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Influenza A


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Chi è culetto d’oro?

Il caso Marrazzo ha aperto un vaso di Pandora. Dopo le rivelazioni dei trans intervistati da tutte le televisioni ed i giornali italiani tutti i parlamentari si sentono a rischio.
Al Senato ed alla Camera, come anche al Governo, si parla a mala pena, ognuno sospetta del proprio vicino e non si parla d’altro. Si è aperta la caccia a “Culetto d’Oro”!

Chi sarà mai questo impavido uomo di potere che si è guadagnato questo popò di soprannome?
Il primo sospetto è caduto sul mascolinissimo on. Gasparri che ha subito negato e attaccato gli accusatori di gettare soltanto fango su di lui e che lui si era perso in via Gradoli e i carabinieri lo hanno fermato considerandolo un tipo sospetto. In effetti incontrarlo di notte in una strada buia potrebbe far prendere un colpo a chiunque!

Il mistero intanto si infittisce. . . chi è culetto d’oro?
Ora noi italiani avremo qualcosa di cui interessarci per mesi e mesi prima di accorgerci che i “Culetti d’oro” siamo noi e che questo Trans-Governo prima si diverte col nostro didietro, poi ci lascia un conto salatissimo e infine ci butta tra le braccia dei ricattatori!

http://fratellisberleffi.blogspot.com/2009/10/chi-e-culetto-doro.html

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Si avvera l'incubo: primi morti a causa del vaccino H1N1

dal sito www.infermierincazzati.it

Il discusso vaccino distribuito per cercare di ostacolare il diffondersi dell'influenza H1N1 ha presumibilmente prodotto le prime morti (voce modificata a seguito della confusione generata dall'uso del termine "morti accertate" utilizzato poichè allo stato attuale la vaccinazione è l'unica causa del decesso che viene valutata), sono quattro donne svedesi che, in quanto infermiere, rientravano nelle categorie a rischio indicate dai governi e si sono sottoposte a vaccinazione usando il farmaco Pandemrix della GlaxoSmithKline, un preparato contenente mercurio e squalene.



Aumentano anche i casi di effetti tossici dovuti all'inoculamento del vaccino. Sono ormai centinaia i ricoveri avvenuti a causa delle forti reazioni allergiche seguite alla vaccinazione; i primi sintomi che si denunciano sono febbre, dolori muscolari, mal di stomaco, mal di testa, vertigini, stanchezza seguiti da forti dolori in sede di iniezione e da un senso di costrizione toracica che causa dispnea.

Sono più frequenti i fatti che rendono sempre più difficile inquadrare il reale peso del problema legato all'influenza da H1N1:

  • mentre il presidente degli USA Obama dichiara lo stato di emergenza trapela la notizia che non farà vaccinare le sue due figlie
  • a Milano, prima città italiana in cui giunge il vaccino, sei medici su dieci rifiutano il vaccino.


Pochissime le fonti reperibili per approfondire questo annoso dilemma; l'unico quotidiano che ha pubblicato un chiaro articolo di denuncia è lo svedese Expressen o il sito web Flucase

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Qua c'è qualcosa che và

Dai giornali di ieri:

-Crisi, Berlusconi ottimista.

-Mancano i soldi per finanziare nuove leggi e così Montecitorio si ferma. L'Aula non si riunirà per 10 giorni.

(Come dice il becchino: "Qua, qualcuno bara!").


Fonte: http://crepapelle.blogspot.com

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LA CRISI VI RENDERA' LIBERI

DI STEFANO VERNAVIDEO

Non e' ancora finita sotto i ferri di Marco Cedolin e Beppe Grillo la notizia dell’ addio che la multinazionale McDonald si appresta a dare all'Islanda [1], ma immagino i possibili commenti che leggeremo nei loro blog nei prossimi giorni. In breve, per coloro che non ne fossero ancora al corrente, la nota catena di "cibo spazzatura" ha dovuto gettare la spugna contro la concorrenza locale puntando il dito contro il "collasso della corona” nei confronti di euro e dollaro e chiuderà i battenti questo fine settimana dopo una storia durata 16 anni.

Una storia che potrebbe essere benissimo il paradigma, o meglio la parabola di quell'ideologia impropriamente chiamata "liberismo" che ha travolto la piccola isola dell'Europa settentrionale di appena 300.000 anime che, fino agli inizi di questa storia, aveva un economia prevalentemente incentrata sulla pesca al merluzzo e l’industria ad essa collegata – un paradiso con un indice di speranza di vita, non a caso di ben 81.8 anni (Italia 79.9 anni) [2].

Come nel Paradiso Perduto” di John Milton (da non confondere con Milton Friedman, il fautore del liberismo della famosa “Scuola di Chicago), questa storia ha inizio da un morso, il primo morso innagurale ad un "Big Mac" dell' allora primo ministro David Oddsson (chiamato dagli amici “King David”) nel 1993, che, come un peccato originario, segna l'avvento della globalizzazione e l’abbattimento generalizzato di vincoli al commercio estero e al controllo dei capitali, rafforzato dalla innovazioni informatiche e tecnologiche. Ebbene, a seguito di quell’ atto, in poco più di un decennio questo luogo dimenticato da dio si è trasformato in uno dei paesi piu’ sviluppati al mondo, con un livello di reddito pro-capite tra i più alti del pianeta (cresciuto del 45% in cinque anni, fino a raggiungere il primo posto posto nella statistica “Human Development Index” stilata dalle nazioni Unite nel 2007 [3] ).

Purtroppo oltre ai dubbi (ed effimeri) vantaggi per la popolazione locale, la globalizzazione porta in seno anche il peccato originale, la bolla del debito sostenuta artificialmente dai bassi tassi di interesse e da agenzie di rating non particolarmente acute e vigili. La repentina caduta del paradiso e' segnata dal deprezzamento della corona islandese (che tra l'altro sottraeva valore alle attività reali in Islanda), gonfiando il valore dei debiti in valuta nazionale contratti all’estero [4]. Il sistema bancario islandese ha cominciato a scricchiolare; quando le banche internazionali hanno cominciato a chiudere i rubinetti del credito, il governo islandese è stato costretto a nazionalizzare una dopo l’altre le tre banche e il paese si è risvegliato dal suo delirio per ritrovarsi davanti agli occhi un sistema finanziario oberato da 100 miliardi di dollari a fronte di un prodotto interno lordo di soli 14 miliardi di dollari, nonche’ un economia reale completamente devastata.

Dopo mesi di manifestazioni pacifiche, una folla imbestialita [5] a gennaio di quest'anno (circa tremila persone, e tremila persone in Islanda sono tanti, specie a gennaio) ha addirittura deciso di entrare -non di cortesia- in Parlamento per reclamare (ed ottenere) le dimissioni in blocco del governo e dei parlamentari e l'immediata rimozione del presidente della banca centrale controllata proprio dal peccatore originario David Oddsson che nel frattempo era stato (guarda caso) chiamato a dirigere.
In questo contesto si creano le condizioni che porteranno a chiudere il prossimo fine settimana i tre ristoranti McDonald presenti sull' isola.

La Lyst, proprietaria del marchio McDonald in Islanda e' infatti costretta per legge a dover acquistare fuori dall' isola tutta la materia prima necessaria, dalla carne al materiale per gli imballi, a tutto vantaggio dei prodotti locali non sottoposti a tassi di cambio penalizzanti e sopratutto a dazi doganali che sfiorano l'80% per alcuni prodotti alimentari semi-lavorati (http://www.tollur.is/default.asp?cat_id=61).

Attualmente il prezzo di un "Big Mac" in Islanda e’ di 650 corone (5.29 dollari), ma per rientrare nei costi di esercizio, a parità di merce venduta il prezzo dovrebbe essere portato a 780 corone (6.36 dollari), troppo per poter competere con i prodotti locali, sulla cui qualità non mi pronuncio, ma sono pronto a scommettere migliore rispetto a quelli che possono essere distribuiti da una multinazionale della ristorazione rapida divenuto sinonimo di "cibo spazzatura". Ma l'impatto che le grosse multinazionali hanno sul tessuto economico e sociale va ben al di là della pur grave malnutrizione. Non voglio "ribattere concetti che i lettori degli autori dei blog citati all’'inizio di quest’articolo conoscono benissimo, ma vorrei limitarmi ad osservare come ad esempio il costo del “Big Mac”, non tenga conto dello spreco di energia richiesto per il trasporto di prodotti che hanno equivalenti locali. Questi sprechi hanno un impatto sulla domanda di energia con il conseguente aumento di prezzo che viene pagato anche da chi non comprerebbe mai un prodotto McDonald.

Spero che il popolo islandese festeggi quest’avvenimento epocale e che chiude questa parabola. Epocale perché non solo il logo della catena della ristorazione rapida McDonald e' uno dei simboli della globalizzazione, ma anche in quanto il suo prodotto principale, il "Big Mac" ne e' anche lo strumento di misura.

Il Big Mac Index [6] e' infatti l'indice ufficioso di comparazione del potere d'acquisto di una valuta.

"L'assunto centrale della "parità dei poteri d’acquisto" è che il tasso di cambio tra due valute dovrebbe tendere naturalmente ad aggiustarsi in modo che un paniere di beni abbia lo stesso costo in entrambe le valute. Nell'indice Big Mac, il "paniere" è composto da un singolo Big Mac, così come viene venduto dalla catena di fast food della McDonald's. Il Big Mac è stato scelto perché è disponibile con le stesse specifiche in diverse nazioni del mondo" [7]

Di conseguenza, il "Big Mac Index", misura sopratutto il grado di appiattimento di usi, costumi e valori (in questo caso alimentari) con l'indice che tende a coincidere con il tasso ufficiale di sconto laddove usi, costumi, ma anche condizioni lavorative sono omogenee e proporzionali rispetto al mondo di McDonald, un mondo che spero questa crisi riuscirà a spazzare via dalla storia.

Stefano Vernavideo
30.10.2009
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=6424

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Requiem per la politica – Intervista Franco Battiato

Franco Battiato è molto diverso da come lo immagini. Allegro, scherzoso, spiritoso, talora persino un po’ cazzone. Forse perché, con la sua cultura sterminata e la sua pace interiore, se lo può permettere. Un uomo, però, armato di un’intransigenza assoluta, di un’insofferenza antropologica per le cose che non gli piacciono. E’ appena tornato da due concerti trionfali a Los Angeles e New York e ancora combatte il jet-lag nella sua casa di Milo (Catania). Parliamo del suo ultimo pezzo-invettiva “Inneres Auge”, già anticipato sulla rete: uno dei due singoli inediti che impreziosiscono l’album antologico in uscita il 13 novembre (“Inneres Auge - Il tutto è più della somma delle sue parti”). Una splendida invettiva che si avventa sugli scandali berlusconiani e sulla metà d’Italia che vi assiste indifferente e imbelle, con parole definitive: “Uno dice: che male c’è a organizzare feste private con delle belle ragazze per allietare Primari e Servitori dello Stato? Non ci siamo capiti: e perché mai dovremmo pagare anche gli extra a dei rincoglioniti…”.

Che significa “Inneres Auge”?

“Occhio interiore. Ma lo preferisco in tedesco. In italiano si dice “terzo occhio”, ma non mi piace, fa pensare a una specie di Polifemo. I tibetani hanno scritto cose magnifiche sull’occhio interiore, che ti consente di vedere l’aura degli uomini: qualcuno ce l’ha nera, come certi politici senza scrupoli, mossi da bassa cupidigia; altri ce l’hanno rossa, come la loro rabbia”.

Lei, quando ha scritto “Inneres Auge”, aveva l’aura rossa.

“Vede, sto bene con me stesso. Vivo in questo posto meraviglioso sulle pendici del Mongibello. Dalla veranda del mio giardino osservo il cielo, il mare, i fumi dell’Etna, le nuvole, gli uccelli, le rose, i gelsomini, due grandi palme, un pozzo antico. Un’oasi. Poi purtroppo rientro nello studio e accendo la tv per il telegiornale: ogni volta è un trauma. Ho un chip elettronico interiore che va in tilt per le ingiustizie e le menzogne. Alla vista di certi personaggi, mi vien voglia di impugnare la croce e l’aglio per esorcizzarli. C’è un mutamento antropologico, sembrano uomini, ma non appartengono al genere umano, almeno come lo intendiamo noi: corpo, ragione e anima”.

I “lupi che scendono dagli altipiani ululando”.

“Quello è un verso di Manlio Sgalambro che applico a questi individui ben infiocchettati in giacca e cravatta che dicono cose orrende, programmi spaventosi, ragionamenti folli e hanno ormai infettato la società civile. Quando li osservo muoversi circondati da guardie del corpo, li trovo ripugnanti e mi vien voglia di cambiare razza, di abdicare dal genere umano. C’è una gran quantità di personaggi di questa maggioranza che sento estranei a me ed è mio diritto di cittadino dirlo: non li stimo, non li rispetto per quel che dicono e sono. Non appartengono all’umanità a cui appartengo io. E, siccome faccio il cantante, ogni tanto uso il mio strumento per dire ciò che sento”.

L’aveva fatto già nel 1991 con “Povera Patria”, anticipando Tangentopoli e le stragi. L’ha rifatto nel 2004 con “Ermeneutica”, sulla “mostruosa creatura” del fanatismo politico-religioso e della guerra al terrorismo ingaggiata dai servi di Bush, “quella scimmia di presidente”: “s'invade si abbatte si insegue si ammazza il cattivo e s’inventano democrazie”.

“Sì, lo faccio di rado perché mi rendo conto di usare il mio mezzo scorrettamente. La musica dovrebbe essere super partes e non occuparsi di materia sociale. Ma sono anch’io un peccatore e la carne è debole…”

Lei non crede nel cantautore impegnato.

“Per il tipo che dovrei essere, no. Ma non sopporto i soprusi e ogni tanto coercizzo il mio strumento. Il pretesto di “Inneres Auge”, che ha origini più antiche, è arrivato quest’estate con lo scandalo di Bari, delle prostitute a casa del premier. E con la disinformazione di giornali e tiggì che le han gabellate per faccende private. Ora, a me non frega niente di quel che fanno i politici in camera da letto. Mi interessa se quel che fanno influenza la vita pubblica, con abusi di potere, ricatti, promesse di candidature, appalti, licenze edilizie in cambio di sesso e di silenzi prezzolati. Questa è corruzione, a opera di chi dovrebbe essere immacolato per il ruolo che ricopre”.

“Non ci siamo capiti”, dice nella canzone.

“Non dev’essere molto in gamba un signore che si fa portare le donne a domicilio da un tizio che poi le paga, dice lui, a sua insaputa per dargli l’illusione di piacere tanto, di conquistarle col suo fascino irresistibile. Quanto infantilismo patologico in quest’uomo attempato! Ma non c’è solo il premier”.

Chi altri non le piace?

“Tutta la banda. I cloni, i servi, i killer alla Borgia col veleno nell’anello. Li ho sempre detestati questi tipi umani. Per esempio il bassotto che dirige un ministero e fa il Savonarola predicando e tuonando solo in casa d’altri, senza mai applicare le stesse denunce ai suoi compagni partito e di governo. Meritocrazia: ma stiamo scherzando? Badi che, quando dico bassotto, non mi riferisco alla statura fisica, ma a quella intellettuale e morale: un occhio chiuso dalla sua parte e uno aperto da quell’altra”.

“La Giustizia non è altro che una pubblica merce”, dice ancora.

“Penso al degrado della giustizia: ma i magistrati dovrebbero ribellarsi tutti insieme e appellarsi al mondo contro le condizioni in cui sono costretti a lavorare. Non possono accettare, nell’èra dell’informatica, di scrivere ancora sentenze e verbali col pennino e il calamaio, mentre la prescrizione si mangia orrendi delitti e, in definitiva, la Giustizia”.

Quando Umberto Scapagnini divenne sindaco di Catania, lei minacciò addirittura di espatriare. Come andò?

“Avevo previsto un decimo di quel che poi è accaduto. Un inferno.Catania era uno splendore: in pochi anni, come Palermo, è stata devastata da questa cosiddetta destra. Ma nessuno ne parla”.

Lei è di sinistra?

“E chi lo sa cos’è la sinistra. Basta parlaredidestraedisinistra,anche perchè a sinistra c’è un sacco di gente che ha sempre fatto il doppio gioco al servizio della destra, spudoratamente. Per evitare tranelli, uso un sistema tutto mio: osservo i singoli individui, poi traggo le mie conclusioni”.

Ha votato alle primarie del Pd?

“Sì, per Bersani. Non che sia il mio politico ideale, ma mi sembra un tipo in gamba. Forse l’ho fatto perché almeno, in queste primarie, il voto non era inquinato. Non è poco, dalle mie parti, dove alle elezioni politiche e alle amministrative i seggi sono spesso presidiati da capibastone e capimafia che ti minacciano sotto gli occhi della polizia”.

Quella cosa dell’espatrio non era esagerata?

“La ripeterei oggi. Io sono sempre pronto: se in Italia le cose dovessero peggiorare, me ne andrei. Ubi maior, minor cessat. Mica puoi fare la guerra ai mulini a vento. Per fortuna è difficile che si ripeta il fascismo, anche perché sono convinto che molti italiani la pensano come me e sarebbero pronti a impedirlo. Comunque, “pi nan sapiri leggiri nè sciviri”, comprerò una casa all'estero”.

Lei è molto antiberlusconiano.

“Sono un Travaglio un po’ più bastardo. Penso che la tecnica migliore sia l’aplomb misto all’irrisione, senza urli né insulti”.

Ma Berlusconi non è finito, al tramonto?

“Dipende da quanto dura, il tramonto. Ma non credo sia finito: la cordata è ancora robusta. Però mi sento più tranquillo di qualche mese fa: sta commettendo troppi errori”.

I partiti hanno mai provato ad arruolarla?

“Mai. A parte Pannella, tanti anni fa. Qualche mese fa mi ha chiamato un ministro di questo governo per dirmi che mi segue da sempre e concorda in pieno con una mia intervista. Forse non aveva capito o avevo sbagliato qualcosa io. Ma ora, dopo il mio ultimo singolo, magari fa marcia indietro”.

“Inneres Auge” già impazza sulla rete. Teme reazioni politiche?

“Mi aspetto la contraerea. Ma siamo pronti”.

Non teme, con una canzone così “schierata”, di perdere il pubblico berlusconiano?

“Mi farebbe un gran piacere. Se invece uno che non mi piace viene a dirmi di essere un mio fan, sinceramente mi dispiace”.

Ai tempi del “La voce del padrone”, a chi la interpellava sul significato dei suoi testi ermetici, lei rispondeva “sono solo canzonette”. Lo sono ancora?

“Quello era un gioco, ma non sono mai stato d’accordo con questa massima di Edoardo Bennato. “La voce del padrone” era un’operazione programmata come un divertimento frivolo e commerciale, e riuscì abbastanza bene, mi pare. Ma in realtà avevo inserito segnali esoterici che sono stati ben percepiti e seguiti da molti ascoltatori. Ogni tanto mi dicono che qualcuno, ascoltando i miei pezzi, ha letto Gurdjieff e altri grandi mistici. E questo mi rende un po’ felice”.

“Inneres Auge”: serve a qualcosa, una canzone?

“Lei parla di corda in casa dell’impiccato: ho sempre avuto dubbi su questo nella mia vita. Ma, dopo tanti anni, posso affermare che un brano molto riuscito può scatenare influenze esponenziali. Una canzone può migliorarti e farti cambiare idea e direzione. Un giorno domandarono a un grande pianista dell’Europa dell’Est, ora a riposo: lei pensa di emozionare il suo pubblico? E lui: “Quando sono riuscito a emozionare anche un solo spettatore nella sala gremita di un mio concerto, ho raggiunto il mio scopo”.

Marco Travaglio
Fonte: http://antefatto.ilcannocchiale.it

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Ma è per il nostro bene...


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Eterni ritorni

da Spinoza.it

Carabinieri a casa Mastella. Al loro arrivo il cane ha scodinzolato.

Secondo i Pm la moglie di Mastella deve lasciare la Campania. Ma non si è capito a chi.

Sandra Lonardo: "Mi crolla il mondo addosso". Speriamo prenda bene la mira.

Mastella si difende: "Non ho mai preso una lira". Preferisce l'Arpa.

Tremonti: "Credo nel posto fisso". Co-co-cosa?
(Subito dopo ha specificato: "Dopo la morte")

Anche molti giovani credono nel posto fisso. Di solito è la casa dei genitori.

Maroni: "Nuove misure per integrare gli islamici". Con i leghisti sono bastati due o tre ministeri.
(Maroni: "Integrare gli islamici". Tremonti: "Viva il posto fisso". Finalmente è tornata la sinistra)

Visita lampo di Berlusconi in Russia. Un Putin tour.

Berlusconi-Putin, accordo sui tram: uno la distrae e l'altro le tocca il culo.

Confalonieri: "Berlusconi è un ottimo padre". Pensate anche voi quello che penso io?
(Sul fatto che sia un buon padre comunque ha ragione. Si potrà ridire sulla qualità, ma non sulla quantità)

Berlusconi: "Sono nel cuore di molti italiani". Sappiamo tutti da dove è entrato.

Il premier: "Mai fatto gaffe". Solo qualche figura di merda.

"Non ho mai fatto alcuna gaffe, nemmeno una". Mi ha preso per stanchezza: io gli credo.

"Radici cristiane sempre più ignorate" ha detto quel tizio vestito di bianco.
Il Papa ribadisce: "L'Europa si fonda su radici cristiane". Per esserne tanto sicuro deve aver confessato parecchi banchieri.

Anche i buttafuori avranno il loro albo. Da colorare.
Nasce l'albo professionale dei buttafuori: volare fuori dai locali farà tutto un altro effetto.
I buttafuori dovranno essere colti, istruiti, incensurati. E spiegare cosa ci fanno davanti a una discoteca.

Il bandito Graziano Mesina all'Isola dei Famosi. Ha voglia di riscatto.
(Che tempi. Di questo passo avremo presto dei pregiudicati in Parlamento)
Ma il legale di Mesina annuncia: "Ricorreremo in appello".

Polemica nel Pdl: “È ingiusto che chi ha commesso crimini odiosi vada in tv". Al massimo può esserne il proprietario.

Gesù appare all'Ikea. Disorientati i teologi: questo dimostrerebbe che ha una moglie.

Facebook, migliaia gli iscritti al gruppo "Uccidiamo Berlusconi". Immediatamente creato un altro gruppo per contrastare l'iniziativa: "No, uccidiamolo noi".

Destano preoccupazione le minacce sui social network: il gattino Virgola messo sotto scorta.

http://www.spinoza.it/2009/eterni-ritorni

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Dov'è la crisi?

di Debora Billi

Non sapevo decidermi se parlare o meno della puttanopoli che sta tanto impegnando la stampa nostrana. Ero incerta per il semplice motivo che non so quanto possa configurarsi come "crisi": in Italia il Parlamento o il governo non vanno certo in crisi per sciocchezze simili. Non succede nulla quando intrallazzano con la mafia, coi banchieri, con Paesi o entità straniere, quando vendono il nostro territorio, il nostro ambiente e la nostra salute a multinazionali rapinose, quando firmano leggi a esclusivo vantaggio economico di qualche potentato, figuriamoci se crolla tutto per qualche Luana la brasiliana.
Dov'è la crisi? C'è forse una crisi morale? Beh, quella c'è da un pezzo, ma non si riferisce alla moralità delle mutande. Una crisi dei valori? E chi la nega, ma forse dovremmo guardarci un po' allo specchio, prima di dare la colpa a Mediaset se i nostri figli si vendono per una ricarica telefonica o un passaggio in tv. Una crisi delle priorità? Anche qui, chi ha deciso che è più importante discutere delle faccende di letto piuttosto che, ad esempio, di quanti miliardi ci è costato un inutile vaccino che siamo stati "costretti" a comprare? Quello sì, sarebbe un bello scandalo succulento. Preparerei i popcorn, se ne parlassero in TV. Ma purtroppo non ci sono gole profonde disposte a cantare, né carabinieri che fanno irruzione videofonino in pugno.
Cosa rimane allora? Siamo qui ad attendere che la merda fiocchi come fioccherà a destra e a manca sulle teste di molti terrorizzati parlamentari e politici, per poi sperare che si tirino un colpo in testa dalla vergogna. Ma forse dovremmo aggiungere anche uno sforzo di fantasia, e cercare di immaginare con chi saranno sostituiti, questi politici di cui auspichiamo un'ignominiosa dipartita.
Perché, non dimentichiamocelo, ci siamo ritrovati persino a rimpiangere Craxi.
Non voglio sottintendere con ciò che dobbiamo turarci il naso, o giungere a conclusioni significative tipo "il peggio non è mai morto" o "non ci sono più le belle stagioni". Quello che mi preme far notare è che tutto ciò NON mette in alcun modo in discussione il sistema, non lo scalfisce neppure lontanamente. Scalfisce solo qualche personaggio scomodo, facendo contento qualche suo nemico; tiene occupata la popolazione che consuma avidamente gossip; consente persino di dare l'impressione di un certo ripulisti. Vedete? Sembra di stare parlando di Mani Pulite.
Svegliatemi allora quando comincerà il Grande Scandalo degli Inceneritori, o quello della TAV, o Mani Pulite Allo Sportello Bancario. Quando i politici andranno in TV piangendo di vergogna per il livello di compiacenza e servilismo a cui sono scesi, per come hanno talvolta svenduto gli interessi del Paese e dei cittadini senza alcuno scrupolo, per come ci hanno presi in giro con farse di democrazia tipo le primarie o le elezioni stesse.
Fino ad allora, i presunti "scandali" hanno il valore politico delle nuove tette di Amy Winehouse.

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'Se parlassimo, il governo italiano cadrebbe in 24 ore'

Un bancario ticinese: "Se parlassimo, il governo italiano cadrebbe in 24 ore"

"Non c'è politico o esponente dell'economia italiana che non abbia un conto in Svizzera". Il ruolo della piazza finanziaria nella creazione dell'impero economico di Silvio Berlusconi. Il silenzio di Berlusconi sullo scudo fiscale e la guerra tra Tremonti e il Premier

Per gli italiani il Canton Ticino è una classica piazza Off-Shore. Tra i 15.000 impiegati nella piazza finanziaria c'è un certo timore: Giulio Tremonti vuole prosciugare le banche luganesi.

Le autorità italiane stimano in 600 miliardi circa i fondi non dichiarati al fisco depositati in Svizzera. Rico von Wyss, docente dell'Università di San Gallo, riferisce a 20min.ch dei dati della Banca Nazionale Svizzera. Dei 4012 miliardi di franchi amministrati in Svizzera, sono 300 quelli in Ticino. E di questi 300 miliardi 200 sarebbero appartenenti a clienti italiani.

Il Ticino, con Lugano, è considerata la terza piazza finanziaria elvetica. Nel settore bancario a fare la parte del leone è Zurigo che, con il 43% degli occupati sul totale, si piazza decisamente al primo posto in Svizzera. Ginevra segue con il 19% e, infine, Lugano, che con il suo 5% è considerata una partner Junior. Per la clientela italiana la piazza bancaria ticinese presenta molti vantaggi. Nelle sfere di influenza, il Ticino è ormai considerato appartenente alla zona metropolitana di Milano. "La vicinanza geografica viene apprezzata dai clienti italiani - spiega il professore - e non esistono barriere linguistiche con i consulenti bancari".

Ora la crisi economica e finanziaria acuisce il fabbisogno degli Stati di drenare denaro pubblico per rilanciare i consumi e l'economia. I grandi stati Europei hanno messo a punto amnistie fiscali per riportare a casa capitali non dichiarati in paesi esteri. Oggi il Blick mostra una sorta di cartina dei fondi neri. Sarebbero 193,4 i miliardi di franchi non dichiarati al fisco tedesco confluiti in Svizzera, mentre sono 185,2 quelli italiani. Una montagna di denaro.

Dopo il blitz di Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate dell'altro ieri, con la perquisizione di 76 succursali di banche svizzere in Italia, il governo svizzero esprime la propria preoccupazione e convoca l'ambasciatore d'Italia a Berna.

La tensione aumenta, così come il sentimento di ostilità nei confronti delle politiche economiche italiane, considerate oltraggiose da una buona parte dei partiti svizzeri. Al Blick un ex direttore con anni di esperienza alle spalle presso una delle più grandi banche in Ticino ha dichiarato che se lui parlasse, il governo italiano cadrebbe in un giorno". "Non c'è nessun esponente del Governo, nessuno del mondo dell'economia italiana che non abbia un conto in Svizzera" ha raccontato l'ex direttore al Blick.

Il giornale svizzero tedesco parla del pericolo che il Premier Berlusconi correrebbe se si esponesse troppo sul tema dello scudo, aggiungendo che dopo le critiche durante il G20 di Londra, Berlusconi non si è più esposto sulla questione. Il Blick ricorda la misteriosa ascesa di Berlusconi e il ruolo decisivo della piazza finanziaria ticinese. "Grazie al silenzio degli avvocati e delle banche ticinesi - si legge sul Blick - non è ancora chiaro da dove sono arrivati i milioni che gli hanno permesso il sorgere del suo impero costruito attorno alla Fininvest".

Infine, sul giornale ci si chiede se questa politica intrisa di attacchi contro la Svizzera non potrebbe rivelarsi suicida contro il Governo di Berlusconi. "Negli occhi dei banchieri è in corso una guerra tra Berlusconi e il ministro delle Finanze Giulio Tremonti. Quest'ultimo, a quanto sembra, vorrebbe candidarsi quale successore di Berlusconi".

Red
Fonte: www.tio.ch
Link. http://www.tio.ch/aa_pagine_comuni/articolo_interna.asp?idarticolo=501504&idsezione=1&idsito=1&idtipo=3

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Finanza Usa: i conti in tasca alla “Goldman & Sachs”

Negli Stati Uniti d’America è di questi giorni la notizia, per certi versi confortante, che Kenneth Feinberg, il responsabile per il Dipartimento del Tesoro USA alle retribuzioni dei managers, ha deciso di mettere un tetto di 500 mila dollari alle retribuzioni oggetto del suo controllo.
Questa notizia seguiva di pochi giorni la pubblicazione sul New York Times di un articolo che, pur non facendo nomi, dava abbastanza in dettaglio l’ammontare dei premi destinati dalla Goldman Sachs, una delle più note banche d’affari americane, ai suoi top managers per il 2008.
Si ricorda che la Goldman è stata anch’essa sostenuta lo scorso anno con un finanziamento pubblico di 10 miliardi di dollari. Ma è interessante vedere più in dettaglio come la Goldman, nell’anno nero della finanza internazionale, ha retribuito i suoi uomini d’oro.
Ecco come: ha destinato 1.678 mln di dollari per dare a 6 managers, $10/mln o più; per altri 21, $8/mln o più; per altri 95, $4/mln o più; per 212, $3/mln o più; per 391, $2/mln o più, e infine chiudono la lista dei milionari altri 953 managers con almeno un milione di dollari a testa. In totale sono l’incredibile numero di 1.678 managers (su circa trentamila dipendenti) che hanno ricevuto lo scorso anno una retribuzione di almeno un milione di dollari a testa (fonte: Andrew M. Cuomo Attorney General State of New York).
Logico che in un momento di forte crisi, come quello attuale, durante il quale molte persone si chiedono se non sarebbe stato meglio aiutare di più le persone invece che le banche, il venire a conoscenza non solo che nel pieno della burrasca finanziaria questi signori si auto-retribuivano con premi e retribuzioni da capogiro, ma che, come se niente fosse successo, si apprestavano addirittura a definirne di nuovi, per il nuovo anno, persino maggiori, fa salire il sangue alla testa a molti.
Qualcuno si chiederà: ma non si è appena detto che Mr. Feinberg ha messo un tetto di mezzo milione a queste retribuzioni?
Giusto! Ma l’America è un paese liberista e capitalista, quindi la regola non vale per tutti, vale solo per le banche che hanno ricevuto l’aiuto statale. La Goldman Sachs è tra queste, avendo ricevuto un aiuto di 10 miliardi di dollari lo scorso novembre, ma lo ha già fulmineamente restituito quest’anno in luglio grazie allo strepitoso risultato del secondo trimestre, e all’emissione di nuove azioni per l’aumento del capitale, quindi adesso è libera da quel vincolo.
Ho già descritto in precedenti articoli su questo giornale come questi utili escano non da una sana e produttiva attività bancaria ma da un ritorno alle pure operazioni speculative di borsa e da un artifizio contabile che ha sospeso (temporaneamente?) la regola del “mark to market”, ma naturalmente ci vuole ben altro per cambiare questo stato di cose. Nell’opinione pubblica sono pochi quelli che riescono a entrare nel merito di queste discussioni e, sia pure attraversando qualche malumore nel pubblico, il felice andazzo degli uomini d’oro prosegue pressocché indisturbato.
Se qualche bravo giornalista, o qualche esponente del Congresso, si picca di reclamare maggiore rigore in questo campo, soprattutto in momenti di così grave crisi per la popolazione comune, si affrettano a difendere a spada tratta i loro diritti contrattuali per ricevere la retribuzione pattuita e, quando questo non basta, si elevano a difensori della patria facendo balenare il pericolo che, di fronte ad un attacco alle loro retribuzioni questi managers potrebbero decidere di andarsene, e lasciare così “scoperti” alcuni posti chiave della finanza nazionale.
Ma davvero? E dove andrebbero? In Cina o in India? (ndr: le due nazioni che sembrano già uscite dalla recessione). Beh, potremmo dire: visti i risultati registrati da questi campioni lo scorso anno, che vadano pure a fare i loro danni altrove! Ma c’è altro da considerare, e persino più importante.
Ogni metodo retributivo è basato su un sistema premiante che consente di determinare l’efficienza e la produttività del lavoro svolto. Si parla sempre più spesso di meritocrazia anche in campi dove solitamente l’avanzamento retributivo era dato dall’anzianità più che dalla produttività, e allora perché non deve valere lo stesso criterio anche per gli uomini d’oro della finanza speculativa?
Ti rispondono subito che è già così, questi lauti premi (dicono) sono attribuiti proprio come premio collegato ai risultati ottenuti.
Intanto questo non è vero, e lo abbiamo visto proprio con i risultati di esercizio dello scorso anno, quando in presenza di perdite catastrofiche per alcune banche, le retribuzioni e i “bonus” sono stati solo marginalmente toccati in diminuzione.
E poi c’è il dato più importante da considerare, prendiamo pure gli utili stellari di Goldman Sachs registrati quest’anno, da dove derivano?
Derivano dall’attività finanziaria della banca la quale (come riportano le cronache ufficiali del NYSE) ha aumentato i guadagni grazie anche ad un “aumentato livello di rischio” assunto nelle sue contrattazioni di borsa.
Detto in parole povere cosa significa? Significa che la Goldman Sach ha ricominciato a gonfiare in borsa quella bolla speculativa che era appena scoppiata meno di un anno fa!
E lo fa esattamente allo stesso modo di prima: speculando in borsa a più non posso.
E naturalmente non è da sola, le altre banche non stanno certamente a guardare.
Ma grazie a questi “eccellenti” risultati il top management di Goldman ha già accantonato 535/mln di dollari in più con i quali non solo darà di nuovo ai suoi managers le retribuzioni stellari che abbiamo visto in precedenza, ma addirittura le aumenterà di circa l’85%, cioè, quasi un raddoppio!
Dicono: a fronte di utili eccezionali, anche i bonus saranno eccezionali, che c’è di male?
Qualcosa di male c’è, e non è cosa da poco: posiamo chiedere, per che cosa vengono premiati questi managers?
Loro dicono: per il grande risultato reddituale che abbiamo fatto conseguire alla nostra impresa.
Sì, ma così facendo vedono solo il giardino di casa propria, cioè il risultato di Goldman Sachs.
Noi vogliamo vedere lo stesso risultato su un piano più alto, quello del livello nazionale.
Ed ecco allora la nostra risposta: siccome al momento non c’e alcun reale apprezzamento nell’economia che giustifichi l’aumentato valore di quei titoli, l’apprezzamento è dovuto tutto all’abilità di quegli operatori della finanza nel far credere che quei titoli valgono di più oggi e che aumenteranno ancora di valore in futuro. Niente più che una scommessa quindi. Che funzionerà come al solito per un po’ e poi si sgonfierà di nuovo spianando i risparmi di milioni di persone che lavorano per davvero, facendo cose utili per il paese e non solo per gli speculatori professionisti.
Quindi loro fanno il bene solo di se stessi e della Goldman Sachs, ma fanno contemporaneamente, anche se non è immediatamente visibile, un grave danno al paese e a tutta la comunità che li ospita.
Ma questo è purtroppo l’effettivo sistema premiante voluto da un capitalismo cieco, campione solo in avidità e insensibilità sociale.

http://www.rinascita.info/cc/Prima_Economia/EkVylEyukEiRNuHbup.shtml

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Quel pizzino sapeva di pecorino

di Michele Serra
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/quel-pizzino-sapeva-di-pecorino/2113038/1


Alla luce delle ultime rivelazioni, emerge con chiarezza l'esigenza di regolamentare i rapporti tra Stato e mafia. Troppi equivoci, troppa confusione. Per esempio, secondo le ricostruzioni più attendibili, almeno la metà degli incontri segreti tra Provenzano e gli emissari dei governi in carica si sono rivelati inutili perché questi ultimi non riuscivano a capire una parola del Capo dei Capi. Valga per tutti questo breve stralcio, tratto dal verbale dell'ultimo vertice in uno degli imprevedibili nascondigli segreti del boss, a casa sua. Provenzano - Inquallacchie! È tutto un inquallacchie, voi dovite intrugare lo scocchio! Ministro - Come? Come ha detto? Provenzano - E ci risiamo! A Tipizzi ci dissi dei lupini! Qui non si cava un ramaglio dai porticchi! E i porticchi chi ce li deve mettere, io? Ministro - Eh? Come dice? Eh? Provenzano - Ma tenete li orecchi affitati? Oppuro state voi a fare parizzi tutti i sante? Ministro - Prego?
Eh? Come? La riunione si risolse in un nulla di fatto. Tanto che, per i prossimi incontri, è stato deciso, bilateralmente, di mettere a punto un nuovo protocollo. Questi i punti principali.

Interprete Indispensabile la presenza di un interprete simultaneo, che traduca in italiano le richieste della mafia. La mafia ha accettato purché un altro interprete traduca in italiano le risposte dei politici. Per esempio la frase "vedremo di attuare tutta una serie di misure tese a dare risposta alle esigenze prioritarie dei soggetti interessati a una soluzione rapida e certa delle questioni sul tappeto" verrà tradotta "aboliremo il 41 bis".

Pizzini È sotto accusa lo stato deprecabile della maggior parte dei pizzini. Il forte odore di pecorino ha provocato una protesta formale della polizia scientifica. Il pentito Carmelo Di Snocciolo, killer del rione Santa Intusimata, ha rivelato agli inquirenti di essere stato costretto a uccidere decine di persone perché nel pizzino il nome della vittima non era chiaro. "C'era scritto di uccidere un certo Paolino ma il cognome era coperto da una macchia di sugo. Hai voglia a fare fuori tutti i Paolino, ci ho messo sei mesi, ho lasciato la mafia perché non si può lavorare in questa maniera".
Gli ultimi tre vertici tra Stato e mafia hanno avuto luogo in un ovile sotterraneo, nella tromba dell'ascensore di un condominio di Corleone e in un silos di passata di pomodoro svuotato la mattina stessa. Il governo, pur comprendendo le ragioni di riservatezza della mafia, sta pensando di allestire una sede più decorosa, che tenga conto delle diverse culture: si pensa a una normale sala per i convegni, a Roma o a Palermo, però accessibile solo da una botola, per far sentire a proprio agio i boss. Laboriose le trattative per il rinfresco: i boss chiedono quadratini di pecorino, i politici tartine al pesce crudo, tipo happy hour. Probabile un compromesso: involtini di pesce crudo pieni di pecorino, serviti con champagne però in damigiana.

Formalità Il bacio in bocca, considerato disgustoso dai politici soprattutto da quando la mafia si fa rappresentare dal boss Biagio Aglio, detto 'Napalm' a causa dell'alito, non può essere abolito perché la mafia considera sacre le sue radici culturali. Per risolvere il problema, i politici porteranno al seguito una controfigura.

Diplomazia La richiesta della mafia di aprire formalmente un'ambasciata a Roma viene considerata un importante segno di apertura, ma ci sono perplessità sul nome dell'ambasciatore designato. Si tratta del boss Rosario Straziante, un latitante che per fare esperienza si è presentato a un ricevimento all'ambasciata di Francia a bordo di un camion, portandosi da Palermo il suo catering e i suoi camerieri, e minacciando di morte l'ambasciatore nel caso non volesse accettare il nuovo appalto. La mafia ha già rimediato alla gaffe facendo pervenire all'ambasciatore francese, con un impeccabile biglietto di scuse, la testa mozza di Straziante.

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IL VACCINO DALLE UOVA D'ORO

DI RITA PENNAROLA
www.lavocedellevoci.it

Sorpresa: nei grandi ospedali per malattie infettive buona parte di medici in servizio non intende vaccinarsi contro il virus della Suina. Succede al Cotugno di Napoli. E non solo. Vediamo perche'.

Se, come dimostrano i numeri, i colossi del farmaco, dall'alto del loro mezzo biliardo di dollari e passa all'anno di fatturato, superano di gran lunga l'invincibile industria delle armi, non risulta poi cosi' difficile capire perche' periodicamente, con cadenza ormai “regolare”, scoppia l'allarme mediatico sulle pandemie che, come altrettanti Armageddon, stanno arrivando a flagellare il pianeta, mietendo milioni di vittime e rendendo percio' piu' che mai invocato l'arrivo di specifici vaccini. Virus creati in laboratorio proprio per far nascere la necessita' di contrastarli, mantenendo su livelli altissimi le corazzate quotate in Borsa? E, in ogni caso, quali conseguenze potranno avere sulla salute umana prodotti a base di virus, realizzati molto spesso sull'onda dell'emergenza, ma destinati alla profilassi di massa su scala mondiale (quest'anno da novembre in poi)?

Quasi “naturale”, allora, che dopo gli allarmi globalizzati sul virus dell'antrace (2001) e sull'influenza aviaria (che nel 2005 vide l'allora ministro della Salute Francesco Storace lanciato all'acquisto di dosi da milioni di euro, poi di fatto mai utilizzate perche' nel frattempo il virus era “mutato”), oggi dovesse arrivare una ennesima “maledizione biblica”. Terrorizzante, per la maggior parte dell'umanita', ma, per qualcun altro, provvidenziale.
Sulla influenza A o “suina” - quel virus H1N1 che sta tenendo col fiato sospeso buona parte dell'umanita', fra propaganda dei governi, complicita' dei grandi media nelle mani degli stessi colossi farmaceutici, ma anche fra leggende metropolitane e falsi scoop - cominciano oggi a farsi strada le prime, rigorose ricostruzioni che, dati scientifici alla mano, lasciano filtrare le terribili verita' alla base dell'allarme planetario.
Percio', nelle stesse ore in cui la Agenzia europea per il controllo sui farmaci da' via libera ai primi due vaccini anti-pandemia, che saranno prodotti da Novartis e GlaxoSmithKline, arrivano impietosi dossier come quello di Luciano Gianazza, autore di numerosi libri che smascherano il dietro le quinte affaristico della medicina contemporanea. Il quale oggi parla di questi vaccini come delle nuove armi biologiche di distruzione di massa.

ACCHIAPPA LA SUINA

Dopo le prime avvisaglie della scorsa primavera, il clamore mediatico sulla suina esplode a giugno, quando la Organizzazione mondiale della sanita' annuncia che la pandemia sara' di livello 6, vale a dire molto elevato, scatenando la corsa dei governi all'acquisto del vaccino. L'attivita', nei laboratori, diventa da allora frenetica. Quali rischi comportano la fretta e la conseguente, possibile approssimazione? «Alle multinazionali del cartello Big Pharma (GlaxoSmithKline, Baxter, Novartis e altre) - punta l'indice Gianazza - e' stato assicurato che non vi sara' contro di loro alcun ricorso per eventuali morti o gravi danni che questi vaccini possono causare».
Ancor piu' esplicito il movente economico: «la Novartis - fa sapere Gianazza - ha raccolto ordinativi gia' da trenta diversi Paesi. Solo dagli Usa ricevera' 346 milioni di dollari per l'antigene e 348,8 milioni per un adiuvante. La Baxter ha ordini da cinque Paesi per 80 milioni di dosi, ma non ha ricevuto l'approvazione della Food and Drug Administration, quindi vendera' al di fuori degli Stati Uniti. GlaxoSmithKline ha ricevuto 250 milioni per la fornitura agli Usa di numerosi “prodotti pandemici”. Il totale degli ordini nei soli Stati Uniti ammonta a 7 miliardi di dollari».
Numerose le sostanze tossiche, a partire dai cosiddetti adiuvanti, senza i quali i vaccini non potrebbero essere conservati ne' mantenuti in forma stabile. Fra questi Gianazza enumera ad esempio «il thimerosal, conservante 50 volte piu' tossico del mercurio, che puo' provocare a lungo termine disfunzioni
del sistema immunitario, sensoriali, motorie, neurologiche, comportamentali».
GlaxoSmithKline, che ha sede a Londra, come adiuvante per i suoi vaccini usa anche un composto contenente alluminio, il cui uso, in certe dosi, e' causa accertata di disfunzione cognitiva.
C'e' poi la formaldeide: una nota sostanza cancerogena e tossica per l'apparato riproduttivo. «Nel 2007 - continua Gianazza - la California ha utilizzato piu' di 30.000 tonnellate di questa sostanza cancerogena come microbicida sulle piu' importanti coltivazioni sparse nel suo territorio».
Altro ingrediente comune ai nuovi vaccini e' lo squalene, noto come sostanza che puo' provocare l'artrite reumatoide. E i ricercatori oggi associano l'uso dello squalene alla cosiddetta “Sindrome della Guerra del Golfo” che ha colpito migliaia di soldati americani con danni irreparabili al sistema immunitario, compresi sclerosi multipla, fibromialgia e, appunto, l'artrite reumatoide.

Passiamo al secondo produttore, la Baxter International con casa madre a Chicago e una sede anche in Italia. Non si conoscono ancora fino in fondo le sostanze presenti nel nuovo vaccino, ma puo' essere utile dare un'occhiata a quelle che si trovavano nel prodotto contro il virus H5N1 dell'influenza aviaria. «Le cellule in coltura - si legge nel dossier di Gianazza - sono prese dalla “scimmia verde africana”. I tessuti prelevati da questa specie di scimmie sono stati in passato responsabili della trasmissione di virus, tra cui l'HIV e la poliomielite. La Baxter ha posto una richiesta di brevetto sul processo che utilizza questo tipo di coltura cellulare per la produzione di quantita' di virus infettivi, che vengono poi inattivati con formaldeide e luce ultravioletta». Passiamo al terzo colosso, l'elvetica Novartis International AG con sede a Basilea e una propaggine in Italia, a Torre Annunziata, ai margini del fiume Sarno, il corso d'acqua tristemente famoso per essere uno fra i piu' inquinati d'Europa. Ed e' proprio dalla Novartis che l'Italia avrebbe acquistato le sue dosi di vaccino anti-suina. Al pari della Baxter, la corazzata elvetica sta utilizzando una linea cellulare di cui e' proprietaria (analoga a quella della scimmia verde) per far crescere i ceppi del virus, invece delle uova di gallina, come si era sempre fatto finora. Cio' permette all'azienda di ridurre drasticamente il tempo necessario per iniziare la produzione del vaccino, che ha preso la denominazione ufficiale di “Focetria”.
Anche qui non mancano additivi come la formaldeide e il bromuro dicetiltrimetilammonio, un disinfettante utilizzato per sterilizzare utensili.

PARTICELLE KILLER

Altro allarme e' quello lanciato dall'economista e politologo William Engdahl, collaboratore di testate come Asia Times e autore di libri sulla globalizzazione. A meta' settembre il gruppo indipendente internazionale Global Research pubblica un articolo in cui Engdahl rivela la presenza di nanoparticelle nei vaccini per l'influenza H1N1. «Ora e' saltato fuori - si legge - che i vaccini approvati per essere utilizzati in Germania e nei paesi europei contengono delle nanoparticelle in una forma che e' risultata attaccare cellule sane e che puo' essere mortale».
Il sistema era stato messo a punto nel 2007 dai ricercatori dell'Ecole Polytechnique Fe'de'rale de Lausanne i quali, in un articolo pubblicato sulla rivista Nature Biotechnology, avevano spiegato: «queste particelle sono cosi' sottili che, una volta iniettate, nuotano nella matrice extracellulare della pelle e vanno di filato ai linfonodi. Entro pochi minuti raggiungono una concentrazione di cellule D migliaia di volte maggiore che nella pelle. La risposta immunitaria puo' essere quindi estremamente forte».
«C'e' un solo - obietta Engdahl - piccolo problema: i vaccini che contengono nanoparticelle possono essere mortali o, come minimo, causare danni irreparabili per la salute». Le particelle di nanodimensioni - viene spiegato - si fondono con le membrane del nostro corpo e, secondo studi recenti condotti in Cina ed in Giappone, vanno avanti a distruggere le cellule senza sosta. Una volta che hanno interagito con la struttura cellulare, non possono piu' essere rimosse. «Dopo lo scandalo dell'amianto - incalza Engdahl - e' stato appurato che particelle di dimensione inferiore ad un milionesimo di metro, per la loro enorme forza attrattiva, penetrano in tutte le cellule distruggendo tutte quelle con le quali entrano in contatto. E le nanoparticelle sono ben piu' piccole delle fibre di amianto. Prove effettuate a Beijing dimostrano gli effetti mortali sull'uomo».

L'European Respiratory Journal, autorevole periodico destinato a medici ed operatori sanitari, nel numero di agosto ha pubblicato un articolo intitolato “L'esposizione alle nanoparticelle e' correlata con il versamento pleurico, la fibrosi polmonare ed il granuloma”. Si riporta quanto avvenuto nel 2008 a sette giovani donne ricoverate presso il Beijing Chaoyang Hospital. Di eta' fra i 18 ed i 47 anni, erano state esposte a nanoparticelle per un periodo dai 5 ai 13 mesi sul posto di lavoro. Analoghi i sintomi: dispnea, versamento pleurico, liquido nei polmoni, difficolta' respiratoria. Gli esami hanno confermato che le nanoparticelle avevano innescato nei polmoni infiammazioni e processi di fibrosi, con presenza di granulomi nella pleura. Il microscopio elettronico ha permesso di osservare che le nanoparticelle si erano collocate nel citoplasma e nel nucleo delle cellule epiteliali e mesoteliali dei polmoni.
«Il fatto chel'Organizzazione mondiale per la sanita', l'European Medicines Evaluation Agency ed il German Robert Koch Institute permettano oggi che la popolazione venga iniettata con vaccini ampiamente non sperimentati contenenti nanoparticelle - e' la drastica conclusione di William Engdahl - la dice lunga sul potere della lobby farmaceutica sulle politiche europee».

Rita Pennarola
Fonte: www.lavocedellevoci.it
Link: http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=236

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Sterminio di massa

Negli ultimi tempi in rete ci si può imbattere facilmente in articoli come quello sotto riportato, puro stile "complottista". Le argomentazioni sono di quelle "pesanti", e sono in parecchi a prenderle molto sul serio. Personalmente faccio molta fatica a credere a certe ipotesi, non riesco a concepire un tale disprezzo per la vita umana. E' certo comunque che ci sono molti lati oscuri intorno a tutta questa faccenda della "porca influenza".

Sono molti i medici in tutto il mondo che temono che sarà lo stesso vaccino a scatenare una pandemia di H1N1 combinata con H5N1. Questi timori purtroppo sono fondati. Quello che sta accadendo è fuori da ogni immaginazione: addirittura, in alcuni casi, negli stessi vaccini viene messo il virus, in modo da indurre i bambini vaccinati ad infettare gli altri.

Una società farmaceutica, la Baxter International, è stata sorpresa mentre distribuiva stock di vaccini nasali contaminati dal virus vivo dell'influenza aviaria, la H5N1.

Paradossalmente, il virus sarebbe stato brevettato tempo fa, come fosse una vera e propria arma di distruzione.
Il Dr. A. True Ott ha trovato nell'ufficio brevetti USA un brevetto del virus dell'influenza suina dell'azienda americana Medimmune, richiesto nel 2007 e ricevuto nel 2008. Questa è un'altra prova, se ce ne fosse bisogno, della malafede dell'Oms che ha detto che questo virus non esisteva prima e che i vaccini sarebbero necessari.

VIDEO http://www.youtube.com/watch?v=CmedEmVmKSA&feature=player_embedded

E' evidente che ci troviamo in un momento storico in cui il gruppo dominante desidera far diminuire la popolazione mondiale nel giro di poco tempo, e per questo, oltre ai soliti metodi (guerre, massacri, fame) vuole utilizzare la falsa pandemia, inducendo molti a vaccinarsi.
Occorre anche osservare che queste persone sono infastidite dalla corretta informazione sul vaccino che sta circolando in rete, a tal punto che qualcuno sta teorizzando la possibilità di bloccare la rete "in caso di pandemia".

Il GAO, lo U.S. Government Accountability Office, l’agenzia americana ha detto che nei momenti di emergenza la rete va chiusa. Nel documento “INFLUENZA PANDEMIC”, uscito questo mese e scaricabile in pdf da Internet, si fanno pressioni alla Protezione Civile americana, la Homeland Security Department, perché sviluppi una strategia per prendere il controllo della rete in caso di pandemia (fonte: http://www.byoblu.com/post/2009/10/27/La-protezione-civile-blocca-la-rete.aspx#continue). Chiediamoci perché si vuole fare questo.

Antonella Randazzo
Fonte;: http://lanuovaenergia.blogspot.com
Link: http://lanuovaenergia.blogspot.com/2009/10/sterminio-di-massa.html

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Famiglie, una vita a rate

La propensione al risparmio ed il basso indebitamento privato delle famiglie italiane sono sempre stati lo zuccherino con cui si è cercato di addolcire il boccone amaro del faraonico debito pubblico. A quanto pare anche questo baluardo, uno degli ultimi rimasti, comincia a dare segni di cedimento.

da http://www.repubblica.it/
Il 58 per cento del reddito degli italiani se ne va in rate
E il popolo dei risparmiatori non esiste più. Ecco cosa rischiamo
di ETTORE LIVINI

L'allarme, al momento, non è ancora rosso. Ma nell'Italia dove migliaia di piccole e medie imprese rischiano di chiudere bottega e dove in un anno si sono bruciati 577mila posti di lavoro, l'emergenza prossima ventura rischia di essere quella del debito personale degli italiani. Un anno fa - con i mercati a secco di liquidità - ci si preoccupava per l'impennata delle rate, con gli interessi schizzati oltre il 6%. Oggi i tassi sono ai minimi storici (0,73% l'Euribor a tre mesi), le banche sono tornate ad allargare i cordoni della borsa, le tranche di rimborso mensile sono calate. Eppure i problemi per pagarle, invece che diminuire, sono aumentati. La percentuale di famiglie che non riesce a onorare i propri impegni sui 617 miliardi di mutui e prestiti contratti con gli istituti (10.400 euro per italiano) è salita negli ultimi mesi al 2,7%. "Livelli ancora bassi rispetto al resto d'Europa", gettano acqua sul fuoco all'Associazione bancaria italiana (Abi). Ma lo tsunani occupazionale previsto per quest'autunno, sommato alla «voglia di debiti» che ha contagiato le ex-formiche del Belpaese dal 2000 a oggi (con l'esposizione cresciuta dal 31% al 58% del reddito disponibile) rischiano di far esplodere la situazione. «La crisi sarà magari passata per la Borsa - dice Fabio Picciolini, segretario generale dell'Adiconsum - ma per chi ha rate da pagare i problemi veri arrivano ora, in coda alla recessione e in vista di una ripresa che non creerà molta occupazione stabile». Non solo. A rendere più complessa la situazione c'è la radicale metamorfosi dei debiti tricolori. Fino a pochi anni fa - negli anni d'oro in cui risparmiavamo fino al 30% delle nostre entrate - si faceva un prestito solo per la casa e, al limite, l'auto. Oggi il mercato è cambiato.
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Certo il mattone fa ancora la parte del leone. E la moratoria di 12 mesi concessa dall'Abi sui mutui immobiliari alle famiglie in difficoltà è una bella boccata d'ossigeno. Ma a rate, oggi, si compra di tutto: 43 auto su 100 (dati dell'osservatorio Findomestic), 20 elettrodomestici, il 15% di computer e il 12% dei mobili. Le banche, nell'era dei tassi bassi e della liquidità a go go, hanno iniziato a finanziare i telefonini, gli abiti, l'abbonamento in palestra, i viaggi. Nei portafogli del Belpaese il contante è stato sostituito da tessere d'ogni tipo: carte di debito, di credito, revolving. Il 61% dei 60 miliardi di prestiti distribuiti nel 2008 dal credito al consumo era «non finalizzato». Denaro cioè non destinato all'acquisto di un bene specifico. E il rischio oggi è di pagare un conto salatissimo a questa plastificazione e spersonalizzazione dei pagamenti. «Inutile che continuiamo a ripetere che l'Italia è il paese meno indebitato d'Europa - ammette sconsolato Picciolini - . Il guaio è che abbiamo drasticamente ridotto la differenza con il resto del Vecchio continente». Certo, i debiti sono il 58% del reddito (azioni, case, depositi e fondi) delle famiglie italiane contro il 91% della media Ue, il 134% degli americani e il 161% degli inglesi, abituati a vivere sopra i loro mezzi. «Ma negli ultimi anni sono state infilati nelle tasche dei risparmiatori, con battage da convention di promotori, strumenti di credito con tassi che arrivano fino al 20%», accusa Picciolini. Certo, casi limite. Ma al Fondo anti-usura e sovraindebitamento della Adiconsum «è in rapido aumento il numero di persone che si presentano con sulle spalle una decina di prestiti personali e 4 o 5 carte di debito differenti - dice - . Gente con 1.340 euro di stipendio al mese. Come fa a pagare?». L'Assofin, l'associazione delle finanziarie del credito al consumo, minimizza. «Su centinaia di milioni di operazioni all'anno ce n'è per forza qualcuna critica - dice il segretario generale Umberto Filotto - . La contrazione dell'11,8% delle erogazioni tra gennaio ed agosto 2009 dimostra però che il mercato è in grado di autoregolarsi. ». L'aumento netto dei prestiti non rimborsati (oggi siamo oltre il 3%) e l'impennata di due strumenti «d'ultima istanza» come la cessione del quinto dello stipendio (+6,1%) e delle carte revolving (+3,7%) sono però la spia delle difficoltà del paese, un quadro a macchia di leopardo dove la rischiosità sui prestiti familiari della Sicilia, secondo un complesso indice Adiconsum è 10 volte superiore alla Val d'Aosta e dove le regioni più in difficoltà sul rimborso delle rate sono anche Campania, Calabria, Lazio e Puglia. «Noi con il sito www. monitordata. it abbiamo messo a disposizione uno strumento anonimo, indipendente e semplice per calcolare da sé, in base alle proprie disponibilità e abitudini quanti debiti si possono fare», dice Filotto. La stessa Assofin, del resto, ha già aderito al piano di moratoria sui mutui casa dell'Abi e sta valutando se estenderlo anche sugli altri prestiti «anche se obiettivamente esistono complessità tecniche». «Le Regioni e molti enti con cui lavoriamo a stretto contatto di gomito hanno già messo assieme interventi di sostegno per chi è in difficoltà», dicono all'Abi. Ma i soldi pubblici - 30 milioni, briciole rispetto alle necessità reali - del fondo contro il sovra-indebitamento sono stati dirottati all'emergenza Abruzzo. «Vista la situazione il governo farebbe un bel gesto a rifinanziarlo - chiede Picciolini - . In fondo questa cifra è pari solo allo 0,5% dei Tremonti bond che l'esecutivo era pronto a mettere a disposizione per salvare i conti delle banche». Si tratta in ogni caso di misure tampone. Buone magari per togliere le castagne dal fuoco per qualche tempo alle situazioni di crisi reale, ma non ad affrontare il problema della qualità dei debiti delle famiglie italiane nel lungo termine. Certo, in questi giorni va di moda l'elogio del posto fisso. Ma la verità è che da inizio anno i nuovi contratti di lavoro a tempo indeterminato sono stati solo il 26% del totale. E che quasi il 90% dei licenziamenti ha riguardato persone con un impiego temporaneo. «Non prestar soldi a chi è precario è socialmente miope, iniquo e poco intelligente dal punto di vista del business», dice Filotto. Il 9% del credito al consumo italiano, per dire, è già garantito agli immigrati, altra fascia di clienti che per il mondo del credito è a maggior rischio. «E' innegabile che proprio queste siano le fasce più penalizzate dalla crisi» dice il segretario generale Assofin. Peccato che il mondo vada in questa direzione. Un modello di società dove la percentuale di lavoratori immigrati e di precari è in costante aumento. E il credito dovrà fare i conti con questo scenario. Per ora, come ammette anche la Banca d'Italia, a tappare il buco ci penserà il cosiddetto welfare familiare. A onorare i debiti scaduti su motorini, telefonini e pc dalle nuove generazioni orfane di posto fisso saranno i soldi risparmiati da quelle che il lavoro l'hanno avuto garantito. I tecnici di Palazzo Koch, come spiega l'ultima relazione annuale dell'istituto centrale, hanno fatto una simulazione per verificare la vulnerabilità delle persone indebitate in caso di aumento della disoccupazione o di riduzione del reddito dei lavoratori autonomi. Concludendo che l'impatto sarebbe «abbastanza contenuto», grazie agli ammortizzatori sociali e all'assorbimento delle criticità «all'interno del nucleo familiare». Alla fine, insomma, nel paese dei bamboccioni ci pensa ancora «mammà». C'è solo da sperare che la Banca d'Italia abbia ragione anche questa volta.

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Slogan e manifesti: la rabbia degli agenti

Mò se stanno a incazzà pure i poliziotti! A Brunè, ti conviene nasconderti (tanto sei nano, ti dovrebbe riuscire pure bene.....)

da http://www.repubblica.it/

di Alberto Custodero
Gli agenti della guardia di Finanza hanno sfidato il divieto per i militari di manifestare in piazza. E hanno aperto il corteo dei trentamila agenti delle forze dell'ordine che hanno protestato contro la politica dei tagli del governo, sfilando dalla Bocca della Verità - luogo forse non scelto a caso - a Piazza Navona. "Il Cocer dei finanzieri oggi c'è insieme a voi", era lo striscione-provocazione delle Fiamme gialle. Ma la novità della manifestazione - vista la politica dell'attuale governo incentrata sulla sicurezza - era tutta negli striscioni e nei cartelli anti Berlusconi e anti Brunetta, il ministro dell'Innovazione, quest'ultimo, che offese gli agenti dicendo che i poliziotti con la pancia dovevano uscire dagli uffici e scendere nelle strade. "Meglio panzoni che coglioni" era la scritta di risposta, esibita proprio all'altezza della pancia, stampata sulla maglietta indossata da molti agenti. I poliziotti di tutta Italia non perdonano al governo di aver tolto loro, con il pacchetto sicurezza di giugno, il monopolio della sicurezza con l'istituzione delle "ronde" di cittadini. "No ai tagli alla sicurezza, no al contratto truffa, no alle ronde" era la maglietta slogan di altri poliziotti. Ma la protesta più arrabbiata era quella degli agenti di Palermo. Sotto gli uffici del ministero della Pubblica Amministrazione e dell'Innovazione gli agenti antimafia palermitani hanno urlato tutto il loro risentimento nei confronti del ministro Renato Brunetta, non risparmiandogli insulti anche personali sotto lo sguardo attonito dei loro colleghi, i poliziotti di piantone. Gli uomini dell'antimafia siciliana hanno in particolare protestato contro la volontà del Governo, con il ddl intercettazioni, di ridurre la possibilità di usare le intercettazioni come strumento per combattere Cosa Nostra. "Cu un né vistu (chi non è visto), e un né pigghiatu (e non è preso), ora un pò essiri mancu ntercettatu (ora non può essere neppure intercettato)", si leggeva sulla t-shirt di un agente dell'anticrimine. Ma un'altra clamorosa novità è stata la protesta dei poliziotti scesi dalle regioni più leghiste del Nord. Erano infatti i poliziotti del Veneto ad attaccare più pesantemente la politica del ministro dell'Interno legista, quella che Roberto Maroni rivendicò non dal Viminale, ma da Pontida al popolo delle camicie verdi: "Ebbene sì - disse Maroni il 14 giugno a Pontida - vogliamo le ronde". Ecco i cartelli di risposta dei poliziotti friulani. "Bossi comanda, Maroni ubbidisce, Berlusconi subisce, il poliziotto sparisce". Ancora attacchi al governo di centrodestra che - sostengono i sindacati - non ha mantenuto le promesse fatte in campagna elettorale. "Se con la sinistra non ci si arricchisce, di certo con la destra ci si impoverisce". "Se ti vuoi fare inculare Tremonti e Brunetta dei votare". Non è mancata negli slogan esposti al corteo, l'ironia riferita allo scandalo di Noemi prima, e della D'Addario poi, che ha investito di recente il premier. "Se lo stipendio ai poliziotti aumenterai - esponeva un poliziotto sandwitch - con il mio corpo lussuriare tui potrai". Ma è una bella poliziotta, bionda, giovane, foulard al collo, il cartello con la foto di una modella dallo sguardo provocante, a rivolgersi al Cavaliere "Se Tremonti convincerai, il mio Papi tu sarai". Sullo stesso tema, la grande maschera di cartapesta, stile carnevale di Viareggio, con il faccione di Berlusconi che sorride e la scritta "Papi come ci hai cucinato bene".

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Inizia la discesa: incidente di percorso o ci sarà una nuova crisi?

Paolo Annoni

Chi si fosse talmente abituato e assuefatto ai segni positivi sui mercati azionari da smettere di controllare le quotazioni e fosse quindi, comprensibilmente, non troppo informato sui prezzi, potrebbe ora avere qualche cattiva sorpresa da un rapido controllo di aggiornamento.

Negli ultimissimi giorni infatti i mercati azionari paiono aver imboccato con decisione la strada della discesa e sui listini fioccano i -3% e -4% che colpiscono in modo abbastanza indiscriminato società e settori diversi.

Le interpretazioni su questa fase non sono però univoche e anzi sono il punto di partenza per contrasti tra opposte visioni e scenari sui destini dell’economia. Per i pessimisti che hanno tenuto duro per i sette mesi consecutivi di rialzo dei mercati (da inizio marzo) ciò a cui stiamo assistendo è la fine di una festa (the party is over dicono gli anglofoni) durata fin troppo e il preludio di una discesa che riporterà tutti alla triste e dura realtà. Per altri è solo una normale quanto salutare pausa di riflessione dopo un rialzo in cui si sono visti titoli triplicati e quadruplicati.

Una cosa è certa, ieri il dato sulla fiducia dei consumatori americani a ottobre (sceso a 47,7 da 53,4 contro un’attesa di 53,1) ha segnato un punto importante a favore dei “pessimisti” e insinuato dubbi inquietanti nelle aspettative dei più “ottimisti”. Piaccia o meno nel consumatore americano e in un suo rapido e duraturo risveglio vengono riposte molte delle speranze per una ripresa nel 2010.

Fino a settimana scorsa i listini erano spinti all’insù da due categorie di persone che seppur con assunzioni molto diverse spingevano nella stessa direzione. Chi credeva a una ripresa robusta nel 2010 si univa a quelli molto più scettici che però avevano deciso di “piegarsi” a un andamento dei mercati finanziari che dava moltissime soddisfazioni a chi comprava e cocenti delusioni a chi vendeva.

Questi ultimi soggetti sono con ogni probabilità i venditori di questi giorni dato che chi credeva sopravvalutato il mercato tre mesi fa difficilmente ha visto opportunità di acquisto nelle ultime settimane. Ciò che spaventa oggi gli opportunisti è la mancanza di buone notizie che potrebbe esserci nei prossimi mesi.

Si attendeva la stagione delle trimestrali americane per testare la salute dell’economia e per raccogliere direttamente dalla voce dei manager indicazioni sui prossimi trimestri. I risultati non hanno suscitato particolari entusiasmi e moltissimi manager hanno accuratamente evitato di esporsi in previsioni su un futuro che rimane in realtà di difficilissima lettura.

In aggiunta è consolidata l’opinione che da qui a fine anno e forse oltre il quadro economico è destinato a rimanere simile all’attuale. Insomma si è passati da mesi di oggettivo miglioramento anche se in confronto alla situazione tragica di inizio anno a mesi interlocutori in cui segnali di evidente ripresa o ricaduta tarderanno a manifestarsi.

Se sono poco chiari o assenti i segnali di ripresa sono invece chiarissimi i rischi a partire da un sistema finanziario fragile e molto poco trasparente (da Goldman Sachs in giù passando per un sistema assicurativo finora rimasto quasi completamente al di fuori dei riflettori) fino alla constatazione che gli Stati hanno già usato quasi tutte le munizioni a loro disposizione nell’inverno scorso nel tentativo di fermare il tracollo del sistema finanziario.

Questo è il motivo per cui finito il flusso di notizie “positive” (i risultati in utile delle banche, i miglioramenti sequenziali degli indici macroeconomici) le ragioni per comprare sono diventate molto meno forti.

Se qualcuno oggi si prendesse la briga di chiedere a manager e imprenditori cosa vede per il futuro per molti settori si ricaverebbe un’impressione di estrema e al momento giustificata prudenza. Insomma pochi si sbilancerebbero a dipingere un 2010 in grande spolvero e molti indicherebbero un contesto economico solo un poco migliore dell’attuale. Gli investitori hanno scelto di non fidarsi di questo test.

Così come a settembre e ottobre dell’anno scorso si sono rivelati troppo poco pessimisti oggi potrebbero essere vittime di un eccesso di prudenza. In sostanza sono accusati di non riuscire a vedere molto oltre il presente. Così tanti tra gestori di fondi e analisti hanno deciso di fare di testa loro scommettendo su risultati futuri molto più positivi di quanto oggi sia lecito sperare. Rimangono allora due punti fermi: ci vorrà ancora qualche mese per capire definitivamente chi ha ragione; se questa volta hanno visto giusto le “imprese” in molti sui mercati si scotteranno le mani.

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CRONACHE DALLA BARBARIE

DI CARLO BERTANI
carlobertani.blogspot.com/

Se “l’imbarbarimento” della vita politica italiana fosse solo l’inciviltà che abbiamo sotto gli occhi, potremmo ridere allegramente e nutrirci di sole vignette, che sono – talvolta – esilaranti. Si va dalla carta d’identità di Brunetta, nella quale si vedono solo i capelli, a quelle “meteorologiche” su Berlusconi, il quale – non contento delle mille baggianate che fa raccontare dalle sue TV – s’inventa pure una tempesta di neve su Mosca per non incontrare il suo Ministro dell’Economia. Di questo passo, il nuovo Fascismo Mediatico ci racconterà pure che l’Umbria ha dichiarato guerra alle Marche, e qualcuno ci cascherà.

Non è nemmeno troppo “barbaro” che il Presidente del Consiglio vada a puttane, facendole pagare da un faccendiere della Sanità pugliese, il quale ha probabilmente ricevuto quei soldi dalle commesse di un’amministrazione di centro-sinistra dopo, chiaramente, aver fornito “carne fresca” anche nelle Puglie di “sinistra”.


In questa barbarie casereccia, c’è anche un rispettabilissimo Presidente di Regione che non va a puttane, perché preferisce i trans, e non si sa se li paga con soldi suoi o con mazzette, se ci va con l’auto di servizio oppure con la sua “Panda”, e se i carabinieri che lo scoprono sono delle “mele marce” oppure sapientemente imbeccati. Da chi? Perché?
Ecco, allora, che puttane e trans s’incrociano quando il Presidente del Consiglio telefona al Presidente di Regione:

«Attento Presidente, c’è un video che circola dove sei ritratto mentre te la spassi con “una” che ha un bel batocchio fra le gambe.»
«Non mi dica, Presidente: ma…come ha fatto a saperlo?»
«Me lo ha raccontato – Presidente – un caro amico giornalista – un Direttore, caro Presidente, sia chiaro – il quale s’è visto offrire la “merce” in cambio di denaro.»
«Ma…Presidente, spero che il Direttore non abbia accettato…»
«Certo, Presidente, io sono un uomo d’onore: visto che quel giornale è mio e che quel Direttore è un mio dipendente, puoi stare tranquillo, in una botte di ferro. Come Attilio Regolo.»
«Non so come ringraziarla, Presidente»
«Beh, non farlo sapere i giro – sai – perché non mi piace avere a che fare con quelli che se la spassano con i “batocchi”…io, le mie pulzelle, le faccio urlare di piacere tutta la notte. Come faccio? Una pastiglia, una doccia gelata e via, con il mio medico personale a disposizione nella stanza accanto.»
«Ma, adesso – Presidente – come posso fare?»
«Eh, caro Presidente, stacca qualche assegno dal tuo carnet per tacitare la cosa.»
«Mah, Presidente, e se la cosa non funzionasse, se il ricatto…»
«In quel caso – da Presidente a Presidente – giungerò in tuo soccorso e partirà l’indagine interna dei Carabinieri: le chiameremo “mele marce”, le cacceremo dall’Arma…e via. Ah, solo un’ultima cosa: se staccare gli assegni non dovesse funzionare, alla fine della questione ti toccherà staccare la spina che ti lega alla Regione Lazio.»
«Certo, Presidente: si tratta di una rinuncia che…»
«Non preoccuparti: ti faremo Presidente di una nuova fondazione, quella delle Pari Opportunità Sessuali: oggi una femmina, domani un trans, dopodomani un uomo barbuto, la settimana prossima una giovanetta, poi una capra…tutti uguali di fronte al sesso!»
«Non so come ringraziarla, Presidente…»
«Eh, caro Presidente, quando si è nella stessa barca…oddio, proprio la stessa…con quei “batocchi” no, però…ci si deve pure dare una mano fra di noi, altrimenti, se si sfalda la nostra casta…ci rendiamo conto di dove potremmo andare a finire? Lo sa quanti comunisti con le zanne sono pronti ad assalirci, nascosti nelle cantine di Roma, nelle foreste alpine, sotto i mari? Lo sa? Lo sa che ho dovuto appioppare una bella “tassa” agli italiani – sotto forma di decoder, cavi SCART, antenne e TV da sostituire, quella baggianata della Legge Gasparri e del digitale terrestre… – per consentire loro d’ascoltare Emilio Fede, per continuare la crociata anticomunista? Lo sa?»
«Eh sì, lo so Presidente: sapesse che fatica ho dovuto fare per togliermi di torno qualcuno di quei comunisti dalla Regione…erano della sottospecie domesticus, per fortuna, non i ferox da lei indicati…però…»
«Certo, Presidente, la capisco: resistere!resistere!resistere!»
«Grazie, grazie ancora Presidente.»

Se la barbarie fosse solo questa, potremmo sorridere (amaro) e passar oltre, senza curarci troppo di quanto avviene fra “pulzelle e batocchi”. Oppure credere al minuetto fra Bossi, Berlusconi e Tremonti…al partito “nuovo” che Bersani ha appena battezzato, e che già invecchia e si sfalda mentre è ancora sullo scalo…no…sarebbe soltanto il consueto corollario di una civiltà morente, che rovinerà da sola, senza nemmeno il classico “dito” per la spinta finale. Come dite? Che, crollando, ci trascineranno nell’abisso? Eh, qui no: permettetemi di dissentire, perché nell’abisso ci siamo già oggi.

Il 16 Ottobre 2009, un giovane romano – Stefano Cucchi di 31 anni – viene arrestato per la detenzione di una “modesta quantità di droga”: non viene specificato di quale droga si trattasse. Grazie alla legge partorita dall’oggi “Illuminato” (per qualcuno) Gianfranco Fini e dal compare Carlo Giovanardi (rimasto un ninnolo parlante da sacrestia), quel ragazzo poteva avere anche solo pochi grammi d’hascisc. Destinazione: Regina Coeli.
I genitori – immaginiamoli come tutti i genitori, preoccupati, ansiosi – chiedono subito un colloquio con il figlio in carcere, e lo ottengono per il 23 Ottobre: una settimana per avere il colloquio, eh, l’amministrazione carceraria è lenta…si deve avere pazienza…
Dove, invece, la Giustizia è rapidissima è nel comminare la pena di Morte, come abbiamo ricordato nel nostro “Il Miglio Verde Italiano [1], ed i genitori – che, immaginiamo, attendono trepidando di parlare con il figlio, di chiedere spiegazioni, sapere come sta… – sono immediatamente “dirottati” all’obitorio dell’Ospedale Pertini (reparto carcerario), perché – quando si dice la sfortuna! – Stefano è improvvisamente spirato nella notte fra il 22 ed il 23 Ottobre. Perché era in ospedale?
Aveva improvvisamente avvertito dei “dolori alla schiena” ed i premurosi carcerieri s’erano immediatamente allertati per farlo ricoverare, affinché ricevesse le necessarie cure. Come no.
I “dolori alla schiena” che il figlio aveva manifestato, si trasformano – meraviglia di una transustanziazione carceraria – in un viso tumefatto, distrutto, quasi irriconoscibile per i poveri genitori che devono, invece di parlare con il figlio, ottemperare all’obbligo del riconoscimento. Qualcuno si rende conto della sofferenza che c’è dietro ad una storia del genere?
E questo caso è solo uno fra i tanti.

Aldo Bianzino, un falegname umbro di 44 anni, viene arrestato in piena notte il 12 Luglio 2007 per la stessa ragione: Bianzino, forse uno degli ultimi hippies, aveva delle piantine di marijuana nell’orto. Condotto nel carcere di Capanne (PG), viene trovato morto nella notte fra il 13 ed il 14 Luglio dello stesso anno, due giorni dopo l’arresto [2].
Nel caso di Bianzino, il “lavoro” è stato eseguito bene: il povero falegname è morto per traumi interni, emorragie invisibili dall’esterno, costole rotte, ecc. Un “lavoro” che solo dei “professionisti” del crimine possono eseguire, gente che ha a disposizione tutto il “necessario” ed ha tempo per farlo.
La vicenda è stata pubblicata anche sul blog di Beppe Grillo, perché è l’apoteosi della disgrazia, di un Fato perverso che sembra allearsi a questi massacratori d’innocenti: la moglie di Branzino – Roberta Radici – muore pochi mesi dopo – ricordiamo, forse, che i nostri “vecchi” dicevano “è morto di crepacuore”? – e lascia solo il figlio Rudra, minorenne.
Non ci dilunghiamo in altri casi, perché sarebbero soltanto delle fotocopie con lievi differenze: chi colpito in modo “professionale” da qualcuno che è stato ben preparato per quelle evenienze, oppure s’utilizza il laissez faire carcerario d’antica memoria. Si muore in una cella, soli, pestati a sangue da qualcuno che non sai se è un detenuto od un agente in borghese, si muore sputando l’anima con un punto interrogativo che serra lo stomaco, che chiede incessantemente perché?perché? perché proprio a me?
Bianzino, Cucchi e tutti gli altri che lasciano la pelle nelle carceri, nelle strutture psichiatriche come Mastrogiovanni, sulla strada come Aldrovandi non sono altro che il manifestarsi – evidente! Solo chi non ha occhi può accampare scuse! – che il “Garage Olimpo” italiano sta funzionando a meraviglia. Uccidono, senza remore, chiunque caschi nella loro rete, facendo ben attenzione a salvare quelli che non devono morire.

Sabato notte, 24 Ottobre 2009, un giovane torna ad Ostia dopo aver trascorso la serata a Roma: non c’è nulla di strano nel suo comportamento – forse, affermano i giornali, “è solo elegantemente vestito” – e ciò basta a tre pezzi di merda (scusate il necessario turpiloquio), che sono appoggiati al muro della stazione Lido Nord per assalirlo, pestarlo a sangue (costole rotte, setto nasale, ecc) al grido di “Frocio, Comunista” [3].
Il commento del sindaco Alemanno è che si tratta di “una vicenda preoccupante” e che ci vuole “più lavoro nelle periferie”. Alla prossima dirà che si tratta di un gesto “esecrabile”, e poi via con tutti i sinonimi dello Zingarelli: finché ci sono aggettivi, c’è speranza.

Da più parti si sostiene che il Belpaese ben si presti per le “sperimentazioni”: qualcuno, addirittura, lo chiama il “Laboratorio Italia”. E, allora, di cosa vi meravigliate? Stiamo qui a discutere se sia meglio andare a puttane od a trans, e se sia lecito esigere – sempre – il rispetto della privacy?
Chi ha rispettato la “privacy” di farsi uno spinello per Aldo e per Stefano? Gli stessi che vanno a puttane e poi sentenziano a morte – sì, perché le leggi le fanno loro – dagli scranni del Parlamento? E qualcuno parla ancora di rispetto per gli energumeni che ci governano?
Per caso, qualcuno rammenta il caso del deputato UDC Cosimo Mele [4], sorpreso durante un festino a “luci rosse” e cocaina in via Veneto: in quel caso, non era tanto una questione morale, quanto l’accusa di spaccio. Ebbene? Cosimo Mele ha ricevuto lo stesso trattamento di Cucchi e Bianzino? E qualcuno, ancora, invoca una “pietosa” e molto anglosassone privacy per questi signori?

Si può parlare a vanvera del Trattato di Lisbona e poi, quando i suoi prodromi – il “Laboratorio Italia” – si manifestano sotto i nostri occhi, non vederli, oppure continuare con un’alzata di spalle facendo i “superiori”, in nome di una morale che dovrebbe essere condivisa, e viene invece derisa?
Gli assassini di Cucchi, Bianzino, Mastrogiovanni, Aldrovandi e tanti altri sono la ferita inferta da questa classe politica di mefitici saltimbanchi ai grandi principi di garanzia del Diritto, dall’Habeas Corpus alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. In quale Paese, un simile stillicidio d’omicidi di Stato non avrebbe suscitato indignazione, ribellione, dimissioni?
In tutti, salvo nel “Laboratorio Italia”, quell’appendice di terra slanciata nel Mediterraneo dove le condizioni sono “ottimali” per sperimentare i frutti del Trattato: una sorta di “Garage Olimpo”, trasposto dall’Argentina dei generali all’Italia dei pretoriani.
E qualcuno, ancora, si “scalda” per difendere il diritto di questa gente ad avere una “privacy”? La loro libertà d’uccidere mentre si garantiscono lusso e piaceri a iosa? Lo faccia pure, ma non s’aspetti d’avermi al suo fianco.

Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.com

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OBAMA IL 17 NOVEMBRE 2009 CI PARLERA’ DEGLI UFO?

Notizia decisamente "folkloristica".....però devo dire che l'argomento mi intriga!

By Gabriele Pierattelli

La notizia circola ormai da giorni sulla Rete: sembra sia imminente (27 Novembre) un annuncio da parte dell’ amministrazione Obama riguardo contatti con civiltà extraterrestri, sei civiltà avanzate per essere precisi.
Ma quanto possiamo prendere per vera la notizia?
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Iniziamo dal principio. Tutto nasce un video girato alla conferenza di Esopolitica a Zurigo nel Luglio 2009, che vede protagonista Bill Ryan, il quale annuncia che l’amministrazione Obama ha già messo in calendario un annuncio, che presumibilmente verrà fatto il 27 Novembre di quest’anno, nel quale si parlerà per la prima volta di contatti stabiliti con civiltà extraterrestri avanzate.
Fonti a suo dire ben informate (non per quanto mi riguarda, non so chi siano le sue fonti, ed i piedi di piombo in questi casi sono d’ OBBLIGO) avrebbero confermato che il 27 Novembre nelle televisioni di tutto il mondo verrà trasmesso il messaggio del presidente Obama riguardo a comunicazioni e scambi di informazioni con ben sei civiltà extraterrestri, non ostili nei confronti del genere umano (o almeno, non tutte), ma dalle quali avremmo molto da imparare (sempre a quanto sostiene Ryan e le sue fonti “ben informate”).
Ora, guardando il video non si può non notare che soggetto curioso sia Bill Ryan. Fa parte del Project Camelot, un gruppo di persone che ha come intento quello di raccogliere testimonianze su incontri con extraterrestri, rapimenti alieni, tecnologie non umane, e via dicendo, tutto ciò che da molti viene considerata pseudo-scienza o addirittura misticismo in alcuni casi.
Adesso, passiamo alla situazione mondiale per un istante: pare che nel febbraio 2008 ci sia stato un incontro a porte chiuse tra i membri della Nazioni Unite riguardo al tema UFO. Sembra si sia giunti alla conclusione di formulare un progetto di “disclosure” (rivelazione) di massa per il 2009, ma che la cosa non sia di pubblico dominio a seguito di alcune politiche di segretezza che i partecipanti hanno firmato.
La notizia di questo meeting viene riportata qui: http://exopolitics.org/Exo-Comment-67.htm
Se questo fosse vero, pare che si stia creando una sorta di collaborazione internazionale con lo scopo di portare pian piano luce sul fenomeno UFO, che preoccupa alcune nazioni come il canada ed il Giappone (nel secondo caso, è rimasto famoso l’annuncio alla stampa mondiale del Ministro della Difesa giapponese sulla sua paura ed inadeguatezza nel caso gli UFO dovessero attaccare).
C’è addirittura chi si spinge a sostenere che il Nobel per la Pace ad Obama sia un premio preventivo per l’annuncio di importanza globale che farà a Novembre, dato che il discorso di accettazione del premio è previsto per il 10 Dicembre ad Oslo, in Norvegia. Non mi spingerei così oltre nelle elucubrazioni sul caso, anche se il Nobel ad Obama mi pare prematuro ed immotivato. Parliamoci chiaro: per ora non ha fatto granchè, sia per il tempo a disposizione, sia per le forti opposizioni che trova in Senato e nei lobbisti americani.
Poi passiamo alle fonti principali che parlano dell’ annuncio:
– Peter Peterson, informatore che sostiene “Obama sta pianificando di svelare la verità sugli extraterrestri per la fine dell’ anno, e per lo più, anche se non tutti, sono pacifici”
- David Wilcock, ricercatore di paranormale, UFO, scrittore e regista, dice che “un discorso di due ore, in uno special tv internazionale, è stato programmato per presentare le razze aliene al mondo”
- Richard Hoagland, accanito sostenitore di teorie cospirative della NASA congiuntamente agli USA per quanto riguarda gli ET, sostiene che il bombardamento LCROSS abbia rivelato una base aliena lunare. E si spinge oltre dicendo “LCROSS è una parte della campagna, costruita ad arte, per preparare la popolazione alla rivelazione imminente. Il Presidente Obama annuncerà presto che gli scienziati hanno scoperto delle rovine sula Luna. Nessuno ha visto il getto di detriti di LCROSS perchè ha colpito un edificio che ha attutito gli effetti dell’ esplosione”.
C’è da dire che lo staff di Obama conta alcuni membri che sono convinti dell’ effettiva esistenza di vita extraterrestre, oltre che del cover-up che starebbe dietro al fenomeno UFO da almeno 60 anni. Tra di loro c’è Dennis Blair (direttore della National Intelligence), james Jones (National Security Advisor), Hillary Clinton, Leon Panetta (direttore della Central Intelligence) e Charles Bolden, amministratore NASA.
L’ipotesi di una rivelazione internazionale, secondo i suoi sostenitori, sarebbe supportata anche dal sempre crescente numero di governi del mondo che rilasciano informazioni circa gli avvistamenti ufologici: Brasile, Canada, Gran Bretagna, Francia, Giappone, Messico, Danimarca, Cile, Germania, e via dicendo.
E c’è da aggiungere anche che un disclosure sul fenomeno UFO sarebbe un’enorme trovata elettorale per Obama: secondo un sondaggio della CNN/Time circa l’80% degli americani crederebbe che il governo stia nascondendo delle prove sull’ esistenza di vita extraterrestre, mentre il 37% crede che ci siano stati contatti tra il governo americano e forme di vita aliene. Il margine di errore è +/- 3%, sono numeri che politicamente parlando hanno un certo peso.
Cosa succederà il 27 Novembre lo sapremo solo tra un mese. Nel caso nulla di quanto sbandierato dovesse succedere, le associazioni ufologiche subirebbero un durissimo colpo alla loro credibilità, con la conseguenza che la ricerca su un fenomeno così affascinante possa rallentare, se non addirittura arrestarsi in alcuni casi.
Nel caso invece dovessimo assistere all’annuncio che non siamo soli nell’ universo…beh, benvenuti sulla Terra, omini grigi!

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Agricoltura a rischio collasso

Filippo Ghira

L’agricoltura italiana è in profonda crisi e molte aziende sono a rischio di chiusura. I motivi sono quelli di sempre. I bassi prezzi a cui sono obbligate a vendere la propria produzione ai grandi commercianti o alle industrie di trasformazione e allo stesso tempo l’aumento esponenziale dei costi di produzione. Si tratta della più grave crisi degli ultimi venti anni che minaccia di provocare devastanti conseguenze sul tessuto sociale del nostro Paese.
Le organizzazioni del settore hanno trovato così una inaspettata unità di azione che ha scelto la Toscana per manifestarsi. Una protesta, le cui modalità sono state illustrate ieri a Firenze da Confagricoltura, Cia, Legacoop agroalimentare e Confcooperative-Fedagri. Per tutto il mese di novembre migliaia di agricoltori della regione daranno vita ad una mobilitazione di massa. In particolare verrà effettuato un presidio nel porto di Livorno, scelto appositamente perché da lì entrano in Italia la maggior parte delle derrate alimentari. Contemporaneamente verranno effettuati dei presidi davanti alla sede del Consiglio regionale dove è in programma una seduta straordinaria sulla crisi economica. Verranno allestiti anche gazebo per informare sulle motivazioni della protesta e per distribuire prodotti tipici della Toscana. A sottolineare che non si tratta solamente di una questione economica ma di una iniziativa in difesa della specificità dei prodotti e del loro legame con il territorio. Soprattutto tenendo conto che le difficoltà di oggi sono la conseguenza della globalizzazione e dal passaggio della centralità del mercato dall’aspetto della produzione a quello della commercializzazione. Se il prodotto di una regione di una Nazione viene considerato uguale a quello della regione di un’altra Nazione, la conseguenza è una guerra per sopravvivere combattuta sui prezzi a tutto detrimento della qualità e che come tale non può che danneggiare un Paese come l’Italia che della specificità dei prodotti ha sempre fatto il suo punto di forza.
Le quattro sigle che hanno indetto la mobilitazione hanno diffuso una nota per sottolineare che l’agricoltura è in pericolo ma che il Governo pensa ad altro.
Con il crollo dei prezzi dei prodotti e l’aumento dei costi di produzione, i redditi delle imprese sono calati del 20% e nel 2009 la situazione è andata in continuo peggioramento. Ad esempio in Toscana migliaia di aziende agricole hanno già chiuso e molte altre stanno chiudendo. Le quattro organizzazioni hanno quindi chiesto che il governo, che finora ha speso solo parole e pochi fatti, intervenga per il rilancio del settore e per favorire un’agricoltura di qualità, più competitiva ed innovativa, ma allo stesso tempo dicendo un forte e fermo no alle “illusioni del protezionismo” ed alla chiusura corporativa. Il Governo non ha una sua strategia e mon ha stanziato risorse per l’agricoltura tanto che la Legge finanziaria ha previsto solo tagli per il settore e il suo sviluppo. Quando invece dovrebbe aiutare un settore che dà da lavorare e da vivere a milioni di persone e sostenerne allo steso tempo il ruolo sociale.

http://www.rinascita.info/cc/RQ_Economia/EkVyyuZpkZEFkiyYBs.shtml