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I misteriosi soldi di Berlusconi...

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=20106

Sono dieci anni che ogni tanto come un fiume carsico salta fuori la storia dei misteriosi soldi con cui Berlusconi ha iniziato la sua brillante carriera e sono dieci anni che puntualmente, come vedo riemergere la questione, io vado a prendere il mio vecchio post, ormai infeltrito, arrugginito ma mai invecchiato, e lo ripropongo.
La reazione non manca mai, ricevo mail di compiacimento, qualche puntualizzazione, un paio di pernacchie (quelle, non per vantarmi, ma non mancano mai) e poi tutto torna come prima, come nelle vecchie cloache, dove qualunque cosa ci cada dentro, suscita una piccola onda che si richiude pigramente sui propri miasmi.
Ve la ripropongo:

La Banca Rasini stava in piazza dei mercanti a Milano, proprio a fianco di piazza Duomo, zona pedonale a memoria d'uovo. Il giudice ha chiesto inutilmente a Berlusconi di specificargli il versamento di centosettanta miliardi in contanti, ma il cavaliere non rispose e la cosa venne sepolta lì. Però, un paio di cose il Cavaliere potrebbe spiegarle a noi, e per esempio il mistero del divieto di sosta. Mi spiego meglio. Poniamo che 170.000.000.000 siano stati versati in biglietti da diecimila. Sono un milione e settecentomila biglietti e per contarli tutti, impiegando tutte le otto ore lavorative della Banca ci vorrebbe un mese e mezzo. Il malloppo peserebbe una mezza quintalata e per portarlo fino in piazza dei mercanti ci vorrebbe almeno un TIR ma è isola pedonale. Ammesso che si sia procurato un permesso speciale per l'accesso, come ha fatto poi con il parcheggio?
Sono domande semplici semplici, ma nessuno ha mai pensato di farle al Cavaliere Smascherato...

Aldo Vincent

http://aldoelestorietese.dilucide.com

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Un tranquillo weekend di ordinaria tristezza

Tre pensieri sul weekend appena trascorso.

Si sa che da queste parti i centri commerciali "tirano", ma faticare a trovare un parcheggio alla 09.30 di domenica mattina è abbastanza sconcertante!
Si può dire che il rito dello shopping center ha sostituito il rito della messa mattutina?


Bossi ha dichiarato che vorrebbe mettere l'immagine di Gesù sulla bandiera.
Credo che il buon Gesù rabbrividirebbe, sia a stare sulla bandiera italiana che a sentirsi evocato dalla bocca del senatur!


Tremonti dice una parte dei proventi dallo scudo fiscale sarebbe destinata alle missioni "di pace".
Complimenti, se la missione di pace è il massacro afghano, sono proprio soldi spesi bene!


Beviamoci su, è meglio.....

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Il Pentimento di Marratzinger

Un nuovo Marrazzo si è pentito e ha scelto la strada della santità.
L’ex governatore del Lazio scrive al santo padre che gli perdona le sue debolezze e lo accoglie nella casa del Padre.
Ecco in anteprima la lettera di Marrazzo al Papa:
“Santo Padre, chiedo perdono. Mi sono perso e sono stato accolto da quelli che pensavo fossero angeli. Ho imparato dalle tradizioni cristiane che gli angeli non sono ne uomini ne donna (o entrambe le cose, fa lo stesso). All’inizio non ci ho creduto, ma quando Natalie si è mostrata nuda ho avuto le prove. E allora mi sono concesso con tutto me stesso pensando di avvicinarmi a Dio. Chiedo perdono Santo Padre. Non mi ero accorto che fosse una tentazione del demonio!
Ma ora sono cambiato, sono un uomo nuovo. Ho capito qual è la mia strada da quando ho sentito il tintinnio di manette e da quando non so più dove andare a nascondermi per la vergogna”.

Voce fuori campo:
“Ma dire che ti piaceva no??!”

Fonte: http://fratellisberleffi.blogspot.com/2009/11/il-pentimento-di-marratzinger.html

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Rubbia: "L'errore nucleare Il futuro è nel sole"

Parla il Nobel per la Fisica: "Inutile insistere su una tecnologia che crea solo problemi e ha bisogno di troppo tempo per dare risultati". La strada da percorrere? "Quella del solare termodinamico. Spagna, Germania e Usa l'hanno capito. E noi..."

di ELENA DUSI - repubblica.it


Carlo Rubbia

ROMA - Come Scilla e Cariddi, sia il nucleare che i combustibili fossili rischiano di spedire sugli scogli la nave del nostro sviluppo. Per risolvere il problema dell'energia, secondo il premio Nobel Carlo Rubbia, bisogna rivoluzionare completamente la rotta. "In che modo? Tagliando il nodo gordiano e iniziando a guardare in una direzione diversa. Perché da un lato, con i combustibili fossili, abbiamo i problemi ambientali che minacciano di farci gran brutti scherzi. E dall'altro, se guardiamo al nucleare, ci accorgiamo che siamo di fronte alle stesse difficoltà irrisolte di un quarto di secolo fa. La strada promettente è piuttosto il solare, che sta crescendo al ritmo del 40% ogni anno nel mondo e dimostra di saper superare gli ostacoli tecnici che gli capitano davanti. Ovviamente non parlo dell'Italia. I paesi in cui si concentrano i progressi sono altri: Spagna, Cile, Messico, Cina, India Germania. Stati Uniti".

La vena di amarezza che ha nella voce Carlo Rubbia quando parla dell'Italia non è casuale. Gli studi di fisica al Cern di Ginevra e gli incarichi di consulenza in campo energetico in Spagna, Germania, presso Nazioni unite e Comunità europea lo hanno allontanato dal nostro paese. Ma in questi giorni il premio Nobel è a Roma, dove ha tenuto un'affollatissima conferenza su materia ed energia oscura nella mostra "Astri e Particelle", allestita al Palazzo delle Esposizioni da Infn, Inaf e Asi.
Un'esibizione scientifica che in un mese ha già raccolto 34mila visitatori. Accanto all'energia oscura che domina nell'universo, c'è l'energia che è sempre più carente sul nostro pianeta. Il governo italiano ha deciso di imboccare di nuovo la strada del nucleare.

Cosa ne pensa?
"Si sa dove costruire gli impianti? Come smaltire le scorie? Si è consapevoli del fatto che per realizzare una centrale occorrono almeno dieci anni? Ci si rende conto che quattro o otto centrali sono come una rondine in primavera e non risolvono il problema, perché la Francia per esempio va avanti con più di cinquanta impianti? E che gli stessi francesi stanno rivedendo i loro programmi sulla tecnologia delle centrali Epr, tanto che si preferisce ristrutturare i reattori vecchi piuttosto che costruirne di nuovi? Se non c'è risposta a queste domande, diventa difficile anche solo discutere del nucleare italiano".

Lei è il padre degli impianti a energia solare termodinamica. A Priolo, vicino Siracusa, c'è la prima centrale in via di realizzazione. Questa non è una buona notizia?
"Sì, ma non dimentichiamo che quella tecnologia, sviluppata quando ero alla guida dell'Enea, a Priolo sarà in grado di produrre 4 megawatt di energia, mentre la Spagna ha già in via di realizzazione impianti per 14mila megawatt e si è dimostrata capace di avviare una grossa centrale solare nell'arco di 18 mesi. Tutto questo mentre noi passiamo il tempo a ipotizzare reattori nucleari che avranno bisogno di un decennio di lavori. Dei passi avanti nel solare li sta muovendo anche l'amministrazione americana, insieme alle nazioni latino-americane, asiatiche, a Israele e molti paesi arabi. L'unico dubbio ormai non è se l'energia solare si svilupperà, ma se a vincere la gara saranno cinesi o statunitensi".

Anche per il solare non mancano i problemi. Basta che arrivi una nuvola...
"Non con il solare termodinamico, che è capace di accumulare l'energia raccolta durante le ore di sole. La soluzione di sali fusi utilizzata al posto della semplice acqua riesce infatti a raggiungere i 600 gradi e il calore viene rilasciato durante le ore di buio o di nuvole. In fondo, il successo dell'idroelettrico come unica vera fonte rinnovabile è dovuto al fatto che una diga ci permette di ammassare l'energia e regolarne il suo rilascio. Anche gli impianti solari termodinamici - a differenza di pale eoliche e pannelli fotovoltaici - sono in grado di risolvere il problema dell'accumulo".

La costruzione di grandi centrali solari nel deserto ha un futuro?
"Certo, i tedeschi hanno già iniziato a investire grandi capitali nel progetto Desertec. La difficoltà è che per muovere le turbine è necessaria molta acqua. Perfino le centrali nucleari in Europa durante l'estate hanno problemi. E nei paesi desertici reperire acqua a sufficienza è davvero un problema. Ecco perché in Spagna stiamo sviluppando nuovi impianti solari che funzionano come i motori a reazione degli aerei: riscaldando aria compressa. I jet sono ormai macchine affidabili e semplici da costruire. Così diventeranno anche le centrali solari del futuro, se ci sarà la volontà politica di farlo".

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Voi siete nqui - La lingua del picciotto

Fonte: http://www.alessandrorobecchi.it/index.php/200911/voi-siete-nqui-la-lingua-del-picciotto/

Apicella scrive la musica. E Berlusconi scrive i testi. Come quello di ieri, assai divertente: “Se trovo chi ha girato nove serie della Piovra e scritto libri sulla mafia facendoci fare una bella figura nel mondo, giuro che lo strozzo”. E’ una battuta. E’ una barzelletta. Faceva più ridere se diceva: “lo sciolgo nell’acido”. Oppure: “lo muro in un pilone dell’autostrada”. Non è una cosa seria. Un premier che se la prende con la Piovra e la fiction tivù con la motivazione che raccontare la mafia non mette in buona luce il paese, non può parlare seriamente. Ma non ha visto Il Padrino? Mai l’elegantissimo Don Vito Corleone avrebbe usato parole simili, si sarebbe limitato a un cenno del capo, un lievissimo ammiccamento. La parola “strozzare” si addice più a un picciotto qualunque che a un capo di governo. Restando alla mafia del cinema, Berlusconi sembra più il Joe Pesci di Quei bravi ragazzi, quello che gridava: “hai detto buffo a me?”. Dunque, andiamo, non è una cosa seria. Se fosse una cosa seria il premier dovrebbe citare anche le fiction sulla mafia trasmesse dalle tivù di sua proprietà, con ottimi ascolti. E sarebbe interessante sapere se tra gli “strangolabili” dal premier figura anche, per dire, Roberto Saviano, che non ha fatto certo un piacere alla proloco di Napoli raccontando Gomorra. Edito da Mondadori, sia detto en passant, giusto per sottolineare che con la costruzione della fama planetaria del paese mafio-camorristico-assassino, il signor Silvio Berlusconi ha incassato parecchi soldi. Non vorremmo che si strozzasse da solo. Senza contare che anche le sue proprie performance estive a base di escort e lettoni di Putin non sono state da meno, quanto a credibilità internazionale, dignità del paese e “belle figure”.
Dunque saremmo davvero tentati – come ci hanno subito consigliato i suoi famigli, camerieri, portavoce, reggicoda e corifei – di archiviare la faccenda sotto la voce “cose poco serie dette dal premier” di cui abbiamo del resto vastissima collezione. Purtroppo, invece, l’ultima sparata del capo del governo non è così peregrina. Parlare di mafia fa male al buon nome del paese non è che l’ultima variante di un discorso ben noto. Parlare di crisi fa male all’economia (in effetti a guardare solo il Tg5 sembra di essere in pieno boom economico). Parlare di delinquenza fa male se si governa, diventa invece molto utile quando governano gli altri. Quanto al buon nome del paese, insomma, se si volesse difenderlo sul serio col metodo Berlusconi, sarebbe un lavoro d’inferno. Da Piazza Fontana alle stragi di stato, per dire, via, via, un gran lavoro di bianchetto per questioni di immagine. E chissà, forse non è un caso che il suo sodale Dell’Utri, che per mafia è già stato condannato in primo grado (concorso esterno) se ne va in giro per l’Italia leggendo falsi diari di Mussolini che dicono quant’era gentile e buonanima e brava persona il Puzzone supremo. Eccone un altro che, come il commissario Cattani, ci ha fatto fare una figura di merda. Strozzare anche gli storici, non sarebbe male, no?

pubblicato in Il Manifesto

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La Sindone del Cavaliere

di Luca Telese



A me, se guardo la faccia di Berlusconi, viene in mente Berlino. Non so se anche a voi Berlino fa questo effetto: ogni volta che ci vai c’è un palazzo che prima non c’era, e ne è scomparso uno che c’era. A me ogni volta che vedo la faccia di Berlusconi, in questi giorni, viene un dubbio: ma ha avuto la scarlattina o si è fatto un lifting? (forse tutt’e due).

Mi secca ammetterlo, ma l’enigma avvince: come disse splendidamente Gaber: “Non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me”. Il mistero del volto di Berlusconi, dopo quello della sindone, si è inchiavardato in noi. Lo so che questa domanda non la dovrei fare , ma è più forte di me: sono appassionato dall’idea dell’incarnato di Arcore come un cantiere aperto, un itinerario turistico, un luogo del possibile, un posto dove ogni volta scopri cose nuove: restauri, nuovi impianti, grandiose architetture. Berlusconi è l’unico leader per cui, quando scartabelli in archivio e salta fuori una vecchia foto pensi: “Toh, era ancora pelato”.

Un paio di mesi fa su Sky, tuonava contro i magistrati. Quel che diceva non lo ricordo più, ma ho chiaro, invece, che vedendo le occhiaie alla zuava che lo affliggono ultimamente ho pensato: poverino, gli occhi sono strabuzzati fuori dalle orbite, urge una blefaroplastica (prima di Berlusconi non pensavamo che un uomo potesse fare la blefaroplastica. Poi l’ha fatta anche Di Pietro. domani toccherà a noi). Dal giorno dopo, a ogni dichiarazione, mi preoccupo di verificare se c’è stato un intervento di manutenzione. Mi ha così avvinto, il tema, che posso guardarlo anche senza volume, ma non posso staccarmi dallo schermo. Quando penso ai crateri dell’epidermide lunare di B. ogni pregiudizio cade di fronte all’ammirazione per lo sforzo titanico. La Sagrada familia, a Barcellona è un’opera incompiuta e diroccata, ma attira comunque milioni di turisti. Lui pure.

Marco Belpoliti ha scritto un mirabile saggetto per Guanda Il corpo del capo, su questo incessante lavoro di scavo, retrodatandolo agli anni Settanta, quando i primi piani del Cavaliere già occhieggiavano a Hollywood. Quando guardo le vecchie foto - cappello sulle ventitrè e gessato - ho la certezza che l’uomo della Fininvest si ispirasse a La fuga, il film in cui Humprey Bogart si toglie le bende dopo un’operazione cambia-connotati. Ma mi sento come Pasolini: io so, ma non ho le prove. B. è come quei thriller in cui – anche se non sono di ottima fattura – non smetti di leggere perché vuoi capire come va a finire. Ecco, quando guardo la sua faccia, di questi tempi, sono curioso del finale. Ai tempi del trapianto trovai letterario il duello fra i due maghi della chirurgia tricologica che se lo disputarono. Compulsai avidamente lo scoop di Francesco Alberti, che sul Corriere della Sera riuscì a intervistare Piero Rosati, il chirurgo estetico di Ferrara autore del famoso “asfaltaggio” del Cavaliere: “Il presidente non ha fatto una piega – riferì Rosati – ha una tempra di ferro”. E aggiunse: “Durante l’intervento raccontava barzellette sulla calvizie”. Veltroni imbroccò una battuta sublime: “In ogni manifesto ha la chioma più folta: alla prossima campagna sembrerà Jimi Hendrix”. Anni dopo riuscii ad ottenere la versione del professor Buttaffarro, il medico piemontese, che per primo aveva visitato B. Serio, sabaudo, riservato: un maestro. Aveva spiegato al premier che trattandosi di autotrapianto non si potevano fare miracoli. Se si fosse affidato a lui, che prometteva di meno, B. non si sarebbe trovato in testa quei filari che fanno vigneto. E non sarebbe nata la saga della cheratina tritata che si deve spolverare per tappare i vuoti. Mai suoi tentativi, anche se falliscono hanno contorni epici. Avvincono perché sono sempre generosi. Ecco perché, da dopo la scarlattina, studio le sue foto con morbosa curiosità. Non quelle che Mity Simonetto, con amorevole cura seleziona per il Giornale: lì Silvio è piacevolmente ibernato in un eterno effetto flou. Ringiovanisce a ogni scatto: unto, sì, ma del Photoshop. Nelle foto di cronaca invece, assediato dalla tirannia del tempo (servirebbe un lodo Dorian Gray), si difende come può, con fondotinta e fard. Una sinistra che non sia schiava dell’orribile germe dell’antiberlusconismo dovrebbe aprire al dialogo: henné per D’Alema, liposuzione per Veltroni, trucco-parrucco (modello luciodalla) per Bersani. Così, da domani, potremmo iniziare ad appassionarci anche a loro. Urge un appello a Bondi: l’incarnato di Arcore diventi al più presto patrimonio dell’Unesco.


da Il Fatto Quotidiano del 28 novembre 2009

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LHC sfida la censura cosmica

di Luca Mazzucato

Eppur si muove: nonostante le infinite iatture fin qui incontrate, lunedì notte il Large Hadron Collider del CERN di Ginevra ha effettuato la prima collisione tra protoni all'energia di 500 miliardi di elettronvolt. Fino a Natale in fase di collaudo, dal 2010 l'acceleratore più potente mai costruito comincerà a svelare i misteri della struttura dello spazio e del tempo. Ma come in un romanzo di Philip Dick, alcuni credono che un segnale dal futuro ne saboterà il funzionamento...

In due parole, lo scopo di LHC consiste nel far girare in tondo ad una velocità prossima a quella della luce due fasci di protoni lungo un cerchio di ventisette chilometri. In due punti lungo il cerchio, i due fasci opposti di protoni vengono fatti scontrare, sprigionando un'energia mai raggiunta prima e facendosi beffe del celebre detto degli Acchiappafantasmi: “Mai incrociare i flussi!”

Rovistando tra le macerie di questo scontro titanico, grazie a degli enormi rivelatori i fisici teorici sperano di trovare le tracce del famoso bosone di Higgs, l'ultima particella mancante per confermare il nostro racconto del mondo microscopico. Proprio come un fantasma, infatti, il bosone di Higgs è riuscito ad eludere tutti i tentativi di osservazione compiuti finora all'acceleratore Tevatron di Chicago. LHC supererà in potenza il collega del Fermilab di quasi un fattore dieci e lo manderà in pensione dopo oltre vent'anni di attività.

Pronto per l'uso nell'estate 2008, LHC subì un primo catastrofico intoppo nel settembre dello scorso anno, quando una perdita di sei tonnellate di elio liquido dal sistema di raffreddamento dei magneti superconduttori danneggiò seriamente l'acceleratore, costringendo i tecnici a una sosta forzata di un anno intero.

L'origine di questo problema permette di capire una caratteristica straordinaria di LHC. Per far girare in tondo i protoni, che hanno carica elettrica positiva, é necessario forzarli con un campo magnetico. Più veloci i protoni, più potente il campo magnetico. Per produrre un campo magnetico si può usare della corrente elettrica, come succede per le elettrocalamite degli sfasciacarrozze. Quando la corrente elettrica scorre nei soliti cavetti di rame, li surriscalda, disperdendo calore a causa della loro resistenza. Il campo magnetico che bisogna produrre per costringere i protoni dentro al cerchio di LHC è enorme: tanto che la corrente necessaria per generarlo fonderebbe qualsiasi materiale esistente in natura.

Con un'eccezione: si tratta di un tipo di materiali dalle caratteristiche inverosimili, chiamati superconduttori. I superconduttori trasportano corrente, ma a differenza del doppietto di rame non possiedono alcuna resistenza e dunque non si surriscaldano e possono far andare l'acceleratore. L'unico problema è che questi materiali restano nello stato superconduttore solo a temperature molto basse ed è dunque necessario raffreddare i magneti con l'elio liquido a temperature (LHC è il luogo più freddo di tutto l'universo).

Un corto circuito ha bucato i contenitori di elio liquido causandone la fuoriuscita e bloccando la macchina per un anno. D'altra parte, il balzo tecnologico nello studio dei superconduttori, che ha permesso la realizzazione di LHC, avrà certamente grosse applicazioni nell'efficienza energetica: forse non è distante il momento in cui potremo trasportare elettricità senza alcuna perdita.

Il più recente intoppo subito dall'acceleratore di particelle è stato causato all'inizio di novembre da una baguette. Ricordate la celebre scena di Guerre Stellari in cui Luke Skywalker, guidato dalla Forza, riesce a centrare con un missile il condotto di raffreddamento della Morte Nera? Ebbene, un uccello ribelle in volo sopra le campagne francesi è riuscito a replicare l'impresa, centrando con un pezzo di baguette un punto sensibile di un macchinario esterno, causando un improvviso riscaldamento di LHC che ha portato al blocco di tutta la struttura. La notizia è confermata dal Dr. Mike Lamont, uno dei responsabili dell'esperimento.

Che LHC sia la macchina più potente e complessa mai concepita dall'ingegno umano è senz'altro vero. E' dunque inevitabile che nella fase di costruzione e di collaudo si applichi senza eccezioni la legge di Murphy: tutto quello che può rompersi si romperà. Ma un celebre fisico teorico danese, Holger Nielsen, del Niels Bohr Institute di Copenhagen, si è spinto oltre, formulando una teoria che invoca una sorta di censura cosmica, all'origine del “sabotaggio” della preziosa macchina.

La teoria è tanto balzana quanto suggestiva (anche se è di qualsiasi riscontro). Secondo Nielsen, qualche fenomeno fisico a noi (ancora) sconosciuto ci impedisce di creare il bosone di Higgs, una vera e propria forma di censura cosmica. Siccome LHC è stato progettato proprio con lo scopo di produrre e studiare questa particella nel futuro, questo fenomeno fisico sconosciuto sarebbe responsabile di quello che nel passato, cioè ora, sembra una serie incredibile di coincidenze e sfortune, ma il cui risultato finale è evitare che il bosone di Higgs veda la luce.

Gli aneddoti a favore di questa tesi sono numerosi. Prima dell'avvento di LHC, gli Stati Uniti avevano iniziato la costruzione del colossale Superconducting Super Collider, disegnato per produrre il bosone di Higgs e ben quattro volte più potente di LHC. Dopo aver speso due miliardi di dollari e scavato un enorme tunnel vicino a Dallas, in Texas, il Congresso americano chiuse l'esperimento, dirottando i fondi verso il progetto della Stazione Spaziale Internazionale: il bosone di Higgs dovrà aspettare. Nonostante anni di caccia forsennata, l'acceleratore Tevatron del Fermilab non è mai riuscito a produrre un solo bosone di Higgs, anche se l'ha cercato quasi ovunque (tranne nell'ultimo angolino buio dove punterà la luce LHC). Poi è accaduto l'episodio dell'elio liquido l'anno scorso, ora anche il mondo animale prova a mettere le baguette tra le ruote.

Ma per fortuna i cocciuti scienziati del CERN non si sono fatti intimidire e lunedì notte hanno infine puntato i due fasci di protoni uno contro l'altro, portando a termine con successo la prima collisione. Tutto è andato come previsto: la fase più critica dell'esperimento è dunque passata. L'energia sprigionata è per il momento molto inferiore a quella che servirà, a regime, per produrre l'Higgs. Finito il breve periodo di collaudo degli strumenti, entro i primi mesi del 2010 LHC aumenterà progressivamente l'energia, cominciando i primi esperimenti veri e propri.

I continui ritardi subiti dal progetto (oltre tre anni), oltre ad avere un costo elevato, hanno avuto una ricaduta pesante sulla principale forza motrice del CERN: gli studenti di dottorato. Centinaia di dottorandi che hanno costruito la macchina e attendono i primi dati si trovano in una situazione molto difficile. La maggior parte delle istituzioni europee richiede una durata massima di tre o quattro per scrivere una tesi di dottorato: chi aveva puntato sulla partenza dell'acceleratore nel 2006, posticipata di volta in volta fino al 2010, si è ritrovato con un pugno di mosche in mano e problemi a concludere il dottorato. Sono in molti dunque a sperare che questa sia la volta buona e, finito l'attuale collaudo, arrivino i primi risultati. A meno che non abbia ragione Nielsen e qualcuno lassù proprio non sopporti la vista del bosone di Higgs.

Fonte: http://www.altrenotizie.org/cultura/2842-lhc-sfida-la-censura-cosmica.html

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E' Natale, fate beneficenza (allo Stato).

Fonte: http://crisis.blogosfere.it/2009/11/e-natale-fate-beneficenza-allo-stato.html

A Natale, si sa, si fa beneficenza o almeno si dovrebbe. Esistono molte opzioni, anche online: una di queste, molto conosciuta nel Regno Unito, è il Good Gifts Catalogue. Da un catalogo online si sceglie il "regalo" giusto: alveari per i contadini del Terzo Mondo, pozzi, libri di scuola, gattini da compagnia per anziani soli e persino cuccioli di yak per famiglie tibetane. Davvero molto carino.

Quest'anno c'è un'opzione in più, per i volenterosi: una donazione di 20 sterline allo Stato per ridurre il debito pubblico. Così la descrizione del "regalo":

Perché infliggere ai tuoi discendenti il peso di un enorme debito pubblico? E' il momento di cominciare a ridurlo nel loro interesse. E' un bellissimo regalo per figli e nipoti. E se pensi che sia poco, sii più incisivo e dona di più. Abbiamo anche un'opzione speciale per i banchieri (1000 sterline).

E poi dicono la finanza creativa. Se lo scopre Tremonti...

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Và a laurà, barbùn!


www.insertosatirico.com

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Istinto di autoconservazione

Avrete sentito l'ultima proposta della Lega, mettere un tetto alla cassa integrazione per gli extracomunitari, mica cosa da poco da poco, eh?

Mi immagino le reazioni più disparate tra l'italiana gente, ma secondo me si potrebbero semplificare in tre tipi.

Ci saranno sicuramente quelli che aderirebbero con tanto di entusiasmo e pure applauso. Certo saranno molti, sia al nord come al sud. Quando si parla di razzismo in Italia si corre subito col pensiero al popolo padano, ma sono convinto che il razzismo è non meno diffuso anche al meridione.


Poi ci saranno quelli che, pur disposti ad accettare la proposta, proverebbero comunque una qualche forma di conflitto, se non rimorso, dentro di sè. La "terra di mezzo", se così si può dire.

E infine ci saranno quelli assolutamente contrari.
Qualcuno mi dirà "povero scemo", ma io mi metto in quest'ultimo gruppo.


E' facile chiudere le porte, ma qui non si parla di clandestini, si parla di gente che lavora e paga le tasse. Dirò la solità banalità ma certi diritti non dipendono dalla provenienza o dal colore, ma dal ruolo svolto all'interno della comunità (se di comunità si può ancora parlare!).

Però devo dire la verità, questa volta prima di liquidare la proposta come un'emerita ingiustizia ho avuto qualche secondo di incertezza. Per un attimo ha preso il sopravvento l'innato istinto di autoconservazione che tutti abbiamo. Quando ti trovi nella condizione di dover modificare il tuo stile di vita perchè in famiglia si è passati da 2 stipendi ad uno solo, e temi che le mareggiate della crisi economica ti possano portare altre batoste, credo sia inevitabile la tentazione di chiudere il portafogli e la porta di casa.

Per fortuna però il dubbio è durato poco. Forse sarò un povero scemo, ma preferisco avere la coscienza un pò meno sporca!

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Bisogna fare qualcosa

Fonte: http://www.byoblu.com/post/2009/11/26/Bisogna-fare-qualcosa.aspx



Non si può dire che il PD non abbia le idee chiare.

La finanziaria è alle porte. I giornalisti chiedono al nuovo segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, qual è la sua posizione in merito. Ecco la sua lucida e costruttiva analisi, densa di riflessioni politiche di alto livello.
Chi dice che non si può fare niente, chi dice che si può fare tutto...
E' un dibattito a somma zero. Alla fine non si fa niente!
Bisogna fare qualcosa...
Adesso siamo tutti più tranquilli.

Poi uno dice che votano Berlusconi...

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Segreto bancario: Benetazzo segnalato al Ministero

Paolo Sanvido chiede alla magistratura l’apertura di un’inchiesta nei confronti di Eugenio Benetazzo

“Ci sono degli ex private banker o funzionari licenziati che si sono semplicemente assicurati il proprio futuro. Si sono tenuti la lista dei nomi dei clienti italiani che non hanno scudato e il 16 dicembre si presenteranno all'Agenzie delle Entrate chiedendo se quelli del fisco sono interessati ad avere i nomi”.

Per questa dichiarazione, rilasciata a Ticinonline, l'economista italiano Eugenio Benetazzo è stato segnalato al Ministero pubblico dal consigliere comunale luganese Paolo Sanvido per - citiamo - una "possibile violazione del segreto bancario".

Sanvido invita il Ministero Pubblico, in occasione della permanenza del signor Benetazzo a Lugano per uno spettacolo che terrà al Teatro Cittadella sabato 28 novembre, di aprire un’inchiesta d’ufficio e convocare l’economista indipendente a fare due chiacchiere al Pretorio affinché "i nomi dei private bunker o funzionari licenziati da lui citati siano forniti all’autorità inquirente".

"Il segreto bancario - fa notare Sanvido - risulta anzitutto dal diritto civile, in particolare dall'obbligo contrattuale del banchiere di mantenere la discrezione in merito alla situazione personale del proprio cliente. La sfera privata del cliente è protetta anche dalle disposizioni generali del Codice civile svizzero riguardanti la protezione della personalità e dalla legislazione in materia di protezione dei dati. D'altra parte, la legislazione sulle banche considera l'obbligo di discrezione del banchiere, fondato sul diritto civile, come obbligo professionale la cui violazione può essere perseguita".

Fonte: http://new.ticinonews.ch/
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=20038

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Per un attimo si è alzato il velo



Riflettiamo sull'affaire Dubai: da un punto di vista strettamente numerico non è certo la fine del mondo...(al massimo è la fine di "un mondo").
Parliamo "solo" di 59 miliardi di dollari: una cifra enorme ma ai tempi della Grande Crisi sono noccioline perchè è cambiato il sistema metrico di misurazione che ormai è tarato sulle centinaia o migliaia di miliardi...
Pensiamo ai circa 2000 miliardi di dollari (a debito) messi in campo dalla FED, od ai 12.000 miliardi di dollari (a debito) messi in campo dal governo USA oppure ai 550 miliardi messi in campo dalla Cina (in contanti) ed ai 1300 miliardi di credito messi in campo dalla banche cinesi...etc etc
Raffrontiamo tutti questi numeri fantascientifici con il 59 del Dubai World ed aggiungiamo il fatto che dietro alle quinte ci sta "paparino" ovvero il Fondo Sovrano di Abu Dhabi con 600 miliardi di dollari di assets ed il 9% del petrolio mondiale...(anche se per ora hanno deciso di non intervenire).
Il punto della questione non è dunque numerico ma più che altro è un ulteriore COLPO alla CONFIDENCE.
In questi 8 mesi hanno cercato di ripristinare la FIDUCIA nel sistema in ogni modo:
- mettendo a garanzia delle banche e dell'economia i debiti pubblici, a costo di sfondarli
- facendo un bombardamento mediatico ed istituzionale senza precedenti, molto spesso dissimulando o mentendo spudoratamente (ipnosi di massa)
- imboccando la scorciatoia della Bolla
- mettendo in atto una politica monetaria espansiva come non mai nella storia
- mettendo in atto politiche eccezionali di quantitative easing
- stampando denaro dal nulla
- generando un'arrischiata assets inflation senza precedenti che ha portato le borse e tutti gli asset del pianeta a salire contemporaneamente per 8 mesi di fila (scociatoia della bolla)
- mettendo in campo piani di stimolo faraonici
etc etc etc
Il messaggio è chiaro: questa Crisi è solo un raffreddore, dopo il popo' di aspirina che abbiamo somministrato, basta lasciare che si sfoghi e tutto tornerà come prima...
Ebbene la "bomba" da Dubai non sposta più di tanto il problema, perchè se hanno fatto tutto questo per "riprendere il boccino in mano"... non se lo lasceranno certo sfuggire adesso (a meno che non si inneschi un effetto domino ma lo reputo poco probabile)
PERO' PER UN ATTIMO IL VELO SI ALZA, la cortina fumogena si dirada e TUTTI POSSONO VEDERE OLTRE: non solo quelli già consapevoli ma anche i boccaloni che in questi 8 mesi si sono bevuti tutto o quasi...
Se anche le "Mille ed una notte" fanno crack, è un ulteriore SEGNALE che la Grande Crisi non è un semplice raffreddore, una breve parentesi negativa.
Forse forse....il problema è STRUTTURALE ed il SISTEMA andrebbe riformato in modo serio, radicale e duraturo.
Non basta insufflare una bella BOLLA e fare ipnosi di massa per risolvere tutto in quattro e quattr'otto...favorendo le solite lobbies.
I "Castelli nella Sabbia" di Dubai, la pista da sci nel deserto...sono SIMBOLI ESEMPLARI ED ESTREMI che ci indicano in modo inequivocabile: E' LA MENTALITA' CHE DEVE CAMBIARE!
Ma tanto, come sempre, NON SE NE FARA' NULLA.
E le soluzioni messe in campo sono solo ulteriori passi dettati proprio da QUELLA MENTALITA' che non è cambiata di una virgola...anzi si è rafforzata col Moral Hazard.
Dubai che rischia il Crack è una clava che colpisce pesantemente l'immaginario collettivo: potrebbe dunque far riflettere molte persone, anche per più di 5 minuti....
Ma ATTENZIONE: IL VELO si riabbasserà molto presto, il bombardamento istituzionale e mediatico riprenderà a martellare, l'ipnosi di massa riprenderà il sopravvento.
Godetevi questi attimi di vita consapevole al di fuori del Matrix, perchè tra poco verrete ri-connessi alla simulazione e dimenticherete tutto...
Ma in fondo non vi dispiacerà tornare nel Matrix: perchè nel mondo virtuale la vita è molto più bella e godibile che nel desolante mondo reale della consapevolezza.
Fino a quando il SISTEMA reggerà...Poi il risveglio.
Oppure...il Sistema potrebbe anche reggere per sempre (o quasi) e la simulazione del Matrix divergerà sempre di più dalla realtà.
Ma un bel giorno la MAGGIOR PARTE di noi potrebbe risvegliarsi "sudamericanizzata".
Tra non molto il "fattaccio" di Dubai World diventerà solo un incidente di percorso sopravvalutato dalla speculazione ribassista e da un certo punto di vista interno agli schemi è proprio così...
Ma se si prova a guardare al di là del proprio naso, la prospettiva cambia radicalmente.
P.S. Questo non è un Blog di trading come ben sapete.
Il trading definirà questo episodio "black-out" ribassista, "incidente di percorso" e vi dirà come approfittare dell'occasione per riprendere a calvalcare il rally della bolla (nel Web trovate centinaia di siti di tal fatta)
Io invece considero questo episodio l'esatto contrario ovvero "una fugace illuminazione".
E le due prospettive posso anche non essere in contraddizione.
aggiornamento delle ore 12
A dimostrazione che il "Giornalismo" se solo volesse (o potesse)....
Da "La Stampa" ecco un OTTIMO articolo che sintetizza perfettamente la situazione

Se nascono nuove bolle

http://lagrandecrisi2009.blogspot.com/

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Donna Veronica, ma quanto sei cara

Fonte: http://www.giornalettismo.com/archives/43009/donna-veronica-ma-quanto-sei-cara/

Donna Veronica – si dice, si mormora – ha soppesato, valutato, ascoltato il suo cuore ed il suo avvocato. E infine avrebbe mandato al quasi ex marito Silvio questa richiesta. 43 milioni di Euro all’anno, 3,5 al mese. Praticamente meno di quanto il quasi ex marito paga, in fondo, per qualche calciatore di punta del Milan. Certo, Veronica non gli ha mai fatto vincere uno scudetto. Ma per sette anni, in fondo, tacendo e avallando l’immagine della famiglia felice anche quando erano già separati di fatto, non ha fatto perdere a Silvio l’aura da buon marito e padre di famiglia che tanto piace all’Italia. Sette anni di silenzio e discrezione, avrà ragionato, meritano un congruo riconoscimento economico. È meno fedele a Silvio di un Mills, ma non gli costa in ogni caso quanto un De Benedetti.
È difficile, per una donna comune, commentare una notizia del genere. Cadere nell’indignazione un tanto al chilo è facile quanto nella inutile difesa d’ufficio. Per chi fatica a mettere insieme mille euro per arrivare a fine mese, pagare le bollette, riuscire a comprare le scarpe nuove ai pupi che crescono, la lotta fra la signora Lario e l’augusto consorte, cioè fra una lei che vuole 3,5milioni di euro al mese e un lui che è disposto a sganciarne sull’unghia al massimo 200mila, fa venire voglia di tirare il collo a tutti e due.
Da un lato 200Mila euro in un mese la donna comune non li ha visti mai (non li vedrà probabilmente neppure in tutta la vita). Glieli dessero per il “mantenimento” non saprebbe neppure come spenderli tutti. Manco impegnandocisi di brutto, a dire il vero. Quindi la reazione spontanea alla notizia è un “Veronica, prendi e taci!” e porta anche un cero alla Madonna, che non guasta.
Dall’altro una donna comune sa bene che quando un marito ti fa perdere la faccia in pubblico – e questo è in primis l’accusa che Veronica ha mosso a Silvio: non di averla tradita, ma di non aver avuto, nel farlo, più nessuna discrezione nei confronti suoi e della Nazione tutta – non c’è cifra che basti a ricompensare l’orgoglio ferito. Quando una donna vuol colpire un ex marito, e l’ex marito è uno come Silvio, lo si colpisce nel posto più sensibile, cioè nel portafoglio.
Già, il portafoglio di Silvio. Che lui stesso ha sempre presentato come una specie di pozzo di S.Patrizio inesauribile. Regali agli amici. Alle amiche non ne parliamo. 200Mila euro, fatti i conti, è meno di quanto costasse a Silvio una vallettina per una settimana a Villa Certosa: ognuna spesata di tutto dentro la villa, generosamente compensata con ciondoli in oro e diamanti, shopping nelle più sciccose boutiques di Porto Cervo e magari anche qualche mancetta di 10mila euro cash se la fanciulla in questione aveva l’accortezza di raccontare al Silvio una storiella strappalacrime. Senza neppure finirci a letto, hanno assicurato le ninfette o ninfone interpellate. Ora, ammettiamolo: se per una settimana a Villa Certosa si poteva spendere una cifra ben superiore, i 200mila offerti a Veronica come mantenimento sono un’offesa. Lei Silvio l’ha sopportato tutti i giorni per anni, partorendogli pure dei rampolli. Insomma, economicamente vale più di una miss Qualcosa raccattata tramite book.
Poi Silvio s’è sempre vantato della sua ricchezza. Addirittura ne ha fatto argomento di difesa. Nel corso di uno dei suoi processi, quello per la Medusa Film, è stato decretato che Silvio poteva non essersi accorto del fatto che sul suo conto fossero transitati 10 miliardi di lire di allora, perché ha talmente tanti soldi, nei suoi conti, che una cifra del genere non rappresenta un incremento rilevante.
Dieci miliardi. Gli versano dieci miliardi su un conto e lui non si accorge della differenza nel saldo. Dieci miliardi sono 5milioni di euro, oggidì. Che per Silvio, per sua stessa ammissione, sono cifra così irrilevante da non venire, appunto, rilevata.
Veronica gliene chiede meno, a conti fatti. 3,5 milioni. Praticamente un’elemosina. A fine mese, anche guardando con attenzione l’estratto conto, non se ne accorgerà nemmeno.
di Mariangela Vaglio

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La nuova crisi è arrivata e parla arabo: ecco le prove

Fonte: http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2009/11/27/FINANZA-La-nuova-crisi-e-arrivata-e-parla-arabo-ecco-le-prove/51963/


Signore e signori, la terza fase di crisi è servita. E per viverne e patirne tutti gli effetti non ci toccherà nemmeno attendere l’esplosione della prima bolla di liquidità all’inizio del prossimo anno: sta per innescarsi un domino di dimensioni spaventose come certificato, per una volta in maniera realistica, dal crollo borsistico di ieri in tutto il mondo - Usa esclusi poiché il Thanksgiving Day ha comportato anche la chiusura di Wall Street.

Anche i ricchi e i super-ricchi a volte piangono e rischiano di far piangere anche noi che tali non siamo. Regnava infatti il terrore ieri tra i mercati per i problemi debitori di Dubai World, la società di investimenti controllata dal governo di Abu Dhabi e con passività per 59 miliardi di dollari, che ha chiesto ai suoi creditori di congelare il pagamento dei suoi debiti, in vista di un drastico processo di ristrutturazione.

Ieri mattina, i crediti default swaps a cinque anni dell'Emirato del Golfo Persico, che esprimono il costo per assicurare il debito sovrano, sono balzati secondo i dati ufficiali di Cma Datavision a 469,5 punti base (la differenza rispetto a una settimana fa è di 300 punti base). Ma secondo altri trader, in realtà sarebbero a 550 punti base: vale a dire, servirebbero circa 500 mila dollari l'anno per assicurare 10 milioni del debito nazionale.

La cifra reale la sa solo chi sta speculandoci sopra in maniera folle ma, dai piani alti, trapela che non mancherebbe molto a una situazione di default tecnico di stile islandese: comunque, siamo sopra i 650 punti base. Il problema è semplice: la crescita esponenziale e rapidissima di Dubai è stata dovuta, oltre a indubbia capacità, a miliardi e miliardi di dollari ed euro prestati dalle banche.

Le quali, da ieri, vivono nel terrore di non poter rivedere quel denaro partito sotto forma di prestito e che potrebbe incagliarsi negli scogli del default: insomma, oltre alle svalutazioni di assets e titoli tossici ancora in pancia, anche una bella crisi di capitale. Quello che ci voleva.

Sono almeno nove le banche europee che ha fatto da capofila al prestito monstre da 5,5 miliardi verso Dubai World emesso nel giugno dello scorso anno ma, fanno notare nella City, chi agisce come bookrunners mantiene in pancia solo il 10-15% del prestito o dei bonds, il resto potrebbe già essere allegramente sparso sul mercato secondario e diffuso come uno spezzatino.

Hsbc, Lloyds e Royal Bank of Scotland hanno rifiutato di commentare, Ing si è detta non preoccupata vista l’esposizione limitata mentre sotto pressione sono Deutsche Bank, Standard Chartered, Barclays, Bnp Paribas, Credit Suisse e Societe Generale: ovvero, il gotha del sistema bancario europeo.

Ma il problema non è solo di tenuta bancaria, che già sarebbe sufficiente a fare tremare le vene ai polsi. Abu Dhabi e altri emirati dell’area, infatti, sono presenti attraverso loro controllate in molte aziende europee: non a caso ieri Porsche perdeva il 10% in Borsa visto che proprio del 10% è la partecipazione al capitale della Qatari Investment Authority. Così come Daimler, controllata quasi al 10% dall’Abu Dhabi Aabar Investment, perdeva il 7%.

Insomma, lo tsunami potrebbe essere di quelli seri, anche per le aziende esposte in quei paesi attraverso quote di controllo e soprattutto se innescato in un quadro di instabilità generale per il sistema bancario. Se infatti mercoledì la Bundesbank ha finalmente ammesso di temere ingenti svalutazioni bancarie per il prossimo trimestre, ieri a gridare che il re era nudo ci ha pensato il re stesso, ovvero il direttore del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn, secondo cui «metà delle perdite del sistema bancario globale potrebbe ancora essere nascosta nei bilanci, più in Europa che in America».

È la bomba ad orologeria bancario di cui vi parlo da mesi ormai: ora, purtroppo, c’è il certificato di autenticità della notizia timbrato Fmi. Troppo tempo è stato speso senza fare seri stress tests al sistema, troppi soldi gettati prima in salvataggi poi in speculazioni sul rally della liquidità: non si è pensato a una soluzione di bad bank, magari coordinata dalla Bce, che garantisse un mark-to-market calmierato e aiutasse il sistema a depurarsi dalle scorie.

Ora è tardi, perché non solo il malato è ancor più debilitato, ma questa nuova crisi potrebbe essere letale per qualcuno. Il bello è che le parole di Strauss-Kahn erano scritte nero su bianco in una bella intervista su Le Figaro, eppure nessuno sembra averle prese con la debite attenzione e preoccupazione: qualche miliardo di dollari di assets tossici sta per esplodere fuori dai bilanci ma qui, fino a ieri, si giocava a fare i broker d’assalto grazie ai soldi dei governi.

I regolatori, questa volta sì, dovrebbero andare a casa: uno dopo l’altro, senza distinzioni. In compenso l'oro continua ad abbattere un record dietro l'altro e supera anche la soglia di 1.195 dollari l'oncia, all'indomani di un nuovo massiccio acquisto da parte di una banca centrale asiatica di riserve proprio del Fondo Monetario Internazionale.

L'Fmi, che ha già venduto una parte della sue riserve d'oro all'India e alle Mauritius nel quadro di un programma che mira a ridurle a poco più di 400 tonnellate, ha infatti annunciato di aver venduto 10 tonnellate allo Sri Lanka per 375 milioni di dollari: ma il problema non sono le vendite istituzionali, legate alla natura intrinseca dell’oro come bene rifugio soprattutto da rischi inflattivi e turbolenze dei mercati, bensì la speculazione a breve che si sta compiendo esattamente come gli squeezes che si fanno sui futures petroliferi.

I miei lettori, che ringrazio sempre per l’attenzione con cui seguono quanto scrivo, mi hanno spesso imputato un eccessivo pessimismo: può certamente essere vero ma quando, mesi fa, cominciavo a parlare di nuova bomba bancaria all’orizzonte e di atteggiamenti suicidi di governi e mercati mi limitavo a guardare la realtà, a leggere tra le righe e fare due conti.

Forse realismo fa rima con pessimismo, non so. Ma certo solo con il realismo si esce dalle crisi. E finora non lo si è fatto. L’anno che verrà, forse, sarà tardi per farlo in modo che non ci siamo vittime: qualcuno, a questo giro, non ce la farà.

P.S. Proprio ieri, casualmente, la Borsa di Londra - e quindi quella di Milano - hanno avuto operatività ridotta causa problemi tecnici: che strana coincidenza, non vi pare? Rifletteteci su nel fine settimana.
Mauro Bottarelli.

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Obamate


www.insertosatirico.com

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Petrolio e prodotto interno lordo.

Fonte: http://petrolio.blogosfere.it/2009/11/petrolio-e-prodotto-interno-lordo.html
Debora Billi

Interessantissima questa recente affermazione dell'ex Presidente della Saudi Aramco, Sadad Al Husseini:

Se arrivi, ad esempio, a 90 dollari al barile, vuol dire che stai usando il 4,5% dell'economia globale per il petrolio. Ciò è di per sé un limite insuperabile - non si può andare avanti indefinitamente e in più usare costose alternative senza distruggere l'economia e la domanda. Così, abbiamo questo limite sui prezzi e su quanti carburanti alternativi possiamo immettere sul mercato.

Un commentatore australiano si prende la briga di analizzare l'interessantissima questione. Ad esempio, nota che la maggior parte delle recessioni a partire dal 1970 seguono un periodo di grande aumento dei prezzi del greggio: l'economia non può evidentemente tollerare una spesa petrolifera superiore al 5/6% del PIL. Di conseguenza, si pensa che il record di 147$ al barile raggiunto lo scorso anno possa rappresentare una sorta di prezzo peak, che non sarà mai più raggiunto perché fisiologicamente uccide la domanda.

Quello che mi piace di più di questa teoria è che finalmente il concetto di "demand destruction" è ricondotto in termini più logici di quanto fatto finora, ovvero la semplice equazione meno soldi in giro=meno benzina nei serbatoi o meno prodotti petroliferi per l'industria. Tale equazione ha condotto a infinite diatribe, a discussioni sul filo dello zero virgola, e spesso persino a tentativi di smentita del peak sulla base di assurdità quali i chilometri percorsi dai vacanzieri disoccupati.

Il collegamento tra crisi e petrolio è così in una prospettiva completamente diversa. Ed accettando questo filo logico, potremmo usare il limite del 5% del PIL mondiale per prevedere agevolmente i prossimi aumenti/ribassi di prezzo del barile e persino le prossime recessioni. Che giochino interessante...

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minchia come siamo presi male....

dunque la notizia del giorno è che anche quei ricconi sfondati di arabi di Dubai sono sull'orlo del fallimento.....ma allora, chi si salva più??

Se la grande crisi finanziaria che ha avuto inizio nel 2007 ha preso il via (semplificando un pò) da dei poveri cristi mutuatari insolventi e disgraziati negli Stati Uniti.......adesso che ci si mettono in mezzo gli sceicchi, emmò son dolori!

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Black-out Borsa di Londra

Fonte: http://lagrandecrisi2009.blogspot.com/2009/11/black-out-borsa-di-londra.html

Gli scambi azionari alla Borsa di Londra sono sospesi a causa di difficolta' tecniche. Lo ha reso noto un portavoce del London Stock Exchange. Non e' stata decisa la durata della fase d'asta. L'indice Ftse 100 e' stato congelato a 5.264,97 punti con un calo dell'1,9%.
Girano però voci e rumors di corridoio che la sospensione sia dovuta al problema di DUBAI che sarebbe sull'orlo del DEFAULT ("casualmente" il fondo sovrano di Dubai è proprietario di parte del London Stock Exchange ...).
Infatti in un giorno molto "sottile" come oggi (la Borsa USA è chiusa per il Giorno del Ringraziamento) la speculazione su tale rumors bomba potrebbe diventare molto pericolosa, soprattutto a Londra.
Ma ripeto, sono solo voci non confermate.
Certo che questo STOP tecnico cade a fagiolo...
Aggiornamento: la Borsa di Londra è di nuovo in pista: ha riaperto dopo 3 ore e mezza di guasto tecnico...
Dubai World (società statale dell'Emirato) ha chiesto ai creditori di poter sospendere il pagamento dei debiti in scadenza almeno fino a maggio dell'anno prossimo......Il debito totale della società ammonta a 59 miliardi, inclusi i finanziamenti della propria controllata Nakheel, la costruttrice delle famose isole a forma di palma nel cuore dell'emirato. Una cifra spropositata, pari al 70% dell'intero debito di Dubai che sarebbe stimato attorno a 80 miliardi...
Tanto per cambiare è lo SCOPPIO DI UNA BOLLA IMMOBILIARE a creare i peggio casini....
E naturalmente la scricchiolante Grecia è finita sotto attacco con il CDS schizzato alle stelle come pure lo spread con i BUND tedeschi esploso oltre i 200 punti.
Anche l'Italia è finita parzialmente sotto attacco con lo spread BTP-BUND risalito a 90 punti: si vende tutto quello che è connesso ai paesi più "a rischio debito pubblico".
Ed in Borsa si sta facendo la conta delle possibili perdite a carico delle varie banche e società quotate a seguito di un eventuale default di Dubai: è caccia ribassista ai titoli giudicati più esposti....
Secondo quanto riportato dal Financial Times l'esposizione in investimenti proprio Hsbc è tra le banche straniere più esposte a Dubai (17 miliardi di dollari), seguono Standard Chartered (7,8 miliardi), Barclays (3,6 miliardi), Royal Banck of Scotland (2,2 miliardi), Citi (1,9 miliardi), Bnp Paribas (1,7 miliardi), Lloyds (1,6 miliardi)...
La giornata iper-sottile facilita naturalmente la speculazione.
Buon Giorno del Ringraziamento....
Il Peggio è passato!
Ed il fatto che io martelli da 6 mesi sul problema dei debiti pubblici è dovuto solo al fatto che sono un menagramo catastrofista...
aggiornamento ore 18
E' veramente una strana combinazione che quer pasticciaccio brutto del Dubai sia saltato fuori proprio adesso: oggi la Borsa americana è chiusa mentre domani è in semi-festività...mmmmm

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Consigli per gli acquisti

Fonte: http://phastidio.net/2009/11/26/consigli-per-gli-acquisti-2/#more-4137

Segnala Dagospia: “Si avvisano i signori naviganti che ieri Piersilvio Berlusconi era particolarmente felice per il rialzo in Borsa del 3,4% del titolo Mediaset. La performance è stata provocata da un report positivo degli analisti di Barclays, la banca inglese che dal gennaio di quest’anno controlla quasi il 5% del capitale di Mediaset. È vietato pensar male”.
A parte il fumus di un lieve conflitto d’interessi (ma non temete, le banche d’affari sono specializzate in chinese walls proprio per gestire questi problemi), questi analisti di Barclays sono colleghi di quelli che lo scorso 4 novembre, quando Moody’s declassò il merito di credito di cinque entità governative del Dubai, scrissero in una nota di ricerca:
«Raccomandiamo una posizione lunga (acquisto, ndPh.) sul credito sovrano del Dubai e vediamo l’odierno andamento negativo dei prezzi come un’opportunità di acquisto»
Ieri, una di queste entità governative del Dubai, specializzata nel finanziamento della gigantesca bolla immobiliare dell’emirato, ha proposto ai propri creditori un congelamento semestrale sulle proprie obbligazioni, emesse secondo i criteri della finanza islamica. Una mossa che porta dritto al default. Ma forse è il destino cinico e baro che si accanisce sugli analisti di Barclays. Ah, naturalmente è solo un caso che Barclays sia tra le banche più esposte al rischio-credito Dubai.

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Informazione - Quei terroristi de Il Giornale

Fonte: Il Manifesto


La crisi rende nervosi, crea paura, confonde, e costringe molti a fare due lavori. Come non essere solidali quindi con Francesco Guzzardi, il valoroso cronista ligure de Il Giornale costretto a scriversi da sé le lettere di minaccia firmate Brigate Rosse, a consegnarle in redazione, a leggere con commozione le mail di solidarietà dei lettori? Tutto da solo! Ci chiediamo con angoscia cosa abbia dissuaso Francesco Guzzardi, questo eroe del suo tempo (e purtroppo pure del nostro) dallo spararsi in un piede, dal rapirsi da solo. Pare di vederlo, nel sonno che si urla da solo "comunista!", magari che studia come gambizzarsi e poi che dichiara (ma questo è vero): “Se chi ha scritto questo messaggio intendeva intimorirmi o addirittura costringermi a tacere, è bene che se lo tolga subito dalla testa”. Bravo Guzzardi! Non lasciarti intimorire dalle lettere di minaccia che ti scrivi! Va detto che la lettera minatoria, vergata a mano, con una stella a cinque punte e la scritta Brigate Rosse non era di quelle piacevoli. Diceva testualmente: “Non abbiamo ancora deciso se spaccare il culo prima al vostro servo Guzzardi l’infame della Val Bisagno e degli sbirri o passare prima da voi molto presto lo scoprirete” (la punteggiatura è tutta sua). Non esattamente il solito linguaggio brigatista, tanto che qualcuno si era preoccupato: dove andremo a finire se anche le Br cominciano a scrivere come un concorrente del Grande Fratello? La Digos di Genova, per fortuna, ha messo le cose a posto: è bastato far scrivere due righe al Guzzardi per capire che la vittima delle minacce e il minaccioso brigatista erano la stessa persona. Per fortuna ora è tutto chiarito, possiamo rilassarci, smettere di tremare, leggere con qualche divertimento le lettere di solidarietà all’autominacciato che se la prendono con quei cattivoni di comunisti. E magari andarsi a ripescare le dichiarazioni dei giorni scorsi sul pericolo terrorista. Il ministro Sacconi: “Prosciugare l’acqua in cui nuotano i pesci dell’eversione!”. Giusto! Bravo! Prenda un po’ di carta assorbente e vada a Il Giornale. Lì c’è da far bene.

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Meditate gente....

Fonte: http://www.massimofini.it/

Questi qui del "Fatto", giudiziose suorine illuministe, tendenzialmente di sinistra, mi sbertucciano perchè mi servo della società preindustriale a spese della presente.
In un "Battibecco" ho scritto che la disoccupazione, come fenomeno sociale, nasce con l'industrializzazione. Prima non esisteva. E' un fatto storico, incontrovertibile. Aggiungo che non esisteva nemmeno la povertà. Il termine "pauperismo" nasce negli anni '30 dell'Ottocento in Inghilterra di fronte allo sconcertante paradosso che nel Paese più opulento d'Europa, impegnato nel più grande sforzo produttivo, imprenditoriale, commerciale, il numero dei poveri è di gran lunga superiore a quello dei Paesi dove l'industrializzazione è appena cominciata o non è ancora partita. Il fenomeno è lucidamente descritto, dati alla mano, da Alexis De Tocqueville, uno dei padri nobili del sistema democratico a libero mercato, e quindi insospettabile di nostalgie reazionarie, nel suo fondamentale saggio "Il pauperismo" del 1835. Scrive Tocqueville: "I Paesi reputati come i più miserabili sono quelli dove in realtà si conta il minor numero di indigenti, mentre tra le nazioni che tutti ammirano per la loro opulenza, una parte della popolazione è costretta a vivere e a ricorrere all'elemosina dell'altra". E fornisce i dati statistici: in Inghilterra c'è un povero ogni sei abitanti, in Spagna e Portogallo, che sono appena all'inizio del processo di industrializzazione, il rapporto è di uno a 20, nella Creuse, regione francese che, a differenza dei dipartimenti del Nord, ha appena assaggiato le bellurie della modernità, il rapporto è di uno a 58. Ma è già una situazione compromessa rispetto al passato preindustriale europeo dove i poveri, cioè i mendichi, non sono mai stati più dell'1% della popolazione e, in genere, era mendico chi voleva esserlo, come i moderni clochard.
La povertà nasce dall'opulenza, dalla comparsa dei bisogni superflui a scapito di quelli essenziali. Ma c'è di più. In una societè affluente i poveri scadono a "miserabili" che è una categoria sociologica diversa. Perchè una cosa è essere poveri (secondo i nostri metri, naturalmente, come può essere povero un agricoltore di un società ancora tradizionale) dove tutti più o meno lo sono, altra è esserlo in una società dove prilla un'opulenza sfacciata. Da qui nasce la condizione di paria, e la percezione di se stessi come tali, dei poveri delle società ricche. E' quanto ha sperimentato la maggior parte della popolazione russa dopo l'avvento trionfante del capitalismo, è quanto stanno vivendo i cinesi dopo il boom economico. E' quanto possiamo verificare facilmente confrontando la prima immigrazione albanese (quella che, alla maniera di Pinochet, rinchiudemmo nello stadio di Bari) fatta di contadini e pastori ben nutriti, con la condizione degli albanesi di oggi.
E' la ricchezza a creare la povertà. Meditate, suorine, meditate.

Massimo Fini
www.massimofini.it

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Sanità mentale

Fonte: http://phastidio.net/2009/11/25/sanita-mentale/#more-4131

“C’è un fondamentale problema di legalità dentro la sanità”‘. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti parlando al meeting dei giovani industriali a Capri. ”Tutta la sanità del Meridione è in default, è impressionante. Vuol dire che c’è qualcosa che non funziona. La sanità non è un’industria, è un servizio pubblico ma ci sono forti limiti nella gestione politica. C’è qualcosa che non va, non è possibile che una protesi costa in un posto al Sud 4 volte di più che al Nord. Non è giusto che le famiglie meridionali abbiano la metà e allo Stato costa il doppio. Questo – ha osservato – è quanto dobbiamo fare sulla spesa improduttiva- Ansa, 31 ottobre 2009
- Non è possibile tagliare la sanità: “costa meno della media europea e mediamente ha un rendimento superiore“. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, intervenedo all’Assemblea degli Industriali di Roma replicando indirettamente alle proposte di taglio alla spesa come quelle avanzate dal presidente della Commissione Finanze del Senato Mario Baldassarri.“Ma davvero pensate che si puo’ tagliare la sanita? Davvero pensate che si puo’ dire ad un lavoratore ti taglio l’Irpef ma ti taglio anche la sanità?” – Ansa, 24 novembre 2009
Infatti servono riforme strutturali, non la conservazione dello status quo per tenere i conti più o meno in equilibrio. Ma se il premier latita, è il ragionierismo opportunistico del ministro dell’Economia a trionfare. Ma “in media” va tutto bene, Madama la Marchesa.

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C’era una volta l’America

Fonte: http://bamboccioni-alla-riscossa.org/?p=4712

netdebt

(Via Paul Krugman’s blog)

C’erano una volta gli Stati Uniti d’America, unica superpotenza militare, e prima potenza economica mondiale. C’erano per davvero quegli Stati Uniti lì. E ci sono stati a lungo. Per quasi un secolo - il Novecento - che non a caso è stato ribattezzato dagli storici il “secolo americano”. Ma ora non ci sono più. Anche se alcuni cittadini a stelle e strisce di quelli “doc” faticano proprio a raccappezzarsi. E a rendersene conto.

L’economista Paul Krugman, per esempio.

Un premio Nobel per l’economia da esibire sulla mensola del caminetto. Una cattedra prestigiosa all’università di Princeton. E un bel contratto da editorialista per il New York Times. Insomma: un signor intellettuale con un bel pedigree da animale accademico. E che ti combina? Pur di sostenere che gli States - per restare “i numeri uno” - devono spendere e spandere fiumi di soldi pubblici per stimolare un’economia in stato comatoso; dicevamo: per sostenere questa sua ricettina facile facile, ti verga un post sul suo blog. E dice: signori e signore, siete preoccupati che il debito pubblico cresca troppo? Non dovete. Perchè se Paesi come Belgio e Italia riescono a gestire un debito pubblico sterminato, chiunque ce la può fare. O meglio, Krugman la mette giù esattamente così:

La gente si chiede: “Perchè dovremmo paragonarci con Belgio e Italia? Quei due Paesi sono un casino”. Uhm, ragazzi, questo è il punto. Il Belgio è politicamente debole, perchè diviso linguisticamente. L’Italia è politicamente debole, perchè è l’Italia. E se questi Paesi possono gestire il loro debito che è oltre il 100% del Pil (…), so can we (tradotto: anche noi possiamo).

E chi scrive non sa bene il perchè. Ma ogni volta che rilegge queste righe, non può fare a meno di immaginare il premio Nobel che finisce di scrivere. Si leva un cappellone da cowboy per massaggiarsi la testa. E si fa una grassa risata a bocca spalancata. Stile pistolero che ride alle sue battute in un film western di serie “Z”, diciamo.

Ma torniamo alle parole di Krugman. E alla realtà. Che oggi come oggi - a differenza della saga della conquista dell’Ovest - ha ben poco di epico.

Non vale la pena soffermarsi sull’assunto che se Belgio e Italia possono gestire enormi debiti pubblici, allora per gli Stati Uniti affrontare un problema così sarebbe un gioco da ragazzi. Se non per dire che si tratta di un assunto, non di un ragionamento, perchè non ha basi. Non uno straccio di numero. Non un abbozzo di modello econometrico. Ma - come dicevo - lasciamo perdere. No, quello che mi interessa è la frase: “L’Italia è politicamente debole, perchè è l’Italia”. Che - lo confesso - mi ha smosso qualcosa dentro.

Ecco. Qualcuno potrebbe ricordare che la gran parte del debito pubblico italiano è stata accumulata negli anni Ottanta. Che è stata fatta da una classe dirigente poi accusata, processata e (spesso e volentieri) condannata per corruzione. E che quella classe dirigente scandalosa - il fu Pentapartito (Diccì, Prì, Plì, Psdì e gli indimenticati e indimenticabili socialisti) - è rimasta per decenni incollata alle poltrone che contavano, causa guerra fredda. E una strana forma di democrazia che lo storico Guido Crainz ha definito democrazia “congelata”. Tutto questo per dire che forse gli Stati Uniti - e gli amici-nemici della Russia allora comunista - del “casino” politico italiano ne sapevano e ne sanno qualcosa. Ma non perdiamoci in ricostruzioni storiche complicate, dolorose e discutibili. Perchè il punto è un altro. Il punto è che dire che “l’Italia è politicamente debole, perchè è l’Italia” è come dire che i “tedeschi sono precisi perchè sono tedeschi”. Che “i francesi sanno cucinare perchè sono francesi”. E che, la sai l’ultima?, “c’erano un tedesco, un francese e un italiano…”. Un giudizio poco da premio Nobel e poco accademico, insomma. Che invece sa molto di luogo comune. E soprattutto di una buona dose di spocchia.

Spocchia che - per una infinita serie di ragioni - non ha più alcuna ragion d’essere.

Gli Stati Uniti - oggi come oggi - sono impantanati in due guerre fallimentari che non riescono a vincere (Iraq e soprattutto Afghanistan). Hanno un tasso di disoccupazione al 10 e passa per cento. Un tasso di sottoccupazione (dato dalla somma di disoccupati; persone costrette a lavorare part time perchè non trovano niente di meglio; e altri che il lavoro non lo cercano manco più) al 17,5%. E come se non bastasse: più di dieci milioni di famiglie hanno perso o rischiano di perdere casa. E ci sono intere aree del Paese - come Detroit, l’ex capitale dell’auto - che pullulano di case disabitate e quartieri fantasma come neanche in “The day after”. E poi sì: il debito pubblico sta esplodendo come neppure in Belgio e in Italia. E viaggia - secondo le stime del Fondo monetario internazionale - verso il 100% del Prodotto interno lordo. Tanto che non il corrierino dei piccoli, ma proprio il giornale su cui scrive Krugman, cioè il “New York Times” - giusto ieri - si chiedeva come faranno mai gli Usa a pagare gli interessi. Che di qui a una decina d’anni potrebbero ammontare, secondo i numeri citati dal “New York Times”, a 700 miliardi di dollari all’anno. Ovvero più di quanto l’attuale amministrazione Obama spenda per educazione, energia, polizia e guerre in Iraq e Afghanistan, messe insieme.

Un bel punto interrogativo, non c’è che dire. Cui Krugman ha risposto in perfetto stile Obama: “Yes, we can”. Ovvero: con una botta di ottimismo su cui sarebbe lecito nutrire più di qualche dubbio. Sia come sia. Una cosa è certa: i luoghi comuni e i (pre)giudizi se li poteva e doveva evitare. Perchè dal basso del baratro dove è sprofondato il suo di Paese, non si possono più tranciare giudizi da primi della classe. Accademici e tanto meno non accademici.

Certo. E’ dura accettarlo. Ma sicuramente anche il premio nobel Paul Krugman - se volesse fare lo sforzo di mollare per un paio di giorni gli amati libri; si facesse un giro a Detroit; e vedesse che lì non hanno più i soldi manco per seppelire i morti - se ne farebbe una ragione. E forse - forse - potrebbe cominciare a ragionare seriamente su come metterci una pezza. Senza spocchia. E con i piedi saldamente piantati per terra.

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Berlusconi, avviso di garanzia per mafia e sequestro beni. Per il Giornale

Fonte: http://www.giornalettismo.com/archives/42880/berlusconi-avviso-di-garanzia-per-mafia-e-sequestro-beni-per-il-giornale/
Alessandro D'Amato

Qui le cose sono due. O Vittorio Feltri è posseduto, oppure è stato rapito dagli alieni che hanno messo al suo posto di direttore del Giornale un Marco Travaglio perfettamente truccato. Perché altrimenti non si capisce proprio come mai il direttore del quotidiano fondato da poro Montanelli sono tre o quattro giorni che si è trasformato in quelle “Gazzette delle procure” che aveva sempre detto di esecrare. Continuando ad annunciare indagini e provvedimenti in arrivo nei confronti di Silvio Berlusconi da Palermo, dove il processo Dell’Utri e le dichiarazioni del pentito Spatuzza sui rapporti tra il gruppo Fininvest e il processo Graviano starebbero fioccando.
Ma stavolta Il Giornale ci va più pesante del solito. “L’ultima trovata dell’Antimafia: sequestrare il tesoro di Silvio“, strilla in prima pagina, poi specificando meglio: “Dalla Sicilia in arrivo un avviso di garanzia a Berlusconi per concorso esterno. Subito dopo gli verrà requisito l’intero patrimonio. Per la legge, infatti, basta il sospetto. Se tutto va come i pm sognano vada, per Silvio Berlusconi la condanna sul Lodo Mondadori potrebbe essere solo un antipasto, perché i Pm di Palermo vogliono indagarlo per concorso esterno in associazione mafiosa per poi arrivare al sequestro dell’intero patrimonio“, come scrive Gianmarco Chiocci nel servizio a pagina 3. E sembra proprio volergliela tirare, al povero premier. Perché a prescindere dal fatto che le indagini della Procura di Palermo arrivino davvero fino all’invio di un avviso di garanzia a Berlusconi, pensare che per ciò stesso i magistrati chiedano il sequestro dei beni, un provvedimento che arriva di solito per i mafiosi e soltanto nei casi in cui si utilizzi quel patrimonio per delinquere nel momento stesso, sarebbe difficile da sostenere anche davanti al più accanito e antiberlusconiano tra i Giudici delle Indagini preliminari. Anche se sarebbe divertente immaginare Emilio Fede sequestrato per associazione mafiosa, è altamente improbabile che questo accada per le aziende. E figuriamoci per gli altri beni, compresa magari quella Villa Certosa teatro degli scatti delle scorse estati. Insomma, più che altro sembra che Feltri abbia intenzione di tirargliela, a Berlusconi. Con l’obiettivo neanche troppo scoperto di preparare i propri lettori al peggio oppure di far retrocedere, con la tecnica dell’agguato preventivo, chiunque abbia davvero la velleità di inviarglielo davvero, questo avviso di garanzia che sarebbe il più annunciato della storia giudiziaria del paese. E magari anche questa volta, il premier, avrà il coraggio di dire che è stato “avvisato dai giornali” delle indagini contro di lui, come in occasione dell’avviso di garanzia del 1994 la cui notizia venne pubblicata in anteprima dal Corriere di Paolo Mieli.
…oppure l’intenzione è un altra. E a leggere Liana Milella su Repubblica che parla delle ultime novità sulla riforma della giustizia in preparazione dalle parti della maggioranza, parrebbe proprio che a pensar male si fa peccato ma raramente ci si sbaglia, come dice sempre Andreotti: quella dei parlamentari, secondo Repubblica, “È l’inizio di una battaglia lunga. Che parte con l’immunità parlamentare, che passa attraverso una legge interpretativa per fissare in modo certo le date di un reato e quindi della prescrizione, e finisce con una sortita che per la prima volta, nella sequenza delle 19 leggi ad personam per Berlusconi, previene un’incriminazione e un processo, quello (futuribile) per mafia. Vogliono mettere mano al reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Quello per cui è sotto processo a Palermo Marcello Dell’Utri. Quello che ha portato alla sbarra tanti politici nelle zone di mafia, camorra, ‘ndrangheta. Un reato che in realtà non esiste, perché nel codice penale non c’è, ma che “vive” per le pronunce convergenti della Cassazione. Quindi un delitto assodato, consolidato, fermo nella storia del diritto. Ma quel crimine adesso si avvia ad avere una macchia. Potrebbe essere utilizzato dalla procure di Caltanissetta, Palermo e Firenze per indagare il presidente del Consiglio. E questo è davvero troppo. Quindi i consiglieri giuridici del premier si stanno muovendo in anticipo per terremotarlo. Ragionano tra di loro, giusto in queste ore, su dove sia meglio aggredirlo, se incidere sui termini della prescrizione, oppure se “normare” ex novo il delitto, ma con paletti tali da renderne l’applicazione difficilissima“.
Quello di Cosentino, per essere chiari. Ed ecco che quindi la minaccia di un avviso di garanzia per il Cavaliere potrebbe essere l’acceleratore per convincere i parlamentari a mettere mano al concorso esterno per rendere la sua applicazione più restrittiva possibile. Salvando così preventivamente Berlusconi, Dell’Utri e anche tutti i politici su cui si fanno indagini per mafia, camorra e ‘ndrangheta. Una mossa quantomeno geniale, considerato che sono legulei quelli che l’hanno messa in atto.

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Il vaso di Pandora

Fonte: http://www.altrenotizie.org/politica/2838-il-vaso-di-pandora.html
Mariavittoria Orsolato

Pesano sempre di più le rivelazioni che il pentito Gaspare Spatuzza comincia a fornire sulla famigerata trattativa tra mafia e Stato. In estate aveva rivelato nuovi particolari sulla strage di via D’Amelio e ora dice chiaro e tondo che Berlusconi e il suo amico Marcello Dell’Utri hanno avuto un ruolo chiave nella transizione politica dalla prima alla seconda Repubblica: “In un primo momento hanno fatto fare le stragi a Cosa nostra, e poi si volevano accreditare all’esterno come coloro che erano stati in grado di farle cessare”.

Parole che risalgono al 18 giugno scorso ma che arrivano ora come un fulmine a ciel sereno e per molti significano la conferma di diversi fatti incongrui e repentini, che hanno avuto luogo a cavallo degli anni 1992 e 1994. Alla fine del 1993 - è cosa nota - Berlusconi aveva debiti per circa 7.000 miliardi di lire e, sebbene continui a vaneggiare sul fatto di essersi fatto da solo, i soldi qualcuno glieli doveva aver pure prestati. Secondo “L’odore dei soldi”, il libro scandalo di Travaglio e Veltri del 2001, l’origine delle fortune finanziarie del biscione sta proprio in Sicilia e nei contatti che l’amico Marcello ha gelosamente cullato, in attesa degli inevitabili tempi bui che avrebbero coinvolto lui e l’indispensabile Silvio.

Spatuzza sembra individuare nei contatti del duo milanese i suoi capi, i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano: “Ritengo di poter escludere categoricamente - spiega l’ex uomo d’onore - conoscendoli assai bene, che i Graviano si siano mossi nei confronti di Berlusconi e Dell’Utri attraverso altre persone. Non prendo in considerazione la possibilità che Graviano abbia stretto un patto politico con costoro senza averne personalmente parlato”. Dell’Utri per i due boss era un “paesano” e la sua amicizia con il popolare imprenditore brianzolo avrebbe potuto portare quei risultati che i socialisti di compagine craxiana avevano promesso ma non mantenuto: i punti erano quelli citati nel famoso papello custodito (e forse anche redatto) dal sindaco palermitano Vito Ciancimino, ovvero abolizione del 41bis, revisione delle sentenze del maxi-processo, riforma della legge sui pentiti e chiusura delle super-carceri.

Che il patto sia andato in porto non ci è dato sapere, ma è un’evidenza storica che il partito della discesa in campo di Berlusconi ebbe una gestazione fulminea: in soli 4 mesi Dell’Utri costruì Forza Italia e la portò a governare il Paese. Secondo un altro collaboratore di giustizia ritenuto attendibile - quell’Antonino Giuffrè che già lo aveva inchiodato nel processo che lo ha poi visto condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa - Marcello dell’Utri organizzò infatti il nuovo partito, in adempimento ad un patto stretto a distanza con Bernardo Provenzano.

Convinti che l’asse Milano-Palermo non fosse solo una serie di sfortunate coincidenze, i magistrati di Caltanisetta e Firenze hanno deciso di riaprire indagini già archiviate e di ripercorrere la pista - aperta fra gli altri proprio da Falcone e Borsellino - secondo cui Cosa Nostra ha cercato ed ha trovato una nuova forza politica in grado di accogliere e perpetrare le proprie istanze: nel caso in cui le accuse di Spatuzza venissero confermate, il Presidente del Consiglio verrebbe incriminato per concorso esterno in associazione mafiosa, mentre per l’amico Marcello l’accusa già confermata di connivenza con Cosa Nostra si trasformerebbe in concorso in strage aggravato da finalità mafiose e terrorismo.

Sulla credibilità del collaboratore di giustizia si è gia scatenata la polemica. Se per Dell’Utri le parole di Spatuzza sono “tutte grandi cazzate di cui, per fortuna, riesco ancora a ridere”, per Luigi Li Gotti - senatore dell'Italia dei Valori, componente della commissione antimafia nonché ex avvocato di alcuni pentiti di mafia - le affermazioni dell’ex uomo d’onore sono attendibili: “I siciliani definiscono chi inventa un tragediatore e non lo stimano. Chi racconta le cose giuste, anche se fanno male, é comunque un uomo da rispettare”, parlando in relazione al confronto che Spatuzza e il più giovane dei Graviano hanno avuto lo scorso 14 settembre, e che ha visto i due destreggiarsi a suon di buone maniere, circostanza decisamente insolita per un rendez-vous tra ex picciotti.

I tempi dei processi si attendono come al solito molto lunghi, perciò tirare le somme ora di quello che potrebbe essere il più grande vaso di Pandora mai scoperchiato nella penisola potrebbe essere (anzi è) sicuramente azzardato. Leggere però quelli che ormai sono fatti agli atti della magistratura non guasta: oggi sappiamo che già nel gennaio del 1994 Giuseppe Graviano esultava di fronte alla prospettiva di aver trovato un importante aggancio politico in Berlusconi, dicendo di essersi messo “il Paese nelle mani”. Il 18 gennaio 1994 nasce Forza Italia, le stragi finiscono e Cosa Nostra diventa stranamente silenziosa.

Sarebbe facile, alla luce delle ultime rivelazioni e ripercorrendo quanto avvenuto negli ultimi quindici anni, giungere a conclusioni che qualcuno, dalle colonne dei giornali, si affretterebbe a definire “complottosmi”, “dietrologie” o persino “fantapolitica”; ma il timore che la fantascienza superi di gran lunga la realtà si fa, ahinoi, sempre più concreto.

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I veri numeri della Giustizia

Fonte: http://www.byoblu.com/post/2009/11/23/I-veri-numeri-della-Giustizia.aspx#comment

Berlusconi ha annunciato che "parlerà agli italiani" della riforma della Giustizia. Vespa è subito corso a ordinare un paio di scrivanie di ciliegio e una lavagna. Non si sa mai salti fuori un bel contrattino da firmare. Gli youtubers invece stanno affilando i videoregistratori e verificando i collegamenti: c'è aria di videoclip più cliccata del web.

Se Porta a Porta assomigliasse di più a una trasmissione di informazione politica e di meno a una televendita, quel giorno in studio vedremmo un rappresentante della magistratura argomentare circa i "teoremi" del premier che ruotano intorno all'inefficienza dei giudici, così come vedremmo un giornalista come Marco Travaglio argomentare circa il tormentone della persecuzione giudiziaria iniziata "solo" con la sua discesa in campo, nel 1994.

Invece non vedremo nulla di tutto questo: tutt'al più il solito Sansonetti intimidito di fronte alle battute sul Milan. Se poi un'Odifreddi qualsiasi si dovesse permettere di tirare fuori Noemi e la D'addario, basterà inquadrare La Russa che, al segnale di Vespa, scatenerà un inferno di filastrocche infantili turandosi naso ed orecchie come solo un vero ministro della Difesa sa fare. Del resto, sappiamo tutti qual è la situazione delle scuole d'infanzia e quanto costerebbe parcheggiare Ignazio al doposcuola. No, il contraddittorio ce lo faremo da soli, e giacché ormai siamo diventati bravi, questa volta arriveremo preparati.

La prima argomentazione sarà che la Giustizia in Italia costa troppo. Berlusconi vi dirà che abbiamo troppi magistrati rispetto agli altri paese europei. Le fonti dove attinge i suoi dati sono le stesse dei sondaggi di Emilio Fede: ad personam, come le leggi del PDL. Noi invece, in quattro rapidi click ci portiamo sul sito del Consiglio d'Europa (noto covo di comunisti), consultiamo le pubblicazioni della Commissione Europea per l'Efficienza della Giustizia, il CEPEJ (noto covo di magistrati rossi), e scarichiamo il documento European Judicial Systems - Edition 2008 (dati riferiti al 2006).

Scopriamo che nel 2006 l'Italia ha destinato a tutto il sistema giudiziario (tribunali, procure della Repubblica e patrocinio gratuito) ben 4 miliardi di euro. Per l'esattezza: 4.088.109.198€. Se è vero che non siamo tra i più virtuosi - Spagna e Francia hanno fatto meglio, rispettivamente con 2.983.492.000€ e 3.350.000.000€ -, è falso che siamo i più spendaccioni. Peggio di noi hanno fatto Inghilterra e Galles, con 5.343.199.553€ spesi, e la Germania, che addirittura ci doppia: 8.731.000.000€, quasi nove miliardi!

Ad ogni italiano, il funzionamento della giustizia costa 70 l'anno. Spendono di più, tra le altre, la Norvegia, l'Olanda, la Scozia, il Galles, la Germania, la Svizzera, l'Irlanda e Monaco, in un crescendo che arriva fino a ben 168€ l'anno pro capite.

Costo procapite giustizia

Mi direte voi: è un dato incompleto. Vero, va rapportato al Prodotto Interno Lordo, che misura - o quantomeno dovrebbe - la ricchezza di un paese. Se sperate però di ottenere così un responso meno clemente, per assecondare le tesi catastrofiste di Alfano & Co, rimarrete delusi. L'Italia risulta essere nella fascia alta dei paesi virtuosi per quanto riguarda la spesa pubblica destinata al funzionamento della giustizia, espressa come percentuale del PIL pro capite. Per l'esattezza, siamo il diciassettesimo paese più virtuoso. Ben 26 paesi fanno peggio di noi, tra cui: la Svizzera, l'Olanda, la Spagna, la Scozia, l'Inghilterra, la Germania, passando per l'Irlanda del Nord fino alla Croazia e alla Bosnia. Il cittadino del paese più virtuoso, l'Irlanda, spende ogni anno lo 0,10% del PIL pro capite. Un italiano spende lo 0,26% e un Bosniaco arriva a spendere lo 0,86%.
Costo Giustizia Pro Capite percentuale PIL

In tutti i paesi oggetto della valutazione, ma proprio tutti, il più alto costo da sostenere sul budget allocato se ne va per gli stipendi dei magistrati. Inoltre, dove si è capito che per fare processi brevi bisogna dotare la Giustizia di infrastrutture tecnologiche meno obsolete, una larga fetta del budget viene investito nell'IT (computer, reti e accessori). E' questo il caso dell'Olanda, della Norvegia, dell'Irlanda e del Regno Unito.

Veniamo ora all'annosa questione del numero totale di magistrati: secondo Berlusconi qui in Italia ne abbiamo troppi. Bene, sfogliamo con il ditino il nostro documento PDF e andiamo a pagina 110. Limitiamoci al numero di magistrati professionisti, definiti come coloro che hanno sostenuto un apposito corso di formazione e sono stati assunti per lavorare unicamente come magistrati.

Quanti magistrati professionisti abbiamo ogni 100 mila abitanti? Undici, sì: qui in Italia ne abbiamo undici! Troppi? Vediamo: meno di noi ne hanno solo l'Irlanda (3,1), l'Inghilterra (7), la Spagna (10,1) e la Norvegia che però ne ha più o meno tanti quanti noi (10,9).
La Francia ne ha 11,9, l'Olanda 12,7, la Svizzera ne ha 16,5, l'Austria più di 20, per non parlare della Germania (24,5), della Grecia (28,4), del Montenegro (37,2) e di Monaco, che arriva ad averne ben 54,5. Cinque volte tanto rispetto a noi.
Numero di magistrati ogni centomila abitanti

Se poi vogliamo parlare del numero di magistrati non professionisti, ogni centomila abitanti, ecco la nostra più che onorevole posizione: quarti. Con dodici magistrati, veniamo dopo solo la Francia (5), la Bosnia (4) e il Portogallo (4).
Magistrati non professionisti per centomila abitanti
Beh, ma allora forse il problema risiede nel personale non giudicante (un po' come gli operatori di piano nelle scuole), ovvero i portinai, i cancellieri, i segretari e gli uomini di pulizie dei tribunali. Saranno loro ad essere di troppo. O no?
No. Ne abbiamo solo 46 ogni centomila italiani contro, per esempio, i 70 della Germania, i 93 della Spagna, i 135 della Slovenia e i 161 della Croazia!

PERSONALE GIUSTIZIA OGNI CENTOMILA ABITANTI

Uff... Beh! Ma allora forse sono questi benedetti magistrati che non lavorano. Passano il tempo a giocare a freccette, possibile?

Neppure, mi spiace: proprio no. Nel 2006 in Italia, rispetto ai casi civili, è stata presa una decisione nel merito, ovvero il processo è arrivato a termine, in 2.653.113 casi, contro i 1.588.198 casi della Germania, i 1.624.484 casi della Francia e i 1.094.505 casi della Spagna. Semmai i processi in Italia si accumulano perché siamo l'unico paese dove nel solo 2006 se ne sono aperti 2.825.543, un numero più che doppio rispetto a quelli aperti in Germania (1.104.828), in Spagna (1.169.750) e superiore di un milione rispetto a quelli francesi (1.624.484). Non sarà che in Italia la percentuale di manigoldi ogni centomila abitanti è superiore a quella di un qualsiasi altro paese civile europeo?
Sembrerebbe di sì, visto che siamo il paese con il più alto numero di nuovi processi penali per atti criminosi gravi. Nel 2006 abbiamo avuto ben 1.230.085 nuovi processi. La Germania, seconda classificata, non arriva che a 854.099 casi. Tra l'altro, li abbiamo risolti quasi tutti, dato che il numero di processi chiusi è stato di ben 1.168.044.
In compenso, questo sì, siamo la nazione europea dove divorziare dura di più: ben 634 giorni di litigate coniugali prima di arrivare a un compromesso, contro i 477 della Francia, i 321 della Germania e i 227 della Spagna.
Ma allora non converrebbe mettere fuori legge il divorzio per una decina d'anni? Così, giusto il tempo di risolvere la coda del penale. Facciamo così: ci penso e nella notte - in perfetto stile PDL - butto giù un bel disegno di legge per riformare la giustizia, sulla base di questo accorgimento. Sono sicuro che a Silvio l'idea piacerebbe, visto il capitale che deve versare a Veronica per la procedura di divorzio in corso.

Insomma, avete capito bene? Fotocopiate questi dati, consegnateli agli amici e ai colleghi di lavoro, attaccateli alle stazioni degli autobus, dei treni, alle vetrine e alle pareti dei pubblici esercizi. Soprattutto, faxateli alla redazione di Porta a Porta durante la registrazione della fatidica puntata. Dopo la performance, diffondete uno, dieci, cento, mille videoclip dove rispondete punto a punto alle confuse motivazioni delineate grossolanamente e in maniera demagogica da un esecutivo un po' troppo allergico ai dati, che qualsiasi giornalista con la schiena dritta potrebbe mettere in difficoltà sventolando una semplice fotocopia. ( E poi, ve lo ricordate Berlusconi l'ultima volta da Vespa? Non mi era parso un campione di lucidità).

Se la riforma della Giustizia acquisisce assoluta priorità sui gravi problemi che investono questo paese, il motivo non è che il potere giudiziario funziona peggio rispetto alle modalità in cui viene amministrato altrove. Forse, al contrario, dimostra di funzionare anche meglio.

Ecco, sì. Forse è questo il problema: certe toghe dovrebbero prendere esempio dai politici ed essere un po' meno zelanti!