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Craxi, quando Berlusconi era giustizialista

Padellaro, sul Fatto del 16 febbraio, rileva che l’apologetica craxiana è in realtà semplice punto d’appoggio dell’apologetica berlusconiana. Si può aggiungere una considerazione integrativa. Nel momento di massima intensità dell’azione di Mani Pulite, quando di Craxi cominciarono a venire fuori le fruttuose fantasie finanziarie, Berlusconi si guardò bene dall’aiutare il dominus che gli aveva procurato il monopolio delle reti private.

Ritenne forse che i 21 miliardi transitati da All Iberian (di cui aveva negato il possesso: “Vi sembra che una persona con il mio gusto possa avere un conto con un nome così?” Col suo gusto: appunto) a uno dei numerosi conti di Bettino fossero sufficiente mercede per il favore ricevuto.

Fatto sta che le reti di Berlusconi furono addirittura in prima fila nel suonare la grancassa giustizialista. Girato il vento B. divenne sempre più cauto e sempre più lontano dal suo protettore: doveva far dimenticare di essere il peggior frutto avvelenato prodotto dal sottogoverno della prima repubblica.

Ora che le sue reti e i suoi giornali hanno da anni mutato accenti e fatto dimenticare ciò che dimenticare non si può, ora B. ordina uno sforzo straordinario di apologetica craxiana. Ma non c’è alcuna generosità nel comando. Come prima era stato vigliacco nell’abbandonare il maestro nel momento difficile, ora recupera una falsa memoria per proteggere e incensare sé stesso.

Il presidente del falso in bilancio è anche il campione della vigliaccheria. E il Tg1 che ne orchestra l’apologia perde ascolti. Segno buono.

Pancho Pardi

dal sito http://temi.repubblica.it/micromega-online/craxi-quando-berlusconi-era-giustizialista/

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