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IL VORTICE CHE RISUCCHIA

di Leon Zingales

A prescindere da quando partirà il piano di salvataggio della Grecia, un fatto è sicuro: trattasi di semplice dilazione poiché il problema si porrà in forma sempre più grave con il passare del tempo. Le condizioni poste dal dalla UE e dal FMI finiranno con lo stringere ancor di più il cappio al collo.
Malgrado quanto dica Perotti sull’editoriale del Sole 24 Ore di Sabato scorso “Tragedia greca senza drammi”, in questo caso tragedia e dramma coincidono: la riduzione della spesa pubblica e l’aumento delle tasse trascinerà in una spirale deflazionistica il paese ellenico. Si hanno seri dubbi che il deficit ed il rapporto debito/PIL possano veramente scendere; gettando liquidità tutto potrà essere posticipato di qualche mese ma i nodi verranno presto al pettine. Il vortice del debito risucchierà senza sosta qualsiasi aiuto senza mai placarsi.
La Grecia farà finta di accettare qualsivoglia piano di lacrime e sangue proposto dalla comunità internazionale salvo poi chiedere umilmente scusa per non poterlo rispettare. La conclusione è piuttosto ovvia: i debiti non saranno onorati, il debito verrà autoridotto ed i creditori potranno attaccarsi al tram.
In altri tempi il paese verrebbe messo alla gogna, al pubblico ludibrio di fronte al consesso degli investitori. Ma il contesto è cambiato: la Grecia non avrà la medesima nomea dell’Argentina nei mercati internazionali. Molto più semplicemente il paese ellenico rappresenterà l’apripista, il fulgido esempio da seguire per coloro che non vorranno (e non potranno) onorare i propri debiti. Dopo la Grecia, l’effetto domino della non solvibilità contagerà innanzitutto in modo repentino molti altri paesi della zona Euro: Irlanda, Portogallo e Spagna e poi si espanderà come un virus inarrestabile fino ai pachidermi: Gran Bretagna ed USA in primis.
Immaginiamo di estrarre calore in una porzione d’acqua con velocità costante. Fino al raggiungimento della temperatura di congelamento non noteremmo alcun significativo cambiamento. Improvvisamente, in prossimità degli zero gradi Celsius, una cascata di eventi termodinamici ci colpirebbe e modifiche strutturali sarebbero istantanei (l’acqua si trasforma in ghiaccio). In prossimità del raggiungimento del punto critico, il tempo scorre molto più velocemente, nel senso che la densità degli eventi termodinamici aumenta esponenzialmente.
L’errore (e direi anche l’orrore) degli economisti classici è credere che in il tempo sia omogeneo. Si sono lanciati generici allarmi sul deterioramento dei conti pubblici, sperando che il tempo giochi a proprio favore consentendo graduali aggiustamenti; ormai il tempo dell’economia non si misura più in anni, tutto sta accelerando. Gli eventi precipitano: il punto critico è vicino e nei prossimi mesi si ballerà parecchio.

dal sito http://economiaincrisi.blogspot.com

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