Vivono di violenza reale ma stigmatizzano la violenza virtuale
di Marco Cedolin
L'inetta  e parassitaria classe dirigente del nostro paese ci ha ormai abituato  ad ogni sorta di cortocircuito logico, ragione per cui non dovremmo più  stupirci di nulla, catalogando il quotidiano parlarsi addosso messo in  mostra da mestieranti della politica, prenditori e sindacalisti vari,  nel novero delle esternazioni senza senso buone solo per creare il  materiale di risulta col quale vengono sistematicamente riempiti i vari  telebugia e giornalacci nostrani.
Non  ci stupiscono pertanto le dotte dissertazioni esperite in queste giorni  dai personaggi pubblici in tema di violenza, tese a vaticinare il  pericolo di un ritorno (un ritorno?) della violenza nel paese, a seguito  di fatti "assai inquietanti" che avvelenerebbero e minerebbero il clima  sociale. Non ci stupiscono, ma c'inducono  a pensare che questi signori  siano ormai fermamente convinti di rapportarsi con una massa di  telericoncoglioniti totalmente priva di qualsiasi capacità di  discernimento fra il mondo reale e il mondo virtuale, una massa omogenea  ed amorfa, totalmente priva di qualsiasi spirito critico ed anelito di  dignità.
Un  uomo come Bonanni, sindacalista al servizio di Confindustria e notorio  "coniglio" che qualche anno fa in Val di Susa rifiutò il confronto  civile con un paio di centinaia di manifestanti NO TAV, lasciando che  fosse il deputato del PDL Roberto Rosso a dialogare civilmente con i  cittadini, senza che questi naturalmente gli torcessero un capello, è  assurto al ruolo di martire di un' inenarrabile escalation di violenza,  dopo avere ricevuto qualche fischio e un fumogeno (non pietre e tubi  innocenti) durante l'ospitata alla torinese festa del PD....
La  CISL da lui presieduta, si dichiara vittima di episodi di "squadrismo  molto grave" e oggetto d'inusitata violenza, dopo che i muri della sua  sede romana sono stati stamani sporcati con uova e vernice rossa, da un  gruppetto di contestatori che imputano al sindacato di Bonanni una linea  di condotta troppo appiattita e condiscendente con i dettami di FIAT e  Confindustria.
A  fare paventare la drammatica situazione di un paese ormai sul baratro  della violenza, ha contribuito qualche giorno fa anche il "terribile"  agguato occorso al giornalista di Libero Maurizio Belpietro,  perseguitato (come lui stesso ha ricordato) perchè giornalista tutto di  un pezzo che ha il coraggio di scrivere cose scomode.
Chi  non avesse seguito la vicenda sarebbe indotto a pensare che l'indomito  Belpietro sia sfuggito miracolosamente ai colpi di pistola sparatigli da  distanza ravvicinata da un attentatore, a causa dei suoi articoli che  smascheravano la truffa degli attentati dell'11 settembre, attaccavano  la politica finanziaria della UE e portavano alla luce crimini  concernenti lo smaltimento illegale di rifiuti tossici. Niente di tutto  ciò, l'eroe in nuce Maurizio Belpietro non ha mai avuto contatti  ravvicinati con alcun attentatore. Il contatto (o presunto tale) è  avvenuto fra un agente della sua scorta ed un fantomatico uomo con in  mano un'arma, nelle scale del condominio in cui vive Belpietro, mentre  lo stesso si trovava a farsi i fatti propri chiuso all'interno del suo  appartamento. Nè Belpietro ha mai scritto nulla che prescinda dal  pastone politico e dalle storie di gossip che ormai costituiscono il  fulcro del confronto fra centro destra e centro sinistra.
Ciò  nonostante tutta la classe politica si è riversata in massa dinanzi ai  microfoni dei teleimbonitori per stigmatizzare il pericolo di un ritorno  alla violenza, riesumando per l'occasione il fantasma degli anni di  piombo e perfino delle Brigate Rosse, tanto per dare un tono di colore  al querulo coro che da giorni sta levandosi sempre più alto.
E'  curioso constatare come un fumogeno, uno schizzo di vernice ed un  fantomatico potenziale assalitore costituiscano il viatico per allarmare  l'intera classe dirigente italiana, portandola a gridare ad una sola  voce la propria paura per il ritorno della violenza, mentre la violenza,  quella vera, all'interno della quale la stessa classe dirigente sguazza  fino al collo condividendone enormi responsabilità, non allarmi invece  nessuno e venga dalla stessa sistematicamente sottaciuta.
La  violenza perpetrata nei paesi stranieri occupati in armi dai nostri  soldati, dove uomini e droni ammazzano sistematicamente ogni giorno  donne e bambini. Le stragi israeliane compiute nei territori  palestinesi, con la condiscendente approvazione della classe politica  nostrana. La violenza dei cittadini che difendono il loro diritto ad  esistere e vengono bastonati dalla polizia in Val di Susa come a  Terzigno, come nelle fabbriche. La violenza delle famiglie buttate in  mezzo ad una strada dalle speculazioni finanziarie ed industriali,  realizzate con la condiscendenza del sindacato di turno. La violenza di  migliaia di persone ammazzate sul lavoro e sacrificate sull'altare del  profitto. La violenza di tanti giovani, come Stefano Cucchi, ammazzati  in carcere senza un perchè. La violenza di una cronaca dove omicidi,  stupri, stragi familiari ed infanticidi sono ormai notizie "abituali"  all'ordine del giorno.
Non  fumogeni, schizzi di vernice e attentatori fantasma, ma veri morti  ammazzati e vite distrutte. Vite di cui non importa nulla a nessuno,  poichè discettare di violenza è un'arte gratificante e politicamente  corretta solamente quando la si pratica voltati dalla parte giusta, la  parte della fantasia.
dal sito  http://ilcorrosivo.blogspot.com


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