Pages

Crisi di governo, Faq

di Alessandro Giglioli


Qualche domanda e risposta basic, per chi si è perso dei pezzi, nel casino.

Alla fine, che cos’è successo dopo il tanto atteso discorso di Fini a Mirabello e il vertice ad Arcore di ieri sera?

Iniziamo da Mirabello: il discorso di Fini non è stato affatto una montagna che ha partorito un topolino, come hanno detto alcuni. Intanto ha messo a tacere le voci secondo le quali si sarebbe arrivati a una ricucitura col Pdl, e poi ha ufficializzato la nascita di una nuova “cosa” di centrodestra.
E che cos’è questa “cosa”?
Il tentativo di un partito moderato imperniato sul patriottismo e sulla legalità. Due valori storicamente di destra che il Pdl si era perso da tempo: il primo per non dispiacere alla Lega e il secondo per i guai giudiziari di Berlusconi.
Che obiettivi ha questa “cosa”?
Quello di rimanere l’unica destra, quando sarà imploso il berlusconismo, quindi prendere tutti o quasi i voti moderati, che in Italia sono sempre stati la maggioranza o giù di lì. Quella frase sul “Pdl che non c’è più”, detta da Fini, è una via di mezzo tra una previsione e un auspicio per se stesso.
Intanto però Berlusconi e il Pdl, in realtà, ci sono: e i sondaggi lo danno attorno al 30 per cento.
Sì. Ma soprattutto danno la Lega oltre l’11, con prospettive di crescita ulteriore.
Cosa c’entra?
C’entra perché è lì la chiave attraverso cui probabilmente si arriverà alle elezioni anticipate.
In che senso?
Berlusconi e Fini, si sa, giocano da mesi al rimpiattino su chi apre la crisi – il “gioco del cerino”, lo chiama Mentana. Fini si guarda bene dal far cadere il governo, perché non vuole passare per traditore – anzi ripete ogni giorno la sua ‘lealtà’ al mandato degli elettori; Berlusconi uguale: vuole che sia Fini ad aprire formalmente la crisi per potergli dare del giuda (e inoltre teme che dimettersi senza subire una sfiducia in Parlamento fornisca l’alibi a Napolitano per dare l’incarico a un altro, con il rischio di arrivare al famoso governo di transizione). A un certo punto, quindi, potrebbe essere la Lega a rompere il gioco del rimpiattino, a mandare a casa il governo per far sciogliere le Camere e fare il pieno di voti.
Votando a Natale o a marzo?
Mah, qualcuno dice che la Lega non vuole votare quando nel nord fa troppo freddo, con il rischio che il clima rigido favorisca l’astensionismo. Ma difficilmente si andrà oltre marzo.
Ma che cosa gliene viene alla Lega di mandare all’aria una legislatura che doveva approvare il federalismo fiscale?
Il federalismo così come lo vuole la Lega non passerà mai in questo Parlamento dove la “golden share” della maggioranza è in mano ai finiani, che fanno dell’unità nazionale la loro ragion d’essere. E il Carroccio non può sperare nemmeno nel soccorso dell’Udc, che è un partito del Mezzogiorno. Quindi per loro è meglio il voto.
E Berlusconi subirà questa strategia della Lega?
Berlusconi ne sarà contento, altroché. Così può andare alle urne senza prendersi la responsabilità della crisi. E può sperare in un grande referendum finale all’ultimo sangue “o con me o contro di me”, preceduto da una campagna elettorale come se non se ne sono mai viste per asperità dei toni, accuse di ogni tipo e violenze verbali. Insomma il terreno su cui si trova meglio – o almeno in cui si è trovato meglio in passato.
Ma perché al vertice di Arcore hanno deciso di andare da Napolitano a chiedere la testa di Fini?
Appunto: per alzare il livello di scontro, far diventare la crisi da politica a istituzionale. E’ chiaro che in un conflitto istituzionale è più facile andare al voto, e anche alzare i toni. E poi siccome Napolitano non potrà che rispondere ciccia, Berlusconi avrà modo di imporre mediaticamente agli italiani una narrazione in cui c’è lui, il grande riformista e l’uomo del fare, vittima dei “traditori”, della “vecchia politica” e delle “toghe rosse”.
Ma se si vota il Cavaliere non è sicuro di avere la maggioranza al Senato.
Vero. Però è un rischio che secondo lui vale la pena di correre visto che a dicembre la Consulta con ogni probabilità gli boccerà il Legittimo impedimento, quindi si troverà senza scudo giudiziario e senza i numeri per farne un altro a breve.
Ma se Fini ha detto che è favorevole a offrirgli uno scudo…
Sì, a parole: quello di cui parla Fini è il Lodo Alfano Costituzionale, che esige tempi di approvazione molto lunghi e non lo mette al riparo da una condanna nella prima metà dell’anno prossimo.
Ma se a dicembre crolla il legittimo impedimento, Berlusconi si trova lo stesso “scoperto” e dopo Natale riprenderebbero le udienze.
Appunto: in un periodo pre-elettorale, queste udienze sarebbero mediaticamente delegittimabili come “attacchi politici in vista del voto”. E quindi favorirebbero il clima di scontro all’ultimo sangue con cui il Cavaliere vuole condurre la campagna elettorale. Vale la pena di ripeterlo: sta disegnando un quadro in cui c’è lui contro il resto del mondo (magistrati che lo vogliono in carcere, traditori come Fini, comunisti come Vendola). Senza dire dell’appello sul risarcimento alla Cir per la questione Mondadori, che utilizzerà per accentuare il suo ruolo di vittima.
Quindi si andrà al voto in un clima di conflitto totale.
E’ quello a cui Berlusconi punta e quello che probabilmente otterrà. Il grande referendum su di lui è indispensabile per liberarsi dal “ricatto” dei finiani, sottrarsi definitivamente ai processi e puntare così al 2013.
Al 2013?
Certo, quando scadrà il mandato di Napolitano. Se ottiene di nuovo la maggioranza, ha due anni per ritagliarsi uno scudo giudiziario perfetto e farsi eleggere al Quirinale fino al 2020.
Che cosa può impedire la realizzazione di questo piano?
Difficile dirlo, ma due possibilità ci sono.
La prima?
E’ che, caduto il governo, Napolitano non sciolga le Camere e le attuali opposizioni riescano a trovare un accordo con Fini per la famosa fase di transizione: in questo caso tutto il piano “fine-di-mondo” pensato da Berlusconi fallirebbe.
Ma Fini ha detto che non ci sta.
Mica vero. Fini ha detto che resterà fedele a questo governo. Ma se il governo lo fa cadere la Lega, lui ha le mani libere per aderire alla famosa “area di responsabilità nazionale”. Con una maggioranza abbastanza sicura alla Camera e una più difficile, ma non impossibile, al Senato.
E la seconda chance per impedire il piano di Berlusconi qual è?
Beh, se il Cavaliere riesce ad arrivare al voto anticipato, l’unica altra possibilità è provare a fargliele perdere, le elezioni. Puntando non solo su un candidato che abbia qualche possibilità di vincere, ma anche sulla fine della guerra civile verbale e istituzionale a cui il Cavaliere sta portando il Paese. In fondo, agli italiani la guerra non è mai piaciuta tanto.

dal sito http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it

btemplates

0 commenti:

Posta un commento