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Se i sacrifici non bastano rimane solo la guerra (civile e contro una classe)?

Ieri un tipo, che risponde al nome di Gianni Letta, è comparso in televisione e ha annunciato "sacrifici"per "tutti".


Questo signore è uno che scodinzola per i corridoi del potere da tempo immemore e, cosa che dovrebbe quantomeno impressionare tutti quelli che credono nelle regole in cui la rappresentanza istituzionale è formalmente nelle mani del popolo (direttamente per i deputati, indirettamente e tramite loro per Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio), senza aver nessun titolo che giustifichi questo suo protagonismo detta il verbo agli italioti.

In questa formuletta, sacrifici per tutti, si celano realtà che pesano come un macigno sul futuro di questo sistema che, a dispetto dei santi, sembra avviarsi verso una selezione "naturale" tra chi pagherà il conto e chi no. Indipendentemente da responsabilità dirette e abilità varie.

Ci sono due articoli usciti sul Sole24 (il giornalino dei padroni) che illustrano bene uno degli aspetti che sta portando ad un collasso economico sistemico.

Nel primo si tratta di come il meccanismo perverso che fa del denaro una "risorsa" da spremere fino a quando ce n'è per ricercare in modo semplice un tasso di profitto, che è il cuore della logica economica che ci sovrasta, finisce ineludibilmente per trasformarsi nel cagnaccio che alla fine roso dai morsi della fame finisce per divorare se stesso.

Così ci viene spiegato come (banche) "Ci si indebita a breve all'1% e s'investe al 3% e oltre in titoli a lunga scadenza: due punti di guadagno senza alcuna fatica e nella convinzione di non correre rischio."
Il tutto grazie non solo a sofisticati strumenti finanziari.
" Il fatto è che anche le attività più sicure possono diventare tossiche: succede lo stesso con i buoni funghi porcini se li si assume in grandi quantità. E di titoli di stato le banche, specie alcuni istituti tedeschi di piccola e media grandezza, hanno fatto incetta da un anno a questa parte. Considerati liberi da rischio nella generale convenzioni degli investitori e senza rischio pure dai principi contabili di Basilea, al punto da non richiedere ratio patrimoniali aggiuntivi per chi li compera, i titoli sovrani sono finiti in abbondanza nei portafogli degli istituti di credito finanziati con la liquidità presa a prestito dalle banche centrali a tassi quasi a zero."
"Così, la facilità del gioco ha spinto alcuni istituti a indebitarsi per oltre 50 volte il patrimonio."

In soldoni, ci racconta l'autore, poiché il 50/70% dei profitti delle banche arriva dalla leva del trading sul reddito fisso, il meccanismo che ha consentito di indebitarsi a costi vicino allo 0 (per loro) e di reinvestire quei soldi su titoli di stato a lunga scadenza, lucrando sul maggiore tasso d'interesse, nel momento in cui si realizza una situazione come quella della Grecia finisce per determinare una sorta di grippaggio del sistema (deprezzamento del valore nominale dei titoli/impatto sulle banche che li hanno in portafoglio).

A questo aggiungiamo le considerazione che compaiono su questo post. Qui ci viene detto che in questo momento il sistema bancario italiano, quello prudente e di cui Tremonti mena il vanto, ha a rischio di inesigibilità per vari motivi una cifra vicina agli 85 miliardi di euro.

Soldi, quelli, prestati alla così detta economia reale che evidentemente di suo soffre situazioni di mercato non proprio rosee se quella è la situazione che porta molti imprenditori o a ristrutturare i propri debiti o a non pagarli.
I primi undici gruppi bancari italiani (Banca Carige, Banca Monte Paschi, Bper, Banca Popolare Milano, Banca Popolare Sondrio, Banco Popolare, Credito Valtellinese, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Ubi Banca e UniCredit) hanno registrato a fine 2009 un balzo impressionante dei crediti deteriorati (Analisi R&S-Il Sole 24 Ore). Tra incagli, sofferenze, crediti scaduti e ristrutturati, l'ammontare dei crediti di dubbia esigibilità ha sfiorato in tutto gli 85 miliardi di euro, contro i 49 di fine 2008, con un incremento del 73,5 per cento. In particolare, gli incagli sono passati in totale dai 19 miliardi del 2008 ai 37 del 2009, mentre le sofferenze sono scese da 21 a 29 miliardi.

In tutto questo scenario compare un omuncolo che annuncia sacrifici per "tutti", dentro uno stato in cui il debito pubblico vale circa 1.700 miliardi di euro, debito che costa agli attuali tassi d'indebitamento dei titoli di stato circa 80 miliardi l'anno, con una situazione del credito che penalizzerà i più esposti e i più deboli sia in termini di dimensione aziendale che di presenza fuori dai confini del sacro suolo.


Tutto questo dovrebbe essere curato con una medicina che vede un taglio agli stipendi dei parlamentari, il blocco degli aumenti agli statali un pò di condono e il blocco delle finestre per le pensioni.


Basterà l'aumento del costo del danaro del 1,5% per mangiarsi questi sacrifici e chiederne altri.


Alla fine la questione rimane la stessa, c'è gente che ha portato all'estero 85 miliardi di euro. Ha pagato per quello il 5%. Si hanno nomi e cognomi, si conoscono indirizzi e numeri di telefono. Ci sono imprenditori che litigano per eredità nascoste del valore di miliardi di euro, mogli che chiedono appannaggi per centinaia di migliaia.Altri che gestiscono il loro business grazie a decine di società situate nei paradisi fiscali, gli stessi che ci chiedono i sacrifici. Inchieste mostrano "confraternite" che gestiscono per santa romana chiesa centinaia di appartamenti in cui povera gente viene sfrattata per far posto a chi può permettersi di pagare affitti da 2.000 euro al mese.


Insomma c'è una ricchezza depredata e neanche tanto nascosta che è lì e che attende di essere impiegata per dare a questo cesso di posto la possibilità di non venirne fuori con una guerra civile. Poi fate voi, noi non pagheremo un cazzo e verremo a chiederne conto.
 
dal sito http://pensareinprofondo.blogspot.com/2010/05/se-i-sacrifici-non-bastano-rimane-solo.html

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