E va bene, lo ammetto. C'avete ragione voi.
di Wil su nonleggerlo.blogspot.com
Okei, okei, avete vinto. Sono pronto ad ammetterlo. C'avete ragione voi. Avete ragione quando dite che verso Il Giornale e Libero ed  un certo comparto informativo abbiamo qualche preconcetto, qualche  piccolo pregiudizio. Hanno ragione i politici, Gasparri, Cicchitto e  molti altri, quando ci accusano di non esserci scandalizzati abbastanza  per le perquisizioni di Via Negri - dossier Marcegaglia - che se fosse  successo nella sede di Repubblica saremmo tutti qui a pretendere il  rispetto dell'articolo 21. C'hanno ragione Cruciani, Sallusti e la  Santanché, quando dicono che utilizziamo due pesi e due misure, che  definiamo le inchieste di Feltri e Belpietro "campagne di fango", o "killeraggio mediatico",  mentre quelle degli altri appartengono al diritto di cronaca, alla  libertà di stampa, puro ossigeno democratico. C'avete ragione quando mi  insultate, e mi dite che raccolgo le anomalie del fallito attentato a  Belpietro solo perché è il fallito attentato a Belpietro, che se a  subirlo fosse stata Concita De Gregorio non mi sarei insospettito, non  così rapidamente, e magari manco ne avrei scritto.
C'avete  ragione, è proprio così. Abbiamo dei pregiudizi. O meglio, siamo  prevenuti. Appena sentiamo certi nomi, raddrizziamo le orecchie. Appena  sappiamo di certe inchieste, ci prepariamo al peggio. Ma non è tutta colpa nostra, sapete. Abbiamo le nostre ragioni.
Ci sono giornali che  sbranano a comando, timing letale, basta sfiorare Papi-Padrone e per  quelli è finita, che siano mogli, colleghi, soci, deputati, conduttori,  senatrici, amici, nemici, rivali o amanti. Ci sono giornali che sanno  elevare ad infinito la cucina Scavolini altrui, e far sparire quella  trave corruttiva e criminale che sbarra le solite occhiaie. Ci sono  giornali che fondano le loro inchieste sulle rivelazioni false dei  Marini e degli Scaramella, mesi e mesi di violenza pneumatica, per poi  scoprire che era tutta una farsa. Ma non importa, a quel punto i frutti  saranno già stati raccolti. Ci sono giornali che pubblicano interviste  inventate di sana pianta: su altri quotidiani sarebbe quasi impossibile -  confessa l'autore - dato che quelli "fanno le verifiche". Ci sono giornali che pubblicano bufale certificate - Romano Prodi ne sa qualcosa, vedi Telekom Serbia - o finti scandali, meglio se targati "Cia":  ricordiamo tutti i complotti internazionali che armarono i Pm di Mani  Pulite e la brama sesso-edilizia di Patrizia D'Addario. Ci sono giornali  che possono permettersi di lavorare in perdita, ci pensa Papi a  garantire ai propri direttori stipendi altissimi ed il pagamento di  tutte le spese processuali: cause per diffamazione uguale produttività,  più sono, meglio è. Ci sono giornali  - e non credo ci sia cosa peggiore  - che tengono le notizie nei cassetti, le lasciano decantare: saranno  pronte al momento giusto, al momento del dissenso.
Ci sono giornalisti che  ricorrono sistematicamente alla menzogna, che pubblicano infamie false  spacciandole per veline vere. Ci sono giornalisti che fanno saltare  teste, chiedete a Dino Boffo: character assassination  che si gonfia di fatti vecchi ed invenzioni fresche, e che va servito  ogni santissimo giorno. Una volta raggiunto l'obiettivo magari ci si  scusa pure, dopo mesi, verso pagina 50. Ci sono giornalisti che  ricorrono alla minaccia, e lo scrivono apertamente, senza vergogna  alcuna. Per mozzare la lingua al Presidente della Camera, ad esempio: "E'  sufficente ripescare quel vecchio fascicolo del 2000 su faccende a luci  rosse per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme ...".  Non so se rendo. Ci sono giornalisti a cui viene espressamente vietato  di criticare questo o quel politico - la Carfagna in particolare. Ci  sono giornalisti che accettano, e chinano la testa. Ci sono giornalisti  che si autoinviano finti volantini delle Brigate Rosse.  Ci sono  giornalisti che tentano di fottere i "colleghi" dell'Espresso,  con polpette avvelenate e grandifratelline ben pilotate. Ci sono  giornalisti a cui basta il colore strambo di un calzino, per cominciare.  Ci sono giornalisti che sfoggiano un maschilismo becero, umiliando  l'intero Paese, ed è così che donne di successo colpevoli di aver  criticato il Governo diventano di colpo "Oche", "Galline", "Chihuahua", "Rompicoglioni", "Isteriche".  Ci sono giornalisti che possono contare sul supporto dei servizi  segreti, o  meglio, della parte marcia dei servizi segreti, per ottenere  dossier e  preziose informazioni, da sfoderare al momento opportuno. Ci  sono giornalisti che possono disporre del lavoro deviato del Sismi,  anni e anni di raccolta-dati illegale avvenuta durante il secondo  Governo Berlusconi: schedatura sistematica di bravi giornalisti e  oppositori e intellettuali ed editori e magistrati, allo scopo di "disarticolare, dissuadere, neutralizzare anche con misure traumatiche"  le menti più pericolose. Ci sono giornalisti radiati dall'ordine perché  al soldo di quelle Spie, giornalisti che magari hanno pure un nome in  codice, "Betulla" ad esempio.  Ci sono giornalisti disponibili alla pubblicazione di notizie false -  appositamente fabbricate per  distruggere il nemico - in cambio di  moneta sonante. Ci sono giornalisti radiati che per questo vengono  ricompensati con un posto in Parlamento, in zona Pdl. Ci sono  giornalisti che pubblicano informazioni illegali, ottenute direttamente  dal Presidente del Consiglio, da sempre sinonimo di garanzia: eh sì, dai  video di Marrazzo alle intercettazioni di Fassino, tutto il fango passa  per Arcore. Ci sono giornalisti che a telefono scherzano, ridono:  mannò, tranquilli, non erano intimidazioni, tra noi si fa così, era "cazzeggio", ma quale ricatto, mentre a Mantova non si dorme la notte.
Ecco, questo è Libero, questo è Il Giornale.  Questi gli squarci democratici provocati dall'informazione vicina al  Presidente Berlusconi: di fronte a tutto ciò un pizzico di riluttanza  può pure starci, giusto? Sapete, qualcuno la chiama "credibilità",  ed è proprio la credibilità che ci spinge a fidarci un pochino di più  di giornalisti come Ezio Mauro, Antonio Padellaro, Concita De Gregorio e  Ferruccio De Bortoli, e un pochino di meno di tizi come Vittorio  Feltri, Alessandro Sallusti, Nicholas Farrell e Renato Farina. E'  proprio per questo che il fallito attentato subito da Maurizio Belpietro  avesse avuto per protagonista, che ne so, Lirio Abbate, beh ecco,  magari molta gente non si sarebbe immediatamente soffermata sulle tante  anomalie del caso. E' proprio per questo che gli "scherzi"  telefonici di Porro vengono presi come violenta intimidazione, reale, e  non solo dalla Marcegaglia, ma persino dagli uomini di Mediaset. Quindi  voi avete ragione, il nostro approcio cambia a seconda della testata, è  diverso a seconda dei giornalisti, perché diverse sono le loro storie.  Alcuni fanno inchieste di qualità, esercitando il sacrosanto diritto di  cronaca, altri il diritto di cronaca lo deformano e lo storpiano in  qualche cosa di pericoloso, che fa paura.
dal sito http://nonleggerlo.blogspot.com/ 


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