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Che fine ha fatto il ddl anticorruzione?

MA VA'???

di Dario Ferri

A un mese e mezzo dall’approvazione, il provvedimento voluto da Berlusconi nel bel mezzo degli scandali sulla protezione civile giace ancora a Palazzo Chigi. Dimenticato dopo la sbornia delle Regionali. C’era una volta un ddl anticorruzione. Approvato con il sostegno pieno del PdL e della Lega, come si faceva sapere al termine del Consiglio dei Ministri che lo aveva varato, proprio mentre i “mormorii” intorno ai “casi isolati” (Pennisi, l’inchiesta sul G8, Prosperini), continuavano a farsi sempre più pesanti. Tanto da raggiungere, sondaggi di Silvio Berlusconi alla mano, persino e nientepopodimenoché, l’opinione pubblica, che cominciava a porsi sempre più domande intorno a una classe dirigente che sembrava farsi sempre più classe digerente.


CHE COSA PREVEDEVA? – Un grande capitolo del provvedimento approvato, informava all’epoca il ministro della Giustizia Angelino Alfano, “è quello delle sanzioni. Abbiamo stabilito dei regimi nuovi in materia di incandidabilità secondo i quali in talune circostanze, in caso di condanne, non ci si possa candidare negli enti locali. Abbiamo esteso queste regole anche a livello parlamentare e abbiamo previsto un inasprimento di pene nei confronti della pubblica amministrazione“. Il provvedimento prevedeva un regime di ineleggibilità alla Camera e al Senato per i condannati con sentenza passata in giudicato in relazione a reati come peculato, malversazione, corruzione, concussione.

LEGHISTI FELICI – Anche il ministro della Semplificazione legislativa, Roberto Calderoli, esprimeva “viva soddisfazione“. Il ddl “recepisce anche la mia proposta emendativa, presentata in Consiglio dei ministri, che introduce l’ineleggibilità alle cariche di deputato e senatore per coloro che sono stati condannati, con sentenza passata in giudicato, per i reati di cui alla lettera B dell’articolo 58 del Testo Unico Enti Locali, per un periodo di 5 anni“, diceva il leghista. L’aspetto più innovativo del ddl anticorruzione, per quanto riguarda il capitolo messo a punto dal ministro per la Funzione pubblica, Renato Brunetta, consisteva nel Piano nazionale anticorruzione, cui si accompagnava l’Osservatorio sulla corruzione e gli altri reati contro la Pubblica Amministrazione. A spiegarlo fu lo stesso Brunetta, orgogliosissimo, in conferenza stampa.

MA DA QUANDO CI SEI TU, TUTTO QUESTO NON C’E’ PIU’ - E ora, dov’è finito tutto ciò? Ce lo fa sapere MF: il pacchetto di misure di prevenzione e repressione giace oggi presso l’ufficio Affari Giuridici di Palazzo Chigi, senza nemmeno essere arrivato in Parlamento. Era arrivato lì con la formula dell’approvazione “salvo intese”, e lì è rimasto: l’intesa non è stata trovata, politicamente PdL e Lega non hanno ancora trovato l’accordo pieno. Nel frattempo altre priorità si sono presentate. Morale: l’anticorruzione può attendere. Tanto le elezioni sono passate. E le prossime arriveranno tra tre anni. C’è tempo. Anche per i “casi isolati”. No?

dal sito http://www.giornalettismo.com/archives/59134/fine-fatto-ddl-anticorruzione/

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