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Italia: evasione, pubblico impiego e una nave che non va

di Carlo Cipiciani

La Spagna taglierà gli stipendi dei dipendenti pubblici del 5% nell’anno in corso e li congelerà nel 2011. Il taglio sarà progressivo e colpirà i redditi più alti, mentre il governo si taglierà le retribuzioni del 15%. Tagli anche alle pensioni, sospendendo la loro rivalutazione nel 2011, ad eccezione delle minime, agli aiuti allo sviluppo, a cui verranno decurtati 600 milioni di euro, e agli investimenti pubblici, ridotti di più di 6 miliardi nel 2010 e 2011. Il governo ha inoltre chiesto a regioni e comuni un ulteriore risparmio di 1,2 miliardi di euro.


Una cura draconiana, che segue quella imposta alla Grecia. Altri paesi seguiranno, e non è escluso che – presto o tardi – qualcuno dei provvedimenti greci e spagnoli toccherà anche a noi italiani. Giusto? Sì. Il momento è grave e tutti devono dare un contributo. In particolare i pubblici dipendenti, in un Paese che ha – obiettivamente – una Pubblica amministrazione complessivamente non all’altezza della situazione. Ma c’è un però, grande come una casa.

In Italia ci sono circa 300 miliardi di euro di evasione fiscale. Chiedere sacrifici pesanti alle famiglie di pensionati e pubblici dipendenti, che certo hanno subito la crisi meno delle imprese, dei lavoratori del privato e dei lavoratori indipendenti, ma che – se si escludono poche migliaia di manager privilegiati e qualche decina di migliaia di dirigenti benestanti – non guadagnano molto, senza iniziare anche una lotta feroce all’indecente evasione fiscale sarebbe difficile da far accettare, probabilmente molto penalizzante dal punto di vista elettorale. E anche non del tutto giusto.

Non è una scelta facile: sull’evasione fiscale di fette consistenti del commercio, delle professioni e delle imprese in Italia si sono giocati i destini politici degli schieramenti sempre, e soprattutto negli ultimi 20 anni. E in questo momento drammatico, in cui il sommerso per molti è l’unica ancora di salvezza, non sembra il caso di aprire occhi chiusi da decenni. Insomma: anche se è vero che è giusto chiedere il conto – in qualche modo – a questi e quelli, è quasi certo che chi lo fa politicamente muore. Sarà così coraggioso il governo da andare a toccare la sua base elettorale più forte al nord, il popolo delle partite iva, oppure quella – altrettanto consistente – del pubblico impiego?

Forse l’idea di Casini su un governo di salute nazionale, se si leggono le cifre della Ruef di Tremonti, se si guardano le differenze di spread con i bund tedeschi dei nostri titoli di stato, se si pensa al nostro debito pubblico che continua a crescere – Bankitalia dixit – nonostante la tenuta delle spese correnti, non è cosi peregrina, se si vuole salvare il Paese da una rovinosa caduta. Ma sarà così generosa l’opposizione, o preferirà lasciar affogare Berlusconi, Tremonti e la Lega nel pantano della crisi sistemica dell’Europa e dell’Italia?

dal sito http://www.giornalettismo.com/

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