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La festa è finita. I nodi vengono al pettine e ora la classe dirigente non può più negare. E il mercato percepisce una nuova ondata di timori.

Profondo rosso. Il mio monitor gronda sangue in ogni sua casella. Tranne in qualche riga “contrarian” legata alla volatilità dell’azionario, ovviamente in gran risalita, e tutto quello che diventa o genera fly to quality.


Il crollo come previsto è correlato direttamente tra equity, commodities, e indirettamente con Yen ed Euro, le due valute usate per il carry trade. Invece sempre di segno opposto il Bund tedesco e il T-bond Usa, i beni rifugio. Cosa sta accadendo?

Ve lo voglio dire riprendendo un veccho paragone fatto in passato. E chi legge da più anni, sa a cosa mi riferisco.

Ero solito paragonare l’economia ad un malato, curato con medicine che alleviavano il male, ma che purtroppo non risolvevano i problemi.

Ormai la morfina si è esaurita. E il dolore torna ad accentuarsi.

Il mercato si sta svegliando dal sogno della ripresa ed è tornato fortemente a contatto con la realtà, quella vera, quella che stiamo difendendo da anni, quella che non ci veniva detta.

Le banche centrali ed i governi hanno fatto il possibile per sostenere l’economia, il quantitative easing è stata la forma più spavalda ed importante di un’espansione economica che, però non poteva durare . Infatti l’obiettivo era chiaro. Una volta finiti gli incentivi l’economia avrebbe dovuto avere la forza per continuare da sola la strada verso la ripresa. Solo che…i problemi sono rimasti lì.

Disoccupazione e debito


Il primo, il più lampante era la disoccupazione. Ma come diavolo si può pensare di crescere con una disoccupazione al 10% (20% in Spagna?)

Il secondo poi è il debito.

Lo switch del debito che ha trasformatola privato in pubblico è stata una mossa che ha, appunto, spostato (a danno di tutti) ma non ha risolto.

Morale: oggi ci troviamo senza lavoro, con un fardello di debiti sulla schiena che impediranno un sostegno dello Stato all’economia. Anzi… Ora viene il bello.

Si, perché in questo scenario già di per se molto difficile, c’è la vicenda Euro. Ed è una vicenda che si inserisce in modo drammatico in uno scenario già di per se molto complesso.

Se il malato era costretto a letto da una polmonite, curata ma non in modo risolutivo, ora notiamo non solo un peggioramento ma anche una nuova complicazione.

Scusate il paragone, ma era per farvi capire che ai problemi, non risolti, si stanno sommando altri problemi.

Lo scenario obbligato diventa quello deflattivo se non addirittura recessivo. E il mercato se ne sta rendendo conto.

E l’Europa va in crisi…politica


In un momento dove aumentano le incertezze, la speculazione diventa protagonista. E di certo, la politica non aiuta, anzi, contribuisce ad una maggiore volatilità. Infatti si sta perdendo un sacco di tempo e di parole su cause ed elementi che non sono le vere cause del male. Hedge funds, società di rating, cds, short selling…. Certo, tutto è importante. Ma il fatto è che bisogna risolvere i veri nodi della questione, non tutto ciò che ci gravita attorno.

I problemi sono il sistema bancario, che torna a fare acqua da tutte le parti (vedi ad esempio la fusione tra banche a Madrid) e soprattutto il piano di austerity che tutti dovremo subire.

Le parole di Letta sono assolutamente sintomatiche e fotografano in modo (finalmente)ideale il vero scenario che abbiamo di fronte. E’ un modo UFFICIALE per dire :

signori, finora vi abbiamo detto un mare di balle, la realtà è invece questa”. Letta dice:

una serie di sacrifici molto pesanti, molto duri, per salvare il nostro paese dal rischio Grecia: Capiamolo così e ci capiamo tutti”.

E quello che dice Letta dovrà essere condiviso da tutti i governi dell’Unione Europea. Perché non potrà essere diverso. E’ una scelta obbligata.

E’ finita la stagione delle balle, come invece dice Casini. E, malgrado io non voglia mai parlare di politica, non posso che dargli ragione. Perché è proprio quello che penso io.

Mi spiace, caro On. Berlusconi. La favola è finita. Quindi tutti, ripeto tutti, Obama compreso, siete pregati di calarvi il più in fretta possibile nella realtà dei fatti e dire le cose come stanno veramente.

E se non lo dite, io cercherò di fare la mia parte, con il sostegno dei lettori e di chi crede nell’informazione indipendente e di qualità.

Il Piano di austerity


- Germania: 60 miliardi entro il 2015
- Spagna: 65 miliardi in tre anni
- Francia: 95 miliardi entro il 2013
- Portogallo: 2.1 miliardi
- Grecia: 16 miliardi solo quest’anno
- Irlanda. 6.5 miliardi
- Italia: sta per varare una manovra da 24 miliardi

It’s time to austerity.

Con amarezza e preoccupazione, posso dirlo.

Noi lo avevamo detto.

STAY TUNED!

dal sito http://intermarketandmore.investireoggi.it/la-festa-e-finita-11919.html

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