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Balilla e giovani padane

di Rita Pani


Alla fine dell’anno scolastico, non ci saranno più quelle recite a cui per anni, noi genitori, siamo stati sottoposti, e alle quali abbiamo partecipato con divertimento, commozione e a volte un pizzico di sconforto. Alla fine dell’anno scolastico, voi genitori padani, accompagnerete i vostri piccoli balilla e le vostre giovani padane, al saggio ginnico. I maschietti in fila tireranno di schioppo, di arco e balestra; compiranno evoluzioni volteggiando attraverso cerchi di fuoco, e arriveranno ai vostri piedi strisciando fieri sotto il filo spinato, al passo del giaguaro. Le femminucce faranno roteare i cerchi di legno sui loro fianchi, indossando magliette trasparenti e perizoma fucsia al passo di samba.
Nell’epoca della gioventù in branchi, che violenta le compagne di scuola, che massacra il disabile, che pesta i gay o i negri, non è necessario insegnare l’educazione civica e morale, bisogna insegnare l’uso delle armi per conservare la fierezza italica, e il senso del sacrificio per la patria.
A che serviva insegnare il latino? Perché mai insistere con i fondamenti della matematica? La prima è una lingua morta (meglio i corsi dialettali) la seconda ormai non serve più non essendoci rimasto nulla da contare. I poeti poi, son roba da froci. Ci vuole un Italia maschia, che sappia spezzare le reni al nemico. O forse solo una padania maschia.
Infatti tutto questo accade o accadrà nelle scuole lombarde, al grido di “Allenati per la vita”. Dovrebbe far rabbrividire e non credo ci sia bisogno di sforzarsi per comprendere il perché. Non solo già si educano i bambini al razzismo, ma meglio sarà quando anziché dar fuoco a un campo rom, si potrà giocare al tirassegno con le vite umane, difendendo così la propria vita dall’invasione “beduina”.
Ci saranno genitori fieri di mandare i loro figli alla scuola di guerra fortemente voluta da un ministro fascista e un’imbecille chiamata a decidere del sistema scolastico italiota per meritocrazia? Immagino di sì, dato che ogni tanto a Pontida, quando quel che resta di bossi inneggia ai milioni di fucili padani, e alla secessione tutto il gregge con l’elmetto cornuto esulta eccitato, anche se poi né i fucili, né la secessione arrivano mai.
In Italia bastano i sogni, e sognare di avere un esercito ben addestrato è un bel sogno per chi già si sente circondato di nemici ai quali fino a ora si è dovuto accontentare di proibire di cuocere kebab, o di vendere braccialetti per le strade, di pregare o di conservare sé stessi e la loro cultura, pur vivendo perennemente da ospiti indesiderati in un paese in cui si ritrovano schiavi da almeno due generazioni.
È con cuore colmo di gioia che ringrazio chi, con il suo voto e il suo vuoto, ha reso possibile tutto questo. Non basteranno tre generazioni per tornare ad essere un paese minimamente civile, ma chi se ne fotte? Tanto noi a quel punto non ci saremo più. Certo, ci saranno i figli dei nostri figli, ma tanto saranno allenati per la vita.
Rita Pani (APOLIDE)

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