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Marea nera. Il silenzio dei finti tonti.

di Debora Billi

Da giorni seguo questa faccenda della "marea nera" , un disastro ambientale senza precedenti: non tanto per la sua attuale estensione (pur notevole) quanto per il fatto che, al momento, pare destinata ad espandersi ad oltranza.


Quello che davvero mi sbalordisce è come i nostri media NON stiano informandoci sulla vicenda. I quotidiani online per ore o giorni interi non hanno neppure un titoletto in home page, eppure posto ce ne sarebbe, se togliessimo il compleanno di Clint Eastwood o uno dei 3 o 4 articoli calcistici; i telegiornali nazionali non la menzionano neppure, preferendo i soliti gatti salterini. E' una notizia noiosa? Poco interessante? Forse: ma quando si tratta di vulcani, terremoti e tsunami ci toccano ore e ore di servizi strazianti in cui si sguazza nella disgrazia. Anche i disastri ambientali sono spesso ghiottonerie per la TV piagnona, e ricordo quando Saddam causò il medesimo tipo di inquinamento petrolifero nel Golfo Persico ci toccarono persino le interviste ai cormorani coperti d'olio (e per giunta falsi, come si scoprì in seguito).

Stavolta niente animazioni angoscianti, niente "esperti" che ci descrivono il disastro, niente WWF che invoca iniziative per la fauna marina, niente interviste ai poveri pescatori col pupo in braccio e niente previsioni per i prossimi giorni. Niente di niente, eppure ce ne sarebbe da dire per fare audience.

Non crediate sia la solita mala informazione italica. Lo stesso accade in USA, Paese direttamente coinvolto dalla catastrofe ambientale e dove si rischia seriamente di compromettere migliaia di chilometri di habitat costiero, per tacere delle migliaia di posti di lavoro. Eppure, gli americani lamentano come anche da loro i principali TG tacciano per giorni interi, senza riferire alcunché riguardo alla marea nera. Si trasmettono appena le notizie indispensabili in poche parole.

Come mai succede ciò? In USA la storia è estremamente imbarazzante per il governo. C'è un comando unificato che sta gestendo la crisi (qui il sito), di cui fanno parte una serie di agenzie governative (dal NOAA all'Homeland Security ai vari dipartimenti ambientali dello Stato) e in primis la BP, che sarebbe l'unica in grado di venire tecnologicamente a capo della matassa. Ma il problema è proprio che non si sa come venirne a capo: e pubblicizzare un fallimento dietro l'altro, seguendo contemporaneamente l'inesorabile allargarsi della macchia sulle coste di mezzi Stati Uniti non è un granché per l'immagine, per tacere dei cittadini infuriati e dei pescatori del Sud a cui occorrerebbe francamente dire "cambiate mestiere, voi i vostri figli e i vostri nipoti".

E in Italia? Beh, che una piattaforma possa di punto in bianco esplodere, causando un simile inarrestabile cataclisma, e che le compagnie petrolifere non abbiano la più pallida idea di come fermarla non è cosa da raccontare al TG1, soprattutto considerando che l'Adriatico, lo Ionio e il Canale di Sicilia possono vantare ben 115 piattaforme, quasi tutte per l'estrazione di gas più qualcuna petrolifera. Qualcuno potrebbe chiedersi se sono sicure, se proprio ne abbiamo bisogno (visto anche che il petrolio estratto è di bassissima qualità). Il Ministero ha disposto l'immediato blocco di tutti i permessi di trivellazione, e il controllo di tutti gli impianti offshore, ma anche questa è una notizia poco pubblicizzata...



Marea nera. E ora ci buttiamo la monnezza.
 
E' davvero incredibile la gestione di questa crisi sul fondale del Golfo del Messico. Le ultime notizie sono della serie "non si sa se ridere o piangere". Però, se francamente non è lecito incolpare i pur bravissimi tecnici per non sapere rispondere ad un evento senza precedenti e dalle sfide insormontabili, è forse più lecito risentirsi per essere arrivati a questo punto a causa di una probabile incuria nei confronti dei potenziali rischi (pare che la piattaforma sia esplosa per una sottovalutata fuoriuscita di gas).


Insomma, l'ultima pensata dell'unità di crisi è quella di gettare monnezza nel pozzo. Proprio così: vecchi pneumatici fatti a pezzi e palle da golf, parola di CNN online. Lanciati ad alta pressione, con la speranza di tappare tutto "come si fa per otturare un gabinetto". Se qualcuno telefona alla BP, magari abbiamo trovato il modo di liberarci delle ecoballe napoletane.

Per come si stanno mettendo le cose, se anche questo sistema non funziona l'ultima chance sarà quella di lanciarci dentro giovani vergini.


dal sito http://petrolio.blogosfere.it/

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