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Tremonti, una Finanziaria che non servirà

di Pietro Salvato

Che credibilità può avere chi prima vara lo scudo fiscale (un condono per gli evasori) e poi promette di dargli la caccia? Nessuna. Ed infatti, la prossima manovra correttiva – così come viene prospettata – non solo è poco credibile, ma soprattutto appare inutile.
 

“Pauca sed bene confusa sophismata” che tradotto dal latino significa in sostanza “Poche voci e molto confuse”. E’ una citazione latina cui il nostro ministro dell’Economia, Giulio Tremonti sembra sia molto affezionato. Infatti, l’ha già adoperata almeno in un’altra circostanza, nel settembre del 1993 per la precisione, in un articolo sugli “Studi di settore” pubblicato dal Corriere della Sera. Oggi, lo stesso Tremonti ricorre ancora una volta a questa vecchia citazione per smentire in una nota le voci circolate sulla imminente manovra d’aggiustamento. Peccato che le voci vengono tutte o dal suo ministero oppure dalla sua maggioranza. Del resto, visto la necessità di fare cassa, le ipotesi circolate sono comunque accreditate dall’urgenza e dalla gravità della situazione che, invece, il governo ha finora sempre minimizzato o, addirittura, del tutto negato.

MALA TEMPORA CURRUNT - E’ ormai data per scontata una pesante stretta sugli statali e le pensioni, come pure l’adozione del taglio delle indennità parlamentari e dei manager pubblici di primo livello. La confusione di cui parla il ministro dell’Economia, finora, ha fatto lievitare la manovra da 25 a circa 28 miliardi. Qualcosa come 55.000 miliardi di lire. Cifra che ai tempi della “Prima repubblica” (quando appunto circolavano le lire) avrebbe fatto parlare di manovra “lacrime e sangue”. Lievitazione che appare ancora più evidente se teniamo conto delle dichiarazioni e delle successive smentite che si sono rincorse nell’ultimo mese. Ricordate Tremonti ospite da Santoro farfugliare di un “aggiustamento” di solo mezzo punto di Pil nel biennio 2011-2012? Carlo Cipiciani su Giornalettismo, invece, l’aveva già anticipata a fine marzo. Per quest’anno tutti gli osservatori concordano su una “correzione” che sarà di circa 13 miliardi. Una cifra consistente che potrebbe colpire anche i finanziamenti delle grandi opere.

FACCIAMO LE PULCI AL SIGNOR MINISTRO - Nei giorni scorsi, sulla scorta di una puntuale analisi dell’Economista Carmelo Parello sul cosiddetto “Risparmio negativo”, abbiamo ricordato come la necessità di fare una manovra correttiva adesso è poco legata alla cosiddetta “crisi greca” quanto, invece, a ben più seri “aspetti di vulnerabilità finanziaria e di debolezza strutturale” dei nostri Conti pubblici. In una recente nota dell’Istituto economico Nens si legge: “Sulle linee già annunciate dal ministro dell’Economia, è opportuno già adesso segnalare alcuni elementi che ci sembrano contraddire l’impegno con cui il governo mostra di voler affrontare questa delicatissima fase“.

LE RESPONSABILITÀ EVIDENTI DEL GOVERNO - Mettiamo da parte la prima, ovvia, considerazione sul fatto stesso che si ricorra ad una manovra correttiva. Perché è necessaria? In altri Paesi i conti sono andati fuori registro a causa del massiccio intervento pubblico di quei governi che, con i loro interventi di stimolo e di sostegno, sono intervenuti a difesa del loro sistema bancario – ben più pesantemente colpito rispetto al nostro dalla crisi finanziaria – per scongiurare i rischi di fallimento. “Ma in Italia – si legge nella nota - il sistema bancario non ha avuto bisogno di quei sostegni e interventi straordinari del genere non ce ne sono stati. Va capito che il crollo della produzione ha fatto venir meno entrate tributarie in una misura, però, inferiore a quella effettivamente registrata prodotta in buona parte dalla crescita dell’evasione, ma non c’è una ragione legata alla crisi che giustifichi completamente l’impennata della spesa corrente, il conseguente crollo del saldo primario e l’esplosione del deficit di bilancio“. Tutte precise responsabilità, come si vede, imputabili proprio alla sbagliata politica economica del governo.

UN MANOVRA POCO CREDIBILE - Per gli analisti del NensQuello che di questa manovra è stato per adesso annunciato suscita numerose perplessità perché aspettative di rilevanti risultati vengono attribuite a misure la cui efficacia appare per lo meno dubbia“. Tremonti ha infatti annunciato – e molti giornali hanno acriticamente enfatizzato i suoi propositi – che molte risorse per questa manovra dovranno venire dalla “caccia agli evasori”. Adesso, Tremonti è il ministro che ha varato una sorta di condono (lo scudo fiscale) che ha, sì, portato soldi all’erario, ma ha, allo stesso tempo, offerto un colossale regalo agli evasorioltre ad un’implicita prospettiva di altri, futuri condoni“. In cosa consiste allora questa “caccia” agli evasori? Ebbene, consisterebbe nel passare al setaccio i circa settemila conti esteri comunicati all’Italia dopo la denuncia di un funzionario svizzero della banca Hsbc, e nel perfezionamento del cosiddetto “redditometro”. “Ma di quella lista di conti italiani nascosti all’estero – conferma la nota – si è avuta notizia molti mesi fa ed è stata comunicata all’Italia all’inizio dell’anno, accompagnata da un gran battage da parte del governo, finalizzato chiaramente a indurre i titolari di quei conti ad aderire allo scudo fiscale“. L’operazione “scudo fiscale” si è conclusa lo scorso 30 aprile. A questo punto è facile immaginare che quei 7.000 conti sono stati tutti o quasi regolarizzati utilizzando appunto lo scudo. “Quindi la Guardia di Finanza condurrà una lunga, certosina verifica, su conti già sanati, dal cui esame l’erario non potrà trarre alcun introito“. Per quanto riguarda il redditometro invece, la novità annunciata non sembra clamorosa: l’inserimento nell’indicatore di dati già in possesso delle banche dati fiscali non cambia proprio niente, in quanto gli incroci sono possibili già adesso.

SOLO CHIACCHIERE E DISTINTIVO -Infine – chiosa la nota del Nens – una considerazione attenta va dedicata all’affermazione del governo, ripetuta infinite volte, come un mantra o uno slogan pubblicitario, da tutti i ministri, i parlamentari o i più anonimi militanti della destra: “non metteremo le mani nelle tasche degli italiani“. “Una volta per tutte, bisognerebbe mettere nella testa degli italiani che le mani nelle tasche non sono soltanto quelle del prelievo tributario, ma anche i tagli alla sanità, alla scuola, agli asili nido, all’assistenza agli anziani“. Oppure sono i pagamenti delle forniture ritardate fino a 180 giorni portando le aziende al fallimento e producendo altra disoccupazione. Le “mani in tasca”, con conseguenze terribili e tragiche, sono la sospensione del salario di un’infermiera che, per protesta finisce all’altro mondo. “Il reddito disponibile dei cittadini, quindi, inevitabilmente verrà ulteriormente decurtato: i tagli dei servizi pubblici, infatti, comportano sacrifici pesanti per i meno abbienti, sacrifici medi per i ceti medi e sacrifici praticamente nulli per chi dispone di alti redditi e può permettersi di pagare di tasca propria ciò che il servizio pubblico toglie. Ma la conseguenza paradossale di questo modo di procedere sarà che la manovra ed i sacrifici imposti al Paese non basteranno ad ottenere il riequilibrio dei conti richiesto dall’Europa e allora, in autunno, bisognerà di nuovo intervenire“. Chiudiamo anche noi, come il ministro Tremonti, con una famosa citazione latina. “Noli sub Sole novi”. Niente di nuovo sotto il Sole.

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