Nucleare: il lodo Tremonti
di Paolo Calabrò
“Con il nucleare l’Italia avrebbe un PIL più alto”:  parola del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.
Sì, lo so, il nucleare è pericoloso, provoca tumori e leucemie a pioggia, costa incalcolabilmente più di ogni altra forma di energia, è pericolosamente esposto a una deriva antidemocratica, alla mina vagante delle scorie ed è in definitiva fuori controllo. Ma potrebbe dare lavoro, sviluppo e ricchezza al Paese, e quindi... Avrebbe potuto aggiungere anche questo il ministro, ma era - come dire - implicito. In certo modo ridondante. Superfluo.
Perché con la ragione del calcolo economico c’è  poco da  discutere. A un livello appena un po’ più basso, è un  dispositivo  mentale che già conosciamo. Con il ricatto del  licenziamento, della  chiusura, della recessione, l’imprenditoria si  sente autorizzata a  qualsiasi cosa: ogni evasione fiscale, ogni abuso  del contratto, ogni  violazione delle regole ambientali o di sicurezza  viene giustificata  con le esigenze della competitività. I cinesi  abbassano i prezzi perché  hanno meno welfare? Riduciamo il nostro stato  sociale e si vada a  competere.
A un livello più alto si possono giustificare - con la stessa logica -   attività irrazionali, pericolose o addirittura criminose: in fondo la   malavita organizzata crea occupazione. Non è sarcasmo, ripeto: è la   stessa logica. Tanto che, per camuffare questa affinità, si cerca di   dare una parvenza di opportunità e legittimità perfino al nucleare.   Nonostante tutto.
Chissà, forse in altri Paesi del mondo, quelli ad esempio  tristemente  noti per il cosiddetto “turismo sessuale”, c’è qualcuno -  magari al  governo - che sostiene trattarsi di una risorsa economica per  il Paese,  qualcosa che - nonostante tutto - crea occupazione,  sviluppo... PIL.
Le stanno provando tutte, con dossier semestrali a cura dell’Enel,   spacciati perfino nei giornali cattolici come se avessero ricevuto   l’imprimatur, con annunci televisivi. Scienziati e “volti amici” ci hanno annunciato le meraviglie dell’atomo (salvo poi ripensarci), ma la gente non ha cambiato idea: gli italiani il nucleare non lo vogliono. Allora sono passati ad altro: visto che la sostanza non la potevano modificare (e la sostanza è che il nucleare è una cambiale), ora provano a cambiare la forma, cercando di dare agli impianti un aspetto più piacevole alla vista. Che una nuova estetica possa giovare alle malformazioni fetali? Chi vivrà, vedrà (purtroppo è il caso di dirlo).
Oggi il ministro Tremonti cerca di persuaderci con la storia   strappalacrime degli operai a spasso (che hanno tutta la nostra   comprensione e il cui problema va senz’altro considerato prioritario per   l’Italia). Signor ministro, abbia la saggezza di non abbandonarsi a   soluzioni facili ma a doppio taglio: se proprio non Le viene in mente   nient’altro, proponga ai disoccupati di costruire muri per poi   abbatterli, ciclicamente. Il PIL crescerà, anche se potrà sembrarLe un   esercizio stupido (e lo è - oltre che indignitoso; ma almeno non provoca   il cancro). Certo, tutto ciò avrà un costo, che la società dovrà   accollarsi. Ma meglio pagarlo noi, questo costo, anziché le nostre   generazioni future. Il costo del nucleare è eterno.
dal sito http://paolocalabro.blogspot.com


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