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Il trucco c’è e si vede

di Luigi Pecchioli

La manovra economica correttiva fortemente voluta dal Ministro Tremonti ed imposta obtorto collo a Berlusconi è stata varata. L’iter di questa manovra è stata accompagnata da una litania recitata da ogni esponente del governo e della maggioranza, una frase ripetuta che assomigliava ad un mantra tibetano e che doveva avere gli stessi effetti tranquillizzanti: “con questa manovra non metteremo le mani nelle tasche degli italiani”. Anche oggi il Presidente del Consiglio, in collegamento telefonico con l’amico Belpietro su Canale 5, ha ribadito: “Abbiamo rimesso la barca sulla giusta rotta senza mettere le mani in tasca agli italiani”.

Ma le cose non stanno proprio così. 

L’ipocrisia di fondo è considerare “mettere le mani in tasca” esclusivamente l’aumento delle tasse dirette statali (IRPEF e IRPEG). Ma, evidentemente, esistono numerosi modi indiretti per sottrarre denaro agli italiani che portano allo stesso risultato: la riduzione della propria disponibilità monetaria.
Il primo ed il più facile è lasciare che il “lavoro sporco” venga fatto da altri. La manovra taglia i trasferimenti alle Regioni in due anni per oltre 10 miliardi di euro, ed alle Province ed ai Comuni per complessivi 3 miliardi e 200 milioni di euro; i casi sono due: o gli enti locali risparmiano, tagliando drasticamente i servizi che offrono al cittadino, o sono costretti ad aumentare le tasse locali. Nel primo caso il cittadino è costretto a sborsare dei soldi per pagare privatamente quello che l’ente pubblico non gli può più offrire, nel secondo è costretto a pagare più tasse. Non credo che a qualcuno di noi interessi se le mani nelle nostre tasche l’ha messe lo Stato o il Comune o la Regione o se siamo stati noi a mettercele per pagare qualcosa che prima non pagavamo: il risultato è lo stesso.
Anche il peggioramento di un servizio o di un bene pubblico è un costo, non immediatamente visibile, ma che in futuro si farà sentire: ad esempio la ridotta manutenzione stradale, la limitazione dei controlli e degli interventi sugli impianti fognari ed idrici, porteranno ad un decadimento più rapido di quei beni ed all’aumento di disagi e sprechi che sono comunque un costo per la collettività. Anche la riduzione o la soppressione di eventi culturali, quando hanno un loro valore oggettivo, importa un danno economico (riduzione delle presenze turistiche in alberghi e minor flusso per la ristorazione ed il commercio) che porta impoverimento.
Un secondo modo è aumentare le imposte indirette, ovvero introdurre nuovi balzelli, non collegati direttamente al reddito. La manovra introduce il pedaggio per i raccordi autostradali e la tassa (iniqua) a carico dei turisti che si recano a Roma di 10 euro: se i nostri governanti avessero letto i commenti dei turisti soprattutto stranieri sul trattamento che ricevono nel nostro Paese, considerato caro, con servizi costosi, ma scadenti e pronto alla truffa ed al raggiro del turista per spillargli denaro (soprattutto a Roma), forse ci avrebbero pensato un po’ su prima di introdurre queste misure. Ma tant’è. Naturalmente siccome a ciascuno di noi capita di percorrere i raccordi autostradali (che collegano fra loro molte località), ecco che ci tolgono del denaro “senza mettere le mani in tasca”.
Un terzo modo, molto gettonato, è quello di diminuire o congelare gli stipendi, misura che, a fronte della svalutazione della moneta che l’inflazione naturalmente determina e dell’aumento costante dei prezzi delle merci e dei servizi, determina lo stesso impoverimento che avrebbe portato un aumento della tassazione su stipendi adeguati all’inflazione. La manovra economica congela gli stipendi degli statali per quattro anni, oltre a tagliare gli stipendi di funzionari, magistrati e manager di importi del 5% ed il 10%, solo però per stipendi sopra rispettivamente i 90.000 ed i 130.000 euro.
Piccola notazione: poiché gli stipendi degli onorevoli sono collegati a quelli dei magistrati di Cassazione (cosa che ha permesso ai nostri politici nel passato di dire che non si aumentavano lo stipendio, perché furbamente aumentavano quello dei magistrati…) il taglio per questi ultimi è sì del 10%, ma calcolato sulla quota eccedente i primi 80.000 euro e non su tutto il percepito. Le valutazioni le lascio a voi.
Non entro nel merito delle altre misure adottate con questa manovra, rinvio delle finestre per il pensionamento, condono catastale, ecc. che aggravano situazioni già insostenibili, o l’aumento del limite di invalidità per ottenere la pensione al 80%, che trovo eticamente odioso (“macelleria sociale” l’ha definita Nichi Vendola); mi basta che si comprenda la suprema ipocrisia e falsità di chi continua a sostenere che questa correzione di 24 miliardi avverrà senza tagliare i servizi e senza mettere le mani nelle tasche degli italiani: come in un pessimo gioco di prestigio, il trucco c’è e si vede.


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