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Una giornata con l’uomo-rating

di Alessandro Robecchi

Giornata schifosa. Non erano ancora le nove e mezza che Moody’s mi declassava da AApiù a AAmeno. Sfiga nera. Lì per lì non me ne sono accorto, poi mi ha chiamato il meccanico, un po’ brusco: glieli davo o no ‘sti trecento euro che gli devo da un mese? Va bene, passo di lì domani, dico, con l’incoscienza della beata gioventù. Signorile ma conciso lui mi fa: “Col cazzo, amico, tu sei classificato debito di buona qualità ma soggetto a rischio futuro. Passa entro mezzogiorno se no ti privatizzo il pedale del freno”. Dovevo capirlo già lì che sarebbe stata dura. Ed era solo l’inizio. All’ora di pranzo un signore che si presenta come un certo Starndard & Poor’s in persona mi comunica al citofono che a causa di un’improvvisa tempesta sui mercati internazionali scendo a BAA. Salga un momento, gli dico, parliamone, le offro un caffè. E quello per tutta risposta: “E’ scemo? Se qualcuno mi vede familiarizzare con un grado di protezione medio come lei salta in aria il Portogallo”. Insomma, non era nemmeno l’ora di pranzo ed eccomi già mezzo greco, con quel misto di terrore e rabbia che contagia noi umani sull’orlo del baratro. Prima delle tre ero nervoso come un cobra, alle cinque mi aspettavo il peggio. Alle sei meno dieci arriva un sms di Moody’s che dice: “Spiacenti per errore di comunicazione, il suo rating ritorna tripla A. Complimenti, saluti alla signora”. Non so dirvi il sollievo, che però dura poco. Suonano alla porta. Chi può essere a quest’ora? I testimoni di Geova? I maniaci di Lotta Comunista che vogliono un euro? E’ un tizio con la faccia da fesso che si presenta: “Fitch Ratings, signore, mi duole comunicarle che scende improvvisamente a BBmeno, debito con bassa probabilità di ripagamento”. Se ne vada, dico io, acido. “Certo signore, prendo solo il televisore e due sedie”. Ora sono le nove passate, se rinuncio a scuola, pensione e sanità viene un tedesco a portarmi la cena. Mi sento un po’ triste, ma molto moderno ed europeo, immerso nel mercato. Fino al collo.

dal sito http://www.alessandrorobecchi.it/

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