Quando un Berlusconi ancora fresco dello scandalo Brancher, e nel pieno dello sforzo di imbavagliare l’Italia con la legge sulle intercettazioni, arriva all’audacia di accusare la stampa che lo attacca di disinformazione e addirittura a ergersi a paladino del diritto dei cittadini a una buona informazione, invitandoli a uno sciopero contro la carta stampata, la mia indignazione arriva a un livello in cui si divide in due. Una parte rivolta a Berlusconi, e una parte rivolta a un’opposizione imbelle che non sa farsi interprete del sentimento di offesa provato da quei cittadini.
Il mio sogno è un talk show politico in cui un’esponente della minoranza parlamentare (possibilmente non dell’IdV) abbia un atteggiamento molto rispettoso dei suoi interlocutori, senza interromperli mai e aspettando pazientemente il suo turno. A quel punto, con tono di voce dimesso ed espressione facciale distesa, dovrebbe ricordare che Berlusconi è un bugiardo, un imbroglione, un corruttore, un difensore di mafiosi e amici di mafiosi, ed è una vergogna per il buon nome dell’Italia nel mondo. Una volta usata questa precisa terminologia, senza farsi trascinare nella bagarre in cui i Bondi o i Cicchitto di turno vorrebbero far deragliare la discussione, nelle stesse forme serene di prima, spiegherebbe perché Berlusconi è un bugiardo, un imbroglione, un corruttore, un difensore di mafiosi e amici di mafiosi, e una vergogna per l’Italia. Davanti alle telecamere e in prima serata.
Fare ciò significherebbe dire la verità, e al tempo stesso alleviare la frustrazione di milioni di Italiani che la pensano a questo modo e che non hanno nessuno che parli per loro.
Ma non accadrà niente del genere. I politici della minoranza hanno una assenza di principi che è l’altra faccia della loro facilità a essere intimiditi, e giustificherebbero con le esigenze di una pretesa “civiltà” la loro riluttanza a dire la verità davanti ai cittadini, con le parole più adatte a dirla. Si capisce anche che una classe politica come questa, attaccata ai suoi privilegi di casta, abbia poca voglia di suscitare l’indignazione della popolazione, temendo che potrebbe perderne il controllo, o che finirebbe per dare alle richieste dei cittadini una indesiderabile posizione di primo piano, laddove fino a quel momento c’era passività e fatalismo.
Non facciamoci illusioni, indebolire il vocabolario significa castrare i concetti. Non vi è risparmio di mezzi, dall’altra parte, per delegittimare gli avversari. Basti fare i nomi di Minzolini, Feltri e Belpietro. La rinuncia a rispondere con la stessa forza segnala solo il disinteresse a difendere una cultura democratica e progressista da parte di coloro che ne sarebbero gli eredi, e che in realtà vedono nella democrazia nient’altro che una lottizzazione a parti eque.
La frode perpetrata sui cittadini con l’idea che le vicende giudiziarie di Berlusconi si discutono in Tribunale e non in parlamento, ha permesso l’irruzione nelle nostre istituzioni, senza troppo colpo ferire, di ben 39 leggi ad personam che sono una profonda distorsione del nostro sistema di regole democratiche. L’aspetto tragico di un Berlusconi che ha usato il parlamento quasi solo per mettersi al sicuro dal codice penale è che se domani l’attuale minoranza andasse al governo dovrebbe dedicare un’enorme quantità di tempo a smantellare queste metastasi lagislative, quando verosimilmente ci sarebbe piuttosto l’urgenza di pensare ai problemi dei cittadini: scuola, sanità, pensioni, lavoro, eccetera. E possiamo ben credere che un centrosinistra che ha mancato per ben due volte l’opportunità di fare una legge sul conflitto d’interesse, citerà allo stesso modo i problemi dei cittadini come pretesto per non affrontare il problema delle leggi ad personam. Che in fondo soddisfano esigenze di autoconservazione della casta.
Anche senza Berlusconi non verremo fuori molto facilmente dal berlusconismo.

dal sito http://subecumene.wordpress.com