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Santoro, lo share e la rivoluzione.

di Debora Billi - Crisis

Beh, aspettate a festeggiare, non è che cambi niente in concreto.
Ieri sera lo spettacolo (ricordiamoci di non chiamarlo "programma", perché non risiedeva in alcun palinsesto) Raiperunanotte ha ottenuto un successo strepitoso, definito da più parti una rivoluzione nell'informazione. E lo è per molteplici motivi, essendo un evento forse senza precedenti in tutto il globo, avvenuto proprio nel Paese più ingessato del mondo dal punto di vista giornalistico. Nessuno aveva mai mescolato prima TV, web, piazza, radio, satellite, TV locali, blog, in un'unica piattaforma informativa in diretta e in contemporanea. Da togliere il fiato, obiettivamente.
Tale mix ha reso anche quasi impossibile il quantificare gli spettatori: l'ansia nevrotica di ravanare tra i numeri si trova dinanzi il muro della frammentazione. Il 13% di share televisivo, ok, sono milioni; e poi? Quanti erano nelle 200 piazze, cosa dice la questura? E quanti nei blog collegati, quanti a sentire la radio in autostrada, quanti a fare zapping sulle TV locali? Il grafico Twitter qui sopra mostra che alle 22 i twits mondiali #raiperunanotte hanno raggiunto i twits #obama, e su Facebook migliaia di persone commentavano in diretta. Un eccezionale groviglio inestricabile che invita a gettare la spugna con i conti e ad abbandonarsi semplicemente alla soddisfazione di un evento condiviso.
Qualcuno azzarda che alla rivoluzione di una sera seguirà un cambiamento epocale per l'informazione. Eh no, il cambiamento epocale non seguirà proprio per niente, o almeno non in tempi misurabili dalla sveglia sul comodino. Basta riesumare i numeri, e fare due conti: lo spettacolo di ieri è costato almeno 125 mila euro, i due euro e mezzo donati da 50 mila cittadini; poi, fior di maestranze RAI di assoluto livello, tecnici e giornalisti hanno lavorato gratis; inoltre, erano presenti personaggi di grandissimo richiamo; infine, proprio per questo, i Comuni hanno concesso le piazze, i siti il proprio spazio web, le TV locali hanno rinunciato alle astrologhe. Quante volte credete che potrà ripetersi, un simile esperimento? Come potete pensare che possa diventare "sistema"?
Per i sistemi ci vogliono gli sghei, o almeno ci vuole che non ci sia alcuna alternativa, proprio nessuna. Si sa, la disperazione compie miracoli. Ma finché ci sono in onda le De Filippi con gli "Amici di Silvio" (per dirla alla Cornacchione) e il relativo corteo di sponsor e quattrini, Raiperunanotte resterà l'esperimento di una notte e non una rivoluzione.

Rivoluzione che però ieri sera è stata più volte menzionata, e apertamente: dal regista Monicelli, che dall'alto dei suoi 95 anni può permettersi di dire ciò che vuole, e da una ricercatrice precaria che dall'alto del tetto su cui ormai risiede in pianta stabile non ha più nulla da perdere. Rivoluzione ma con il suo significato antico, più pericoloso, quello solitamente appena sussurrato persino sul web e da tempo assoluto tabu sui mezzi di informazione. Scroscio d'applausi liberatorio, a momenti viene giù il Palasport.
Ecco forse il più grande miracolo di Raiperunanotte: aver sdoganato una parola.

dal sito http://crisis.blogosfere.it/

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