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Alle spalle del Ruanda

di Rita Pani


Tanto non ci impressioniamo più, nulla ci fa più sobbalzare e nulla ci dà più un brivido. Quindi nessuna sorpresa nell’apprendere che anche quest’anno l’Italia fa la sua porca figura nella classifica dei paesi più corrotti, secondo il Trasparency International. 12 posizioni guadagnate in soli 3 anni, e un piazzamento di tutto rispetto alle spalle del Ruanda.
Sì, magari un pizzico di preoccupazione quando il ministro del razzismo maroni, dopo aver già fatto massacrare i cittadini di Terzigno e delle zone limitrofe – per altro già abbondantemente massacrati dal cancro e dalle leucemie – promette morte e violenza.
Forse un conato di vomito, di fronte alle dichiarazioni dementi di buttiglione che equipara i gay agli evasori fiscali – rei di essere immorali.
Ecco, forse persino un ghigno cinico potrebbe stamparsi sui nostri volti, sapendo che nel paese più corrotto del Ruanda e di Samoa, esiste questo grande richiamo alla moralità sessuale. E se poi ci fermassimo un attimo a pensare alla moralità sessuale dell’evasore fiscale che ci governa – sarà sbagliato – ma il ghigno potrebbe diventare una sonora risata. Perché davvero non ci impressioniamo più.
Soprattutto se fosse vera (e pare non lo sia) la storia della ragazza minorenne marocchina, che racconta di serate di sesso ad Arcore col tizio mandrillo del consiglio. Oh beh! Non per il fatto che ella sia minorenne,visto il ben più noto precedente con la letizia del presidente, ma per il fatto che sarebbe stata marocchina. Chissà cosa ne potrebbe pensare la lega di bossi!
Eppure dovremmo preoccuparci, perché lo Stato è in deficit. Così economicamente precario da aver approvato soltanto dieci leggi in un anno, e queste comprendono anche 18 decreti legge. In pratica il parlamento è paralizzato per il fatto di non avere soldi per poter produrre le leggi che servirebbero – anche – allo sviluppo e al risanamento dello stato stesso. Quel poco che si lavora (lavora è una parola grossa) lo si fa per risolvere l’annosa questione della giustizia, intesa ovviamente come impunità del tizio più corrotto che il governo italiano ricordi nella sua storia.
Ed è strano. Quando mancano i soldi per produrre e guadagnare, le industrie usano mettere in cassa integrazione o licenziare i dipendenti. Chissà com’è che per l’Azienda Italia, ormai sull’orlo del fallimento, non si applica lo stesso principio.
Rita Pani (APOLIDE)

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