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Maroni e la Libia, pescherecci e clandestini: su chi è lecito sparare?


La vicenda del peschereccio siciliano crivellato di colpi da una motovedetta libica con a bordo anche militari italiani - e per di più forse donata dal nostro paese - ha sollevato polemiche perchè è sembrata emblematica, dopo la recente e discussa visita di Gheddafi, di quella che Fini ha definito la nostra “genuflessione” verso lo stato nordafricano.
L’essenza della questione è stata catturata perfettamente da una freddura di Quink: “Peschereccio italiano mitragliato da motovedetta libica. Gheddafi ha prontamente accettato le nostre scuse“.
Le dichiarazioni di oggi del ministro Maroni riportate da vari quotidiani - “immagino che abbiano scambiato il peschereccio per una nave con clandestini” - ci rivelano però la vera ragione e l’autentica posta in gioco dell’intera vicenda.
Il Post l’ha definito un “preoccupante senso della giustificazione“. Più prosaicamente, si potrebbe osservare come il Ministro degli Interni dia per scontato che il trattamento che le navi italo-libiche riservano agli immigrati sia quotidianamente il piombo.
C’è da scandalizzarsi di tutto questo? Probabilmente. Certo non c’è nulla di cui stupirsi, visto che la linea era stata dettata da anni. Basta andare a vedere una celebre intervista di Bossi al Corriere del 2003:
«O venerdì il ministro dell’Interno arriva in Consiglio dei ministri con i regolamenti di attuazione della legge sull’immigrazione più che convincenti oppure va tutto a carte quarantotto. Attenzione, non regolamenti qualsiasi. No. Io voglio sentire il rombo dei cannoni».
Prego?
«Inutile perdere tempo con le prese in giro. Ci sono due modi di applicare una legge approvata un anno fa. O si dice in modo generico, come qualcuno vorrebbe, che le nostre navi affronteranno le imbarcazioni di clandestini e che si limiteranno a caricare donne e bambini. Oppure, e così deve essere, si scrive nero su bianco che va usata la forza».
Usare la forza? Come?
«Al secondo o al terzo ammonimento, pum…, parte il cannone. Senza tanti giri di parole. Il cannone che abbatte chiunque. Altrimenti non la finiamo più».
Sparare su carrette del mare piene di poveracci disarmati e affamati? Magari donne e bambini?
«O con le buone o con le cattive i clandestini vanno cacciati.
Con il senno di poi, ci si può rendere conto che il piano non ha funzionato al 100%: far sparare sistematicamente la marina di un paese UE contro le carrette del mare è sembrato politicamente poco sostenibile. Però il centrodestra ha realizzato i vantaggi di quella pratica tipica della nostra epoca che è l’outsourcing.
Ed ecco allora che a sparare sui migranti ci pensa la “Grande Repubblica Araba di Libia Popolare e Socialista”, con navi (forse) donate da noi e con i nostri militari a bordo. Ma una bandiera libica a metterci al riparo da qualsiasi scrupolo di coscienza, o da grane con il parlamento europeo.
I delusi, quelli che avrebbero voluto che fosse il nostro paese a imbracciare le armi, si possono eventualmente consolare con il surrogato di violenza più popolare dagli ani ‘80 in poi - il videogioco - grazie ad un’altra invenzione made in Padania.



Ecco, se il Ministro Maroni discuterà davvero la questione con le autorità libiche nelle prossime ore, non dovrebbe essergli difficile spiegare la linea del governo italiano: “Pescatori italiani buoni, no sparare. Immigrati cattivi, sì sparare. Capisce?“.

dal sito http://www.polisblog.it

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