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A cosa serve Rai per una notte

di Alessandro Gilioli

Se pensiamo all’Italia della prima metà del 2010, Rai per una notte non serve a niente.

Intendo dire: da un lato ci sono un po’ di blog e di siti, insieme a qualche radio e tivù con percentuali d’ascolto microscopiche, dall’altro lato c’è Berlusconi che semina spot a UnoMattina e al Tg5.
Il confronto è violentemente asimettrico, altro che par condicio: su quei blog e su quelle tivù si sintonizzeranno persone che già si oppongono al berlusconismo, gente che vota a sinistra più o meno da sempre; mentre il Cavaliere ha modo di parlare non solo a una platea molto più ampia, ma soprattutto a un ventre molle di elettori apolitici, di indecisi, di anziani e casalinghe che però alle urne fanno massa.
Sul breve termine, quindi, le manovre del Cavaliere sono perfettamente riuscite: quel pubblico – che guarda solo i sei canali generalisti e con quelli si fa un’opinione prima del voto – non rischia di essere intercettato nemmeno per sbaglio dalle trasmissioni di Santoro e Floris. In compenso si è bevuto e si sta bevendo il premier che comizia in solitaria.
Ne ho già parlato alcune decine di volte, ma nel confronto tra il Cavaliere a Uno Mattina e Santoro su Current tv si evidenzia in modo lapalissiano il vero problema della libertà di stampa in Italia: che non è la difficoltà a parlare – sui nostri blog, nei giornali d’opposizione, alle radio – ma la quasi impossibilità di farsi sentire dalla pancia molle del Paese, che è poi quella che decide le elezioni.
Berlusconi lo sa benissimo, e usa la stessa tecnica dal 1994: quando ha riempito di spot per Forza Italia le trasmissioni di Mengacci e di Funari, di Raimondo Vianello e di Ambra Angiolini, e così ha conquistato per la prima volta Palazzo Chigi – e meno male che “le tivù non spostano un voto”.
Quindi stasera, quali che siano i numeri di quanti si collegheranno con il Paladozza, invito tutti a non festeggiare in alcun modo: perché non c’è nulla da festeggiare se sotto elezioni una delle poche trasmissioni Rai non allineate viene cacciata dai canali generalisti e confinata su tivù minori o siti comunque di minoranza.
Però, però, a tutto questo c’è un però.
Che è il graduale – e neanche troppo lento – spostamento di una parte di telespettatori su piattaforme comunicative diverse dalla tivù generaliste. Raiperunanotte serve a questo. Come, in altro modo, è servita l’idea del Corriere.it di ingaggiare Mentana per una trasmissione via web. A poco a poco si sta lavorando per rendere più plurale l’ascolto dei mass media. Spostandolo gradualmente da pochi canali controllati dal governo a tanti canali con tanti diversi gestori e diverse proprietà. Rendendo Internet- con la sua infinita biodiversità di proposte e opinioni – un consumo non più di nicchia e forse un giorno di massa.
E’ a questa prospettiva che serve Rai per una notte, che anche il sito dell’Espresso manderà in streaming, come tanti altri.
“Santoro a reti unificate”, ha strillato Feltri l’altro giorno, sostenendo l’incauta tesi che la censura su AnnoZero sia diventata un boomerang. Il che, sul breve termine, è una gran sciocchezza: l’espulsione da Raidue non è affatto un boomerang, in vista delle elezioni di domenica – che è l’unica cosa a cui Berlusconi pensa, nel suo tatticismo mirato alla sopravvivenza al potere.
Per chi invece guarda un po’ più lontano, per chi guarda alla possibilità che questo Paese esca dal torpore televisivo imparando a farsi un’opinione attraverso fonti diversificate, beh, allora sì, la censura può essere stata un boomerang per chi l’ha ordita. Perché anche così, e dai e dai, si inizia a guardare a luoghi diversi rispetto al monoscopio omogeneamente occupato dal premier.

dal sito http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/03/25/a-cosa-serve-rai-per-una-notte/

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