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«TAV, opera costosa e inutile In malafede chi dice sì»

di Daniela Preziosi

«È una vicenda paradossale. In sé la Torino-Lione non ha giustificazione. E non parlo di questioni ambientali. Dal punto di vista brutalmente economico è ingiustificata: il lavoro del l'Osservatorio lo ha messo in evidenza». Angelo Tartaglia, docente di Fisica al Politecnico di Torino, è da sempre uno studioso impegnato sul fronte dell'ambiente e dei dei modelli di sviluppo.

Non ha nessun dubbio?

Ma no. Non ci sono motivazioni trasportistiche che giustificano un investimento del genere fra Italia e Francia. I traffici di merci sono in riduzione da anni, anche a prescindere dalla crisi. I flussi importanti di trasporto son tutti da nord a sud, non da est a ovest. D'altra parte il governo non ha fondi. Non è stato fatto nessuno studio per capire gli eventuali tempi di ritorno di quest'investimento. Il contrario di quello che farebbe qualsiasi imprenditore.
Il governo però continua a dichiararsi "Sì Tav" convinto.
O la classe dirigente è fatta da ignoranti, oppure prevale il cinismo, il ragionamento a cortissimo termine. I debiti coprirebbero una generazione intera, gli inconvenienti anche di più.

Anche il centrosinistra? Per la presidente Mercedes Bresso è un punto irrinunciabile del programma.

Tutta la dirigenza del Pd è su questa linea, ma vorrei vedere in una sede pubblica quanto sono in grado di sostenerlo sul merito. Le argomentazioni sono da barzelletta: "Cavour lo avrebbe fatto", "scommettere nel futuro". È il mito di un futuro fatto di merci che vanno e vengono, crescita che sale all'infinito, tutte cose del tutto irrealistiche. Fanfaluche, fantasie. Chiaro che uno poi comincia a considerare altri aspetti.

Quali?

L'opera porta una fortissima concentrazione di denaro pubblico, assegnato a un numero molto limitato di soggetti. La politica è interessata a questo.
Anche la sinistra sulla Torino-Lione dice «dipende». E comunque stringe accordi con Bresso.
Ci sono dinamiche interne che riguardano il potere, il proprio ruolo. Il sistema dell'Altà velocità italiana è un disastro economico, la Corte dei conti l'ha detto più volte. Vent'anni fa da Torino si andava in treno a Pisa in meno di tre ore. Adesso ne servono quattro e un quarto. Perché, avendo fatto l'altra linea Torino-Roma via Milano e Bologna, bisogna costringere tutti là. Traduzione: nessun collegamento diretto che non sia sull'asse Bologna-Firenze. E anche la sinistra è stata presa dal complesso di chi è tagliato fuori dagli sviluppi dell'economia. È sudditanza al mondo industriale, che se dovesse pagare di tasca propria non farebbe mai queste operazioni. Fiat è coinvolta in questa vicenda come realizzatore. Altrimenti non si capisce tanta insistenza: ripeto, non ci sono flussi di merci tali da giustificarla. E un valore aggiunto per l'industria locale non c'è.

I valsusini però sembrano ormai isolati. Hanno fatto errori?

Può darsi. Il movimentismo ha dei limiti. C'è stata una polemica di anni con l'Osservatorio, considerato una trappola. Da una parte avevano ragione: il governo non aveva certo intenzione di prenderne sul serio le conclusioni. Dall'altra avevano torto: in quel modo si è potuto ufficialmente raccogliere informazioni. C'è comunque la diffidenza contro tutte le istituzioni. Ma non se ne può fargliene una colpa. Dall'altra parte ci sono i farabutti che hanno spregiudicatamente disinformato e demonizzato. I grandi quotidiani e la Rai hanno fatto solo propaganda.

Il sindaco Chiamparino dice che gli scontri sono il segno della sconfitta dei No-Tav.

Chiamparino spieghi piuttosto i metri cubi aggiunti a Torino e i conti in rosso delle Olimpiadi. Sconfitti? Quando hanno fatto la manifestazione, per la questura erano 20mila. Se in questi anni, come diceva la propaganda, il movimento era ridotto a niente, sfaldato, diviso, da dove sono sbucati?
Questa vicenda peserà al voto delle regionali?

Credo di no. Fuori dalla valle la gente conosce solo la propaganda e non sa che pesci pigliare. In valle il credito della politica è sempre più scarso. E finisce che aumenta l'astensionismo.

Fonte articolo: www.ilmanifesto.it

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