Poltrone rubate all’Agricoltura
Scrive oggi Amedeo La Mattina su la Stampa  che vi  sarebbero problemi nel cambio della guardia al ministero delle  Politiche Agricole, tra il neo-governatore veneto Luca Zaia,  ed il suo predecessore Giancarlo Galan. La Lega  infatti, che ha deciso di presidiare saldamente i due ministeri che la  buonanima della Dc riteneva fondamentali (Interno ed Agricoltura),  vorrebbe garanzie che Galan seguirà il solco tracciato dall’aratro di  Zaia: no agli Ogm, ricorso a dazi per proteggere i prodotti agricoli  italiani.
In pratica, Galan alle Politiche agricole  dovrebbe fare il replicante della politica leghista, abiurando dalle  proprie convinzioni. Vedremo come andrà, ma Verdini e La  Russa, i due coordinatori “operativi” del Pdl (l’altro, Bondi,  appare sempre più distante dalle miserie della quotidianità, salvo  quando si tratta di sbraitare contro Fini), avrebbero  ratificato l’accordo, che prevede pure di omaggiare il Carroccio di un  paio di sottosegretari. Ma Bossi, la cui voracità è  ormai incontenibile (“ce lo chiede la gente”, sentenzia a chi gli chiede  l’ora) pare voglia pure l’Agricoltura lombarda, nelle more del  negoziato con Formigoni.
Non sappiamo se i retroscena raccontati da La Mattina sono  tutti veri; di certo sono verosimili. La Lega sta avviandosi a  controllare tutti i maggiori centri di potere del paese, mettendo a  frutto il grande leverage strategico che le deriva dal suo  formidabile potere di coalizione. Un potere di coalizione che è figlio  della legge elettorale, come ripetiamo da  sempre. Ovviamente, una legge elettorale da sola non determina  meccanicamente gli esiti politici di un paese, ma tende ad agevolarli.  Soprattutto quando in una coalizione c’è un senior partner  privo di elaborazione politica e con una improbabile selezione del  personale ed un junior partner molto più sul pezzo.
Fa tenerezza leggere quotidianamente le lezioncine che il buon Paolo  Bonaiuti ed altri saltimbanchi di complemento impartiscono al  Pd, “prigioniero dell’Italia dei Valori”. Basterebbe che le ancelle del  pidielle si guardassero allo specchio. Alcune di loro lo hanno fatto, a  dire il vero, e lo specchio ha risposto che la strada da seguire è  quella tedesca, con il Pdl nelle vesti della Cdu e la Lega in quelle  della Csu. O magari qualcosa di più: un bel patto federativo d’acciaio.  Certo, come no: quando la Lega avrà svuotato dall’interno il partito di  maggioranza relativa ne riciclerà il cartone, magari spedendolo al  centro di raccolta differenziata del Quirinale, baciato dai raggi  dorati del tramonto.
Non che questo scenario ci privi del sonno, ad essere sinceri: la  Lega ha il diritto ed il dovere, una volta entrata nella stanza dei  bottoni, di governare. I suoi adepti meno disincantati saranno malmenati  dalla realtà, ma almeno avremo fatto chiarezza.
dal sito http://phastidio.net/2010/04/15/poltrone-rubate-allagricoltura/ 


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