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Brunetta, meglio ministro che sindaco di Venezia

di Carlo Cipiciani

Renato Brunetta ci riprova. Dopo aver a lungo accarezzato il sogno di essere il doge della sua Venezia, il Ministro della Funzione Pubblica e dell’Innovazione è stato candidato a Sindaco di Venezia da Silvio Berlusconi in persona. Dopo aver lottato come un leone contro la regola – chiesta da Berlusconi – di non sommare cariche da Ministro con quelle da parlamentare, memore della regola del non c’è due senza tre, Renato il fantuttone si lancia nella nuova sfida. Qualcuno ha parlato di un fallimento mascherato da vittoria.

In effetti, ricordando il bilancio di questi due anni da ministro, si ricordano moltissime chiacchiere e pochissimi fatti. Dalle polemiche sulle donne, a quella recentissima sui bamboccioni, passando per gli attacchi quotidiani a Tremonti, cosa resta della sua azione da Ministro se non la battaglia – molto mediatica e con poca sostanza – contro i cosiddetti fannulloni? Poco o niente. Adesso, proseguire l’opera poco più che iniziata, seguitando a fare il ministro mentre si combatte una dura campagna elettorale e poi – in caso di vittoria – fare il Sindaco di una città straordinaria per bellezza ma anche per complessità dei problemi da affrontare non sembra possibile. Antonio Bassolino fu qualche anno fa ministro a Roma e sindaco a Napoli. Durò poco e non andò benissimo.

Ma c’è anche un’altra cosa: il re dei tornelli ha espresso in tempi non recentissimi idee su Venezia che lasciano – per usare un eufemismo – perplessi. Le sue idee di modernizzazione della città sono la costruzione di quartieri residenziali lungo l’area della Laguna, liberandola dai vincoli paesistici ventennali, l’idea del nuovo porto alla bocca di Malamocco, la sublagunare fino al Lido, meno aree pedonali e meno piste ciclabili e invece strade più larghe e scorrevoli per stimolare il commercio in città. L’idea di modernizzazione che fa rima con cementificazione oltre che far rabbrividire – visto che stiamo parlando di Venezia – è anche economicamente “preistorica”.

Insomma, caro ministro: sicuramente l´amministrazione di una città complicata come Venezia non può essere a mezzo servizio. Per uno che – parole sue – vuole fare la più grande riforma che si sia mai fatta in Italia, quella della Pubblica Amministrazione non può esserci il tempo per amministrare una città-stato come Venezia. Se poi aggiungiamo quelle idee che chiamano moderno quello che si annuncia come un vero e proprio “sacco di Venezia”, ce n’è a sufficienza per sperare che resti a fare il ministro. Lì, almeno, continuerà a dichiarare a 360 gradi e a combinare poco. Venezia merita di meglio. Un altro sindaco, per esempio: di destra o di sinistra che sia.

dal sito http://www.giornalettismo.com

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