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ChiamaSilvio Beghelli

di Alessandro Robecchi

Problemi con la questura? Fermo di polizia per furto? E’ mezzanotte e non sapete dove procurarvi un tanga? Attivate subito il vostro ChiamaSilvio Beghelli. Con ChiamaSilvio Beghelli ogni problema è risolvibile in meno di due ore, in modo semplice ed efficiente. Una volta attivato il vostro ChiamaSilvio Beghelli, il Premier in persona chiama l’ufficio pubblico che vi sta creando dei problemi (questure, agenzia delle entrate, vigili urbani, poste, ferrovie…) assicurando al funzionario di turno che siete la biscugina di Roosevelt, la zia di Lukashenko, la nipotina di Mubarak, la pronipote di Greta Garbo. Contemporaneamente, un funzionario pagato dai cittadini, magari addirittura un consigliere regionale, tipo Nicol Minetti, viene a togliervi dai guai. Chi ha usato ChiamaSilvio Beghelli ha risolto ogni problema, basta guardare i numerosi testimonial. M.C. era una soubrette di seconda fila costretta a farsi fotografare seminuda: ha azionato il ChiamaSilvio Beghelli ed è diventata ministro. M. B. era una venditrice di salmone, ha attivato il suo ChiamaSilvio Beghelli  ed è diventata ministro pure lei. N.L. era una ragazzina di Caserta, ha attivato il ChiamaSilvio Beghelli ed è diventata una reginetta del jet-set. Visto? Procuratevi subito il vostro ChiamaSilvio Beghelli, l’alternativa sicura al welfare state. ChiamaSilvio Beghelli è facile, rapido intuitivo. Digitare 1 per interventi sulle forze dell’ordine. Digitate 2 per partecipare alle feste di Arcore. Digitate 3 per farvi regalate un Rolex e settemila euro. ChamaSilvio Beghelli, un’alternativa semplice e funzionale al dissolvimento dello stato e della decenza.
Avvertenze. Leggere attentamente le istruzioni all’interno del tanga di piume di struzzo. Non funziona contro le valanghe o le frane, per quello c’è l’efficiente ChiamaBertolaso Beghelli, che può anche crearvi una discarica in salotto in meno di mezz’ora.

dal sito http://www.alessandrorobecchi.it/

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Crisi totale: lo spettro della povertà spaventa l’America

La crisi vista finora non è ancora niente: aspettiamoci di tutto nel 2011, quando il capitalismo finanziario Usa rischierà il collasso, precipitando nel panico i cittadini americani, già ora pressati dai debiti e impauriti dallo spettro della povertà. Benvenuti negli United States of Austerity, verso una «gravissima avaria del sistema economico e finanziario mondiale». Firmato: Geap, Global Europe Anticipation Bulletin. Pessime previsioni dal rapporto numero 47 del gruppo di analisti eterodossi che studiano la Grande Crisi in atto. Ripresa apparente, rilancio effimero: esaurite le ricette-tampone dei governi, spaventa il baratro della più grave recessione di tutti i tempi. E senza più nessun tipo di paracadute: perché l’America, senza soldi, potrebbe davvero crollare.
Tradotto in italiano dal blog “Infomazione Scorretta” curato da Felice Capretta, Geab 47 non lascia speranze. La volontà di stabilire date precise, premette “Megachip”, espone gli analisti indipendenti a ovvie smentite – anche se certe scadenze, più che sbagliate, sembrano purtroppo soltanto rinviate. Tuttavia, gli economisti di Geab «spesso colgono in anticipo importanti tendenze». Per cui, «anche non cedendo al fascino divinatorio di un testo che ci dica a che punto saremo fra un mese o fra un anno, sono interessanti i rimandi a dati economici reali e verificabili», a cominciare dall’attualità di oggi: la seconda metà del 2010, anticipava Geab tempo fa, sarà caratterizzata da un improvviso peggioramento della crisi, evidenziato dalla fine dell’illusoria “ripresa” pubblicizzata dai leader occidentali e dalle migliaia di miliardi inghiottiti dalle banche e dai piani di stimolo economico, tutti di breve respiro.
«I mesi a venire riveleranno una semplice, anche se dolorosa, realtà: l’economia occidentale, in particolare quella Usa, non è davvero mai uscita dalla recessione». Mentre si annunciano sconvolgimenti alle elezioni di medio termine a novembre, il mondo rischia di affrontare una «gravissima avaria» del sitema economico e finanziario globalizzato che da oltre 60 anni si fonda sulla assoluta necessità, per l’economia Usa, di non rimanere mai a lungo in recessione. L’inizio del 2011 «imporrà che l’economia statunitense subisca una dose di rigore finanziario senza precedenti, facendo piombare il pianeta in un nuovo caos finanziario, monetario, economico e sociale». Tempeste di varia natura travolgeranno il Pil e le banche centrali, e l’austerità imposta che colpirà gli Usa avrà dirette conseguenze per l’Asia e l’Europa.
Lo ha ammesso il capo della Fed, Ben Bernanke, lanciando un messaggio esplicito. Anche se le politiche per ravvivare l’economia Usa sono fallite, dice Bernanke, le strade sono due: o il resto del mondo continua a finanziare il deficit americano in perdita, sperando che ad un certo punto nel futuro la scommessa paghi e si eviti così il collasso del sistema globale, oppure gli Stati Uniti continueranno a monetizzare il loro debito e convertiranno «in banconote del Monopoli» tutti i dollari e i titoli del Tesoro in mano al resto del mondo. «Come ogni potere messo nell’angolo – si legge nel rapporto Geab analizzato da Capretta – gli Stati Uniti sono ora obbligati a introdurre la minaccia di pressione per ottenere ciò che vogliono».
Meno di un anno fa i leader del resto del mondo si erano offerti volontariamente di «rimettere a galla la nave Usa». Progetto fallito: la Fed e Obama «non hanno capito la natura della crisi e hanno sperato invano di controllarla», mentre la crescita Usa evapora trimestre dopo trimestre e il tasso di disoccupazione non ha smesso di aumentare, il mercato immobiliare resta ai minimi storici e i consumatori diventano insolventi perché uno su cinque è ormai senza lavoro. Quasi 60 milioni di americani, continua il rapporto, dipendono dai “Food stamps”, i sussidi sociali: non hanno più uno stipendio, una casa o del denaro da parte. E ora si stanno chiedendo come faranno a sopravvivere negli anni a venire.
Le fasce più esposte al disastro? Giovani, pensionati, afro-americani, lavoratori, impiegati nei servizi. Quanto durerà la loro pazienza? Quando esploderà la protesta, che potrebbe portare gli Usa in un inedito, «tragico vicolo cieco politico»? Dall’ultra-destra, i sostenitori dei movimenti “Tea Party” vogliono «spezzare la “macchina di Washington”» e per estensione quella di Wall Street, senza però avere proposte alternative credibili. Le elezioni di novembre, col ritorno dei repubblicani e l’ascesa degli estremisti, potrebbero paralizzare ulteriormente il governo Obama. Poi a dicembre la rabbia potrebbe esplodere con l’uscita dell’atteso rapporto della Commisione per il Deficit creata dal presidente.
Un sintomo lampante? Gli americani stanno abbandonando il mercato azionario: ogni mese un numero crescente di piccoli investitori lasciano Wall Street, al punto che oggi più del 70% delle transazioni è ormai nelle mani dei massimi operatori, istituzioni e “high frequency trader”. Perdita di fiducia e disaffezione generale: gli stessi sinistri segnali che annunciarono in Urss l’imminente caduta del regime sovietico. Paradossalmente, oggi anche l’economia Usa dipende in gran parte dallo Stato: da fondi del governo o della Federal Reserve. Immobiliare, auto, difesa e alta tecnologia, agricoltura: tutti settori che possono ancora sopravvivere, stentatamente, solo perché supportati dagli aiuti federali. Senza contare che i bilanci di Stati e città hanno bisogno di Washington: se il governo e la Fed non potessero più sostenere la periferia, il sistema Usa crollerebbe come un castello di carte.
Tra i motivi di forte irritazione dei risparmiatori, il trasferimento dei debiti dalle banche private alla Fed. «La mia amministrazione – ha detto Obama ai banchieri – è la sola cosa che si para tra voi e i forconi». Ma la “fuga dal rischio”, che tradizionalmente spinge molti attori globali a preferire i beni del governo Usa, potrebbe invertirsi dall’inizio del 2011. La situazione è tragica, e persino i media cominciano ad ammetterlo. La stessa Fed sa di essere impotente: nonostante gli sforzi straordinari messi in campo dal settembre 2008 (interessi a tasso zero, supporto al mercato dei mutui immobiliari e alle banche) l’economia americana non riparte. «I leader della Fed – scrive Geab – hanno scoperto di essere solo una parte del sistema, in questo caso il sistema finanziario Usa, progettato dal 1945 per essere il cuore solvente del sistema finanziario globale».
Problema: ora è il consumatore americano ad essere insolvente, e questo vanifica gli sforzi della Federal Reserve: «Avvezzi ad essere virtuosi e per questo ad avere la possibilità di manipolare i processi e le dinamiche degli eventi, i banchieri centrali Usa credevano di poter “imbrogliare” le famiglie, dandogli un’altra volta l’illusione di ricchezza e quindi spingendole a ripristinare il consumo e con questo far rivivere la macchina economica e finanziaria dell’intero paese». Errore. «Fino all’estate del 2010 non hanno creduto nella natura sistemica della crisi oppure non hanno capito che quello che stava causando i problemi era fuori portata degli strumenti della banca centrale, per quanto potente. Solo nelle recenti settimane hanno trovato due verità: le loro politiche hanno fallito e ora non hanno più armi né munizioni».
Da qui, aggiunge il rapporto Geab, il tono depresso nelle discussioni delle banche centrali e il disorientamento sul futuro, posto che dinamiche come inflazione o deflazione siano ancora rilevanti. Chi propone di crescere gonfiando ancora il debito e chi predica, al contrario, la riduzione del deficit. E Bernake che minaccia i suoi colleghi delle banche centrali: per evitare il collasso le tenteremo tutte, dice, e voi bancari continuerete a finanziarci, altrimenti faremo esplodere l’inflazione, così crollerà il dollaro e i bond del Tesoro Usa saranno carta straccia. «Quando un banchiere centrale si esprime come un esattore – rileva Capretta – significa che c’è una situazione pericolosa in casa».
La risposta delle banche centrali più grandi del mondo verrà rivelata nei prossimi due quadrimestri. L’aria che tira non è rassicurante: un nuovo aumento del deficit sarebbe interpretato come un suicidio per gli Usa. La Cina ha già iniziato a liberarsi degli asset americani per acquistare quelli giapponesi, meno preoccupanti. A breve, l’America potrebbe scoprire di non essere più considerata affidabile, come distributrice di reddito sicuro, e i partner potrebbero esclissarsi. Risultato: secondo il team Leap/E2020, gli Usa entreranno nel 2011 in un’era di austerità mai vista, da quando il paese è diventato il cuore del sistema globale economico e finanziario.
Un’austerità, aggiunge Geap, che sta già affliggendo almeno il 20% della popolazione. Un americano su due ha paura: teme che domani gli tocchi aggiungersi alla massa crescente dei senza tetto e dei disoccupati. Per decine di milioni di statunitensi, l’austerity si chiama “impoverimento duraturo”. Vie d’uscita? Improbabili: gli Usa «non si possono permettere un nuovo stimolo», perché il governo non ha più soldi per aiuti di Stato. Piuttosto che un collasso multidecennale, conclude il rapporto degli economisti indipendenti, molti “decision makers” saranno tentati dalla terapia shock: la stessa – a base di drastici tagli – che, con il Fondo Mondiale Internazionale, gli Usa raccomandano all’America latina, ai paesi asiatici e all’Europa dell’Est (info: www.megachipdue.info).

dal sito www.libreidee.org

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Virtuoso fuori luogo

di Massimo Gramellini

Ogni volta che vedete i roghi di Terzigno, prima di arrabbiarvi pensate a Vincenzo Cenname. Dopo vi arrabbierete molto di più. Cenname è un ingegnere ambientale, eletto sindaco di un Comune di duemila anime della provincia di Caserta, Camigliano. Alle spalle non ha né la destra né la sinistra, ma una laurea. Sulle spalle una testa. E dentro la testa un sogno: trasformare il suo borgo in una Svizzera col sole. Mette le luci a basso impatto energetico al cimitero e i pannolini lavabili all'asilo nido. Si inventa una moneta, l'eco-euro, spendibile solo in paese, con cui ricompensa i bambini che portano a scuola il vetro da riciclare. Giorno dopo giorno, senza alcun aumento dei costi, cattive abitudini inveterate si trasformano in comportamenti virtuosi, mentre la raccolta differenziata raggiunge percentuali scandinave.

E i luoghi comuni sul Sud immutabile e inemendabile? Rottamati dal sogno di un sindaco casertano che ha meno di quarant'anni. Ci si aspetterebbe la fila di notabili alla sua porta: la prego, ingegner Cenname, venga a insegnarci come si fa. Arriva invece una legge assurda che solo in Campania toglie ai Comuni la raccolta dei rifiuti per affidarla a un carrozzone provinciale. Il sindaco si ribella, sostenuto dall'intera popolazione, ma il prefetto segnala il suo caso al ministro Maroni. In dieci giorni il consiglio comunale viene sciolto e Cenname rottamato neanche fosse un mafioso. Da allora sono passati tre mesi, ma non lo sconforto per l'ottusità di uno Stato che per far rispettare una brutta legge ha sporcato quel po' di pulito che c'era.


dal sito http://www.lastampa.it

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La Lega in Veneto perde pezzi: “Siete dei poltronari, me ne vado”

Marco Zanon, consigliere municipale del Carroccio, se ne va sbattendo la porta: “Voi, partito di cadreghinisti, non fate più per me.”
 La Lega in Veneto perde pezzi: Siete dei poltronari, me ne vado‘Non fate piu’ per me’. Siete diventati un partito di sedentari ‘cadreghinisti’ e succubi del potere, alla pari di tutti gli altri partiti: percio’ me ne vado’. A Venezia il leghista Marco Zanon se ne va dal partito sbattendo la porta e dimettendosi dall’incarico di consigliere di Municipalita’ con una lettera in cui spiega i motivi del suo j’accuse. Un addio polemico che testimonia l’irrequietudine che serpeggia negli ultimi tempi a livello locale nella Lega, a cui Zanon rimprovera di essere ‘attaccata alle poltrone’ (un partito di ‘cadreghinisti’). ‘Noto che in questo movimento non sussiste un senso di vera democrazia, ma piuttosto di paternalismo dove vi sono figli e figliastri – scrive il consigliere – Infatti sono stati espulsi degli amici che ne furono i fondatori e senza motivo alcuno, se non quello di aver sollevato qualche giusta e doverosa critica. E questa e’ una cosa che ricorda molto un sistema dittatoriale. Nelle riunioni del Consiglio di Municipalita’ non e’ possibile esprimere appieno le proprie opinioni, se non dopo averle concordate con il capogruppo’, protesta Zanon, ricordando che non essendoci vincolo di mandato si tratta di un ‘abuso’. Il consigliere denuncia tra l’altro di aver piu’ volte tentato di porre il problema ’sui mali e sul degrado di Venezia’, soprattutto sulla sub-lagunare a cui la Lega – precisa – nel suo programma era contraria: ‘Invece ho notato che anche la Lega si e’ venduta per il famoso piatto di lenticchie – attacca Zanon – Nulla sta facendo la Lega affinche’ a Venezia qualche cosa possa funzionare: e’ troppo legata alla poltrona romana e addentrata nelle stanze del potere. E cio’ a tutti i livelli, comunale, provinciale e regionale: solo chiacchere e nessun fatto’. ’La Lega – conclude Zanon – doveva essere un movimento di interesse locale per il popolo di rivoluzione del sistema corrotto dei partiti, doveva fare gli interessi della citta’, doveva rappresentare il popolo non gli interessi di pochi. Ecco a cosa siamo ridotti: chiacchiere e solo chiacchiere. E’ a questo livello che ci siamo abbassati’.
(ANSA)

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Cantona: la rivoluzione? Ritiriamo i nostri soldi dalla banca

Eric Cantona, ovvero: la rivoluzione. Ma niente armi, per carità. Piuttosto: banche. «E’ facile: si va in banca tutti insieme, si ritirano i soldi dal conto e il sistema crolla. Perché il sistema si regge sulle banche. Non ci ascoltano? Anziché scendere in piazza, andiamo in banca, tutti assieme. Vedrete, a quel punto ci ascolteranno. Oggi la rivoluzione si fa così: in banca». Fedele alla sua fama di ragazzo terribile, l’ex fuoriclasse del calcio europeo – stella del Manchester United, ora attore cinematografico – si sbilancia sul fronte politico. Milioni di francesi manifestano contro Sarkozy che innalza l’età pensionabile? Cantona scuote la testa: manifestazioni e cortei? Roba vecchia. Il miglior sciopero possibile, oggi, è quello finanziario: boicottare le banche. Questa è la rivoluzione. «C’est pas compliqué».
“People have the power”, cantava Patti Smith. Ci crede perfettamente Eric Cantona, intervistato a Nantes l’8 ottobre per un mini-video ora circolante su YouTube: sì, la gente se vuole ha tutto il potere che serve. Basta decidersi e marciare uniti: non sul Palazzo d’Inverno o sulla Bastiglia, ma sulla propria banca. No, non per rapinarla: solo per ritirare il conto. Quanti sono i francesi oggi in piazza: tre milioni? «Bene. Tre milioni, dieci milioni… se ognuno va al proprio sportello e ritira il proprio denaro, il sistema crolla». Qualcuno sta prendendo sul serio l’invito di Cantona: su Facebook i manifestanti francesi hanno fissato una data, il 7 dicembre: quello potrebbe essere il giorno del tentativo di boicottaggio di massa.
Una prospettiva inquietante: di fronte a milioni di ritiri simultanei, le banche non avrebbero il denaro da restituire pronta cassa. E’ una denuncia ricorrente tra le molte voci critiche levatesi con la grande crisi cominciata nel 2008: il mondo è nelle mani degli istituti di credito, che attraverso il signoraggio – con denaro emesso da banche private per conto degli Stati – controllano l’intera economia planetaria, gonfiata con miliardi virtuali. «Molti pensano ad esempio che la Banca d’Italia sia un istituto statale, anziché un organismo privato controllato dalle grandi banche», ricorda Giulietto Chiesa. «Persino la Bce, la grande banca centrale europea, sovrana dell’Euro, non appartiene all’Unione Europea ma alle maggiori banche del continente».
Di fronte allo strapotere finanziario, ormai la stessa industria ha l’acqua alla gola: «Spesso, le catene di montaggio non appartengono più neppure alle imprese, ma sono in leasing: anche in fabbrica, ormai, il padrone assoluto è la banca», spiega l’ex parlamentare Fernando Rossi, esponente della rete “Per il bene comune”, dall’assemblea torinese promossa il 16 ottobre dal Movimento per la Decrescita Felice di Maurizio Pallante. E un dirigente di Banca Etica, Luca Salvi, esponente del Movimento Etico Sociale, dalla stessa assemblea lancia l’allarme: «Nessuno lo dice, ma le prime 20 banche del mondo sarebbero già tecnicamente fallite, se i governi non avessero permesso loro di mettere a i bilancio i titoli tossici responsabili della grande crisi globale».
Il sistema sta comunque per crollare, profetizza Massimo Fini, alla guida del suo “Movimento Zero”, perché «ha dimenticato l’uomo e i suoi valori, anteponendo le ragioni del profitto». Se in Italia la crisi sociale è ancora largamente oscurata dal derby politico tra Berlusconi e i suoi oppositori, la protesta contro i tagli del governo scuote l’intera Francia: tutti i paesi europei sono alle prese con drastiche politiche di rigore, e a Parigi – dove lo Stato è più forte – si accusa con maggiore disagio la contrazione del welfare. In piazza sindacati e dipendenti, operai e studenti, tra cortei e ondate di scioperi. Ma ora è sceso in campo un autentico corsaro, il grande Cantona, con un’uscita a gamba tesa delle sue: obiettivo, il sistema bancario. La minaccia di boicottaggio come arma popolare: per costringere il potere ad ascoltare il popolo.
L’ex calciatore più irrequieto d’Europa aveva abituato il suo pubblico a tutto: classe sopraffina e pazzie. Potenza, tantissimi goal, miglior calciatore europeo, eroe del soccer inglese e, al tempo stesso, recordman assoluto delle sanzioni disciplinari. Una collezione di episodi da cineteca: nel 1989, sostituito in un match contro il Torpedo Mosca, getta a terra la maglia della sua squadra, l’Olympique Marsiglia, e viene sospeso. Poi in tv insulta il ct della Nazionale: esilio prolungato. Passato al Montpellier, colpisce con un calcio al volto un compagno di squadra e finisce fuori rosa. Nel ’91, emigrato al Nîmes, lancia la palla addosso all’arbitro e viene fermato per un mese, poi se la prende coi commissari della Federcalcio definendoli «tutti idioti» e rimedia altri tre mesi di stop.
Ma il suo “capolavoro” risale al 1995, quando Cantona è il trascinatore del Manchester United. Espulso, a bordo campo stende con un colpo di kung-fu un tifoso del Chrystal Palace, Matthew Simmons, che l’ha insultato per tutta la partita. Rinviato a giudizio, il processo diventa un caso mediatico. Condannato in primo grado a due settimane di carcere, si vede ridurre la sentenza in appello: 120 ore di servizio civile. Viene sospeso per 9 mesi dal calcio inglese. Durante una conferenza stampa, Cantona regala ai reporter una delle frasi più famose mai pronunciate da un calciatore, accusando il cinismo dei media: «Quando i gabbiani seguono il peschereccio è perché pensano che verranno gettate in mare delle sardine».
Ritiratosi dall’attività agonistica, non ha mai disdegnato la scena mediatica. Tra il bavero alzato e le continue provocazioni dell’epoca in cui era il miglior giocatore del campionato inglese, tra i primi calciatori di tutti i tempi secondo Pelé, si è speso per molti spot commerciali (Nike) e per campagne sociali, approdando al mondo del cinema come attore: prima nel ’95, recitando con Michel Serrault in “La felicità dietro l’angolo”, poi in pellicole come “Question d’honneur” e nel 1998 nello storico “Elizabeth” e nel nostalgico “I ragazzi del Marais” di Jean Becker. Nel 2002 debutta come regista in un corto adattando una novella di Bukowski. Ormai è un attore dalle doti artistiche indiscusse, consacrato a Cannes da Ken Loach con “Looking for Eric”, nel quale interpreta se stesso.
Dal calcio mondiale al cinema, e ora alla politica: Eric Cantona sprona i francesi alla rivolta contro le banche. «Giusto difendere le proprie ragioni, ma oggi andare in piazza a che serve?». Bisogna marciare sulle banche: «Quella è la vera minaccia, la vera rivoluzione. Nessun’arma, niente sangue, niente del genere. Non è difficile. E in un caso del genere, ci ascolterebbero in un modo diverso. I sindacati? Bisogna proporgli delle idee, a volte». Lo ascolteranno? Chi lo sa. Ma intanto le sue parole pesano. Cantona rivoluzionario: perché? La risposta è chiarissima: «Non credo si possa essere contenti vedendo la miseria intorno a noi, a meno che non si viva in un guscio».

dal sito www.libreidee.org

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Comune di Modena, 1 milione di risparmio grazie all Open Source

A Modena la macchina informatica del Comune risparmia oltre un milione di euro l'anno grazie all'open source, i prodotti non coperti da copyright che possono essere liberamente utilizzati e sviluppati.
Nella sala macchine del Settore sistemi informativi a farla da padrone sono i server Linux, il software non protetto da licenze a pagamento che può essere sviluppato e modificato a seconda dell'esigenze dell'ente. Il grande balzo in avanti è stata la sostituzione, avvenuta due anni fa, del calcolatore centrale della macchina comunale con un server con sistema operativo Linux, operazione che ha consentito al Comune di risparmiare 478 mila euro nel secondo semestre del 2008, oltre 730mila euro nel 2009 e oltre 810 mila nel 2010. Inoltre, è in corso una progressiva sostituzione di Microsoft Office con Open Office nelle 1600 postazioni pc all'interno del Comune. Il processo, che ha per ora interessato 1125 utenti, ha già consentito di risparmiare oltre 300 mila euro e sarà ultimato nel 2011, quando il risparmio sarà quantificabile in 400 mila euro.
"Per sostenere il personale nel cambiamento abbiamo aperto un apposito spazio nell'intranet aziendale e organizziamo numerosi corsi di formazione già seguiti da oltre 750 utenti", spiega l'assessore alle Risorse umane e strumentali del Comune di Modena, Marcella Nordi. "I prodotti Open Source, oltre a consentire rilevanti risparmi, offrono inoltre un livello ottimale di efficienza e funzionalità garantito dall'assistenza e dalla manutenzione svolta quasi interamente da personale interno", precisa l'assessore.
L'Amministrazione ha inoltre scelto di utilizzare il sistema di gestione documentale Open Alfresco per raccogliere e conservare tutti i documenti; in questa prima fase il sistema è stato collegato al protocollo informatico e gestirà l'archivio paghe del personale e l'anagrafe degli immobili del Comune consentendo di risparmiare altri 30 mila euro.
Il primo utilizzo di tecnologie Open risale addirittura al 1995 con i servizi web e la posta elettronica della rete civica, ma è dal 2000 che l'Amministrazione comunale utilizza l'Open Source nel software di base come sistemi operativi, data base, applicativi web, sistemi di gestione delle autenticazioni. Nel luglio 2008 il calcolatore centrale, un Ibm con sistema operativo z/OS, è stato spento per lasciare posto al nuovo server Linux. In questi giorni, nella sala macchine del Comune, si è spento anche l'ultimo server Sun con sistema operativo Unix Solaris.
Il Comune sta valutando ora la possibilità di utilizzare software Open anche per sostituire le centrali telefoniche Telecom, il cui contratto di leasing scade a fine anno.
Dell'utilizzo dell'Open Source da parte dell'Amministrazione comunale si parla anche durante il Linux Day, la manifestazione promossa dall'assessorato alle Politiche giovanili e dedicata alla diffusione della cultura informatica del software libero, in programma oggi al dipartimento di Fisica dell'Università.

dal sito http://saperi.forumpa.it

provate a pensare a cosa si potrebbe risparmiare a livello nazionale!!

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Botte per l'ambiente, e vere priorità.

di Debora Billi

In questa settimana di rivolte a Terzigno, mi è sovvenuta all'improvviso una riflessione che voglio condividere. Una riflessione sulle priorità.
Quando si chiede ai cittadini, a volte tramite sondaggi, quali siano le loro principali priorità per il Paese e per se stessi le risposte sono sempre le medesime, quelle più prevedibili: lavoro e ancora lavoro, sicurezza, la casa, la sanità, l'istruzione. La preoccupazione per l'ambiente raramente si trova ai primi posti, qualche menzione per lo smog e per il traffico e poco altro.
La politica obbedisce e segue, i Verdi in Italia fanno percentuali da zerovirgola e i partiti se ne fregano bellamente di avviare politiche ambientali di un qualche peso. Al contrario: si propongono inceneritori, centrali nucleari e a carbone, continue devastazioni del territorio per opere pubbliche inutili ma che "portano posti di lavoro". In fin dei conti, appunto, i cittadini chiedono questo.
Contemporaneamente, però, in Rete e altrove ci si stupisce di continuo per come il popolo italiano sia propenso a subire senza ribellarsi. Il lavoro è sì al primo posto, ma precari e disoccupati in piazza non scendono mai, malgrado la situazione sia in molti casi davvero disperata. "La rivoluzione? Aspetta e spera! Mica siamo francesi!" è il commento più diffuso, "Finché hanno la pancia piena nessuno si ribella!"
Capite ora dove voglio arrivare? Qui, ovvero: l'unico motivo per cui i cittadini italiani sono scesi in piazza e hanno preso le botte, negli ultimi anni, è l'ambiente. In Valsusa, contro la TAV; a Vicenza, contro l'aeroporto militare; a Terzigno e a Chiaiano, contro le discariche; a Scanzano Jonico, contro i depositi di scorie nucleari; e altre decine di altre realtà più piccole.
Questa improvvisa consapevolezza mi ha sbalordito. Non si scende in piazza per la priorità numero 1, il lavoro, ma si è disposti a farsi rompere la testa con assoluta determinazione, mamme nonni e contadini, per la priorità numero 10. Siamo schizofrenici forse? Perché succede questo, come è possibile?
Una risposta, forse la più semplice, è che i problemi ambientali sono sempre territoriali. Riguardano la situazione locale, e spesso in piccole realtà, dove è comunque più semplice organizzarsi e coordinare un'azione di dissenso. Ma rimane aperta la questione dell'inaspettata volontà di combattere, che per altri temi non si manifesta neppure remotamente. Non sarà allora che, quando l'ambiente è il nostro, quando si parla del parco sotto casa o del monte davanti alla nostra finestra o del mare dove sguazzano i nostri bimbi viene fuori la vera, millenaria priorità che gli italiani hanno da sempre nel cuore, ovvero "la salute"?
Per il lavoro (e i soldi...) non siamo disposti neppure ad uscire di casa, ma per la salute ci facciamo spaccare la testa dal manganello. Qualcosa vorrà dire. Qualcosa su cui dovrebbero riflettere sia i benaltristi che considerano le questioni ambientali come secondarie, sia la politica, sia soprattutto gli ambientalisti. I cittadini stanno dando a tutti una lezione sulle priorità sostanziali, faremmo bene ad ascoltare.

dal sito http://petrolio.blogosfere.it/

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L’intervista di Fazio a Marchionne. E’ questo il pericoloso giornalismo di sinistra?

di Italo Romano
Oltre la Coltre

Dopo il Presidente operaio, ci mancava il manager metalmeccanico. Così si è autodefinito Marchionne, amministratore delegato della Fiat, durante la trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio. Domenica é andata in onda una delle più stucchevoli e genuflesse interviste della storia. E’ questo il pericoloso giornalismo di sinistra tanto temuto da Re Silvio e dalla sua combriccola? Se si, possono dormire sogni tranquilli, sono servizievoli tanto quanto i loro cani da guardia. La mannaia della censura con gente del genere batte a vuoto.
Senza metafore l’ad della Fiat esce allo scoperto e punta il dito contro i lavoratori della fabbriche italiane, rei di lavorare poco e parlare troppo. Le ha sparate veramente grosse, almeno quanto il suo modesto stipendiuccio da metalmeccanico. Secondo i dati resi pubblici da Fiat, Marchionne nel 2009 ha incassato la bellezza di 4,78 milioni di euro, mentre un metalmeccanico qualunque guadagna meno di 30 mila euro all’anno. Non é proprio la stessa cosa, ma come amano dire i capitalisti alla Marchionne: é il mercato che impone i prezzi, loro si adeguano. Poi vorrei sapere quanti metalmeccanici hanno il doppio passaporto e la residenza in Svizzera. Mah…

dal sito http://www.oltrelacoltre.com/

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L’efficienza energetica conviene più del nucleare ma Governo vuole l’atomo. Ecco a chi giova

Altro che costruire centrali nucleari. Basterebbe rendere pienamente efficienti gli impianti delle case italiane per risparmiare ogni anno una quantità di energia pari a quella prodotta da 7 centrali nucleari da 730 Mwe.

Lo dice uno studio reso pubblico ieri di Cremonini Consulenze per Adiconsum, l’associazione per la difesa dei consumatori e dell’ambiente nata da una costola della Cisl: che non può essere certo accusata di opposizione oltranzista e pregiudiziale all’attuale Governo filonucleare.

Eppure il Governo sposa il nucleare e non muove un dito per l’efficienza energetica. A chi giova questa scelta? La risposta esiste, e non è particolarmente onorevole per la nostra classe politica.

Risparmiare energia nelle case non significa battere i denti, tenere la luce spenta e fare la doccia sotto l’acqua ghiacciata. Vuol dire invece ad esempio coibentare le pareti ed installare porte e finestre a prova di spiffero perchè il calore prodotto dall’impianto di riscaldamento non vada disperso.

Certo che si tratta di affrontare delle spese. Ma, secondo i calcoli di Adconsum, risparmiare 1 kWh/anno comporta un investimento pari a 1,8 euro. Mantenere gli sprechi e produrre 1kWh/anno con pannelli fotovoltaici comporta un investimento di 5 euro.

L’alternativa più costosa e più anti ecologica di tutte, aggiunto io, è mantenere gli sprechi, non installare i pannelli fotovoltaici e consumare energia prodotta da centrali nucleari, che costa di più dell’energia solare. Eppure è proprio la strada imboccata da questo Governo che ama le centrali nucleari e non persegue l’efficienza energetica.

Il motivo? Efficienza energetica significa dare lavoro a una miriade di artigiani, muratori, impiantisti. Piccoli investimenti diffusi e affidati alla contrattazione spontanea.

Costruire centrali nucleari significa assegnare pochi mega appalti. I mega appalti italiani fanno subito pensare a cognati e cementi depotenziati, ma anche a prescindere: potranno aggiudicarseli (e guadagnare) solo i grandi gruppi industriali, non l’elettricista con la bottega all’angolo della strada.

Le centrali nucleari non si reggono senza i soldi dei contribuenti. Costruirle non significa solo assegnare pingui appalti ai soliti noti: significa soprattutto spalancare davanti a loro lussureggianti pascoli situati all’interno delle nostre tasche.

Io lo chiamo capitalismo assistito, anzi parassitario: non so se avete una definizione migliore.

Su Ansa energia: gli sprechi nelle case sono pari al prodotto di 7 centrali nucleari

Su Adconsum il costo del risparmio energetico e dell’energia rinnovabile


dal sito http://www.blogeko.it

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Alle spalle del Ruanda

di Rita Pani


Tanto non ci impressioniamo più, nulla ci fa più sobbalzare e nulla ci dà più un brivido. Quindi nessuna sorpresa nell’apprendere che anche quest’anno l’Italia fa la sua porca figura nella classifica dei paesi più corrotti, secondo il Trasparency International. 12 posizioni guadagnate in soli 3 anni, e un piazzamento di tutto rispetto alle spalle del Ruanda.
Sì, magari un pizzico di preoccupazione quando il ministro del razzismo maroni, dopo aver già fatto massacrare i cittadini di Terzigno e delle zone limitrofe – per altro già abbondantemente massacrati dal cancro e dalle leucemie – promette morte e violenza.
Forse un conato di vomito, di fronte alle dichiarazioni dementi di buttiglione che equipara i gay agli evasori fiscali – rei di essere immorali.
Ecco, forse persino un ghigno cinico potrebbe stamparsi sui nostri volti, sapendo che nel paese più corrotto del Ruanda e di Samoa, esiste questo grande richiamo alla moralità sessuale. E se poi ci fermassimo un attimo a pensare alla moralità sessuale dell’evasore fiscale che ci governa – sarà sbagliato – ma il ghigno potrebbe diventare una sonora risata. Perché davvero non ci impressioniamo più.
Soprattutto se fosse vera (e pare non lo sia) la storia della ragazza minorenne marocchina, che racconta di serate di sesso ad Arcore col tizio mandrillo del consiglio. Oh beh! Non per il fatto che ella sia minorenne,visto il ben più noto precedente con la letizia del presidente, ma per il fatto che sarebbe stata marocchina. Chissà cosa ne potrebbe pensare la lega di bossi!
Eppure dovremmo preoccuparci, perché lo Stato è in deficit. Così economicamente precario da aver approvato soltanto dieci leggi in un anno, e queste comprendono anche 18 decreti legge. In pratica il parlamento è paralizzato per il fatto di non avere soldi per poter produrre le leggi che servirebbero – anche – allo sviluppo e al risanamento dello stato stesso. Quel poco che si lavora (lavora è una parola grossa) lo si fa per risolvere l’annosa questione della giustizia, intesa ovviamente come impunità del tizio più corrotto che il governo italiano ricordi nella sua storia.
Ed è strano. Quando mancano i soldi per produrre e guadagnare, le industrie usano mettere in cassa integrazione o licenziare i dipendenti. Chissà com’è che per l’Azienda Italia, ormai sull’orlo del fallimento, non si applica lo stesso principio.
Rita Pani (APOLIDE)

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Certi fantasmi

di Alessandro Robecchi

Comunicazione di servizio. I disoccupati italiani sono pregati di stare fermi. Se si muovono, si confondono tra loro, se si confondono non si riesce a contarli. E’ per questo che la Banca d’Italia dice che i disoccupati sono l’11 per cento, mentre invece l’Istat dice che sono l’8,5 per cento. Fa una differenza di due disoccupati e mezzo su cento italiani, che non si sa dove sono, cosa fanno, come si collocano nelle statistiche. Ovvio che in un paese dove le uova vengono scambiate per bombe, due punti e mezzo di disoccupazione in più vengono scambiati per un attentato alla serenità del governo, tanto che il ministro Sacconi si è un po’ alterato per i dati “ansiogeni”. Come nella storiella del dito e della luna – quella famosa in cui Sacconi guarda il dito – lo scontro non è sulla disoccupazione, ma su come diavolo contarla. In soldoni (avercene!), l’Istat non calcola i disoccupati scoraggiati, cioè quelli che un lavoro nemmeno lo cercano più, mentre Bankitalia li calcola eccome. E’ piuttosto grottesco che se sei un disoccupato generico vieni contato e se sei un disoccupato scoraggiato, con le braccia cascate per la disperazione, l’autostima sotto i tacchi e la povertà alle calcagna non ti contano nemmeno, sei un fantasma. Del resto, anche i poveri italiani dovrebbero stare fermi. Se si muovono, si confondono tra loro, se si confondono non si riesce a contarli. Così, mentre per l’Istat gli italiani poveri sono 7 milioni e 810 mila, per la Caritas sono 8 milioni e 370 mila. Fa 560 mila poveri che oltre ad essere poveri sono fantasmi, e del resto sono fantasmi anche gli altri, perché di politiche per la povertà non ce ne sono, si reputa più urgente pagare penali milionarie per i furbetti delle quote latte, che servono alla Lega, che è amica di Tremonti, che è il ministro dell’Economia, che è il capo di Sacconi e di Silvio Berlusconi. Ma si, quel tipetto allegro del miracolo italiano, ricordate? Quello dei cieli azzurri e del sole in tasca, lui, dove sarà finito, poveretto? Un altro fantasma.

dal sito http://www.alessandrorobecchi.it/

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ESSI CAMMINANO TRA DI NOI!


di Mark Glenn
traduzione di Gianluca Freda
Un tale ha comprato un frigorifero nuovo per casa sua.
Per liberarsi del vecchio frigorifero, lo ha messo nel cortile davanti alla casa e ci ha appeso sopra un cartello con sopra scritto: “Gratis da portare a casa vostra. Se lo volete, ve lo prendete”.
Per tre giorni il frigo è rimasto lì senza che nessuno lo degnasse di un secondo sguardo.
Alla fine lui ha pensato che la gente non si fidasse troppo dell’affare.
Così ha cambiato il cartello: “Frigorifero in vendita per 50 $”.
Il giorno seguente qualcuno lo ha rubato!

Essi camminano tra di noi!
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 Un giorno stavo camminando sulla spiaggia insieme ad alcuni amici e qualcuno ha gridato:
“Guardate, un uccello morto!”.
Un tale ha guardato verso il cielo ed ha chiesto: “Dove?”.

Essi camminano tra di noi!
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Visitando un appartamento, mio fratello ha chiesto all’agente immobiliare in che direzione si trovasse il nord, perché non voleva che la luce del sole lo svegliasse tutte le mattine.
Lei ha domandato: “Ma il sole sorge a nord?”.
Mio fratello le ha spiegato che il sole sorge a est, da qualche tempo a questa parte.
Lei ha scosso la testa e ha replicato: “Oh, non riesco a tenermi aggiornata con tutta questa roba...”.

Essi camminano tra di noi!
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Io e un mio collega stavamo pranzando in una caffetteria, quando abbiamo sentito un’impiegata che parlava della scottatura che aveva preso nel weekend mentre guidava verso la spiaggia.
Guidava una decapottabile, ma diceva che non pensava si sarebbe scottata perché “la macchina si stava muovendo”.

Essi camminano tra di noi!
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Mia sorella ha un utensile salvavita che serve a tagliare la cintura di sicurezza dell’auto nel caso si rimanga intrappolati.
Lo tiene nel portabagagli della macchina.

Essi camminano tra di noi!
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Ero in giro con un mio amico, quando abbiamo visto una donna con un anello al naso che era attaccato con una catenella all’orecchino.
Il mio amico ha detto: “Ouch! Quella catena deve darle uno strappo tutte le volte che gira la testa!”.
Ho dovuto spiegargli che il naso e l’orecchio di una persona rimangono sempre alla stessa distanza a prescindere dalla direzione in cui si gira la testa.

Essi camminano tra di noi!
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Avevo perso il bagaglio all’aeroporto e sono andato all’ufficio bagagli per denunciare lo smarrimento.
L’impiegata ha sorriso e mi ha detto di non preoccuparmi, perché lei era una navigata professionista, e ha detto che ero in buone mani. “Ora mi dica”, mi ha chiesto, “il suo aereo è già arrivato?”...
(Sul mio lavoro vi sono diversi professionisti come lei).

Essi camminano tra di noi!
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Quando lavoravo in pizzeria, vidi un signore che era venuto ad ordinare una mini-pizza da asporto. Sembrava fosse da solo e il cuoco gli chiese se voleva che gli tagliasse la pizza in 4 pezzi o in 6.
Lui ci pensò su per un po’ di tempo, poi disse. “La tagli in 4 pezzi. Non credo di avere abbastanza fame da mangiare 6 pezzi”.
Essi camminano tra di noi!
E least but not least:
Scema come una scatola di sassi.
Un noto psichiatra era ospite in una conferenza accademica alla quale doveva partecipare anche l’ex governatrice, che veniva dal nord. La signora colse l’occasione per attaccare bottone con il dottore e gli fece una domanda per metterlo a suo agio.
“Le spiacerebbe, dottore”, gli chiese, “spiegarmi come si fa a rilevare una deficienza mentale in una persona che sembra perfettamente normale?”.
“Niente di più facile”, rispose il dottore. “Basta porgli una semplice domanda  cui chiunque saprebbe rispondere senza problemi. Se la persona esita, questo ci mette sulla pista giusta”.
“Che tipo di domanda?”, chiese la signora.
“Beh, ad esempio si potrebbe domandare: ‘Il capitano Cook fece tre viaggi intorno al mondo e morì durante uno di essi. Quale?’”.
La governatrice ci pensò per un attimo, poi rispose con una risatina nervosa: “Non ha per caso un altro esempio? Confesso di non essere molto ferrata in storia”.
Tristemente, non solo essi camminano tra di noi, ma votano, e il loro voto vale quanto il nostro; e la cosa più spaventosa di tutte è che generano figli! 


dal sito http://blogghete.blog.dada.net/

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Abbiamo un sogno: facciamo vincere l’Italia, quella vera

I have a dream: un giorno l’Italia si sveglierà diversa e migliore, perché avrà finalmente riscoperto se stessa. Un paese reale che ha voglia di futuro, e non è rassegnato a subire per sempre lo spettacolo dell’ordinaria indecenza organizzato per mascherare la mediocrità di un potere impotente, incapace di opporsi al declino. C’è un’Italia che da tempo si è messa in cammino: in televisione non la si vede, ma sta combattendo ogni giorno porta a porta, casa per casa, per darsi coraggio e programmi, basati sulla civiltà della conoscenza: ecologia, ricerca, energia pulita, lavoro e diritti, dignità. Valori in campo nella vita quotidiana: perché non anche alle elezioni?
Una corrente trasversale sta elettrizzando da mesi il web e le città, i blog e le assemblee. Migliaia di cittadini, che potrebbero diventare milioni. Forse costretti, in primavera, a scegliere ancora una volta: protestare, turarsi il naso o disertare le urne. «Si va a votare? Pare proprio di sì», scrive Jacopo Fo sul “Fatto Quotidiano”, paventando una doppia “calamità”: l’eterno ritorno del Cavaliere o un governicchio Fini-Casini stampellato dal Pd. Scenari da cui sarebbero escluse le nuove idee che attraversano la società civile, non rappresentate in sede politica. «Ma se si guarda la realtà sociale, la situazione è ben diversa», osserva Fo. «Ovunque fioriscono gruppi di difesa del territorio, del posto di lavoro, dell’acqua pubblica, contro la mafia, circoli della Decrescita Felice, del Movimento della Transizione, gruppi d’acquisto, botteghe del commercio equo, feste, concerti, cooperative sociali, imprese ecologiche, filiali di Banca Etica».
Un fenomeno enorme, che ha ancora poca visibilità, ma che «a furia di piccoli passi sta modificando casa per casa il panorama politico, culturale e sociale». E’ una realtà che crea lavoro, risparmio energetico, imprese solidali in tutto il mondo. Migliaia di pasti cucinati ogni giorno per i disperati del pianeta, migliaia di alberi piantati, pannelli fotovoltaici finanziati e costruiti, cibi biologici prodotti, milioni di litri d’acqua e kilowatt risparmiati. «E’ una cultura diversa, che cresce non sui discorsi di chi è bravo a parlare in pubblico ma grazie all’abilità delle mani, alla fantasia e al sudore».
«Nonostante i Veltroni, i D’Alema, i Rutelli, il Presidente e tutte le sue vallette ucraine vestite da babbo natale in bikini – continua Jacopo Fo – migliaia di persone si alzano ogni mattina e si chiedono: “Come posso far avanzare di un centimetro il mondo migliore?”. E si mettono giù a spremersi il cervello per creare un nuovo conto corrente ribelle, isolare un tetto, vendere un chilo di caffè che ha dentro la speranza di un contadino peruviano, far arrivare un piccolo mulino a vento nel Kalahari.E ci riescono!». Visto che non sono crollati psicologicamente neanche di fronte all’ultimo disastro elettorale, «se si mettono assieme cosa potrebbero combinare?».
“Movimento del fare”, lo chiama Jacopo Fo. Cosa succederebbe se si saldasse con i circoli di Beppe Grillo, con i comitati che si oppongono agli inceneritori, con gli orfani della sinistra ambientalista? Il nuovo soggetto politico potrebbe parlare «anche alla gente di buon senso che oggi vota a destra perché non vede alternative». Insomma: «Siamo tanti, anche se siamo divisi e incapaci di far nascere una strategia comune. Ma in questi anni abbiamo imparato a usare mezzi nuovi come il web, a organizzarci a rete, a fare impresa e costruire concretamente nuovi mestieri, attività commerciali, installare pannelli solari, lampioni ad alta efficienza e caldaie ecologiche, andando oltre la denuncia del marcio nel sistema».
Bello ma impossibile? «Parlare oggi di un nuovo movimento politico può sembrare una follia». Eppure: in Francia è nato un patto dal basso che ha messo insieme ecologisti, gruppi etici, comitati spontanei di difesa del territorio. Risultato: oggi i verdi francesi sono il “terzo partito”, col 16% dei voti, «un pelo al di sotto del Partito socialista». E in Germania è successo qualcosa di simile. «Perché non facciamo lo stesso?». Michele Dotti, giornalista e saggista, si è lanciato in questa impresa insieme a Marco Boschini, l’inventore dei “Comuni Virtuosi”. «Abbiamo un sogno», dice l’appello a cui ha aderito Jacopo Fo.
Lo stesso Boschini era a Torino il 16 ottobre, all’assemblea convocata da Maurizio Pallante, presidente del Movimento per la Decrescita Felice. Problema: come aggregare forze per superare il falso dualismo rappresentato da destra e sinistra, entrambe “sviluppiste”, e cercare una terza via: rinunciare alla crescita del Pil, perché lo sviluppo inganna, fa solo disastri ed è nemico del progresso. Lo sviluppo è ingiustizia, guerra, catastrofe climatica, rapina delle risorse, fame e povertà. La medicina per guarire? Abolire lo spreco: milioni di posti di lavoro si aprirebbero se solo si riconvertisse il sistema. Co-generatori anziché automobili, coibentazioni edilizie al posto di nuove case. Meno energia, e pulita. Meno trasporti inutili. E meno rifiuti: strategica la raccolta differenziata, contro la peste degli inceneritori.
Accanto a Pallante, Giulietto Chiesa col suo gruppo di studio per l’Alternativa e il giornalista Massimo Fini, leader di “Movimento Zero”, uniti su un punto: «Dobbiamo comunicare la drammatica realtà della crisi, spiegare che questo sistema ha le ore contate, perché la finanza ha drogato l’economia e l’egemonia occidentale sta per crollare: presto faremo i conti col razionamento dell’acqua, del cibo, della benzina». Tante voci, tante sfumature: Francesco Gesualdi, allievo di Don Milani e portavoce del centro toscano per un nuovo modello di sviluppo, Fernando Rossi del movimento “Per il Bene Comune”, Nanni Salio dell’Ecoistituto Pasquale Cavaliere – Centro Sereno Regis, nonché Luca Salvi, di Banca Etica, esponente del Mae, Movimento etico solidale in cui milita Alex Zanotelli.
Pallante invoca «un nuovo Rinascimento», per archiviare la cattiva politica – di destra e di sinistra – che ha scambiato lo sviluppo per progresso, e di fronte alla grande crisi planetaria balbetta ricette inefficaci. Il grande equivoco? Il dogma della crescita del Pil, creato dal pensiero liberale sviluppatosi con la rivoluzione industriale del ‘700. Dogma su cui la sinistra si è appiattita, smarrendo se stessa. «Siamo di fronte a un cambio di paradigma nella storia dell’umanità», dice Giulietto Chiesa: «Il mondo sta cambiando strada, dopo 250 anni. I vertici finanziari del pianeta lo sanno: e si stanno attrezzando per dominare ancora, ad ogni costo, a prezzo di catastrofi inflitte al pianeta». Per Massimo Fini, il sistema è alla frutta: «Ci salveremo solo tornando alla pre-modernità». Oppure dando il buon esempio, per dirla con Jacopo Fo: che succede se i consumatori tele-ipnotizzati si svegliano dall’incubo, si accorgono di essere cittadini e decidono di unire le loro forze?

dal sito http://www.libreidee.org

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Il Carrozzone si sta rimettendo in moto

di Beatotrader Stefano Bassi

Il Carrozzone si sta rimettendo in moto....
La cura-doping messa in piedi sta funzionando sempre di più, anche se non per tutti e con "effetti collaterali" assai pesanti.
Le Grandi Crisi sono anche delle Grandi Occasioni: alcuni vincono ed altri perdono.
Fatevi una breve auto-analisi per capire se siete caduti dalla parte giusta...

Io tutti i giorni leggo centinaia e centinaia di news, sento e vedo persone, percepisco il polso della situazione globale e man mano mi faccio un'idea.
Ebbene vi traccio alcune linee generali, buttate giù rapidamente: sono pensieri ad alta voce che vedrò di approfondire nel tempo.
Molti temi invece sono già stati sviscerati più volte in questo BLOG.

- mediamente i fondamentali macro-economici si stanno in qualche modo stabilizzando su un livello buono/discreto, niente di eclatante (c'è chi va meglio e chi va peggio) ma le possibilità di ricaduta in recessione entro breve, ormai sono sempre più remote.
Ottenere questa situazione però è costato molto caro ai Conti Pubblici ed è stato sospinto da Politiche Monetarie talmente espansive come MAI si era visto nella Storia...
Gli effetti collaterali di tutto questo potrebbero essere GRAVISSIMI.

- fa eccezione la notevole debolezza dei dati sulla disoccupazione, sulla fiducia consumatori e sui consumi ma, come vi ho ripetuto più volte....ci stanno sostituendo sia come manodopera che come utenti finali...dunque che problema c'è per il Carrozzone?
Qualcuno potrebbe rispondermi che questi sono Lagging Indicators ovvero dati che si adeguano in ritardo rispetto all'evoluzione dell'economia...ma visto che ormai sono 3 anni che fanno schifo dovrebbe venirci almeno il dubbio che il "problema" sia diventato strutturale: è il New Normal che avanza....

- le politiche delle banche Centrali continuano ad essere accomodanti come non mai ed in caso di necessità potranno pompare tutta la cocaina eventualmente necessaria (schema WIN-WIN)

- le banche continuano ad avere un sacco di polvere tossica in pancia che ogni tanto viene fuori ma tutti ormai se ne sbattono perchè sanno che sono garantite direttamente dagli Stati e se non bastasse saebbero garantite da entità sovrastatali (FMI, UE, Eurobond etc etc) e se non bastasse interverrebbero i marziani
Vedi il fattaccio BofA che in un altro momento avrebbe tirato giù i mercati come pere cotte....invece BofA crollava mentre in tutta tranquillità gli altri titolo salivano a razzo

- tutto questo anche perchè molte funzioni delle banche sono state prese in mano dagli Stati e dalle Banche Centrali, dunque una ramazzata come il caso BofA non ha più lo stesso peso che poteva avere un po' di tempo fa

- In ogni caso il sistema finanziario ne è uscito vincente: gli è stato parato il culo in tutti i modi e gli è stata data la possibilità di tornare a speculare pericolosamente come prima, più di prima.
La finanziarizzazione dell'economia non torna indietro perchè permette a troppa gente di fare i bagordi e dei rischi chissenefotte....mal che vada ricadranno sulle spalle di tutti come è successo con la Grande Crisi (Moral Hazard onnipotente)

- tutte ma dico tutte le big-trimestrali delle grandi multinazionali che mi sono passate per le mani sono meglio del previsto, battono le attese, fanno fior di utili, aumentano i fatturati e gli outlook: Coca-Cola, Mac Donalds, Intel, Basf, Daimler, Caterpillar, Boeing, Nokia, Volkswagen etc etc etc
Naturalmente fanno soldi soprattutto nelle economie emergenti, naturalmente hanno tagliato tutto quello che potevano tagliare qui da noi, naturalmente programmano addirittura nuovi licenziamenti pur battendo le attese (vedi Nokia che schizza del +8% sulla trimestrale assai meglio delle attese mentre annuncia altri 1800 licenziamenti!), naturalmente sono state "coccolate" in tutti i modi a casa propria perchè c'era la Crisi, perchè l'economia era debole ed intanto ZAC!....ne hanno approfittato il più possibile accelerando il processo di de-localizzazione e globalizzazione.
Abbiamo anche dei "casi nostrani" che ti fanno gli utili in Brasile, ti de-localizzano in Serbia ed altrove, ti fanno le Joint Venture con la Cina, si fanno rinnovare la CIG qui in Italia sfruttandola a go-go, e poi fanno ancora i fichetti nelle conference-call mentre le azioni ti schizzano al rialzo in borsa....
Ma del resto c'erano alternative??
O assecondi la Globalizzazione selvaggia e spietata oppure VIENI MASSACRATO E SOCCOMBI.

- Le banche d'affari etc cavalcano il Carrozzone e gli danno una bella spinta: escono target price sempre maggiori, sempre più ottimisti: l'ultimo che mi sono visto è Caterpillar a quasi 100 dollari (adesso sta ad 80 dai minimi a 25) e se ci andasse stabilirebbe un nuovo massimo storico
Stesso discorso per tanti altri titoli delle multinazionali che meglio "si sono attrezzate".

- Le economie emergenti (Cina, India, Brasile etc) vanno a stecca, sono in BOOM tipo i nostri anni 50-60, si industrializzano, creano tessuti produttivi, creano competenze e know-how, si sta formando la classe media, aumentano esponenzialmente i consumi, hanno le borse che stanno stabilendo nuovi record, le case che salgono a stecca e tutti che stanno costruendo a più non posso...cementificando tutto quello che si può cementificare, hanno notevoli flussi migratori interni e processi di urbanizzazione delle campagne.
Insomma seguono sostanzialmente lo stesso Schema che abbiamo seguito qui da noi 40 anni fa: loro EMERGONO mentre noi SOMMERGIAMO....
Ed in questa SEDE mi astengo dal dare un GIUDIZIO DI VALORE su QUESTO SCHEMA.
La potenza propulsiva di questi Stati Colossali è pazzesca e l'espansione dei loro Mercati è virtualmente infinita

- Qui da noi ci sono parecchi "perdenti" che vengono schiacciati dalla ripartenza del Carrozzone:
i risparmiatori mazziati a favore degli indebitati,
i lavoratori mai più riassorbibili,
la classe media che sta sparendo,
le piccole-medie imprese che non si sono globalizzate o che non hanno potuto globalizzarsi
gli artigiani ed il popolo delle partite IVA,
i tessuti produttivi locali spesso di antica tradizione ed eccellenza,
gli stessi Stati che si sono indebitati a stecca per far ripartire quel "Carrozzone là....quello dei vincenti....." e che dunque tagliano servizi a destra e manca a discapito di NOI TUTTI

- I debiti pubblici per svariate ragioni stanno raggiungendo una nuova dimensione di "iper-tolleranza percentuale" rispetto al PIL: stanno diventando accettabili livelli del 100% o del 200% che prima sarebbero stati intollerabili.
da non perdere il mio articolo Debito: fino ad arrivare laddove nessun uomo è mai giunto prima...

- dopo la Grande Crisi si sono creati degli SQUILIBRI E DEI RISCHI SISTEMICI assai maggiori rispetto a 10 anni fa: queste Bombe Innescate possono esplodere in qualunque momento e trascinare di nuovo tutto a fondo.
STIAMO CORRENDO SUL FILO DEL RASOIO.

- Nella mia visione, molti PERDENTI di questa Grande Crisi (non tutti...) sono perdenti NON tanto per ignavia od incapacità ma perchè la loro sconfitta E' NELLE COSE, E' NEI PROCESSI GLOBALI IN ATTO.
Qualunque contromisura che possano tentare di mettere in atto sarà inefficace, a meno che non rientri nell'Onda vincente del processo di globalizzazione in fieri, a meno che non venga supportata da una Politica globale e compatta condotta dai nostri Governi.
Ma i nostri governi pare proprio che abbiano deciso di stare con i vincenti e viceversa....
Dunque se quell'Onda la stai subendo e non hai strutturalmente la possibilità di cavalcarla, allora stai perdendo la partita e non hai la possibilità di vincerla, punto e basta.
E' già successo più volte nella storia dei processi economici, sociali e produttivi.
In questo contesto alcuni Settori, alcune attività, alcune scommesse sono senz'altro VINCENTI, ma non potranno MAI soddisfare le esigenze ed i bisogni della MAGGIORANZA.

- Vedi per esempio il micidiale Labour Arbitrage ovvero una delle armi più potenti concessa alle multinazionali dalla globalizzazione: 30mila euro all'anno qui da noi contro 3mila euro all'anno (o anche meno) altrove....
Come si fa a NON essere perdenti di fonte ad un rapporto 1:10 od anche 1:20?????????
E naturalmente il peso "dei diritti e delle garanzie" dei lavoratori non finisce sul piatto della bilancia....
non perdere il mio articolo L'equalizzatore globale

- Chi guarda tutti i giorni le BORSE non per specularci sopra ma per trovare indicazioni sul proprio arcano futuro...beh non si faccia ingannare.
Già a marzo 2010 scrivevo: Dow Jones a 20.000, con qualche "piiiiiccola" controindicazione...
Oppure com scrivevo nel mio CLASSICO Ci stanno sostituendo (od almeno ci stanno provando...) - DA NON PERDERE
il Dow Jones potrebbe tranquillamente andare a 20.000 punti...ma per la maggioranza della popolazione NON SAREBBE UNA BELLA COSA.

....Estremizzando...la Borsa del Burkina Faso potrebbe fare anche +300% se i 50 titoli che compongono il suo indice fanno utili crescenti ed i loro azionisti gongolano....ma il 99% della popolazione del Burkina continua a morire dalla fame...
Nessuno si sognerà mai di prendere la borsa di questo paese come un indicatore di benessere e di crescita economica...nessuno la considererà "un affidabile barometro" come facciamo qui da noi .........

Secondo la mia modesta opinione pensare di Cavalcare eventuali BOOM Borsistici è assolutamente lecito, ma è SOLO UN MODO PER GUADAGNARE TEMPO, per tamponare la propria perdita di Benessere e la progressiva "sommersione" della nostra Economia.
NON E' LA SOLUZIONE.

E lo sapete qual'è il SEGNALE più preoccupante che conferma quanto vi dico??
E' LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE, A LIVELLI ASSAI ELEVATI un po' ovunque nelle economie avanzate....
E' un chiaro segnale del FUTURO PROSSIMO e delle prossime evoluzioni (o involuzioni...).
Pensateci su per bene....

Le Borse potranno salire ancora per mesi e mesi di fila,
o potranno correggere nei prossimi giorni
o potranno fare tutto quello che vogliono,
NON ME NE FREGA NULLA PERCHE' IL MIO NON E' UN BLOG DI TRADING.
Ma LE TENDENZE IN ATTO DA UN PUNTO DI VISTA MACRO-SOCIO-ECONOMICO SONO QUELLE SOPRA ELENCATE.
Le Borse alla fine dei conti sono solo una SOVRA-STRUTTURA (termine anni '70 caduto in disuso ma assai efficace...).

Eccovi dunque una compilation di miei pensieri ad alta voce: molti sono già stati approfonditi in questo blog, altri andranno maggiormente approfonditi in futuro.
Sicuramente ho tralasciato molti altri temi di riflessione.
Inoltre su molti di essi potrei essere benissimo in errore.
Rifletteci su.
Spero per Voi....che siate caduti dalla parte giusta o che abbiate ancora la soluzione in mano per cadere dalla parte giusta.
dal sito http://www.ilgrandebluff.info/

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Cameron – Tremonti: grandi manovre a confronto

di Pietro Salvato


Un impietoso confronto tra la manovra finanziaria inglese e quella che si appresta a varare il nostro governo.  Un paragone dove, ancora una volta, Tremonti n’esce a pezzi

george osborne aga 1014479c Cameron   Tremonti: grandi manovre a confronto 
“Dico al Parlamento come ho detto ai ministri di questo governo, che non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore”, sono parole di un celebre discorso di Wiston Churchill, tenuto alla Camera dei Comuni il 13 maggio 1940. L’Inghilterra scendeva in guerra contro il nazifascismo. Da quel discorso fu coniata l’espressione assai efficace “lacrime e sangue” che trova oggi larga applicazione nell’ambito del giornalismo economico, ogni qual volta si è alle prese con provvedimenti economici che richiedono sacrifici. Questo infatti, è quanto sta avvenendo nell’Inghilterra di oggi, quella distante 60 anni da quel celebre discorso, alle prese con una difficile situazione finanziaria.
482edd3f7716f zoom Cameron   Tremonti: grandi manovre a confronto 
UN CONFRONTO IMBARAZZANTE – L’obiettivo che si è posto il governo liberal-conservatore di David Cameron è quello di risanare i pesanti Conti pubblici, nel più breve tempo possibile. Per farlo, si è fatto pochi scrupoli. Tagli alla Spesa pubblica che colpiranno in particolar modo le fasce di popolazione più disagiate, ma anche nuove entrate (tasse) che invece dovrebbero gravare sulle tasse dei più abbienti. E l’Italia? Per quanto se ne sa, l’Italia dovrebbe optare, ancora una volta, sul taglio delle spese, quello che colpisce sempre i più deboli che si vedono tagliare beni e servizi, mentre sul versante delle entrate (peraltro, già previste in calo rispetto all’anno passato dalla Banca d’Italia) non ci dovrebbero essere variazioni di sorta. Avremo ancora un’altissima pressione fiscale (oltre il 40% del nostro Pil) che però, tanto per cambiare, graverà sempre sui “soliti noti”: lavoratori dipendenti e pensionati. Tutti gli altri potranno continuare a “beneficiare” dei soliti e ben noti escamotage. Certo, Silvio Berlusconi ha annunciato, finalmente, “una lotta seria contro l’evasione fiscale”. Peccato che sia lo stesso Berlusconi che poco tempo fa definiva “moralmente comprensibile” chi evade e lo stesso presidente del Consiglio che, non più di un anno fa, con l’operazione “Scudo fiscale” ha permesso di riciclare e magari pure ripulire qualche centinaio di miliardi di “capitali illegalmente” esportati all’estero. Lo Stato ne ha incassato appena il 5%, mentre di quei soldi, nel nostro paese, è effettivamente rimpatriata una quota pari al solo 41%.
LASSÙ, NELLA PERFIDA ALBIONE – “E’ la più grande operazione di tagli dopo la Seconda Guerra Mondiale”. Così la stampa britanica ha commentato manovra del governo Cameron. Il “cattivo” – perché un ministro che si propone di tagliare e tassare, per definizione lo diventa – è George Osborne, ministro delle Finanze poco più che trentenne, che ha annunciato un piano di risanamento da ottanta miliardi di sterline. Questo allo scopo di ridurre il debito pubblico ed il deficit. Fra i settori che subiranno i tagli più consistenti troviamo: la Difesa, la Giustizia, gli Interni. Osborne dice che invece non verranno toccati la sanità, gli esteri e il settore dell’ambiente. L’opposizione laburista, tuttavia ritiene che anche questi settori finiranno sotto la mannaia liberl-conservatore. Inoltre, anche i finanziamenti per le grandi infrastrutture come il London’s Crossrail o il Mersey Gateway, rimarranno invariati. Eppure, la polemica è feroce. L ’Institute for fiscal studies ha definito le stesse misure come regressive, niente affatto orientate al sostegno dei poveri.  In questo, quindi, ci sarebbero delle affinità tra quanto già fatto dal governo conservatore inglese e quanto si appresta (ed ha già fatto negli anni passati), il governo di centrodestra italiano. Però, a guardare bene, nella manovra britannica si trova anche una cosa che manca – ed è sempre mancata – in quelle tremontiane. Le tasse per i più facoltosi, i ricchi. Già, secondo quanto riporta l’ottimo blog economico phastidio.net proprio commentando la manovra di Osborne, emerge che: “contiene anche maggiori entrate, per circa il 20 per cento del totale”, tasse che “i contribuenti più agiati pagheranno di più, sia attraverso una struttura delle aliquote Irpef già irrigidita dal precedente governo, che con prestazioni di welfare (trasferimenti e crediti d’imposta) assoggettate almeans testing, cioè al reddito, personale e familiare, attuando quella che evidentemente è una manovra ispirata a criteri di progressività fiscale”. Insomma, a Westminster è sta presentata una manovra che, come si dice, “prende il toro per le corna”, entrambi i corni: quello dei tagli e quello delle entrate, con l’obiettivo di riassestare i Conti pubblici per davvero. A titolo d’esempio, ricordiamo che a fronte di un Deficit più basso, il nostro Debito pubblico è al 118,4% del Pil, mentre quello del Regno Unito è al 76,7%.
monete euro Cameron   Tremonti: grandi manovre a confronto 
SILENZIO, I MERCATI CI GUARDANO – La manovra do Osborne, appena presentata in Parlamento ha avuto un effetto immediato (positivo) sui mercati. “Il rendimento dei Titoli di Stato inglesi quinquennali sono scesi sotto quelli del corrispondente Bund tedesco, cosa che non accadeva da quasi un anno e mezzo, mentre il differenziale , il noto spread, su quelli decennali è ai minimi dell’ultimo anno. Per quanto riguarda l’Italia, come ricordammo precedentemente nemmeno l’ultima massiccia emissioni di bond del Tesoro è servita a ridurre in modo significativo lo “spread” dei nostri titoli ma ha fatto invece crescere i dubbi sullo stato delle nostre Finanze pubbliche tra più di un operatore finanziario. Del resto, il nostro Debito pubblico continua salire , guarda caso proprio da quando c’è l’esecutivo berlusconiano al governo del paese, la nostra crescita è fanalino di coda nel confronto con gli altri paesi più industrializzati. Riuscirà la manovra prossima ventura di Giulio Tremonti ad invertire la china? Con i chiari di luna che si vedono oggi, ne dubitiamo fortemente.

dal sito http://www.giornalettismo.com