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Questa strana Italia dove quello che non è reato è corretto

di Luigi Pecchioli

C’è un noto comico napoletano, Paolo Caiazzo, che faceva un personaggio un po’ stralunato che si chiamava Tonino Cardamone, il quale iniziava ogni sua considerazione con la frase “Io non riesco a capire”. Ecco, io non riesco a capire.

Io non riesco a capire perché in Italia, quando si intercettano conversazioni allucinanti per lo squallore morale dei contenuti, per la pochezza etica e culturale delle persone che parlano, per l’assoluta mancanza di dignità di uomini posti a capo di enti, organi, cariche pubbliche - persone che il buon Sciascia, usando la famosa classificazione mafiosa degli esseri umani, avrebbe definito con disprezzo dei “quaquaraquà”- l’intercettato riesce a cavarsela affermando orgogliosamente “non ho commesso alcun reato”.
L’unica valutazione che sembra avere valore per questi signori, e per i loro difensori d’ufficio, sparsi nelle redazioni dei giornali, nelle camere del Parlamento e, soprattutto, nelle trasmissioni televisive e nei telegiornali, è se quel comportamento o quella dichiarazione si può o meno considerare reato; se non lo è allora si grida allo scandalo per aver messo alla gogna (mediatica) un onest’uomo, si ipotizza volontà persecutorie e tentativi di far tacere voci libere.


Minzolini, ultimo esempio, difendendo se stesso dopo le non edificanti intercettazioni di Trani, ha fatto aprire il proprio telegiornale con la notizia “Minzolini non è indagato”, per poi andare direttamente in video “Mi vogliono muto e sordo”. No, lo vorremmo solo non servo, ma uomo. O almeno ominicchio.

Questo del reato come scrimine del comportamento corretto è una odiosa ipocrisia che va combattuta, perché falsa e pericolosa.

Se una persona che lavora con voi vi fa l’amica, raccoglie le vostre confidenze ed i vostri sfoghi e poi li racconta al capoufficio per mettervi in cattiva luce, non compie alcun reato; se un tizio assume nella propria fabbrica il figlio dell’onorevole invece che voi, che magari siete anche più preparati, ma non potete fargli dei favori, non è punibile penalmente; se conoscete un personaggio che si prostra ed accetta ogni umiliazione dai superiori e poi fa il duro con i propri sottoposti, non frequentate un criminale. Non credo però che persone così siano in cima alla vostra stima e che dareste loro la possibilità di gestire la vostra vita o i vostri beni.

Ci sono tanti comportamenti che dimostrano la miseria e lo squallore morale di un individuo, che lo etichettano per quello che vale e che non sono reati, ma permettono di valutare se è il caso di affidargli compiti di responsabilità, se sono all’altezza del ruolo che ricoprono, se sono degni degli incarichi che svolgono.

Un giudice pavido non è un buon giudice. Un amministratore avido non è un buon amministratore. Un generale vigliacco non è un buon generale. Ma non sono criminali.

Far credere che tutto è lecito e corretto se non è reato è l’unico modo che hanno questi cialtroni per difendere se stessi e continuare a prosperare e chi li usa per continuare ad usarli. Spesso contro di noi.

dal sito http://www.giornalisticamente.it/index.php?option=com_content&view=article&id=466:questa-strana-italia-dove-quello-che-non-e-reato-e-corretto&catid=43:top-societa&Itemid=60

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