieme a tutti voi, da cittadino italiano. Un Monopoli italiano. Una versione fatta apposta per noi. Scriverò alla Hasbro, con la mia idea. Ci sto ancora lavorando, ma magari potremmo farlo assieme. Sentite un po' che ho in mente.

Le pedine intanto. Forme umane, questa volta: non più funghetti e fiaschetti, ma Silvio Berlusconi, Michela Vittoria Brambilla, Marcello Dell'Utri, Daniele Capezzone, Massimo D'Alema, Giulio Andreotti, Augusto Minzolini, un set espandibile con la crem de la crem della società italiana. Già vi piace, vero?

Poi. Il tabellone partirebbe dalle stradine di Corleone e finirebbe nei viali di Milano 2, passando per Arcore, e l'immancabile Villa Certosa. Io ci infilerei pure via del Fagutale, a Roma. Se nel gioco avete scelto di essere Claudio Scajola, e ci passate sopra, sarà vostro il diritto di edificare sborsando solo una piccola parte del dovuto, quanto vi va: ci penserà qualcun altro a saldare per voi. Se i giocatori si lamenteranno, potrete giustificare i vostri 180 metri quadri vista Colosseo dicendo che è "solo un mezzanino", e che non potreste "mai abitare in una casa pagata da altri". Funzionerà.

La banca. Qui la questione si fa un po' spinosa, l'unica certezza è che per i furbi le maglie si faranno molto larghe. Solo a Denis Verdini è preclusa la possibilità di svolgere tale funzione, ma potrà comunque organizzare incontri con gli altri giocatori e far parte di società segrete, in modo da pesare sulle decisioni del banchiere, che dovrebbe essere super partes ma in questa versione di Monopoli non lo sarà manco per niente. Inoltre il player che avrà scelto di essere il Premier partirà con un malloppo ben superiore rispetto a tutti gli altri. Questo creerà immediate discordie e brucianti invidie, e tutti vorranno essere Papi, perché tu sì e io no e via dicendo. Comunque, se vi chiederanno da dove viene quel maxibonus iniziale, avvaletevi "della facoltà di non rispondere", dite che nella realtà è andata così, e se sta bene in democrazia, starà bene anche in un gioco.

I soldi. Non solo banconote, ma favori di ogni tipo. Soprattutto donne, escort, trans, e tanta, tanta "mona". Da qui il nome provvisorio del gioco, "Monapoli". Non c'è dubbio, per certe pedine sarà la merce di scambio preferita, che le mazzette oramai sono belle che superate. Se qualcuno ha scelto di essere Guido Bertolaso, per dirne uno, riuscirete di certo a farvelo amico compiacendolo con l'offerta di massaggi per la cervicale in centri benessere di vostra proprietà (dovrete fare il segno delle virgolette con le dita). Questo agevolerà molto ogni vostra edile aspirazione. Occhio agli assegni, in linea di massima meglio i contanti. Se riuscirete a creare una piccola rete di offshore, che ne so, tipo una "Fininvest Group B - very discreet", potrete ottenere facilmente fondi neri con cui corrompere la banca e gli altri giocatori.

Le case, gli alberghi. Se passate per l'Aquila, lasciate perdere, ristrutturare non conviene. Fate delle newtown, con la scusa che sono meglio dei container strapperete affari d'oro, sparate prezzi al metro quadro da urlo, tanto c'è l'emergenza e potete fare un po' come cazzo vi pare. In certe zone d'Italia dovreste riuscire a costruire con cemento di scarsa qualità, questo vi farà risparmiare, provateci. Se siete Marcello Dell'Utri e volete riscuotere dei soldi da un altro giocatore, mandate un boss della mafia a cercare di convincerlo. Se ancora non paga, dite che voi avete avuto rapporti sia con la Cosa Nostra di Bontade, sia con quella di Riina e Provenzano, e che ci sono una sentenza di 1° grado ed una sentenza di 2° grado a dimostrarlo. Vedrete, quello pagherà.

Imprevisti e Probabilità. Qui ci si può sbizzarrire. Tipo. "Andate in Prigione direttamente e senza passare dal Via. Se siete Nicola Cosentino e siete accusati di Concorso Esterno in Associazione Camorristica, come non detto, il Parlamento non lo permetterà". Oppure. "David Mills sta per parlare: zittitelo con 600.000 euro". Oppure. "Anemone ha un regalo per voi: attico in via della Conciliazione". Oppure. "I vostri amici della P3 si sono appena incontrati: per voi un appalto eolico in Sardegna". Oppure. "Ora disponi di Vittorio Mangano: fagli mettere una bomba dove meglio credi".

Prigione. In questa versione del Monopoli finirci sarà quasi impossibile. Negli imprevisti e nelle probabilità troverete ogni via di fuga, naturalmente ispirati alla vita istituzionale del Paese. Deputati e senatori si immoleranno per voi, per tenervi lontani dalle sbarre, immunità multiple ed incrociate, che potrete pescare o trovare infilate tra una banconota e l'altra. Per i più abili ci sarà la possibilità di scalare i vertici del gioco, impossessarsi del banco istituzionale e crearsi apposite leggi ad personam, alzandosi in piedi e stracciando le regole davanti a tutti, che un po' si seccheranno ma poi vabbè, in fondo è solo un gioco.

dal sito http://nonleggerlo.blogspot.com/