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New York contro Mister B.

che tristezza dover dare ragione a questi newyorkesi!

di Paolo Cardone

"Noi in America siamo ridotti male ma vorrei sperare che il nostro sistema di governo non deteriori mai al punto tale da poter avere un Berlusconi al potere". È l'opinione di un nero di mezza età a cui ieri sera ho chiesto che cosa avesse pensato del film "Videocracy" che aveva appena visto nell'unico cinema di New York dove è in cartellone da venerdì mattina. Esce dalla sala insieme a una trentina di persone, una manciate delle quali sono italiani che vivono a New York. Non è esattamente una folla, considerato che è venerdì sera, ma comunque si tratta di un pubblico attento che ha seguito "Videocracy" con grande interesse.

Chiedo al nero se è mai stato in Italia. Dice di no e aggiunge che questo documentario gli fa passare la voglia di andarci. "Sono veramente così stupide le donne italiane?", mi chiede. Sto per spiegargli che molte donne non la pensano affatto così quando interviene una ragazza americana, anche lei appena uscita dalla proiezione, e vuole dire la sua. "Sono stata in Italia e quello che ho visto in questo documentario non ha niente a che vedere con l'Italia che conosco io. Mi ha dato il voltastomaco. Mi ha fatto letteralmente stare male".

Le chiedo cosa l'ha spinta a vedere "Videocracy". Mi risponde che l'idea era stata di un suo amico che poche ore prima aveva letto la recensione positiva sul New York Times. Interviene lui allora. "L'ho convinta a venire a vedere questo film perchè Berlusconi è un personaggio fastidiosamente affascinante. Prima di oggi pensavo fosse merito solo suo se riesce sempre a farla franca ma questo documentario mi ha fatto capire che sono gli italiani a volerlo. Sembra che non pensino ad altro che a cose frivole. Mi sono parsi molto superficiali". E' una signora sulla cinquantina di nome Judy che lo interrompe. "Sono stata molte volte in Italia e gli italiani per fortuna non sono tutti così ossessionati con la voglia di farsi vedere in tivù. Gli italiani in questo film sono il peggio del peggio. Si sono fatti fare il lavaggio del cervello".

Mentre si forma la fila per la proiezione successiva, il pubblico che ha appena visto "Videocracy" esce dall'Ifc Center e sulla Sesta Avenue si trova davanti a un gruppo di italiani con uno striscione anti Berlusconi. Rappresentano il popolo viola di New York, gli stessi che in autunno erano andati a manifestare a Times Square per il no-B Day.

Non bastano una decina di italiani davanti all'IFC Center a sensibilizzare 300 milioni di americani e non bastano neppure una trentina di newyorkesi al cinema. L'impatto di "Videocracy" dunque sta principalmente nelle recesioni, soprattutto quella lunga mezza pagina sul New York Times di venerdì.

Una curiosità. Le recensioni dei film – è prassi comune a New york – sono pubblicate contemporaneamente lo stesso giorno del debutto di un film. Dei tre quotidiani di New York solamente due ? il Times e il Daily News ? hanno parlato di "Videocracy". Non una riga invece sul New York Post che, guarda caso, è di proprietà del grande rivale di Berlusconi, Rupert Murdoch. Eppure, vengo a sapere per vie traverse, i critici del Post erano stati invitati all'anteprima per la stampa e avevano anche ricevuto in redazione copie del dvd.

Che siano venute indicazioni dall'alto di non parlare del documentario? Eppure è un film critico del nemico Silvio. Ma forse in generale Murdoch preferisce che non si parli troppo di media e potere. Potrebbe essere un tema troppo vicino alla sua realtà."Noi in America siamo ridotti male ma vorrei sperare che il nostro sistema di governo non deteriori mai al punto tale da poter avere un Berlusconi al potere".

dal sito http://espresso.repubblica.it

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