Democrazia: capovolgere prima dell’uso
Lettura consigliata!
Secondo la Costituzione il voto è un “dovere civico”. Ma questo poteva  andare bene nel 1948. Oggi è il non-voto a essere un dovere. Morale.  Oggi di italiani contenti se ne trovano pochi.
Che siano di  destra, di sinistra o indecisi, ormai quasi tutti sentono il fiato della  crisi economica sul collo, e si lamentano sistematicamente ai quattro  venti.“Paese di merda!” “Io me ne vado, qui non si può vivere”. “Siamo  governati da una banda di delinquenti”.
Naturalmente lo sappiamo  tutti che quella “banda di delinquenti” la votiamo noi, ma se qualcuno  prova solo a suggerire di smettere di votarli, si sente rispondere con  disdegno che "tanto non cambia nulla".
Il problema è tutto qui.
Cinismo,  pigrizia mentale e pochezza morale concorrono ad una situazione  paradossale che si potrebbe sintetizzare in questo modo: mi faccio del  male da solo, ma non ho alternative, e quindi continuo a farmelo.  Apparentemente, la cosa può sembrare vera: anche se uno non vota lo  fanno tutti gli altri, e quindi il problema rimane. Un pò come agli  incroci cittadini, che nell’ora di punta tutti occupano  disordinatamente, pur di arrivare a casa “prima dell’altro”, invece di  rispettare il semaforo. Se lo facessero tutti – dice ciascuno – io sarei  il primo a rispettare il semaforo. Se invece lo fai da solo, non solo  non serve a niente, ma ti prendi anche del cretino da quello dietro, che  ti suona per farti passare a tutti i costi, nonostante il rosso.  Dall’alto del suo palazzo il potente osserva soddisfatto i suoi  popolani, ...
... che si scannano fra di loro invece di  organizzarsi per un vantaggio comune.
Ora, finchè si tratta di  intasare un incrocio “perchè tanto lo fanno tutti”, si perde al massimo  un pò di tempo sulla strada di casa. Quando invece continui a votare dei  delinquenti, “perchè tanto lo fanno tutti”, diventi un delinquente come  loro. Il motivo è molto semplice: la nostra è una democrazia  rappresentativa, nella quale tu eleggi un tuo concittadino perchè vada a  rappresentare la tua volontà in parlamento. Se poi quel parlamento  decide, ad esempio, di privatizzare l’acqua, lo avrà fatto in tuo nome, e  quindi sarai tu a dover rispondere alla storia per aver rinunciato al  libero uso di uno dei beni più essenziali di cui disponga l’umanità. E  la cosa più divertente è che non solo non trarrai il minimo beneficio  economico da questa privatizzazione, ma sarai proprio tu ad arricchire  la nuova società dell’acqua, che da oggi dovrai pagare a peso d’oro.
Pensa  che meraviglia: hai scelto qualcuno che rappresentasse la tua volontà, e  costui ha deciso di danneggiarti in modo palese, sostanziale e  duraturo. E tu alla fine del mandato, invece di chiedergli conto di  quello che ha fatto, torni a votarlo dicendo che “tanto non c’è  alternativa”. Nemmeno il peggiore dei masochisti arriverebbe a tanto.  Qualcuno potrà obiettare che in realtà lui ha votato un partito, e che è  stato il partito a scegliere chi mandare in parlamento. Ma il problema  non cambia: se torni a votare un partito che in passato ha mandato  delinquenti in parlamento, a) lo stai autorizzando a fare la stessa  cosa, e b) implicitamente approvi quello che hanno fatto in passato.
E  finora abbiamo parlato solo di acqua, ma quello che hanno fatto i  nostri governi – sia di destra che di sinistra, indistintamente – negli  ultimi 20 anni va ben oltre la privatizzazione di un bene comune. A  partire dagli anni ‘90 i nostri governi hanno sistematicamente svenduto  l’Italia agli stranieri, rendendoci ancora più schiavi del capitale  estero, invece di liberarci una volta per tutte dalla morsa del piano  Marshall.
A partire dagli anni ‘90 i nostri governi hanno  sistematicamente soggiaciuto al potere del Vaticano, invece di liberarci  una volta per tutte da una schiavitù – psicologica, morale e materiale –  che dura da millenni. A partire dagli anni ’90, invece di proseguire  sulla strada indicata da Tangentopoli, i nostri politici hanno ripreso,  incrementato e perfezionato il sistema di spartizione del denaro  pubblico, moltiplicando il livello di corruzione fino quasi ad  istituzionalizzarlo: oggi non c’è pubblico incarico che non si muova  senza un equivalente movimento di denaro, come naturalmente non c’è  spesa pubblica che non contenga una quota sostanziale di tangenti, per  ciascuno dei livelli coinvolti. Ne risulta che da una parte il cittadino  lavora per mandare soldi allo stato, e dall’altra manda al governo  gente che sistematicamente glielo ruba. A partire dagli anni ‘90 i  nostri governi hanno mandato più volte in guerra i nostri soldati in  palese violazione della nostra Costituzione. Ogni volta che l’Italia ha  partecipato ad attacchi o invasioni di nazioni sovrane, inoltre, violava  i più importanti accordi internazionali, e i più fondamentali principi  del rispetto della vita umana.
Le chiamavano missioni di pace, ma  da Aviano partivano bombardieri carichi di ordigni all’uranio  impoverito, che venivano sganciati senza pietà sui civili della  ex-Jugoslavia. Persino in una guerra convenzionale – per quanto  legittima la si possa considerare - questo tipo di azioni sarebbe  severamente proibito dalla Convenzione di Ginevra, a cui l’Italia ha  aderito sin dal primo giorno. Abbiamo scelto a rappresentarci delle  persone che hanno violato leggi, convenzioni e costituzioni, e che hanno  ucciso distrutto e devastato nel nostro nome – rendendo noi stessi  degli assassini - e noi torniamo tranquillamente a votarle, perchè  “tanto non c’è alternativa”. La democrazia - ti dirà il solito cinico – è  solo una presa in giro. In realtà è un sistema di controllo inventato  apposta per illudere le masse di gestire il potere, mentre al potere ci  saranno le stesse persone di sempre, alle quali delle masse non può  importare di meno.
Ma siamo proprio sicuri, che non esista una  alternativa? La democrazia infatti non è un obbligo, che ti impone di  votare qualcuno a tutti costi, ma un privilegio, che ti permette di  scegliere da chi vuoi essere rappresentato nella gestione della cosa  pubblica. Se quindi vai alle urne, e non trovi nessuno degno di  rappresentarti, semplicemente non voti per nessuno e torni a casa. Al  massimo, avrai fatto una bella passeggiata fino alla scuola comunale.
è  il principio di accettare per buona la rosa dei candidati che ci viene  offerta, a farci concludere che “tanto non c’è niente da fare”. Certo,  con quei candidati non ci sarà mai nulla da fare, che discorsi! Sono  figli di un sistema marcio alla radice, che non poteva che generare  gente dello stesso spessore morale. Quando mai uno scarafaggio ha dato  luce a una farfalla? Ma non sta scritto da nessuna parte che si debbano  accettare per forza quei candidati, nè i partiti che poi li  sceglieranno. Se nessuno ti soddisfa, trattieni il tuo voto e torni a  casa.
A questo punto il cinico dice: “non votare non serve a  nulla, perchè tanto votano gli altri”. La prima risposta è questa: non  importa se serve o non serve. Innanzitutto, non votare una classe  politica criminale significa a) non approvare i loro crimini passati, e  b) non autorizzarla a commetterne di nuovi. Questo già dovrebbe bastare,  ad un individuo con un minimo di rettitudine morale.
In secondo  luogo, bisogna vedere se davvero “non serve a nulla” trattenere il  nostro voto, o se sia invece questo ragionamento a nullificare l’intero  concetto di rappresentatività popolare. Perchè mai credete che i  politici, che ignorano sistematicamente le nostre necessità quando  stanno al governo, ci corrono dietro come delle mammolette appena inizia  il periodo elettorale? Come si spiega che per cinque anni rubino  svendano e distruggano a piacimento, senza minimamente curarsi di noi,  ma poi diventino degli angioletti, pieni di belle parole e di buone  intenzioni, in campagna elettorale? Proprio perchè la nostra è una  democrazia rappresentativa, e senza il nostro voto loro non possono più  fare nulla. Senza il nostro voto loro non esistono più.
A questo  punto anche un bambino capirebbe che il coltello dalla parte del manico  l’abbiamo noi, e che quindi saremmo perfettamente in grado di dettare le  nostre condizioni, prima di dare quel voto. Invece ci sediamo incantati  ad ascoltare le loro favolette, che parlano vagamente di “riforme”, di  “crescita” e di “posti di lavoro”, e poi ci torturiamo per intere  settimane per decidere chi sia meglio e chi sia peggio. Alla fine  regaliamo il nostro voto al “meno peggio” – pur di non rinunciare a dire  la nostra - e corriamo a casa per iniziare a bestemmiare contro di lui.
Questa  non è democrazia. è criminalità organizzata. E le elezioni non sono un  mandato a governare, ma un’autorizzazione a delinquere. Che firmiamo noi  di nostro pugno, legislatura dopo legislatura.
Certo che la  democrazia è una presa in giro, se praticata in questo modo, ma siamo  noi a renderla tale, usandola senza ragionare, e senza il minimo senso  di responsabilità. Se il politico ha un bisognotalmente disperato del  nostro voto da arrivare a rendersi ridicolo, con le sue favolette  elettorali, come si può pensare che non cambi nulla nel non darglielo?  Se questa gente corre su e giù per l’Italia come un criceto impazzito,  pur di raggranellare mezzo voto in più, vorrà dire che quei voti le  servono a qualcosa, non credete? Le servono per tornare in quel posto  meraviglioso dove prendi uno stipendio esorbitante per non fare nulla di  utile, mentre gestisci con grande “elasticità” milioni di miliardi di  euro prodotti dal sudore della gente che lavora. Chi non vorrebbe  tornarci, in un posto del genere? E chi non sarebbe disposto a  calpestare persino la madre, la moglie o la sorella, pur di farlo? Cosa  vuoi che sia, firmare una leggiucola che privatizza l’acqua sorgiva,  quando ho la possibilità di entrare in quota nella nuova società che la  venderà a peso d’oro? Tanto - ragiona il politico - fra cinque anni chi  mi ha votato non se ne ricorderà più, e al massimo sto fuori un turno,  che mi serve per preparare meglio la mia rete di contatti, e rientrare  alla grande in quello successivo. La vera alternanza politica è questa:  chi ruba, e chi sta all’asciutto. Facciamo un po’ per uno, e lasciamo  che sia il popolo a decidere ogni volta a chi tocca.
Ma questa  non è democrazia, è criminalità organizzata, e le elezioni non sono un  mandato a governare, ma una vera e propria autorizzazione a delinquere.  Che firmiamo noi, di nostro pugno, legislatura dopo legislatura.  D’altronde, finchè continueremo a dare il voto a questa gente, senza  pretendere nulla in cambio, non potremo illuderci che costoro si  sforzino di fare meglio la volta successiva. Perchè mai dovrebbero  provarci? è quindi “votando comunque”, casomai, che non cambia niente.  La democrazia prevede una forte responsabilità in chi demanda il proprio  potere decisionale, e una responsabilità ancora maggiore in chi viene  incaricato di esercitarlo. è quindi naturale che fra le due parti debba  esserci prima un accordo chiaro e dettagliato, in modo da poter  rispondere ciascuno delle proprie responsabilità, alla fine del mandato.  Non si può mandare al governo gente che dice “farò le riforme” mentre  si mette annoiata le dita nel naso, senza chiedergli di specificare  tempi, modalità e termini precisi di tali riforme.
Ecco chi comanda, in democrazia. Siamo noi ad avere il coltello dalla  parte del manico. Però dobbiamo sapere con precisione cosa vogliamo,  prima di scegliere qualcuno che vada a farlo per nostro conto. Per poter  utilizzare quel coltello nel modo giusto, infatti, dobbiamo poter  chiedere conto al candidato del suo operato con estrema precisione, alla  fine del mandato, e questo è possibile solo se i suoi impegni iniziali  erano stati altrettanto precisi e dettagliati.
Non c’è bisogno di  limitare per legge - a due, o tre legislature - la presenza in  parlamento dei deputati. Saremo noi a rimandarceli se ci hanno  soddisfatto in quella precedente, e a cancellarli per sempre dalla lista  dei “deputabili”, se invece hanno tradito i loro impegni. (Idem per i  partiti, se votassimo quelli). Invece ce ne stiamo qui seduti come degli  imbecilli a farci raccontare delle favolette senza senso, durante le  campagne elettorali, e poi mandiamo questa gente al governo con un  impegno talmente vago che non solo loro si fanno i porci comodi, ma alla  fine noi non sappiamo nemmeno più con chi prendercela. Se ciascun  cittadino rispettasse il semplice principio della democrazia  rappresentativa, che prevede di eleggere chi si impegni a fare per tuo  conto ciò che tu ritieni giusto – e non “il meno peggio” - i non-voti  sarebbero talmente tanti che i politici sarebbero immediatamente  obbligati a scendere a patti con il proprio elettorato. Sia chiaro: per  non-voto si intende schede bianche, o preferibilmente nulle (per evitare  “appropriamenti indebiti”), non si intende assolutamente di non andare a  votare. Alle urne bisogna recarsi fisicamente, per fare la propria  parte. Se poi non c’è nessuno che riteniamo degno di rappresentarci  (persona o partito fa poca differenza), annulliamo semplicemente la  scheda e torniamo a casa.
Certo, non è facile rinunciare al  diritto di far sentire la propria voce, ma dobbiamo renderci conto che  un non-voto di questo tipo è forse la voce più potente che si possa  esprimere nella nostra attuale situazione, mentre usufruire di quel  diritto senza avere una reale scelta di fronte è solo una colossale  presa in giro. Inizialmente, le bianche e le nulle potranno anche finire  nel calderone degli altri (si dividono persino quelle, pur di  rafforzare la loro legittimazione), ma quando le quote di voti effettivi  cominciassero davvero a calare, nessun politico potrebbe permettersi di  andare al governo senza un reale mandato.
Lo strumento per  governare correttamente ce l’abbiamo, dobbiamo solo capovolgerlo prima  dell’uso.
Massimo Mazzucco
dal sito www.luogocomune.net


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