Perche' non tremo.
di Uriel
Sto seguendo con aria divertita la  crisi greca, e lo faccio per diversi motivi. Il primo e' che ritengo la  zona euro un completo fallimento. Essa non ha raggiunto nessuno degli  obiettivi che si era preposta, e come progetto e' stata gestita male e  con finalita' assurde. Per come la vedo io, prima finisce questa merda  dell' Euro e meglio e'.
Ci sono poi due ragioni essenziali che mi spingono a  ridere di questi "speculatori".Si dice che gli stati nazionali  europei stiano reagendo con "egoismo" e con "mancanza di visione" al  problema, ma questo non avverra' MAI quanto siano stupidi ed  imprevidenti quelli che stanno scommettendo contro la zona euro.
Sia chiaro: che si aiuti o meno  la Grecia, l'euro e' alla fine della sua corsa. Aiutare la grecia  spostera' in avanti il problema di qualche mese. E se anche si  aiutassero i greci per qualche mese, o per qualche anno, chi pratica  queste speculazioni attacchera' Portogallo e Spagna. Se anche dovessero  resistere (Spagna e Portogallo hanno abbastanza relazioni politiche in  sudamerica da rendere il favore con una rappresaglia politica non  indifferente, cosa che viene spesso sottovalutata) , si passerebbe all'  Italia.
Ho paura del default italiano?  No. 
Di base, la vita media del  debito italiano e' di sette anni e rotti. Si va dai titoli a pochi mesi  sino a titoli a 30 anni. Questo governo ha, nella migliore delle  ipotesi, 3 anni di vita. Anche ammesso che questo governo dichiari di  non pagare , verrebbero colpiti i titolari di debito a breve termine,  cioe' mediamente gli stessi speculatori.
Piu' di meta' dei titoli  scadrebbe dopo i tre anni di questo governo. Il che significa che  moltissimi investitori terranno in tasca i titoli per rinegoziarli col  prossimo governo. 
Secondo, il 60% del debito e'  straniero, circa il 40% e' in Italia. Che fa circa il 41% del PIL. Con  una scadenza media a 7 anni, fa circa (in linea teorica) il 5.7% del  PIL. Poiche' oggi ogni anno si crea circa il 3% del PIL di nuovo debito,  il debito interno e' sufficiente a finanziarlo. L' Italia, cioe', e'  nelle condizioni di mandare affanculo i creditori stranieri senza  perdere la capacita' di finanziare il debito attuale. 
Il nostro debito, infatti, e'  storico, cioe' relativo ad un fabbisogno che non abbiamo piu'. Per  quello attuale, il debito internoalmeno in linea teorica basta. Non  dovesse, si tratta di fare ritocchi tutto sommato poco significativi  alla spesa pubblica.
Passiamo al secondo punto: ti  spaventa la fine dell'euro? No, per nulla. Non quanto, almeno , dovrebbe  spaventare i signori della globalizzazione.
L'euro e' stato, sotto tutti i  punti di vista, il punto di non ritorno della globalizzazione in atto.  E' stata l'enunciazione piu' alta, e l'applicazione piu' complessa del  principio cardine della globalizzazione, ovvero la libera circolazione  di beni e merci.
La fine dell'euro significa il  ritorno delle gestioni nazionalizzate dell'economia. Del ritorno degli  aiuti pubblici. Il ritorno alle golden share. Alle industrie di stato.  All'agricoltura nazionale. Alle banche soggetti del diritto pubblico  anziche' privato.
Se crolla l'euro, perche' poi  gli stati dovrebbero continuare con il WTO? Perche' inseguire la chimera  di un mondo finanziariamente cosi' unito, quando il continente si  divide? Del resto, una volta crollato l'euro, si iniziera' con le accuse  reciproche. Si iniziera' con le banche locali da aiutare a superare lo  choc, e quindi con le relative rappresaglie.
Perche' mai rimanere nel WTO,  allora? Che senso ha? Una volta che (come probabilmente succedera') le  opinioni degli euroscettici diventeranno mainstream, in un "te l'avevo  detto io" da 550 milioni di persone, tutti sigetteranno sui vantaggi  della fine dell'euro. Nazionalizzazioni, aiuti, dazi alle frontiere,  tasse sul commercio, aiuti all'agricoltura, tutto ricomincera' come  prima.
Ma in questo mondo, come vivono i  "big" della finanza globalizzata? Male. Vivono solo di quel che trovano  a Wall Street e a Londra. Quando provano a mettere piede altrove, si  sentono dire "qui c'e' la golden share", "qui c'e' lo stato", "qui c'e'  una legge ad hoc". Come e' successo e come succedeva prima della UE.
Chi vuole speculare sul petrolio  e sui futures puo', oggi, seguire solo le regole del mercato. Ma si sa  che per avere condizioni migliori sul petrolio basta essere quelli che  forniscono le tecnologie estrattive. Potete avere tutti i futures che  volete, se io fornisco ad un paese le raffinerie, io posso avere un  prezzo migliore del vostro gestito in sede politica. Coi vostri  "futures" vi ci pulite il culo, specialmente se il fornitore di petrolio  e' un paese "diversamente democratico".
Lo stesso dicasi per l'assalto  al debito pubblico spagnolo. Di per se', esso non e' solo figlio della  globalizzazione, ma e' possibile solo grazie alla globalizzazione, che  ha estromesso la politica dal gestire l'economia. 
Sia chiaro: se i greci fossero  fuori dall' Eurozona, avrebbero semplicemente dichiarato default ieri.  Lo hanno fatto, in effetti, ma ancora si spera negli aiuti. Ma perche' i  greci dovrebbero indebitarsi ancora, quando potrebbero semplicemente  mandare affanculo i creditori?C'e' forse pericolo che Francia e Germania  invadano la Grecia?
La eventuale riduzione di  importazioni greche in Germania e Francia e' qualcosa che la Grecia non  potrebbe recuperare nell'area mediterranea semplicemente svalutando? 
La verita' e' che dell'eurozona  hanno bisogno piu' i finanzieri che i cittadini. Gli stessi finanzieri  che la stanno distruggendo stanno di fatto distruggendo la piu' grossa  zona commerciale ove potevano spaziare liberi. Una volta tornati gli  stati, torneranno ad assaggiare la minestra degli anni '80, quando  tentavano di entrare in Italia e si sentivano dire "vedremo cosa  possiamo fare", tentavano di entrare in Francia e si sentivano dire  "vediamo cosa possiamo fare", tentavano di entrare in Germania e si  sentivano dire "se si chiama Deutsche-qualcosa, significa che e'  Deutsche. Punkt".
In pratica, i finanzieri si  stanno scavando la fossa. Si illudono che un crack dell'euro possa far  sopravvivere il loro grado di liberta' attuale, ovvero si illudono che  l'attuale presidenza e l'attuale collettivita' europea spenderebbero  qualcosa per tentare di salvare il salvabile. L'opinione media che sento  , qui, e' " I won't give a fuck to have it back".
Anche le finanze inglesi e  americane non ci guadagnano molto nel ritorno delle nazioni europee.  Innanzitutto perche' vengono meno tutti gli accordi di area. C'e' poco  da fare, la cooperazione Italia-Russia procede, e adesso anche in una  direzione strategica come l' Ignitor.  E se crollasse l' Euro, tutti i  progetti europei (ITER compreso) finirebbero al macero. Ignitor e' meno  costoso, in fare di sviluppo piu' avanzata, e come se non bastasse e'  credibile e piu' industrializzabile.
E' vero che non c'e' mai stata  una politica comune europea, ma e' vero che l'esistenza dell'europa ha  limitato le particolarita' delle singole politiche estere. Domani,  l"italia potrebbe anche vendere tecnologie militari all' Iran, in cambio  di cooperazione petrolifera e di appalti Eni. Come abbiamo fatto per  anni, peraltro. 
Sul piano finanziario,  difficilmente al crollo dell'eurozona sopravviverebbero aziende  strategiche in mano straniera, come la societa' che controlla la borsa  di milano. Difficile che in una situazione di rinazionalizzazione si  accetterebbe una cosa simile. 
La mia personale opinione a  riguardo di questa crisi  e' che sto tranquillo. 
Questi signori stanno  distruggendo il tessuto di convenzioni che ha dato loro vita. Una volta  ri-nazionalizzata l'economia europea, di aree ove giocare liberamente ne  rimangono ben poche. Ogni speculazione sulla moneta dovra' fare i conti  con ogni singolo governo  e ogni singola banca centrale. 
  Ma c'e' una cosa che non hanno considerato. Per esempio, che il  Portogallo ha lo stesso rapporto deficit/pil della Francia. Se e' piu' a  rischio e' perche' le famiglie portoghesi sono piu' indebitate. E le  banche portoghesi hanno fatto molto piu' ricorso a strumenti finanziari  internazionali. E' questo il motivo per cui riesconoa  colpire  facilmente il portogallo.
Ma se andiamo a considerare, in  scala, la somma di Debito Pubblico e Indebitamento Privato, la scala dei  "forti" e dei "deboli" in Europa cambia completamente. Il disastro  portoghese colpira' inevitabilmente l'indebitamento dei privati, cosi'  come in Grecia. Il quale e' quasi tutto passato per Londra e New York.
Cosi', credo che se il governo  greco oggi dicesse "ehi, avete rotto il cazzo, pago solo il debito  interno, il resto ve lo ficcate in culo", ci sarebbe la coda di fronte  al primo ministro greco per pregarlo di ACCETTARE dei soldi in prestito.
Nessuna nazione, cioe', rischia  quanto il sistema nel suo complesso. In questo momento, sono le nazioni  che possono minacciare il complesso finanziario di andare in default. Se  finisse in default la grecia, e non succedesse quello che si teme, dopo  un anno farebbero lo stesso tutte le altre nazioni. Perche' pagare?
Questa e' la domanda: se  l'indebitamento dei privati e' abbastanza alto E quello interno e'  abbastanza alto rispetto a quello straniero, le nazioni ci rimettono  MENO del sistema finanziario.
Se domani tutte le nazioni  europee, o tutte quelle occidentali, dichiarassero default insieme, in  mutande ci rimarrebbero solo gli speculatori.
Di cui nessuna nazione ha  davvero bisogno. Ma loro, invece, hanno bisogno dell'eurozona e dei  debiti pubblici.
No, non mi preoccupo.
dal sito www.wolfstep.cc 


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