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Berlusconi e Minzolini, smettete di percularci per favore

di Alessandro D'Amato

Sarà anche vero che Berlusconi e Minzolini non si sentono tutti i giorni, per carità. Però rimane il fatto che sono in sincronia perfetta, tanto perfetta da essere di per sé imbarazzanti. Entrambi, infatti, fanno finta di non capire le domande che gli si fanno, e rispondono fischi per fiaschi.
Ieri ha cominciato il direttore del Tg1 a Par Condicio, la trasmissione di Mentana: “Tra me e il premier non c’è assolutamente un filo diretto, dal mio insediamento l’avrò sentito 5 o 6 volte. Tutti i politici chiedono, c’è chi telefona e chi mi fa telefonare, ma lo fanno tutti. Sono tutte cose banali che avvengono per i direttori Rai e per tutti i direttori forse anche al Corriere della Sera”. Nelle dichiarazioni ci sono spunti interessanti: Minzolini parla di 5-6 telefonate con Berlusconi, mentre quando era apparsa la notizia dell’inchiesta di Trani aveva parlato di due o tre. Potenza della lettura dei giornali di ieri mattina, che parlano proprio – guarda caso – di cinque telefonate intercorse tra lui e Berlusconi. Ma soprattutto, il direttore del Tg1 aggira il punto del discorso: non si sta discutendo del fatto che i politici chiamino i direttori dei grandi giornali e telegiornali (quello è indubbio), ma che i direttori approntino editoriali dopo lamentela dei politici. Così come sembra sia successo a leggere i resoconti delle chiamate, visto che si parlava ad esempio di un editoriale sul caso Spatuzza, poi puntualmente arrivato.
Berlusconi ha fatto di peggio: “E’ un diritto del presidente del consiglio di parlare al telefono con chiunque senza essere intercettato anche surrettiziamente come avvenuto qui”, ha avuto l’ardire di dichiarare delirando il premier. E chi glielo contesta, il diritto di pensare e dire al telefono che Anno Zero è una trasmissione orribile? Quello che invece il presidente del Consiglio non ha il diritto di fare è di chiederne la sospensione a un commissario dell’AgCom che tratta come un suo dipendente (e che in effetti un tempo lo era: Innocenzi lavorava alla Fininvest), pretendendola come se questa fosse davvero un suo diritto (e non lo è, spiacente, nemmeno nella sua veste di politico più amato dalla maggioranza degli italiani: per quello gli serve l’unanimità).
Berlusconi e Minzolini sembrano davvero due scesi ieri dall’albero. Dovrebbero smetterla di far finta di non capire per la serietà che sarebbe dovuta alle istituzioni (in senso lato, per Minzo) che rappresentano. Se proprio non gli riesce di farlo per quello che sono.

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