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Cameron – Tremonti: grandi manovre a confronto

di Pietro Salvato


Un impietoso confronto tra la manovra finanziaria inglese e quella che si appresta a varare il nostro governo.  Un paragone dove, ancora una volta, Tremonti n’esce a pezzi

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“Dico al Parlamento come ho detto ai ministri di questo governo, che non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore”, sono parole di un celebre discorso di Wiston Churchill, tenuto alla Camera dei Comuni il 13 maggio 1940. L’Inghilterra scendeva in guerra contro il nazifascismo. Da quel discorso fu coniata l’espressione assai efficace “lacrime e sangue” che trova oggi larga applicazione nell’ambito del giornalismo economico, ogni qual volta si è alle prese con provvedimenti economici che richiedono sacrifici. Questo infatti, è quanto sta avvenendo nell’Inghilterra di oggi, quella distante 60 anni da quel celebre discorso, alle prese con una difficile situazione finanziaria.
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UN CONFRONTO IMBARAZZANTE – L’obiettivo che si è posto il governo liberal-conservatore di David Cameron è quello di risanare i pesanti Conti pubblici, nel più breve tempo possibile. Per farlo, si è fatto pochi scrupoli. Tagli alla Spesa pubblica che colpiranno in particolar modo le fasce di popolazione più disagiate, ma anche nuove entrate (tasse) che invece dovrebbero gravare sulle tasse dei più abbienti. E l’Italia? Per quanto se ne sa, l’Italia dovrebbe optare, ancora una volta, sul taglio delle spese, quello che colpisce sempre i più deboli che si vedono tagliare beni e servizi, mentre sul versante delle entrate (peraltro, già previste in calo rispetto all’anno passato dalla Banca d’Italia) non ci dovrebbero essere variazioni di sorta. Avremo ancora un’altissima pressione fiscale (oltre il 40% del nostro Pil) che però, tanto per cambiare, graverà sempre sui “soliti noti”: lavoratori dipendenti e pensionati. Tutti gli altri potranno continuare a “beneficiare” dei soliti e ben noti escamotage. Certo, Silvio Berlusconi ha annunciato, finalmente, “una lotta seria contro l’evasione fiscale”. Peccato che sia lo stesso Berlusconi che poco tempo fa definiva “moralmente comprensibile” chi evade e lo stesso presidente del Consiglio che, non più di un anno fa, con l’operazione “Scudo fiscale” ha permesso di riciclare e magari pure ripulire qualche centinaio di miliardi di “capitali illegalmente” esportati all’estero. Lo Stato ne ha incassato appena il 5%, mentre di quei soldi, nel nostro paese, è effettivamente rimpatriata una quota pari al solo 41%.
LASSÙ, NELLA PERFIDA ALBIONE – “E’ la più grande operazione di tagli dopo la Seconda Guerra Mondiale”. Così la stampa britanica ha commentato manovra del governo Cameron. Il “cattivo” – perché un ministro che si propone di tagliare e tassare, per definizione lo diventa – è George Osborne, ministro delle Finanze poco più che trentenne, che ha annunciato un piano di risanamento da ottanta miliardi di sterline. Questo allo scopo di ridurre il debito pubblico ed il deficit. Fra i settori che subiranno i tagli più consistenti troviamo: la Difesa, la Giustizia, gli Interni. Osborne dice che invece non verranno toccati la sanità, gli esteri e il settore dell’ambiente. L’opposizione laburista, tuttavia ritiene che anche questi settori finiranno sotto la mannaia liberl-conservatore. Inoltre, anche i finanziamenti per le grandi infrastrutture come il London’s Crossrail o il Mersey Gateway, rimarranno invariati. Eppure, la polemica è feroce. L ’Institute for fiscal studies ha definito le stesse misure come regressive, niente affatto orientate al sostegno dei poveri.  In questo, quindi, ci sarebbero delle affinità tra quanto già fatto dal governo conservatore inglese e quanto si appresta (ed ha già fatto negli anni passati), il governo di centrodestra italiano. Però, a guardare bene, nella manovra britannica si trova anche una cosa che manca – ed è sempre mancata – in quelle tremontiane. Le tasse per i più facoltosi, i ricchi. Già, secondo quanto riporta l’ottimo blog economico phastidio.net proprio commentando la manovra di Osborne, emerge che: “contiene anche maggiori entrate, per circa il 20 per cento del totale”, tasse che “i contribuenti più agiati pagheranno di più, sia attraverso una struttura delle aliquote Irpef già irrigidita dal precedente governo, che con prestazioni di welfare (trasferimenti e crediti d’imposta) assoggettate almeans testing, cioè al reddito, personale e familiare, attuando quella che evidentemente è una manovra ispirata a criteri di progressività fiscale”. Insomma, a Westminster è sta presentata una manovra che, come si dice, “prende il toro per le corna”, entrambi i corni: quello dei tagli e quello delle entrate, con l’obiettivo di riassestare i Conti pubblici per davvero. A titolo d’esempio, ricordiamo che a fronte di un Deficit più basso, il nostro Debito pubblico è al 118,4% del Pil, mentre quello del Regno Unito è al 76,7%.
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SILENZIO, I MERCATI CI GUARDANO – La manovra do Osborne, appena presentata in Parlamento ha avuto un effetto immediato (positivo) sui mercati. “Il rendimento dei Titoli di Stato inglesi quinquennali sono scesi sotto quelli del corrispondente Bund tedesco, cosa che non accadeva da quasi un anno e mezzo, mentre il differenziale , il noto spread, su quelli decennali è ai minimi dell’ultimo anno. Per quanto riguarda l’Italia, come ricordammo precedentemente nemmeno l’ultima massiccia emissioni di bond del Tesoro è servita a ridurre in modo significativo lo “spread” dei nostri titoli ma ha fatto invece crescere i dubbi sullo stato delle nostre Finanze pubbliche tra più di un operatore finanziario. Del resto, il nostro Debito pubblico continua salire , guarda caso proprio da quando c’è l’esecutivo berlusconiano al governo del paese, la nostra crescita è fanalino di coda nel confronto con gli altri paesi più industrializzati. Riuscirà la manovra prossima ventura di Giulio Tremonti ad invertire la china? Con i chiari di luna che si vedono oggi, ne dubitiamo fortemente.

dal sito http://www.giornalettismo.com

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