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Peggio dei manganelli: l'intervento alla Camera dell'onorevole Stracquadanio

Mercoledì 7 luglio, intorno all'una e mezza, mentre poco più in là le Forze dell'ordine pestavano gli aquilani, l'On. Stracquadanio si distingueva per questo intervento alla Camera. Questa è la tempestiva trascrizione stenografica, dal sito web della Camera dei Deputati (grazie a Patri).
Così, tanto per capire meglio che aria tira in questo Paese.
GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, vorrei accogliere il suo invito a non trasformare questo intervento in un dibattito.

PRESIDENTE. Onorevole Stracquadanio non lo farà? Immagino che non accoglierà il mio invito.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Non posso farlo, sono costretto a parlare per pochi minuti, ma per una ragione molto semplice: avremmo dovuto interrompere questo dibattito dall'inizio, non è stato fatto e adesso non è ammissibile che il resoconto stenografico plauda a quello che accade fuori, senza che vi sia una replica. Signor Presidente, al di là di quello che hanno detto i colleghi che sono intervenuti prima di me, ci vorrebbe qualche parola di verità. La prima affermazione vera che vorrei fare è che il sindaco di una città governa, non incita alla rivolta e non porta la gente in piazza. Il sindaco Cialente è commissario straordinario per il centro storico dall'inizio di questa vicenda, se c'è qualcuno contro cui deve protestare è di fronte allo specchio, perché la sua irresponsabilità è totale. Questo non lo dico senza parlare di atti, perché il problema vero è che lui non ha preso neanche una decisione da quando è stato nominato commissario straordinario. Non si può pretendere di non prendere decisioni e di lamentarsi perché le cose non funzionano. La seconda considerazione che intendo fare è che, proprio in virtù delle decisioni e delle richieste della giunta comunale dell'Aquila e della giunta provinciale, si rinunciò a fare la new town, per avere diciassette o diciannove nuovi quartieri, i quali soffrono di qualche problema di urbanizzazione. Ciò è evidente perché se si fosse fatta invece «L'Aquila 2» gli oneri di urbanizzazione e le opere di urbanizzazione sarebbero state più semplici. Ad ogni modo, il punto chiave è un altro: non si può pretendere che - dopo che in pochi mesi è stato messo un tetto a tutto - la ricostruzione architettonica di opere che richiedono restauri conservativi o ricostruttivi decennali, come è avvenuto ad Assisi - possa essere fatto attraverso le manifestazione delle carriole. Infatti, purtroppo, il terremoto ha distrutto il centro storico dell'Aquila e non è un gesto volontaristico che riporta indietro le lancette del tempo e se gli amministratori dell'Aquila, che hanno i poteri per fare queste cose sono i primi a fingere e ad ingannare il popolo, portando qui alla fine 5.000 manifestanti di una città che conta 60 mila abitanti e 120 mila residenti - considerando il numero degli studenti che risiedono li - forse è il fallimento, non la rivolta sociale, ad essere sotto i loro occhi.
Non mi fermo qui, signor Presidente, perché noi abbiamo offerto all'Aquila una vocazione che non aveva più o che aveva perso perché quella era una città che stava morendo, indipendentemente dal terremoto ed il terremoto ne ha certificato la morte civile. Il Governo ha proposto di fare all'Aquila una grande università di carattere internazionale, una nuova Harvard italiana e ci è stato risposto che volevamo cementificare. Invece, al posto di questo mostro universitario di grandissime dimensioni, che è La Sapienza di Roma, la quale richiama tutto il centro Italia, volevamo rilanciare l'economia aquilana attorno ad un nuovo polo universitario capace di ridurre anche le dimensioni de La Sapienza e di avere, nella sostanza, con un assetto stradale che funziona, la possibilità di far convergere all'Aquila nuove forze e nuove energie economiche.
Tuttavia tutto questo non funziona se il sindaco in carica non ha una visione, anzi peggio, ha qualche interesse in gioco nella partita della non ricostruzione e poi cerca di scaricare questi interessi sul Governo che lo ha nominato dall'inizio commissario straordinario.
Quindi tutto quello che ha detto l'onorevole Di Stanislao, dovrebbe dirlo al sindaco Cialente e non al Governo perché - da quando non c'è più la Protezione civile - su richiesta delle autorità locali, i problemi sono andati moltiplicandosi.
Siamo noi che dobbiamo andare all'Aquila a manifestare contro di loro e non il contrario (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). 

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1 commenti:

Anonimo ha detto...

onorevole si vergogni

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