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Casini, Cuffaro e la politica del quarto forno

di Sandro Bugialli

Ma come penseranno di essere furbi questi Udc. Furbi come volpi, furbi come se nel Dna avessero scritto a chiare lettere Dc, un partito che pur di poter stare al potere faceva accordi con tutti. Questi Udc sono proprio gli eredi di quel partito che, spazzato da Mani Pulite, ora tentano di riproporre in tutte le maniere. Loro si piazzano al centro e tentano di spaccare con ogni espediente politico quel bipolarismo che sembrava la panacea di tutti i mali. E che forse potrebbe davvero esserlo se a dirigere ogni ballo (come è stato fino ad oggi) non fosse Berlusconi, più preoccupato, sembra, per tutte le sue vicende personali che per i guai degli italiani.

Ma torniamo all'Udc, torniamo alla politica del doppio forno proposta dal leader Casini in vista delle prossime elezioni regionali. Una politica che si potrebbe riassumere così: l'unione di centro è pronta ad allearsi e portare la propria dote di voti a quella formazione a cui mancano pochi voti per vicere la sfida. Così in base a questo calcolo politico ecco l'Udc alleata un po' col Pdl e un po' col Pd. Una cosa che a quanto sembra, ha fatto arricciare il naso perfino allo stesso Berlusconi. Ma come dicevano i nostri antichi "pecunia non olet", il denaro non ha odore, così come nel nostro caso non ha odore il potere.

Una politica definita del doppio forno che si è arricchita ora anche del terzo forno. Quello rappresentato dalla decisione di Casini di candidare in Puglia la senatrice Adriana Poli Bortone. Casini per la verità aveva intenzione di allearsi in Puglia col Pd se alle primare dei democratici avesse vinto Francesco Boccia. Ha stravinto invece Nichi Vendola, giovernatore uscente, inviso sia a Casini sia a D'Alema che appunto gli aveva messo tra i piedi il suo candidato alternativo. Vendola oltretutto non ha vinto per caso. Ha vinto ottenendo oltre il settanta per cento di consensi. Ora non si sa, dopo questo schiaffo politico cosa farà D'Alema, palese e inquietante suggeritore del segretario Bersani, ma si sa cosa ha deciso di fare Casini: inaugurare la politica del terzo forno. Perché ha deciso che appunto l'Udc correrà da sola con la Poli Bortone.

Un altro caso clamoroso delle furbizie dell'Udc è rappresentato dalla recente vicenda del senatore Totò Cuffaro, ex governatore della Sicilia. condannato in appello a sette anni di reclusione (in primo grado ne aveva avuti cinque) perché riconosciuto colpevole per aver aiutato in varie occasioni Cosa Nostra.

Subito dopo la pesantissima condanna la prima dichiarazione di Cuffaro era stata questa: "So di non essere mafioso e di non aver mai favorito la mafia. Avverto da cittadino la pesantezza di questa sentenza che però non modifica il mio percorso politico".

Ma come "non modifica il mio percorso politico"? Ma che vuole scherzare?

Effettivamente forse voleva scherzare perché dopo qualche ora di imbarazzo (e forse di sollecitazioni) Cuffaro aveva modificato un po' le intenzioni e aveva detto: "Prendo atto della sentenza della corte d'appello e lascio ogni incarico di partito. Mi dedicherò con la serenità che la Madonna mi aiuterà ad avere alla mia famiglia e a difendermi nel processo, fiducioso in un esito di giustizia".

Parole che avevano riscosso il plauso del segretario del partito Cesa (un politico che ho sempre rispettato per la sua serietà) che si era lasciato andare a dire: "Per quanto mi riguarda non ritengo che Cuffaro abbia a che fare con la mafia. Cuffaro con molta chiarezza ha risposto sulla vicenda in maniera inequivocabile e si è dimesso da ogni incartico di partito. Questa è la risposta migliore e più chiara che potesse dare".

Ma come la risposta migliore e più chiara? Forse anche Cesa aveva voglia di scherzare?

Perché Cuffaro è sì vicesegretario nazionale vicario dell'Udc (incarico dal quale si sarebbe dimesso) ma sopratutto siede a palazzo Madama come senatore dell'Udc, e sempre in rappresentanza del partito, è membro di un paio di commissioni in Senato e membro della commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai. Incarichi che Cuffaro non sembra avere nessuna intenzione di lasciare.

E allora ci si chiede: può un senatore condannato a sette anni per aver aiutato la mafia continuare a rappresentare gli elettori italiani? Può con noncuranza continuare a far parte di varie commissioni parlamentari?

Su questi argomenti né il segretario Cesa né il leader Casini hanno incredibilmente avuto niente da dire. Che sia la politica del quarto forno?

dal sito http://club.quotidianonet.ilsole24ore.com/bugialli/casini_cuffaro_e_la_politica_del_quarto_forno

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