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TIME-OUT

pausa gente, il baggi si concede una mini vacanza di 3 giorni,
alla facciazza della crisi!

cazzeggio ... cazzeggio ... cazzeggio!

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Perche' non tremo.

di Uriel

Sto seguendo con aria divertita la crisi greca, e lo faccio per diversi motivi. Il primo e' che ritengo la zona euro un completo fallimento. Essa non ha raggiunto nessuno degli obiettivi che si era preposta, e come progetto e' stata gestita male e con finalita' assurde. Per come la vedo io, prima finisce questa merda dell' Euro e meglio e'.
Ci sono poi due ragioni essenziali che mi spingono a ridere di questi "speculatori".

Si dice che gli stati nazionali europei stiano reagendo con "egoismo" e con "mancanza di visione" al problema, ma questo non avverra' MAI quanto siano stupidi ed imprevidenti quelli che stanno scommettendo contro la zona euro.

Sia chiaro: che si aiuti o meno la Grecia, l'euro e' alla fine della sua corsa. Aiutare la grecia spostera' in avanti il problema di qualche mese. E se anche si aiutassero i greci per qualche mese, o per qualche anno, chi pratica queste speculazioni attacchera' Portogallo e Spagna. Se anche dovessero resistere (Spagna e Portogallo hanno abbastanza relazioni politiche in sudamerica da rendere il favore con una rappresaglia politica non indifferente, cosa che viene spesso sottovalutata) , si passerebbe all' Italia.

Ho paura del default italiano? No. 

Di base, la vita media del debito italiano e' di sette anni e rotti. Si va dai titoli a pochi mesi sino a titoli a 30 anni. Questo governo ha, nella migliore delle ipotesi, 3 anni di vita. Anche ammesso che questo governo dichiari di non pagare , verrebbero colpiti i titolari di debito a breve termine, cioe' mediamente gli stessi speculatori.

Piu' di meta' dei titoli scadrebbe dopo i tre anni di questo governo. Il che significa che moltissimi investitori terranno in tasca i titoli per rinegoziarli col prossimo governo. 

Secondo, il 60% del debito e' straniero, circa il 40% e' in Italia. Che fa circa il 41% del PIL. Con una scadenza media a 7 anni, fa circa (in linea teorica) il 5.7% del PIL. Poiche' oggi ogni anno si crea circa il 3% del PIL di nuovo debito, il debito interno e' sufficiente a finanziarlo. L' Italia, cioe', e' nelle condizioni di mandare affanculo i creditori stranieri senza perdere la capacita' di finanziare il debito attuale. 

Il nostro debito, infatti, e' storico, cioe' relativo ad un fabbisogno che non abbiamo piu'. Per quello attuale, il debito internoalmeno in linea teorica basta. Non dovesse, si tratta di fare ritocchi tutto sommato poco significativi alla spesa pubblica.

Passiamo al secondo punto: ti spaventa la fine dell'euro? No, per nulla. Non quanto, almeno , dovrebbe spaventare i signori della globalizzazione.

L'euro e' stato, sotto tutti i punti di vista, il punto di non ritorno della globalizzazione in atto. E' stata l'enunciazione piu' alta, e l'applicazione piu' complessa del principio cardine della globalizzazione, ovvero la libera circolazione di beni e merci.

La fine dell'euro significa il ritorno delle gestioni nazionalizzate dell'economia. Del ritorno degli aiuti pubblici. Il ritorno alle golden share. Alle industrie di stato. All'agricoltura nazionale. Alle banche soggetti del diritto pubblico anziche' privato.

Se crolla l'euro, perche' poi gli stati dovrebbero continuare con il WTO? Perche' inseguire la chimera di un mondo finanziariamente cosi' unito, quando il continente si divide? Del resto, una volta crollato l'euro, si iniziera' con le accuse reciproche. Si iniziera' con le banche locali da aiutare a superare lo choc, e quindi con le relative rappresaglie.

Perche' mai rimanere nel WTO, allora? Che senso ha? Una volta che (come probabilmente succedera') le opinioni degli euroscettici diventeranno mainstream, in un "te l'avevo detto io" da 550 milioni di persone, tutti sigetteranno sui vantaggi della fine dell'euro. Nazionalizzazioni, aiuti, dazi alle frontiere, tasse sul commercio, aiuti all'agricoltura, tutto ricomincera' come prima.

Ma in questo mondo, come vivono i "big" della finanza globalizzata? Male. Vivono solo di quel che trovano a Wall Street e a Londra. Quando provano a mettere piede altrove, si sentono dire "qui c'e' la golden share", "qui c'e' lo stato", "qui c'e' una legge ad hoc". Come e' successo e come succedeva prima della UE.

Chi vuole speculare sul petrolio e sui futures puo', oggi, seguire solo le regole del mercato. Ma si sa che per avere condizioni migliori sul petrolio basta essere quelli che forniscono le tecnologie estrattive. Potete avere tutti i futures che volete, se io fornisco ad un paese le raffinerie, io posso avere un prezzo migliore del vostro gestito in sede politica. Coi vostri "futures" vi ci pulite il culo, specialmente se il fornitore di petrolio e' un paese "diversamente democratico".

Lo stesso dicasi per l'assalto al debito pubblico spagnolo. Di per se', esso non e' solo figlio della globalizzazione, ma e' possibile solo grazie alla globalizzazione, che ha estromesso la politica dal gestire l'economia. 

Sia chiaro: se i greci fossero fuori dall' Eurozona, avrebbero semplicemente dichiarato default ieri. Lo hanno fatto, in effetti, ma ancora si spera negli aiuti. Ma perche' i greci dovrebbero indebitarsi ancora, quando potrebbero semplicemente mandare affanculo i creditori?C'e' forse pericolo che Francia e Germania invadano la Grecia?

La eventuale riduzione di importazioni greche in Germania e Francia e' qualcosa che la Grecia non potrebbe recuperare nell'area mediterranea semplicemente svalutando? 

La verita' e' che dell'eurozona hanno bisogno piu' i finanzieri che i cittadini. Gli stessi finanzieri che la stanno distruggendo stanno di fatto distruggendo la piu' grossa zona commerciale ove potevano spaziare liberi. Una volta tornati gli stati, torneranno ad assaggiare la minestra degli anni '80, quando tentavano di entrare in Italia e si sentivano dire "vedremo cosa possiamo fare", tentavano di entrare in Francia e si sentivano dire "vediamo cosa possiamo fare", tentavano di entrare in Germania e si sentivano dire "se si chiama Deutsche-qualcosa, significa che e' Deutsche. Punkt".

In pratica, i finanzieri si stanno scavando la fossa. Si illudono che un crack dell'euro possa far sopravvivere il loro grado di liberta' attuale, ovvero si illudono che l'attuale presidenza e l'attuale collettivita' europea spenderebbero qualcosa per tentare di salvare il salvabile. L'opinione media che sento , qui, e' " I won't give a fuck to have it back".

Anche le finanze inglesi e americane non ci guadagnano molto nel ritorno delle nazioni europee. Innanzitutto perche' vengono meno tutti gli accordi di area. C'e' poco da fare, la cooperazione Italia-Russia procede, e adesso anche in una direzione strategica come l' Ignitor.  E se crollasse l' Euro, tutti i progetti europei (ITER compreso) finirebbero al macero. Ignitor e' meno costoso, in fare di sviluppo piu' avanzata, e come se non bastasse e' credibile e piu' industrializzabile.

E' vero che non c'e' mai stata una politica comune europea, ma e' vero che l'esistenza dell'europa ha limitato le particolarita' delle singole politiche estere. Domani, l"italia potrebbe anche vendere tecnologie militari all' Iran, in cambio di cooperazione petrolifera e di appalti Eni. Come abbiamo fatto per anni, peraltro. 

Sul piano finanziario, difficilmente al crollo dell'eurozona sopravviverebbero aziende strategiche in mano straniera, come la societa' che controlla la borsa di milano. Difficile che in una situazione di rinazionalizzazione si accetterebbe una cosa simile. 

La mia personale opinione a riguardo di questa crisi  e' che sto tranquillo. 

Questi signori stanno distruggendo il tessuto di convenzioni che ha dato loro vita. Una volta ri-nazionalizzata l'economia europea, di aree ove giocare liberamente ne rimangono ben poche. Ogni speculazione sulla moneta dovra' fare i conti con ogni singolo governo  e ogni singola banca centrale. 
Ma c'e' una cosa che non hanno considerato. Per esempio, che il Portogallo ha lo stesso rapporto deficit/pil della Francia. Se e' piu' a rischio e' perche' le famiglie portoghesi sono piu' indebitate. E le banche portoghesi hanno fatto molto piu' ricorso a strumenti finanziari internazionali. E' questo il motivo per cui riesconoa  colpire facilmente il portogallo.

Ma se andiamo a considerare, in scala, la somma di Debito Pubblico e Indebitamento Privato, la scala dei "forti" e dei "deboli" in Europa cambia completamente. Il disastro portoghese colpira' inevitabilmente l'indebitamento dei privati, cosi' come in Grecia. Il quale e' quasi tutto passato per Londra e New York.

Cosi', credo che se il governo greco oggi dicesse "ehi, avete rotto il cazzo, pago solo il debito interno, il resto ve lo ficcate in culo", ci sarebbe la coda di fronte al primo ministro greco per pregarlo di ACCETTARE dei soldi in prestito.

Nessuna nazione, cioe', rischia quanto il sistema nel suo complesso. In questo momento, sono le nazioni che possono minacciare il complesso finanziario di andare in default. Se finisse in default la grecia, e non succedesse quello che si teme, dopo un anno farebbero lo stesso tutte le altre nazioni. Perche' pagare?

Questa e' la domanda: se l'indebitamento dei privati e' abbastanza alto E quello interno e' abbastanza alto rispetto a quello straniero, le nazioni ci rimettono MENO del sistema finanziario.

Se domani tutte le nazioni europee, o tutte quelle occidentali, dichiarassero default insieme, in mutande ci rimarrebbero solo gli speculatori.

Di cui nessuna nazione ha davvero bisogno. Ma loro, invece, hanno bisogno dell'eurozona e dei debiti pubblici.

No, non mi preoccupo.
 

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Grecia: nessuna crepa nella DIGA è tollerabile (anche minima)

di Stefano Bassi

Come ribadisco da lungo tempo: nessuna crepa nella DIGA è tollerabile (anche minima), altrimenti rischia di venire giù tutto.

Il piano di aiuti alla Grecia SAREBBE (condizionale obbligatorio) in dirittura d'arrivo (FORSE): parliamo di 45 miliardi (30+15)...cioè no, scusate, volevo dire 90 miliardi, anzi no 120 miliardi...uffaaaa mi correggo 135 miliardi....
RIPETO PARLIAMO DI....

Naturalmente, come abbiamo già spiegato 1000 volte, questo TAMPONE non risolverà i problemi STRUTTURALI della Grecia (e quindi quelli dell'EURO): pertanto, nel medio-lungo termine, quasi sicuramente rischiano di essere soldi buttati, che potevano essere meglio impiegati.
Ma per la speculazione rialzista (adesso è il suo turno) è una vera e propria manna.
Dunque la borsa ellenica sta festeggiando con un pirotecnico rimbalzo da +9% (anche se rimane ancora a livelli abissali rispetto agli altri indici "euro").
Forse questo provvedimento di ieri ha contribuito un filino... Divieto di Short Selling alla Borsa di Atene
Il Portogallo festeggia con un rimbalzone da +4%.
E così via in ordine inverso: chi aveva perso di più rimbalza di più e chi aveva perso di meno rimbalza di meno.
Nota: l'unica che non rispetta le regole del giochino è l'Italia: prima o poi capirete il perchè...;-)
Tutti sta andando secondo schemi già visti.

Gli Speculatori che hanno scommesso (prima giù e poi su) stanno godendo come dei ricci e passeranno all'incasso. Le scommesse sugli asset-cessi ormai sono una certezza nonchè una miniera d'oro.
Le banche esposte esultano e si permettono di regalarci perle di saggezza: "Grecia, banche tedesche: ristrutturare debito non è soluzione". E ci mancherebbe! Con la ristrutturazione il conto l'avrebbero pagato anche loro...
Del Moral Hazard abbiamo già parlato a sufficienza stamattina.
E delle conseguenze sistemiche e strutturali...non ti curar di loro ma guarda e passa...

Il CONTO ELLENICO poteva essere un po' suddiviso, magari alla romana...
Ed invece NO...lo pagheranno per intero sempre gli STESSI che per il +9% della Borsa Greca hanno un po' meno di che esultare...
Per esempio NOI italiani che avremo da pagare circa 5 miliardi all'anno per 3 anni: totale 15 miliardi. Immaginate cosa dovrà inventarsi il povero Tremonti per farli saltare fuori e che impatto avrà tutto questo sul nostro già carente e fragile sistema Italia.
Se pensate che ho dovuto fare un colletta di genitori per pagare la carta igienica dell'asilo statale di mia figlia...perchè non arrivavano i soldi da Roma...e parliamo di 16 euro....

Non illudetevi: le possibilita che "il prestito" ci venga restituito sono veramente MINIME, come ben hanno detto "gli economisti tedeschi"...
Grecia: Economisti Tedeschi Scettici Su Restituzione
Berlino, 28 apr

Non e' chiaro se la Grecia possa restituire gli aiuti che le saranno concessi.
Lo ha detto un influente economista tedesco, mentre in Germania, due terzi della popolazione sembra essere contrario alla concessione degli aiuti.
.....sulla possibilita' per Berlino di riavere i soldi che saranno prestati alla Grecia, Hans-Werner Sinn, a capo dell'istituto di ricerca Ifo e tra i maggiori consiglieri economici del governo tedesco, ha risposto: ''Se devo dire la verita', no''. La Grecia, ha aggiunto l'economista, ''non sara' nella posizione di attuare il necessario rigore di bilancio'' e quindi eventualmente ''chiedera' alla Germania di rinunciare al debito''.
Oltre a cio', ha avvertito Sinn, l'aiuto alla Grecia potra' costituire un precedente per altri paesi dell'Eurozona che presentano alti deficit pubblici.
''Sarebbe comprensibile - ha proseguito Sinn - se gli italiani o gli spagnoli esercitassero pressioni su di noi per pagare, perche' sarebbe un importante precedente per loro''.

Dopo l'invasione delle Banche-Zombie che ancora si trascinano in giro per il mondo "truccate" da Banche-Vive e vegete
....la Grecia diventerà il primo caso di STATO-ZOMBIE,
portata fuori dai mercati e sussidiata per 3 anni (come minimo), messa sotto una campana di vetro (che le costerà molto cara), ridotta a lavorare e soffrire esclusivamente per ripagare il debito e senza possibilità di crescita.
IL DECOUPLING tra debito pubblico ed economia reale (con frizzanti trimestrali sopra le attese) IN GRECIA NON HA FUNZIONATO....
Vi spiegherò meglio questo concetto basilare un'altra volta.

Comunque non vi preoccupate: la Telenovelas ellenica non è finita...
Aspettiamo prima di tutto il PIANO nei particolari...
e poi aspettiamo di vedere SE, COME E QUANDO verrà messo in pratica.


Intanto, proprio durante la solita orgetta rialzista da annuncio dell'ennesimo bailout....
portiamoci avanti con il lavoro...per capire dove andranno a colpire i PROSSIMI ATTACCHI.
Sarà sempre più difficile stornarli, anche perchè se un bel bailout non si nega mai a nessuno...arriverà un giorno in cui....

Restiamo in attesa di qualche altro bel DOWNGRADE che magari ci toccherà MOLTO MOLTO DA VICINO....
INVECE certe SCANDALOSE ED ASSURDE TRIPLE AAA per ora non si toccano, come quella dell'UK ...
ADESSO è il turno dei PIIGS, dell'Europa Mediterranea.
L'Europa Nordica per ora è fuori dai giochi.

dal sito http://lagrandecrisi2009.blogspot.com/

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Lo dicono tutti: picco del petrolio in arrivo nel 2012-2015. Cosa cambierà nelle nostre vite

Ormai l’unica cosa su cui si può esercitare l’arte della previsione riguarda il momento in cui ne parlerà il Tg1 di Minzolini. E’ abbastanza unanimemente atteso per il 2012-2015 il picco del petrolio, cioè il momento in cui l’abbondanza di greggio sarà finita.


Contemporaneamente sarà finita l’abbondanza tout court, visto che il petrolio facile è il presupposto del nostro benessere e del nostro stile di vita.

I vaticini concordanti vengono da Shell, da esercito americano, da manager inglesi… All’elenco ora bisogna aggiungere anche l’Iea, l’agenzia europea che si occupa del monitoraggio delle fonti di energia.

Sono anni che scrivo di imminente fine dell’abbondanza e della necessità di prepararsi cambiando le abitudini. Che io lo ripeta non cambia. Cambia, eccome, se alle cose che io dico da sempre si sommano sempre nuove conferme. Attendibilissime. E allora cosa bisogna fare?

“Picco del petrolio” non vuol dire che il petrolio finirà improvvisamente. Vuol dire che ne verrà estratto di meno rispetto a tutto quello che sarebbe richiesto dal mercato. L’aumento di prezzo è la conseguenza più immediata. Ma non solo.

La minore disponibilità di greggio si ripercuoterà sul cibo: pensate al petrolio “incorporato” nei raccolti attraverso concimi chimici, trattori, serre climatizzate. Si ripercuoterà sugli spostamenti (compresi i viaggi delle merci) e sulriscaldamento delle case.

Sarebbe, come dire?, altamente auspicabile che i politici si dessero da fare per minimizzare le conseguenze del picco. Bisognerebbe ripensare i quartieri residenziali sparsi attorno alle città, che se non hai l’auto non vai proprio da nessuna parte, e il trasporto collettivo.

Poi il cibo: se far viaggiare le derrate alimentari diventerà più difficile, sarebbe bene dare una mano (anzi, magari due) all’agricoltura, visto che l’Italia deve importare grano, carne, latte e perfino olio d’oliva. E soprattutto dare una mano all’agricoltura biologica, visto che fa a meno di sostanze chimiche di sintesi per le quali serve anche il petrolio.

Bisognerebbe coibentare meglio le case, affinchè sia possibile scaldarsi consumando meno. Diminuire, e rendere più efficiente, l’uso dell’energia elettrica. Indirizzare gli investimenti sulle energie ricavate dal vento e dal sole, che (al contrario dei soldi spesi in centrali nucleari) non hanno bisogno di anni e annorum prima di diventare produttivi.

Oltretutto le rinnovabili non dipendono dall’uranio di importazione (che richiede energie fossili per essere estratto e lavorato), non inquinano l’aria e non espongono al rischio di incidenti catastrofici.

Macchè. Non ho mai sentito un politico, nè di maggioranza nè di opposizione, fare un discorso sulla necessità di cambiare le abitudini collettive e di pianificare un futuro con meno petrolio.

La statura dei politici italiani è piuttosto bassina. Però secondo me anche loro non potranno fare troppo a lungo finta di non vedere e non sentire il picco del petrolio in arrivo. Resta dunque l’ultima incognita: quando ne parlerà il Tg di Minzolini?

dal sito http://www.blogeko.it/2010/lo-dicono-tutti-picco-del-petrolio-in-arrivo-nel-2012-2015-cosa-cambiera-nelle-nostre-vite/

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Il gemello finlandese. Sale a 8 anni il tempo necessario per finire la centrale nucleare Epr di Olkiluoto

E’ salito a 8 o 9 anni (un raddoppio rispetto alla stima iniziale) il tempo necessario per finire la centrale nucleare Epr di Olkiluoto, in Finlandia, “gemella” di quelle che si vorrebbero realizzare in Italia, che già allo stadio di cantiere ha impensierito l’autorità finlandese per la sicurezza nucleare.


In effetti Berlusconi l’altro giorno ha detto che la prima pietra delle centrali nucleari italiane verrà posata entro il 2013. Non ha fatto però previsioni sulla posa dell’ultima.

E se le cose vanno così in Finlandia, figuriamoci cosa potrà capitare nell’Italia dei cantieri infiniti.

La francese Areva ha iniziato nel 2005 la costruzione cella centrale nucleare di Olkiluoto. Doveva entrare in funzione nel 2009. La data è ora rimandata al 2013 o al 2014. E i costi nel frattempo sono stra-lievitati. Secondo Areva circa un anno fa erano già saliti a 6 miliardi di euro: il 50% in più rispetto alla cifra inizialmente prevista.

La Finlandia non è d’accordo. Le due parti si sono affidate ad un arbitrato. In ballo ci sono anche reciproche richieste di danni.

Dai costi enormi e lievitanti discendono due fatti. Primo: nessuno vuol più costruire centrali nucleari senza la garanzia di potersi rivolgere alle casse statali (il caso degli Stati Uniti è esemplare). Secondo: la bolletta nucleare sarà molto più salata delle ottimistiche previsioni governative.

La centrale di Olkiluoto, dicevo, doveva essere terminata un anno fa, ma è ancora in alto mare. Areva continua a dire che sarà operativo nel 2012, ma Il quotidiano Helsinki Sanomat dà ora notizia che secondo la società nucleare finlandese Teollisuuden Voima questo non potrà avvenire.

Per la fine del 2012 secondo i finlandesi il reattore sarà più o meno costruito. Ma non sarà ancora in grado di produrre energia: prima che diventi operativo sono infatti necessari diversi mesi di prove. Secondo Areva ne bastano sei. Anche se così fosse, arriviamo alla metà del 2013.

Secondo Greenpeace, invece, l’operatività verrà raggiunta solo nel 2014, salvo ulteriori ritardi: a reattore costruito, ci vorrà infatti almeno un anno per collegarlo alla rete elettrica e metterlo in grado di produrre energia.

dal sito http://www.blogeko.it/2010/il-gemello-finlandese-sale-a-8-anni-il-tempo-necessario-per-finire-la-centrale-nucleare-epr-di-olkiluoto/

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Grande concorso! Bersani cerca dieci parole per il cambiamento. Aiutiamolo!

di Alessandro Robecchi

Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha presentato ieri il progetto Italia 2011, arrendendosi al fatto che l’Italia 2010 ce la becchiamo così com’è. Toccante e convincente il suo discorso: "Bisogna trovare dieci parole per il cambiamento". Questo piccolo sito, certo di fare cosa grata alle moltitudini disperse del Pd, ci tiene a fare bella figura e accetta la sfida. Presto! Troviamo dieci parole per il grande progetto del Pd. Per esempio: "Veltroni e D’Alema potrebbero andare in Africa tutti e due", sono esattamente dieci parole. Oppure: "Troviamo tutti insieme una bella torre e buttiamo giù Latorre", sono altre dieci parole. Oppure: "Con questi dirigenti non vinceremo mai, come disse Nanni Moretti", e sono altre dieci parole. O ancora: "E’ candidando Marianna Madia che tutti i voti volano via", e sono dieci parole anche queste. Coraggio, quando il grande partito chiama non possiamo certo sottrarci. Aiutiamo chi sta peggio di noi! Aiutiamo il compagno Bersani a trovare dieci parole per il cambiamento. Per esempio queste: "Ma possibile che nel 2010 abbiamo ancora un segretario dalemiano?". Sono dieci, visto? Non è difficile. O ancora: "Chiediamoci chi siamo: siamo proprio quelli che non volevano Vendola!". E sono dieci pure queste! Coraggio, ragazzi! Al lavoro, alla lotta! Il partito ha bisogno di voi in questa fase di transizione che dura ormai dai tempi di Berlinguer…
Nella foto (Ansa-Togliatti), un’immagine del segretario insonne, mentre cerca dieci parole (clicca sull’immagine per ingrandire)

dal sito  http://www.alessandrorobecchi.it/

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Cambiarlo no eh?


30 aprile 2009. Vittorio Feltri spara le nudità di Veronica Lario, la "Velina ingrata", in prima pagina di Libero.
Berlusconi si dissocia.

1 giugno 2009. Vittorio Feltri apre la prima di Libero con l'infamata di Daniela Santanchè: "Veronica ha un compagno".
Berlusconi si dissocia.

26 giugno 2009. Mario Giordano martella sul clan D'Alema, su Cesa, Escort e Festini hard a Montecitorio. Il Giornale.
Berlusconi si dissocia.

28 agosto 2009. Vittorio Feltri, neodirettore del Giornale, accoltella Dino Boffo: menzogne che daranno i loro frutti.
Berlusconi si dissocia.

8 settembre 2009. Vittorio Feltri incomincia a dedicarsi al "Compagno Fini". A suo modo.
Berlusconi si dissocia.

New! 28 aprile 2010. La campagna di Vittorio Feltri contro Fini è all'apice, il bombardamento è oramai quotidiano.
Berlusconi si dissocia.

Ecco, la "Dissociazione a Delinquere" continua. Direi che i casi cominciano ad essere un pochino numerosi, non trovate? Almeno ora capisco perchè Berlusconi ha allontanato Giordano. Da lui ha dovuto dissociarsi solo una volta.

dal sito http://nonleggerlo.blogspot.com/

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Tg1, maggiordomi si diventa

di Carlo Cipiciani

Ieri sera. l’imperdibile Tg1. La prima parte, quella piena di notizie inutili e noiose, non ha riservato sorprese. Prima ha archiviato il richiamo di Napolitano all’autocritica della magistratura. Poi ha scansato rapidamente il servizio sulla drammatica situazione della Grecia, i cui titoli sono stati declassati a junk, spazzatura da Standard & Poor’s. Poi ha messo da parte la solita diatriba Fini-Berlusconi, per interposto Bocchino.

minzolinieberlusconi Tg1, maggiordomi si diventa 

Dopo altri servizi più o meno interessanti, proprio mentre i primi cibi galleggiano nello stomaco in attesa della imminente digestione, proprio quando in molte famiglie italiane si celebra il rito serale che porta allo sbraco in poltrona, finalmente, alle 20,18, l’inizio della parte davvero interessante del Tg1. Quella leggera. Il solito servizio sui gelati a Milano di Federica Ballestrieri. Ma il clou era un altro. Il direttorissimo ha fatto outing, mandando in onda un servizio della brava Carlotta Mannu dall’inequivocabile titolo: “Maggiordomi si diventa”.
Due minuti sulla scuole per diventare perfetti maggiordomi, servitori di un padrone da accudire, vezzeggiare, amare, adorare. A cui dedicare tutti se stessi senza esitazione, senza se e senza ma. “Uomini e donne pronti ad ogni evenienza” si dice nel servizio. Le immagini in bianco e nero di Totò (padrone) che dà ordini perentori a Carlo Croccolo (il maggiordomo Battista) sono commoventi. Sarà la peperonata, ma sembra quasi di sentire Totò gridare a Battista: “fammi un editoriale contro Spatuzza!” Nei due – purtroppo brevi – minuti del servizio veniamo edotti sul fatto che il manico delle tazzine deve essere sempre a sinistra, che tutte le forchette vanno a destra tranne quella per i crostacei, che il pane a tavola non si taglia ma si spezza, che i bicchieri da mettere in tavola sono tre (Bossi, Fini e Berlusconi?) e sulla loro posizione.
Un servizio frizzante, che si conclude con una lezione fondamentale. Come si comporta un vero giornalista – pardon, maggiordomo: “Il vero maggiordomo non deve fare domande”. Ah, di questo abbiamo fulgidi esempi, genere salotto televisivo, Rai Uno, seconda serata: nessuna domanda, solo lodi. Ma si puà fare di più: questo eroe del servilismo senza macchia e senza paura “deve avere la risposta giusta alla domanda, del padrone, ancora prima che gli verrà fatta”. Avete presente quei direttori che fanno un editoriale contro la magistratura, prima che gli venga richiesto per telefono? Proprio quelli. Non è dato sapere come questo servizio sia stato accolto nelle segrete stanze della redazione. Non sappiamo che ne pensano le conduttrici ribelli, Ferrario e Busi. Per quanto ci riguarda, queste scuole per maggiordomi, come dice anche il servizio del Tg1, in Italia sono moltissime. Pare che ce ne sia più d’una anche in Rai. Chi scopre dov’è la migliore vince un premio. E intanto, la cena è servita.

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Asbesti e calcestruzzi, impoveriti noi.

di Debora Billi

Lo so, pensiamo di vivere in un Paese da schifo. Lo scandalo Calcestruzzi, che forse ha stupito qualcuno, rivela come se ce ne fosse bisogno che le nostre "grandi opere" vengono costruite con la sabbia. Si chiama "calcestruzzo impoverito", e il nome è assai significativo: quando finisce la sabbia infatti, spesso in cementi e calcestruzzi ci finisce di tutto, incluse scorie e rifiuti tossici. Doppio guadagno, per mafiosi e prenditori da sempre in combutta.Ne abbiamo parlato mille volte. Per questo ho trovato in un certo senso divertente che uno scandaletto analogo, seppure di proporzioni inferiori, stia facendo parlare la città di New York. Pare che un funzionario della sicurezza degli edifici abbia firmato oltre 200 certificati, che asserivano l'assolutà sicurezza dal punto di vista asbesto, piombo e altri materiali di edifici importanti, senza neppure andarli a vedere.
E' la punta di un iceberg, asseriscono gli inquirenti, si sospetta infatti che dietro il funzionario corrotto e i suoi falsi certificati ci possa essere un giro di corruzione e mazzette.
Insomma, grande stupore degli americani, nulla di nuovo per noi italiani. E naturalmente, è solo un caso che il funzionario newyorkese in questione porti l'esotico nome di Saverio Todaro...

dal sito http://crisis.blogosfere.it/

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CHI VUOI CHE SE NE FOTTA?

Ieri pomeriggio alla Camera dei Deputati si votava una proposta di legge dell'ex Ministro del Lavoro del Governo Prodi, Cesare Damiano, per istituire delle "Norme per l’estensione delle misure di sostegno del reddito dei lavoratori esclusi dall’applicazione degli strumenti previsti in materia di ammortizzatori sociali". Il testo completo della proposta di legge n° 2100 del 23 gennaio del 2009, quasi un anno e mezzo fa, è qui.

Con ben 261 no la maggioranza ha votato contro la proposta di Damiano e di altri deputati.

In questo momento, mentre sto scrivendo, i principali mainstream non fanno altro che occuparsi di Bossi che vuole solo il federalismo, la Grecia con le pezze al culo, le dimissioni di Bocchino, il ritorno del Lodo Alfano costituzionale e di Barcellona-Inter di stasera.


Solo un sito se ne occupa, uno solo, ed è quello dell' Unità con quest'articolo. Migliaia di persone da mesi senza ammortizzatori sociali, senza stipendio o senza cassa integrazione, ed a chi vuoi che se ne fotta.

Ah no, a sorpresa Il Giornale oggi si occupa anche della suocera di Fini.

dal sito http://cogitoergovomito.blogspot.com

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In Europa, in un giorno, sono stati bruciati 160 miliardi, con le borse. La Grecia ne ha chiesti 49. Vi sembra normale?

di Slasch16


La Grecia ne chiede 50 e la Merkel non vuole intervenire per aspettare le elezioni regionali tedesche.
Il vertice Ue si tiene il 10 maggio, dopo le elezioni.
Valgono piu' una manciata di voti, per il potere ed il capitalismo, che il fallimento di una nazione.
E' questa la politica che vogliamo? E' questa l'economia e la societa' che offre il capitalismo avanzato?
Quanti miliardi bruceranno oggi le borse europee, quanto costeranno ancora alla collettivita' i parassiti della finanza mondiale?
Ce ne' abbastanza per fare la rivoluzione, alla francese non dico alla bolscevica. I nuovi Zar sono i banchieri, gli investitori, i parassiti che fanno miliardi sul lavoro degli altri.
Vi rendete conto del controsenso dell'economia capitalistica?
Il libero mercato mondiale è in mano ai pirati, ai lupi, alle iene. Sono loro che impoveriscono il pianeta.

dal sito http://slasch16.splinder.com/

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IL VORTICE CHE RISUCCHIA

di Leon Zingales

A prescindere da quando partirà il piano di salvataggio della Grecia, un fatto è sicuro: trattasi di semplice dilazione poiché il problema si porrà in forma sempre più grave con il passare del tempo. Le condizioni poste dal dalla UE e dal FMI finiranno con lo stringere ancor di più il cappio al collo.
Malgrado quanto dica Perotti sull’editoriale del Sole 24 Ore di Sabato scorso “Tragedia greca senza drammi”, in questo caso tragedia e dramma coincidono: la riduzione della spesa pubblica e l’aumento delle tasse trascinerà in una spirale deflazionistica il paese ellenico. Si hanno seri dubbi che il deficit ed il rapporto debito/PIL possano veramente scendere; gettando liquidità tutto potrà essere posticipato di qualche mese ma i nodi verranno presto al pettine. Il vortice del debito risucchierà senza sosta qualsiasi aiuto senza mai placarsi.
La Grecia farà finta di accettare qualsivoglia piano di lacrime e sangue proposto dalla comunità internazionale salvo poi chiedere umilmente scusa per non poterlo rispettare. La conclusione è piuttosto ovvia: i debiti non saranno onorati, il debito verrà autoridotto ed i creditori potranno attaccarsi al tram.
In altri tempi il paese verrebbe messo alla gogna, al pubblico ludibrio di fronte al consesso degli investitori. Ma il contesto è cambiato: la Grecia non avrà la medesima nomea dell’Argentina nei mercati internazionali. Molto più semplicemente il paese ellenico rappresenterà l’apripista, il fulgido esempio da seguire per coloro che non vorranno (e non potranno) onorare i propri debiti. Dopo la Grecia, l’effetto domino della non solvibilità contagerà innanzitutto in modo repentino molti altri paesi della zona Euro: Irlanda, Portogallo e Spagna e poi si espanderà come un virus inarrestabile fino ai pachidermi: Gran Bretagna ed USA in primis.
Immaginiamo di estrarre calore in una porzione d’acqua con velocità costante. Fino al raggiungimento della temperatura di congelamento non noteremmo alcun significativo cambiamento. Improvvisamente, in prossimità degli zero gradi Celsius, una cascata di eventi termodinamici ci colpirebbe e modifiche strutturali sarebbero istantanei (l’acqua si trasforma in ghiaccio). In prossimità del raggiungimento del punto critico, il tempo scorre molto più velocemente, nel senso che la densità degli eventi termodinamici aumenta esponenzialmente.
L’errore (e direi anche l’orrore) degli economisti classici è credere che in il tempo sia omogeneo. Si sono lanciati generici allarmi sul deterioramento dei conti pubblici, sperando che il tempo giochi a proprio favore consentendo graduali aggiustamenti; ormai il tempo dell’economia non si misura più in anni, tutto sta accelerando. Gli eventi precipitano: il punto critico è vicino e nei prossimi mesi si ballerà parecchio.

dal sito http://economiaincrisi.blogspot.com

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Tremonti attinge alla Tesoreria per aiutare la Grecia

di Stefano Bassi

Era da un po' che ci si stava chiedendo:


da dove cappero l'Italia tirerà fuori i 5,5 miliardi di euro per tamponare la Grecia? (solo fino alla fine del 2010)

[Fui io il primo a fare una stima DEL COSTO per L'ITALIA in Indovinello matematico sul Βαιλουτ...]



Ebbene per Tremonti la risposta è stata rapidissima e semplicissima: vai di decreto legge e si attinge alla Tesoreria...

Devo dire che non ho mai visto l'Italia essere così celere nel prendere una decisione (a parte quando c'era da approvare qualche legge ad personam...).

Evidentemente a Tremonti gli BRUCIA parecchio perchè ha capito benissimo che se succedesse qualcosa d'irreparabile alla Grecia, poi l'Italia se la vedrebbe molto brutta...e gli estintori potrebbero non bastare più...

E pensare che Giulio solo 3 giorni fa aveva sparato: "Le tabelle del Fondo Monetario Internazionale «ci vedono messi sul debito pubblico insieme, a fianco della Germania e molto meglio di tanti altri grandi Paesi, Stati Uniti compresi" (NdR Io mi ero IMMEDIATAMENTE toccato gli zebedei...ma non è bastato).

Evidentemente l'asta di oggi dei nostri BOT, che è stata coperta di un pelo "da 0,2 millimetri" (richieste per 1,02 volte l'offerta...) ed il cui rendimento è schizzato in un botto dallo 0,567% allo 0,814%, ha fatto passare a Tremonti la voglia di raccontare "barzellette".

Apro un breve inciso: io penso che Tremonti in questi (quasi) due anni di Grande Crisi si sia comportato BENINO.

Si poteva fare di meglio, si poteva essere meno IMMOBILISTI...

ma rispetto ai Brunetta-Boys ed ai classici assalti della diligenza, Giulio ha tenuto una linea di RIGORE inusitata per la media di scialo italiano.

Gli è andata pure liscia perchè le nostre banche erano talmente arretrate da essere entrate solo marginalmente nel giro mondiale della armi finanziarie di distruzione di massa....

A dimostrazione di come il progresso non sia sempre un bene assoluto...:-)

Fatto il complimento, penso che Giulio farebbe meglio a TACERE il più possibile perchè dal punto di vista comunicativo è un vero disastro (intonazione della voce compresa).

Chiudo l'inciso.

Bene...dunque basterà attingere "alle disponibilità dei conti di TESORERIA".

A titolo informativo la gestione della Tesoreria dello Stato è affidata alla BANCA D'ITALIA.

Conoscendo le capacità di prestidigitazione di Giulio, non vorrei che questo fosse un trucco per mascherare un FINANZIAMENTO da parte della Banca d'Italia, aggirando i divieti della normativa comunitaria....

Ma non voglio pensare male, anche perchè non conosco a sufficienza questi complicati meccanismi ed il relativo sistema delle competenze: una volta tanto sto tirando ad indovinare e potrei benissimo sbagliarmi (ma potrei anche aver centrato il bersaglio)

Insomma: attingere alla TESORERIA.

Facile ed "indolore" come bere un bicchier d'acqua: infatti è una soluzione che si usa tutti i giorni....soprattutto per salvare Stati Esteri.

Conseguenze e controindicazioni? Nessuna, naturalmente.

"Le disponibilità saranno poi reintegrate con successive emissioni"

Attingere ai conti di tesoreria anziché ricorrere nell'immediato all'emissione di Btp a 3 anni consente al Tesoro di gestire l'operazione con maggiore flessibilità.

MAGGIORE FLESSIBILITA'...ah ah ah

In effetti ormai con le PAROLE SI FANNO INCANTESIMI.

Un DEFAULT diventa un HAIRCUT (scorciatina ai capelli).

IL RISCHIO di prendersi sportellate in faccia in un periodo in cui LE ASTE DI TITOLI DI STATO dei PIIGS non sono molto "amate" diventa gestire l'operazione con maggiore flessibilità.

Ma la creatività linguistica è una delle più sorprendenti doti umane...

NOTA: la sopracitata soluzione non è stata ancora confermata ufficialmente.

Il buon Tremonti potrebbe ancora tirare fuori qualcos'altro dal cilindro...l'importante è che lo faccia in silenzio...senza lanciarsi in ardite dichiarazioni.


Grecia, pronto decreto Tremonti, fondi da tesoreria
martedì, 27 aprile 2010 - 19:52


È pronto il decreto legge che l'Italia utilizzerà per parteciperà assieme agli altri partner europei e al Fmi al salvataggio della Grecia.
Lo riferisce una fonte del Tesoro italiano spiegando che l'Italia dovrebbe prestare fondi alla Grecia attingendo nell'immediato alle disponibilità dei conti di tesoreria.
"Le disponibilità saranno poi reintegrate con successive emissioni", precisa la fonte.
L'Italia fornirà alla Grecia fino a 5,5 miliardi di euro nel 2010 su un totale di 30 miliardi messi a disposizione assieme agli altri colleghi europei, a cui si aggiungeranno altri 10-15 miliardi del Fmi.
Il prestito, della durata di tre anni, assume la forma dell'acquisto di titoli greci con i rendimenti concordati a livello europeo.
Attingere ai conti di tesoreria anziché ricorrere nell'immediato all'emissione di Btp a 3 anni consente al Tesoro di gestire l'operazione con maggiore flessibilità.
La Grecia si aspetta di ricevere la prima tranche di aiuti entro il 19 maggio, quando dovrà rifinanziare 8,5 miliardi di debito.

dal sito http://www.lagrandecrisi2009.blogspot.com/

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In arrivo spot pro-nucleare. Ma all’estero le autorità per la sicurezza criticano i reattori Epr

Berlusconi vuol convincere gli italiani che i reattori nucleari Epr di prossima costruzione sono sicuri. Per questo sono in arrivo spot sulla Rai. Il Presidente del Consiglio lo ha ribadito proprio nell’anniversario del disastro di Chernobyl.


Menomale che in altre circostanze ci siamo sentiti dire: le tv non spostano l’opinione pubblica, le tv non spostano un voto.

Spot o non spot, le autorità per la sicurezza nucleare dei Paesi dove sono in costruzione reattori francesi Epr (di funzionante, non ce n’è ancora nessuno) hanno sollevato problemi molto seri.
Questi problemi riguardano (oltre ai i tubi) soprattutto l’interconnessione strutturale dei sistemi di controllo e di sicurezza.
Significa che se si guasta il primo, il secondo può andare ko. Proprio nel momento in cui dovrebbe rendersi utile.
Se questo problema non verrà risolto (e per farlo bisognerebbe modificare l’architettura concettuale del reattore) La Gran Bretagna medita di bloccare la costruzione dei previsti reattori Epr.

E poi c’è un documento confidenziale proveniente da Électricité de France, che è stato reso pubblico dalla rete Sortir du Nucléaire.
Secondo questo documento – considerazioni di tecnici, non illazioni e speculazioni del primo venuto – le caratteristiche intrinseche dei reattori Epr implicano un serio rischio di esplosione. Proprio come a Chernobyl.

E a proposito di Chernobyl. Adesso vi mostro un filmato nel quale militari dell’Armata Rossa, minatori e volontari sono ripresi mentre affrontano a mani nude il mostro scatenato, nell’aprile di 24 anni fa.
Molti di loro sono morti, anche se non rientrano nel computo ufficiale delle vittime. E’ morto nel giro di poche settimane anche l’autore delle immagini.
Il video è un piccolo, personale omaggio alla memoria di coloro ai quali, secondo me, tutta Europa è debitrice.



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Il mondo alla rovescia

di Massimo Gramellini

Un signore anziano dall’aria mite viene trascinato in auto da uomini col passamontagna sul viso, mentre sull’altro lato della strada centinaia di persone piangono, si disperano, urlano il suo nome.

Sembra l’incubo kafkiano di ogni persona perbene. Invece è il dramma di Reggio Calabria, parte dello Stato italiano da 150 anni, dove la gente blocca il traffico per applaudire il padrino della ’ndrangheta Giovanni Tegano invece della polizia che lo ha appena arrestato.

Le foto di quella folla sono un trattato di sociologia. Bulli addobbati come Corona, con le braccia tatuate e gli occhiali da sole rovesciati. Bambini inerpicati sulle spalle dei padri, affinché possano godersi meglio lo spettacolo. E donne di ogni genere che strillano ai poliziotti: «Così traumatizzate i ragazzi!», quasi che il trauma sia la cattura del boss, non i suoi delitti. Poi dalle retrovie si solleva un urlo solitario, ripetuto ossessivamente come uno spot: «Tegano uomo di pace!». Dicono sia sua cognata. Nessuno si erge a zittirla e meno che mai a contestarla. E’ evidente che le sue parole sono condivise in quel contesto dove lo Stato è un ospite impiccione che ogni tanto si fa bello con qualche arresto, ma non incide nella vita di ogni giorno. Non dà lavoro a tuo figlio - l’uomo di pace sì.

Non ti trova un posto in ospedale - l’uomo di pace sì. Non punisce chi ti ha offeso - l’uomo di pace sì. Adesso che lo hanno tolto di mezzo, chi garantirà la pace? Questa sembra essere l’unica preoccupazione di quella folla. Questo è ciò che ce la rende così lontana. Straniera.

dal sito http://www.lastampa.it

TERRENO FERTILE PER LA PROPAGANDA LEGHISTA AL NORD!
MA SECONDO VOI COSA PUO' PENSARE IL PADANO MEDIO DI FRONTE A SCENEGGIATE DEL GENERE?

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Quel maledetto imbroglio nucleare

di Paolo de Gregorio

E’ stato detto molto sul progetto di rifare le centrali nucleari in Italia e, per fortuna, ora si tratta di raccogliere le firme e coalizzare le persone pensanti e responsabili contro questo insano progetto.
C’è però un aspetto del problema che non è venuto fuori, ma che io considero più deleterio e pericoloso del fatto di avere una centrale vicino alla propria casa. Si tratta di un tipo di energia concentrata in pochissime mani, una lobby per capirci, capace di influenzare la dinamica dei prezzi, multinazionale di fatto in quanto dipendente da parti di tecnologie straniere e dalle pochissime miniere di uranio fuori del nostro territorio e controllo, che, come tutte le multinazionali, è in grado di sfuggire ad eventuali responsabilità.
Di fronte a questi colossi economici e politici, il cittadino conta ben poco, la maggior parte degli incidenti tecnici avvenuti nelle centrali francesi sono stati nascosti alla popolazione e, come si può ben intuire, non è facile fornire prove senza possedere sofisticati mezzi di misurazione e controllo.

La concentrazione del potere energetico, di cui le centrali sono la massima espressione, corrisponde ad incrementare quel “grande modo di produrre” di tipo multinazionale e globale, che va a contrapporsi a quel “piccolo modo di produrre”, in questo caso di energia pulita e rinnovabile che, se diffuso su tutto il territorio in centinaia di migliaia di piccole unità di produzione, crea un diffuso benessere economico, genera cultura di indipendenza ed autonomia energetica, aiuta l’agricoltura a restare sul territorio integrando il proprio reddito agricolo con quello derivante dal vendere energia prodotta con fotovoltaico o eolico.
Lo scenario che si apre con il nucleare è anche socialmente nocivo, in quanto impedirebbe quella rivoluzione verde delle “fattorie solari”, che potrebbero riportare nelle campagne milioni di persone, anche tecnici, gente stufa di vegetare in città invivibili, alla ricerca di uno stile di vista sostenibile, sobrio, in armonia con la natura e i propri vicini, senza nessuna competizione con nessuno.
Se si riuscisse a far dilagare fin da subito la proliferazione di piccoli impianti, in pochissimi anni avremmo una riduzione consistente del fabbisogno energetico e il nucleare non partirebbe o si fermerebbe per mancanza di mercato.

La partita si gioca sul referendum, ma anche sulla ricerca di autosufficienza energetica da parte di milioni di persone che possono attuarla.
Ricordo che la provincia di Bolzano produce con le rinnovabili il 56% del suo fabbisogno e ha l’obiettivo di arrivare al 75% nel 2013 e al 100% nel 2020.
La ricetta è semplice: imitare i bolzanini e l’incubo nucleare sarà solo un brutto ricordo.

Paolo De Gregorio 

dal sito http://www.comedonchisciotte.org

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LI VEDETE ANCHE VOI I GRECI DAVANTI AL COMPUTER CHE TRASFERISCONO EURO IN LUSSEMBURGO O A MALTA ALLA FACCIA DELLA BCE?

Sono circa 20 i miliardi di euro che da inizio anno a oggi sono spariti dalle banche greche.

i cittadini greci hanno preferito trasferire soldi lontano dai loro conti correnti in tutti i paesi del mondo. Non solo, hanno anche comprato oro e ritirato contanti!

Le banche greche sono senza fondi! E' UNA VERA FUGA DALLA PENISOLA ELLENICA!!

LA BCE RISCHIA GROSSO...INFATTI HA CONCESSO LIQUIDITA' AI GRECI IN CAMBIO DI OBBLIGAZIONI DELLEO STATO GRECO CHE RISCHIANO IL DEFAULT.

LA LIQUIDITA' E' STATA PRELEVATA DAI BENESTANTI GRECI E TRASFERITA VIA!!

Alla fine chi la potrebbe prendere in quel posto non è IL FURBO GRECO...ma l'idiota europeo.


dal sito http://ilpunto-borsainvestimenti.blogspot.com/

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GRECIA: PERCHÉ IL DEFAULT È MENO PEGGIO DEL "SALVATAGGIO"

L'EPICENTRO È ATENE
MA IL TERREMOTO È EUROPEO


L'11 febbraio scorso, nell'articolo dal titolo «IL LETTO DI PROCUSTE», sostenevamo, di contro agli "ottimisti", che la Grecia quasi certamente si incamminava sulla via della bancarotta, e avanzavamo una tesi "provocatoria", che il default, se nazionalizzato e pilotato, sarebbe stato, per le masse popolari, un'alternativa migliore della cura da cavallo richiesta dai mercati, ovvero dai grandi predatori finanziari.

Scrivevamo: «Ma che accadrebbe se la Grecia decidesse d’un botto d’uscire dall’Euro e dall’Unione? Se decidesse unilateralmente di nazionalizzare e pilotare il default, ripristinando la sua moneta e svalutandola decisamente? O addirittura annullando il debito? Accadrebbe che i creditori sarebbero gabbati, che l’economia greca, pur restando nel quadro del capitalismo, riprenderebbe a camminare e ad esportare, attirerebbe non solo una gran massa di turisti, probabilmente anche di investimenti stranieri a causa del vantaggio rappresentato dal differenziale di cambio e dai bassi costi di produzione. Accadrebbe, questo è quel che più conta per milioni di greci, che eviterebbero la cura da cavallo».

Propio in queste ore giunge la notizia che  l'agenzia di rating Standard & Poor's ha tagliato a livello junk , ovvero bond SPAZZATURA, i titoli di credito emessi da Atene,  i quali dunque rischiano di diventare inutili anche come 'merce di scambio' con la Bce per ottenere liquidità. S&P stima che "in caso di ristrutturazione del debito greco o di default, la percentuale di recupero per i bondholder (i proprietari dei titoli greci, Ndr) sia compresa tra il 30 e il 50 per cento. Standard & Poor's, considera infine ineluttabile un aumento del costo del debito. Le stime sono per un rapporto fra debito e pil al 124% nel 2010 e al 131% nel 2011 a fronte di una crescita del pil reale piatta nel periodo 2009-2016 mentre il pil nominale tornerà a livello del 2008 solo nel 2017.
Così le borse, non solo quella di Atene, sono crollate, trascinando anche l'Euro all'in giù, mettendo immediatamente a repentaglio il Portogallo, mentre i rendimenti delle obbligazioni decennali della Grecia hanno superato la barriera del 9% per la prima volta dal 2001, anno di ingresso della Grecia nella zona euro e quelli dei titoli biennali sono schizzati al record del 12% (livelli che gli "ottimisti" solo un mese fa ritenevano impensabile!). 
Per questo, alle prese con una crisi che potrebbe travolgere anche il nostro paese, consigliamo di rileggere, o leggere per chi ancora non l'avesse fatto, quanto scrivevamo ne «IL LETTO DI PROCUSTE».
 

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Anche Roma non cessa di prodigarsi per aiutare Atene.

Fratello greco, non ti dimenticherò.
Non appena riempio il mio cappello,
tanti soldi accanto al capitello,
stai tranquillamente certo, ti lascerò.
 
 
pubblicato da Lino Giusti su http://www.crepapelle.net/

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Nano Curie

di Lameduck

Scegliendo proprio il giorno dell'anniversario del più grave disastro nucleare civile della storia, quello di Chernobyl del 26 Aprile 1986, il nostro Nano Curie ha annunciato l'inizio di una nuova era nucleare in Italia, grazie anche all'aiuto della Russia che combinò quel gran casino.

Prima di individuare un luogo in cui realizzare una centrale nucleare, ha concluso Berlusconi, "bisogna che cambi l'opinione pubblica italiana, dobbiamo fare una vasta opera di convincimento, guardando alla situazione francese".
Saranno presto distribuiti leccalecca al plutonio ai bambini delle scuole per dimostrarne l'innocuità. In ogni caso le mamme si tranquillizzino. Dovesse manifestarsi qualche spiacevole effetto collaterale, non ha detto Nano Curie che il cancro sarà sconfitto in tre anni?

dal sito http://ilblogdilameduck.blogspot.com/

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"Dobbiamo padanizzare l'Italia"

di Daniele Sensi

Il senso delle recenti aperture di sezioni della Lega Nord nel sud Italia, è ben restituito dalla sintetica dichiarazione affidata nel fine settimana da Dario Galli, presidente della provincia di Varese, ai microfoni di Radio Padania:

La Lega rappresenta un modello culturale che occorre estendere al resto d'Italia. Se si vuole salvare il Paese, è necessario padanizzarlo.

Una generosa premura che in realtà manifesta quanto la Lega sia divenuta consapevole che, causa consultazioni elettorali ancora tenute su base nazionale, per soddisfare le proprie agognate ambizioni le è necessario estendere la propria egemonia su tutto il  territorio italiano. Meta peraltro non difficile da raggiungere, visto che anche nel Meridione prospera un odio per lo straniero in cerca solo di sdoganamento e di rappresentanza.

Però consoliamoci: padanizzata l'intera nazione, la Lega potrà definitivamente abbandonare ogni velleitarismo secessionista: senza alcun sopravvenuto attentato ad un solo comma della Carta costituzionale, la Padania sarebbe infatti finalmente indipendente. Solo un po' più larga, e lunga, di quanto lo stesso Alberto da Giussano osasse immaginare.

dal sito http://danielesensi.blogspot.com/

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IL MINISTRO LA RISSA

Quanto un Suv Sollers Uaz 2300.
Tanto costa la coscienza di La Russa.

Mentre saluta Fini e giura fedeltà a Silvio.
Dopo che dice ad Annozero che con la guerra si può far pace.
Quando strattona ad una conferenza stampa un giornalista perchè non è un giornalista.

Il mio Ministro della Difesa è uno che Difende. Spesso difende l'allenatore della sua Inter.
Una volta gli è capitato anche di difendere i Carabinieri, quando morì Stefano Cucchi.
Poi quando c'era da difendere un chirurgo, un infermiere ed un tecnico di Emergency, disse che potevano essere degli infiltrati.

Ha anche un secondo nome: BENITO. Benito Come Mussolini. Mussolini come quel fascismo mai ripudiato. Come quando per non fare un torto alla sua coscienza omaggiò i soldati di Salò.

Con quel suo terzo nome: MARIA. Maria come madre di Cristo. Cristo come quel crocifisso che lo fece delirare in tv, alla Vita in Diretta. "Possono morire tutti, il crocifisso non si muove", disse.

Insomma, il mio Ministro della Difesa si chiama Ignazio Benito Maria, è un italiano vero, è uno che i valori ce li ha scritti nel nome, è come se avesse in sè i principi fondamentali della cultura italiana.

E' un pò Benito, un pò Maria.
Un pò La Russa, un pò La Rissa.
 

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Bonafi: chiudere la Borsa, che rapina le aziende

Chiudere la Borsa, che razzia l’economia reale in modo parassitario, grazie al sistema capitalistico che favorisce il caos. L’economista Gilles Bonafi sposa la provocazione di Frédéric Lordon, ricercatore del Cnrs, il Consiglio nazionale francese per la ricerca scientifica. Secondo Lordon, per bloccare la crisi bisogna innanzitutto abolire i mercati finanziari: «Numerose voci – rileva Bonafi – cominciano ora a porsi il problema di un sistema economico strutturalmente irrecuperabile, che spinge l’umanità alla catastrofe», puro riflesso della «legge della potenza» teorizzata da Vilfredo Pareto.
«A trionfare sono dunque i peggiori (non i migliori), quelli che non hanno scrupoli e il cui ego è più sviluppato, i superpredatori», scrive Bonafi, in un Wall Street 1intervento ripreso da “Megachip”. «Indipendentemente dal sistema all’opera (comunismo o capitalismo che sia)», s’impone la legge di Pareto, che è esponenziale: «Una curva, in altri termini, che tende all’infinito: cosa impossibile nel nostro mondo finito, la biosfera», le cui risorse sono naturalmente limitate e non possono reggere a lungo una aspettativa infinita di crescita.
Niente può svilupparsi all’infinito: finiamo sempre con l’arrivare alla contrazione, che nell’uomo ha il ritmo della respirazione e nelle stelle un’evoluzione che le trasforma prima in giganti rosse, poi in nane bianche. L’economista francese cita il famoso apologo della rana che voleva diventare più grande di un bue, «un racconto che si applica perfettamente alle nostre élite e a quel che sta succedendo ai nostri giorni: è sotto questa angolatura che bisogna analizzare l’attuale crisi economica».
L’uomo, prosegue Bonafi, consuma in modo incoerente l’energia (alimentazione, energie fossili) e quindi aumenta il disordine, il caos (inquinamento, distruzione delle altre specie): «La finanzia non dovrebbe più esistere perché introduce caos nel sistema». Finora, sono state avanzate poche soluzioni. Per l’ideologia neoliberale «tutto si riassume nella legge della giungla»: vince il più forte, mostrando «il lato oscuro della forza». Borsa 3Cuore del sistema capitalistico è la Borsa, che Frédéric Lordon vorrebbe addirittura chiudere.
La proposta non è stata ripresa dai media. Bonafi la considera rivoluzionaria, perché proprio la finanza «favorisce l’evoluzione esponenziale dei debiti e del caos». Basti pensare che cinque banche statunitensi «controllano quasi la metà dei prodotti derivati (oltre 20.000 miliardi di dollari) e hanno messo in opera un gigantesco insider trading, grazie ad algoritmi finanziari che permettono di guadagnare sempre e, ovviamente, senza nessun collegamento con la realtà economica».
Se la funzione iniziale della Borsa era quella di fornire capitali alle aziende, ora la situazione si è capovolta, avverte Bonafi: «Ed è l’intera società ad essere presa in ostaggio e spogliata delle sue ricchezze a esclusivo vantaggio di pochi». Lo stesso Lordon mette oramai in luce il vero funzionamento della finanza: «In Borsa, le aziende più che approvvigionarsi di capitali Wall Street 2vengono depredate, perché quel che gli azionisti prendono (in dividendi e rastrellamento di azioni) finisce per superare quel che concedono. In conclusione non è più la Borsa a finanziare le aziende, ma sono le aziende a finanziare la Borsa».
La finanza è dunque il punto in cui si concentrano le “metastasi” di un corpo malato, che secondo Bonafi «bisogna amputare, prima di una loro propagazione». Avendo ben chiaro, comunque, che l’abolizione della Borsa sarebbe solo una tappa: «Il cuore del dibattito dovrà essere la necessaria rimessa in causa del capitalismo: pensare un sistema economico che funzioni in circuito chiuso, al cui centro si trovi l’uomo e non il denaro, criminalizzare la ricchezza eccessiva fissando un tetto per i patrimoni personali, ideare un sistema distributivo (e non ridistributivo) che metta la conoscenza al giusto posto e che innalzi l’uomo invece di trasformarlo in animale (mito di Circe) e in schiavo» (info: www.megachip.info).

dal sito http://www.libreidee.org

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GRECIA: TUTTO SECONDO LE (PEGGIORI) PREVISIONI

A situazione diversa,
diversa lotta di classe

Chi ci segue ci darà atto di aver dato alla crisi greca l'importanza che meritava. Pensiamo  riconoscerà anche che noi avevamo visto giusto nel segnalare quanto fosse alta la probabilità di una sua europeizzazione.
Rimandiamo alla lettura dei diversi articoli in cui abbiamo trattato la questione a partire da gennaio. A conferma di quanto premonivamo (che il sofferto ed esoso piano di aiuti congiunto Unione europea e Fmi di 45 miliardi, per altro non ancora elargito, non sarebbe stato sufficiente) veniamo a sapere che Atene ha lanciato un nuovo allarme e chiede, per evitare la bancarotta, esattamente il doppio: 80 miliardi di euro.
I 45 già previsti serviranno a malapena, appunto questo avevano detto, a coprire le spese correnti, tra cui il rimborso dei bond e delle cedole in scadenza nelle prossime settimane.
Ci si dirà: "ma voi avevate anche predetto il default, e che Atene avrebbe finito per dichiarare l'insolvenza!". Vero, e restiamo di questa opinione, malgrado le assicurazioni in senso contrario, d'obbligo in questi casi, fornite ieri a Washington dal ministro Papacostantinou. Non c'è nessun "Piano B", ha affermato lo stesso ministro, ove il "Piano A" è noto: licenziamenti nel settore pubblico, tagli drastici ulteriori sulle pensioni, aumenti delle imposte, devastanti riduzioni delel spese sociali.
Ci è stato anche rimproverato di aver dato eccessiva enfasi alle proteste sociali e agli scioperi. E' vero, per ora il movimento di Resistenza sociale non è tanto forte quanto sarebbe necessario o quanto ci si aspettava. Lo stato d'animo prevalente è la paura causata dallo shock della crisi finanziaria, anzi, il terrore del crack. Restiamo tuttavia convinti che l'esplosione sociale generalizzata è solo questione di tempo, e che le sorti del governo siano appese ad un filo. 

I sacrifici che vengono chiesti ai greci non sono infatti temporanei. Anche ove arrivassero non 80 ma 100 miliardi di aiuti, a maggior ragione occorrerà ripagarli con gli interessi, per dire che qui stiamo parlando di un massacro sociale di lungo periodo, poiché nessuno si sogna chissà quale duratura ripresa economica, né della Grecia, né del resto dell'Occidente. Solo ora la crisi inizia a mordere, mentre la percezione cammina più lentamente e la psicologia delle masse anche.

LA STAMPA di oggi ci fa capire cosa bolla in pentola. Fa parlare la signora Evangelia papoulis. «Mio marito Kostas è insegnante di tecnica in un liceo, io lavoro come free lance in una società che gestisce progetti di formazione con i fondi europei. Mio marito aveva uno stipendio di 1.300-1.400 euro e, con il taglio quest'anno perderà circa 2.000 euro. La mia azienda invece è bloccata: si è ridotto l'orario di lavoro e le remunerazioni del 20%, ma io ci ho rimesso di più. A fine anno prenderò 15.000 anziché 30.000 euro. Non volgio nemmeno pensare al rischio che mio marito perda il posto». Reddito dimezzato dunque. Il cronista aggiunge: «Per fortuna quasi tutta la classe media ha la casa di proprietà, e quasi tutti gli abitanti di Atene o Salonicco hanno una casina, anche modesta, in campagna o al villaggio di origine. (...) Discorso diverso è per i tantissimi giovani superprecari e magari superlaureati della cosiddetta "generazione 700 euro". Per loro questo paese non offre alcuna prospettiva».

Dopo decenni di infatuazione ideologica sulla crescita ininterrotta e sul benessere crescente, dopo decenni di imborghesimento, sarebbe sciocco pensare che la sollevazione  sociali arrivi appunto nella forma di una "esplosione" improvvisa a invincibile. Alla resa dei conti sociale ci si giungerà probabilmente in fome irregolari, sincopate, intermittenti. Le violente rivolte degli ultimi tempi, che hanno visto come protagonisti i giovani precari della "gemerazione 700 euro", non sono che i primi segnali di questa tendenza.

L'ingiustizia e le diseguaglianze sociali, che la crisi accresceranno, rafforzeranno la tendenza all'esplosione. Nessuna rivolta generale può infatti darsi se non come effetto di diseguaglinze crescenti, e se non come frutto di un anelito all'eguaglianza. Il fatto è che davanti alla crisi, mentre il governo chiede inauditi sacrifici, la borghesia greca non solo si sottrae ai suoi presunti doveri di classe dirigente, ma imbosca i suoi capitali, li porta in salvo all'estero. « E così i capitali dell'elite ellenica migrano per evitare di contribuire al salvataggio dell'economia della Grecia: soltanto nei mesi di gennaio e febbraio sono partiti fuori dall'Ellade dagli 8 ai 10 miliardi di euro, secondo i dati della banca centrale di Atene. In direzione di Svizzera, Lussemburgo e Cipro». (LA STAMPA, 26 aprile 2010)Per non parlare di coloro i quali vanno a fare shopping immobiliare a Londra, pagando in contanti lussuose case a Regent's Park o a Mayfair.

Chi aveva dato per morta la lotta di classe dovrà ricredersi, prima di quanto si pensi. Altro è il discorso delle forme che questa lotta prenderà, che non saranno certamente quelle "classiche" o novecentesche. Arrovellarsi per azzeccare in anticipo quali esse saranno è un esercizio vano. La cosa certa è che ognuno dovrà decidere da che parte stare: da quella dei ricchi imboscati che mentre chiedono sacrifici al popolo portano all'estero le loro ricchezze, o coi nuovi poveri a cui non viene lasciata altra scelta che la rivolta o marcire nella miseria.
 

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IL GIOCATTOLO SI STA ROMPENDO

di Leon Zingales

L’attacco contro la Grecia è ormai un caso da manuale con un meccanismo ben oliato: si attaccano i punti deboli della zona Euro, si fanno volare i rendimenti obbligazionari, si gonfiano i CDS e, nel contempo, per contraltare, si valorizza il ruolo di sicurezza della moneta più falsa che ci sia, ossia il Dollaro.

Ma il troppo è troppo: sottoporre a sollecitazioni sempre più ampie un sistema rigido come l’Euro sta celermente conducendo la moneta unica verso il punto di disgregazione. Continuare la speculazione contro l’Euro onde consentire la vendita dei TBills USA è ormai divenuto rischioso come buttare un cerino acceso dentro una pompa di benzina. L'euro è un malato terminale con la cui salute non si può più scherzare, è un giocattolo che si sta rompendo.

L’ultimo attacco speculativo contro la Grecia è stato un atto eroico come un colpo di cannone sparato contro la Croce Rossa. E’ infatti noto come, malgrado dichiarazioni di circostanza e promesse da marinaio, nessun aiuto possa essere seriamente programmato prima del 9 Maggio, ossia la data delle elezioni tedesche. Come conseguenza i rendimenti del titolo biennale greco sono volati fino al record del 11.74% , il differenziale tra il decennale greco e l’analogo tedesco ha raggiunto i 500 punti base, mentre i CDS hanno raggiunto i 634 punti.

Il manuale del perfetto speculatore garantisce che, dopo le elezioni, nell’intervallo tra il 9 Maggio ed il 19 Maggio (quando scade uno stock di 8.5 Miliardi di Euro che la Grecia non è in grado di rimborsare), il salvataggio verrà messo in atto consentendo un sicuro guadagno (in seguito alla vendita dei titoli obbligazionari che saliranno di prezzo), fieno in cascina fino al prossimo attacco (magari contro il Portogallo o l’Irlanda se non addirittura verso i maiali più grossi).

Questa volta il finale non è cosi’ ovvio: ho l’impressione che le cose saranno un poco più complicate. In Germania si ha la seria paura che il prestito alla Grecia sia a fondo perduto: non aiutano certo i rumors di un default pilotato da parte del governo greco in seguito al quale sarebbe garantito il rimborso di solo il 75% di quanto dovuto ai creditori. Economisti tedeschi, ritenendo il bailout della Grecia illegale, promettono un agguerrito ricorso alla Corte Costituzionale e la Merkel (che è una signora sveglia..non per niente è laureata in Fisica) sente sempre di più l’odore di bruciato. Ai posteri l’ardua sentenza.

Ma, a prescindere da come finirà, la cosa importante è che nel frattempo, nella guerra mortale dei titoli sovrani, il padrone degli squali avrà raggiunto il proprio scopo. Infatti l’asta quinquennale di titoli USA (42 miliardi di Dollari di TBills il 28 Aprile) e l’omologa asta dei titoli a sette anni (32 Miliardi il 29 Aprile) si svolgeranno senza particolari problemi: investitori in fuga dalla moneta unica si getteranno sull’amo, attirati dall’esca avvelenata.

dal sito http://economiaincrisi.blogspot.com/

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"La pacchia è finita", dice l'FMI.

di Debora Billi

Continuo a rileggere questo articolo del Washington Post, e continuo a non credere ai miei occhi. Si tratta proprio di un pezzo uscito dalla redazione interna, anche se sembra un pesce d'aprile ad opera di qualche hacker complottista.


Si parla dell'ultimo incontro tra il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale (il duo disastro), avvenuto domenica proprio a Washington. Il cronista ci riassume una serie di documenti politici e dichiarazioni fatto dal FMI in tempi recenti.

Il messaggio è stato recapitato con furbizia, nascosto in documenti dai titoli tipo 'Risolvere l'eredità della crisi e incontrare nuove sfide alla stabilità finanziaria', giustificati da concetti come 'aumentare l'età pensionistica in linea con l'aspettativa di vita'.

E il messaggio di oggi è precisamente questo:

Nella neolingua del FMI, il futuro del mondo risiede in "riequilibrio e consolidamento", parole antisettiche che non causano grandi preoccupazioni. Chi non vorrebbe più equilibrio nella vita? Ma la traduzione è un po' più rude, qualcosa del genere "Arrangiatevi*. La pacchia è finita". Per salvare l'economia globale, la gente in USA e nel resto del mondo industrializzato avrà bisogno di lavorare più a lungo prima della pensione, pagare tasse più alte e aspettarsi meno Stato sociale. E gli oggetti a poco prezzo che troviamo nei centri commerciali? Dovranno costare di più.

Ve l'avevo detto, che non sembra proprio il Washington Post. Cosa significa il riequilibrio prescritto dal FMI? Significa interrompere il circolo che vede Paesi solo consumatori e Paesi solo produttori, come USA e Cina, e il conseguente trasferimento di capitali. E come risolvere la questione? Semplice: rivalutando lo yuan o svalutando dollaro ed euro, allo scopo di stimolare le nostre esportazioni. Il risultato sarà un ovvio aumento dei prezzi, ma chi se ne importa. Il consolidamento invece, spiega ancora il Washington Post, è peggio ancora: tutti i Paesi si sono pesantemente indebitati per salvare le banche durante la crisi finanziaria, e ora occorre una correzione. Che ammonta, come disinvoltamente annuncia l'FMI, a circa il 10% del PIL. Che volete che sia? Basta aumentare le tasse e tagliare i servizi sociali, et voilà abbiamo risolto.

Capiamo sempre meglio perché gli interventi del FMI vengono chiamati "bacio della morte". Quello che non si capisce invece è se sono Dissennatori, o semplicemente dissennati.

* Il Washington Post è un po' più diretto, dice testualmente "Ingoiatevelo", o meglio "Succhiatevelo".

dal sito http://crisis.blogosfere.it/2010/04/la-pacchia-e-finita-dice-lfmi.html

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LA PANZANA DI TREMONTI


Come stanno davvero le cose col debito pubblico?


Milioni di telespettatori hanno potuto ascoltare ieri le dichiarazioni di Tremonti dal vertice in casa Fmi a Washington. Siamo così venuti a sapere una cosa strabiliante, che l'Italia, in quanto a debito pubblico «NON È PIU' LA PECORA NERA», poiché le tabelle del Fondo Monetario Internazionale ci vedrebbero «...messi a fianco della Germania e molto meglio di tanti altri grandi Paesi, Stati Uniti compresi». La qual cosa «.. come governo Berlusconi ci riempie di orgoglio».


«I dati ci dicono che dobbiamo fare almeno come i tedeschi e magari un po' di più, ma sicuramente le manovre che andranno fatte dagli altri Paesi sono molto più grandi e più pesanti per la gente di quelle che dovremmo fare anche noi i prossimi anni. Alla fine quello che conta sono i numeri», ha concluso Tremonti.

I numeri, appunto. Tutto sta a vedere di quali numeri stiamo parlando. Le tabelle citate da Tremonti non sono altro che delle proiezioni, in base alle quali il Fmi prevede la possibilità che il rapporto debito/pil italiano possa, entro il 2030, attestarsi al 60%, ma a condizione di ... "forti aggiustamenti strutturali".

Per cui, la notizia è una non-notizia, anzi un falso, come quello del Tg1 di Minzolini che spacciò la prescrizione per Berlusconi come... assoluzione. Il 2030 è lontano, anzi lontanissimo, e che l'Italia possa dimezzare il suo debito non dipende solo da una serie di "aggiustamenti strutturali", eufemismo per dire tagli sostanziali alla spesa sociale, ma dall'andamento dell'economia reale, non solo italiana, ma mondiale (ovvero dal fatto che il sistema esca dallo stato di depressione).

Intanto le cose stanno come indica la tabella sopra, elaborata da dati Eurostat, che cioè l'Italia, assieme agli altri "Pigs", tra cui il regno Unito, sta messa male, ed anzi rischia di essere travolta da un eventuale contagio del probabile crack greco.

dal sito http://www.sollevazione.blogspot.com/

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La Grecia che muore di debito

della redazione de Il Fatto Quotidiano

La Merkel dopo le richieste di Papandreou: "Troppe speculazioni"

"È come fermare una pallottola con la carta igienica” la celebre frase di Alain Delon nel film Airport 80 si applica perfettamente al tentativo fatto dal presidente greco Papandreou di rassicurare gli investitori internazionali annunciando che avrebbe attinto ai fondi stanziati da Fmi e Unione europea. Ma questo non cambierà il destino della Grecia che sarà, prima o poi, costretta ad una ristrutturazione del debito trascinando con sé il Portogallo. Sono le prime vittime di un establishment europeo che ha consolidato il potere e la leadership aumentando costantemente i debiti, senza nessun disegno di futuro. La spinta economica e la coesione sociale dell’Europa degli ultimi 10 anni sono state costruite sulle fondamenta d’argilla di un debito crescente delle nazioni.

IL DEBITO. Il debito privato consentiva a Gran Bretagna e Spagna di creare la propria bolla immobiliare gonfiata da mutui concessi con troppa generosità a generazioni che non avevano mai visto una vera crisi economica. Il debito pubblico permetteva a nazioni come Italia, Portogallo e Grecia di mantenere artificialmente alto il proprio tenore di vita attenuando le tensioni e l’insofferenza sociale con generose elargizioni camuffate da "investimenti indispensabili", "incentivi al consumo" e semplice spreco di denaro pubblico. In queste bolle parallele è cresciuto un nuovo establishment economico e politico che ha gestito l’erogazione del debito e l’indirizzo della spesa.
Un fiume di denaro che si è riversato, ad esempio, sulla sanità pubblico/privata consentendo ascese economiche formidabili a piccoli imprenditori che si ritrovano ora proprietari o azionisti dei più importanti giornali. Si è riversato nel mercato immobiliare costruendo fortune fulminee con il generoso finanziamento di banche compiacenti che a sua volta dovevano essere scalate dagli stessi personaggi che avevano finanziato. Si è riversato su banchieri che entravano e uscivano dai centri di potere più importanti ministeri del Tesoro e Banche centrali con un continuo balletto di poltrone fra gli stessi nomi, le stesse cordate e gli stessi interessi che controllavano, e controllano, la finanza europea. L’establishment della bolla è cresciuto, ha acquisito un crescente consenso creando il pensiero unico del profitto a tutti i costi e ha lucrato miliardi di euro e potere infinito. Gli scontri fra esponenti dell’establishment non sono mai stati all’ultimo sangue allo sconfitto (in politica come in finanza) si lasciava sempre una via d’uscita onorevole o ben remunerata perché il gioco potesse continuare senza nessuno che rovesciasse il tavolo. Il gioco non era interrompere la spirale debito-spesa-debito ma governarne il flusso, avere alternativamente le leve di comando per consolidare il proprio status all’interno dell’establishment.

LA CRISI. Quando la crisi del debito si è manifestata nel 2008 politici e banchieri non hanno pensato neanche per un momento di fare un discorso onesto alle proprie nazioni, nessuno ha detto che almeno per un quindicennio il mondo occidentale aveva vissuto al di sopra delle proprie possibilità e che avevamo di fronte anni di crisi economica. Si è preferito aumentare ancora di più il debito stampando nuovo denaro: in due anni la base monetaria europea è aumentata del 35 per cento e quella americana del 120 per cento, il debito pubblico delle nazioni è esploso e nel 2011 in quasi tutte arriverà a più del 100 per cento del Pil. È come tentare di disintossicarsi dalla droga assumendo dosi crescenti, la sensazione è di momentaneo benessere ma il paziente prima o poi muore. E la Grecia è morta, debito su debito, e per uscire dalla crisi pretende di aumentare ancora il debito con un prestito ad alti tassi concesso dall’Europa. L’establishment della bolla aveva proposto al mercato la solita cura: debito che finanzia debito finanziato dal debito dei paesi membri dell’Unione europea. Il mercato non ci ha creduto, ha chiesto garanzie reali, impegni precisi a intervenire con iniezioni di capitale disinteressate, come farebbe un governo con un suo ente locale, ma l’establishment cresciuto insieme nella bolla questa volta si è diviso.

L’EUROPA. I tedeschi hanno capito il pericolo di dover diventare il sovvenzionatore dell’Europa e hanno scaricato gli altri per non dover affrontare un’opinione pubblica sempre più infuriata dal tenore di vita irrealistico dei Paesi vicini. Il resto del gotha finanziario europeo è ora in preda ad una crisi di panico, non sa più cosa fare e cosa dire perché sa bene che la seconda bolla, quella creata dal 2008, si sta avvicinando pericolosamente all’esplosione. La Banca centrale europea è praticamente scomparsa nelle ultime ore di mercato di questa settimana, il presidente del Financial Stability Board non ha detto una parola sul pericolo di contaminazione di un collasso finanziario di Grecia e Portogallo, attendono tutti un colpo di fortuna qualcosa che faccia cambiare idea ai mercati o ai colleghi dell’establishment tedesco.
Speranza alimentata dalle dichiarazioni della Merkel: "Interverremo solo se serve a salvare l’euro". Troppo poco e troppo tardi di fronte a un mercato che chiede soldi subito. Il ministro delle Finanze italiano chiede di "non lasciar bruciare la casa del vicino per evitare che prenda fuoco la propria", non ha però commentato le previsioni di crescita dell’Italia per gli anni 2011 e 2012 rilasciate dal Fondo monetario internazionale: 1,2 per cento contro il 2 per cento delle stime del governo. Questo richiederebbe una manovra da 72 miliardi di euro in tre anni per centrare gli obiettivi che abbiamo comunicato agli investitori. Un bel dilemma per un professore universitario di Sondrio mal tollerato dall’establishment: dire la verità smascherando il gioco o sfidare la sorte aumentando ancora il debito?

dal sito http://antefatto.ilcannocchiale.it