Pages

The italian dream

Complice la forzata pausa dalla politica di Silvio, queste vacanze sono state di relativa calma anche nel mondo politico. Si sbandierano volontà riformatorie. Buone intenzioni per il "bene del paese", visioni comuni di un'Italia migliore.

La verità è che, dato il tempo libero di queste ferie, ho potuto analizzare un po' meglio la situazione. Parlare di riforme, ora, ha il sapore di una sontuosa presa per i fondelli.


Ho 24 anni, quando lo statista pop dei nostri sogni (cito, non è mia.. è di Giuliano Ferrara, anche se per lui forse era un complimento) è sceso in campo avevo 10 anni. Da allora, in questi 14 anni, ha governato per più della metà del tempo. Mentre a "sinistra" cambiavano più leader che camicia, lui ha avuto la fortuna di guidare coalizioni forti e mantenere una maggioranza che pende dalle sue labbra. Il PdL, nelle sue mille incarnazioni, sia come partito, sia come coalizione ha sempre avuto infatti la curiosa peculiarità di funzionare al contrario: l'esponente di spicco del partito non è l'espressione massima dello stesso, bensì il partito è l'estensione del pensiero dell'intoccabile leader.


Immagino quindi che se veramente ci fosse stata una volontà riformatoria così pressante, certamente il modo di cambiare il paese ci sarebbe stato. Infondo, governando così a lungo si sarebbe potuto davvero rendere l'Italia un posto migliore per tutti, indipendentemente dalla parte politica a cui si appartiene.


E allora mi ritrovo a chiedermi, ancora una volta, perché se il nostro statista è stato così bravo con le sue aziende, non sia riuscito a sradicare la più totale, storica e oramai perfino iconica inefficienza del nostro paese. Perché riesca ancora a venderci il suo sogno plasticoso di uomo italiano di successo, come rappresentante lui stesso del successo dell'Italia. Perché la (auto)celebrazione del suo status, della sua iperpotenza (in svariati ambiti..), continua a venire erroneamente assimilata come un'evidente rappresentazione dello stato di salute virile della nostra nazione. Del perché ad un uomo così si perdoni di tutto, passando sopra a qualsiasi cosa, al di là degli argomenti che spesso tocchiamo qui nel blog, come i problemi con la giustizia, che mai scalfiranno lo zoccolo duro dei suoi sostenitori, ma di fronte all'evidenza del fallimento politico (qualcuno ricorda il contratto con gli italiani?), di un premier che non rispetta le promesse, ma getta fumo negli occhi e continua a rattoppare, lì dove strettamente necessario. Di un premier che sbeffeggia l'evidente crisi economica internazionale, che prima c'era, poi non c'è mai stata, poi è passata, poi non è passata ma siamo i più bravi.


E non riesco a darmi una spiegazione, se non che la gente non riesca a svegliarsi da un sogno. Quel sogno di consumismo sfrenato, espressione della pancia degli italiani, e, ahimè di vana speranza di un futuro migliore, che è cominciato il 26 gennaio 1994, con 9 minuti di messaggio televisivo lanciato dalle sue emittenti, unificate, per trasmettere un solo segnale.

Fonte: http://voglioresistere.blogspot.com/2010/01/italian-dream.html#comment-form

btemplates

0 commenti:

Posta un commento