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Luttazzi, Decameron in odore di B.

di Beatrice Borromeo

"La fiducia degli italiani in Berlusconi è oltre il 70 per cento", dice Daniele Luttazzi. E lo spiega così: "Il rapporto di Berlusconi con gli italiani è come un rapporto anale tra un uomo e una donna. All’inizio fa molto male, e sembra che alla donna non piaccia. Ma Berlusconi esercita pressione costante. Poi, grazie alla mediocrità dell’opposizione, gli spazi si allargano. Nella terza fase, quella in cui l’Italia è oggi, non brucia più ed è solo piacere". Si apre così Decameron, il dvd in edicola con il Fatto Quotidiano (a 9,80 euro) in cui Daniele Luttazzi esplora i suoi temi preferiti: politica, sesso, religione e morte. E che, soprattutto, risponde alla questione che logora il popolo viola: se il presidente del Consiglio è così terribile, perché la gente lo vota? "Berlusconi usa sofisticate tecniche che vengono dall’America , possibili grazie al suo impero mediatico: si crea dei nemici immaginari, come la stampa avversa o i giudici comunisti, in modo che la gente pensi costantemente agli ostacoli che deve affrontare. Ha delle debolezze, e queste fanno credere agli elettori di conoscerlo: si affezionano a lui".

Luttazzi, quindi il cucù ad Angela Merkel e la battuta su Obama abbronzato sono modi di rubare la scena?

Berlusconi riesce ogni volta a diventare protagonista di una microstoria, cosicché i giornali parlino sempre di lui.

Cosa guadagna a stare al centro dell’attenzione?

Con queste tecniche riesce a trovare consensi anche negli strati sociali che lui in realtà penalizza. La politica di Berlusconi è reazionaria e classista, ma gli operai lo votano. E’ un fenomeno tutto italiano.

Quindi secondo lei il comportamento del Cavaliere è frutto di uno studio.

Certo: e viene da lontano. Basti pensare a quella famosa intercettazione telefonica in cui Berlusconi racconta a Dell’Utri dell’attentato di via Rovani.

Quando esplode una bomba, e Berlusconi pensa sia opera di Vittorio Mangano. Una bomba "fatta con molto rispetto, quasi con affetto".

Esatto, tutti ricordano i due che ridono dicendo: “Lui (Mangano), non sa scrivere, mette una bomba”. Ma a margine di quella telefonata c’è un’altra parte molto interessante: Berlusconi chiede a Dell’Utri notizie su un insegnante di retorica e oratoria, in Svizzera, perché vuole mandare anche i suoi figli, Marina e Piersilvio, che all’epoca erano piccolini, a lezione.

A scuola di propaganda?

Sì, perché tutto quello che Berlusconi ha fatto in Italia è frutto di una grande opera di propaganda. Ecco perché presidia in maniera militare quelle zone in cui la propaganda può essere contrastata.

Pensa alla televisione?

Certo, in tv ormai sono praticamente tutti succubi. O almeno vinti.

E la Rai, con la scusa della par condicio, ha bloccato le trasmissioni politiche fino al voto per le regionali.

È gravissimo. Ricordiamo che Berlusconi invitava i suoi candidati a rivolgersi agli elettori come se avessero 11 anni: li considera bambini da gestire. La gente decide chi votare nell’ultima settimana della campagna elettorale. Quindi, invece di consentire l’informazione fino all’ultimo giorno utile, si cancella tutto quanto. Così vince chi ha più mezzi di propaganda: Berlusconi.

Decameron però non parla solo di Berlusconi.

Certo che no, nel monologo analizzo le varie tecniche di comunicazione: ci sono anche Di Pietro, il Pd, Bossi e Ferrando, una new entry della politica: è come Plutone nel sistema solare.

Che pensa della svolta dell’Italia dei Valori che appoggia l’inquisito De Luca?

Penso che da un anno a questa parte Di Pietro non sbagliava una mossa di comunicazione.

Diceva che non c’è più neanche il tentativo di camuffare.

Certo, perché l’ultimo rifugio dei mascalzoni è l’arroganza. Ormai il Berlusconi comunicatore ha sdoganato quasi tutto, dalla prostituzione alla corruzione.

Come si affronta un personaggio così forte?

É questo il punto. Quando ci si confronta con lui, se si è sprovveduti, se non si hanno le stesse armi di comunicazione, Berlusconi vince.

Consiglia al Partito democratico di prendere ripetizioni?

A parte il fatto che il Pd non conosce assolutamente queste tecniche e sbaglia comunicazione di continuo, ha un problema molto più serio: non è un partito. Un partito è una parte che difende gli interessi di una fetta della popolazione, che poi devono riguardare tutta la società. Il Pd non rappresenta più nessuno.

Bersani si sta applicando per rinfrescare la sua immagine: ora commenterà Sanremo su Youdem tv.

Appunto. La narrazione emotiva ti serve per comunicare in maniera efficace un’idea. Ma se l’idea non c’è, non c’è tecnica che tenga. L’unico slogan che potrebbero avere è questo: “Pd, il non partito”! In questo modo magari raccoglierebbero i voti di chi è contro i partiti.

Oggi il Decameron non servirebbe più: basta leggere i giornali per trovare storie di sesso.

Boccaccio
, senza saperlo, inventò il pensiero laico moderno. È la vera risposta al confessionale di Dante Alighieri. Di questo pensiero laico oggi c’è bisogno perché l’Italia è bloccata anche per questi motivi.

Quali?

Veniamo educati sin da piccoli a concepirci come gregge guidato da un pastore.

Dicevamo che la cronaca è piena di scandali sessuali: da Patrizia D’Addario, a Marrazzo, alle recenti vicende della Protezione civile.

C’è un sacco di materiale da cui attingere! Io poi sono l’unico in Italia a fare satira analizzando la realtà attraverso il sesso. La satira utilizza il sesso con una visione liberatoria, però attraverso il sesso passa il controllo sulle persone e passano una serie di politiche del corpo: le biopolitiche. Tutto passa attraverso il sesso.

Passano anche i ricatti.

Questo fa parte della degenerazione. Sarebbe interessante analizzare il rapporto tra uomo e donna vissuto dai personaggi pubblici. Quando un politico si sottopone a certe infrazioni, è ovvio che si comporti da perfetto imbecille, perché l’arena politica è oggi dominata da spiriti animali che non vanno tanto per il sottile. Se ti esponi anche al ricatto sei proprio un imbecille. Quindi come minimo ti devi dimettere. L’unico che non si dimette è appunto Berlusconi.

Neanche Bertolaso, che non è ancora un politico ma ha un ruolo chiave, se ne va.

Bisogna vedere in che modo il comportamento sessuale ti parla di scelte di potere. Non è disgiunta la cosa. Come sei al potere, nello stesso modo sei a letto. È molto stretta la connessione.

Ma lei come giudica queste storie?

In questi casi il moralismo è una tentazione facile, ma completamente inefficace dal punto di vista della comunicazione. Oggi i giornalisti dicono: “Voi siete immorali e noi siamo onesti”. L’autore satirico si deve porre in modo diverso. Lenny Bruce, grande autore satirico americano, negli anni Cinquanta diceva: “Io sono un corrotto e voi siete come me!”. É molto più forte dire “Io sono immorale e voi pure, però voi avete un incarico di responsabilità e quindi non potete stare lì”. É un atteggiamento più maturo e si evita la ritorsione contro-moralistica che c’è quando si denuncia il malaffare.

La tipica reazione è di infangare chi denuncia.

Ma la denuncia del malaffare è valida in sé, indipendentemente da chi la fa. Bisogna arrivare alla consapevolezza che tutti siamo corrotti, quindi è inutile puntare il dito per dire che loro sono corrotti e noi invece no. Non è efficace.

Quando torna in tv?

Io sono sempre in agguato, se pensano di escludermi per sempre si illudono perché il tempo è dalla nostra parte

Da il Fatto Quotidiano del 16 febbraio

link: http://antefatto.ilcannocchiale.it

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