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Tremonti e l’elogio del posto fisso

di Carlo Cipiciani (Comicomix)
Il ministro dell’Economia, con una sorprendente dichiarazione, ha affermato “Non credo che la mobilità sia di per sé un valore. Per una struttura sociale come la nostra, il posto fisso è la base su cui costruire una famiglia. La stabilità del lavoro è alla base della stabilità sociale”. A imporre forme di lavoro più flessibili, secondo Tremonti, è stata la globalizzazione che “non ha trasformato il quantum di lavoro ma la qualità di lavoro, passato da fisso a mobile. Era inevitabile fare diversamente”.
A parte le riflessioni sul merito della questione ed in attesa di vedere una coerente azione di governo che smonti la riforma Biagi-Maroni, il recente libro bianco del welfare di Sacconi, le politiche sulla scuola messe a punto dal fratello gemello di Tremonti, registriamo le capacità contorsionistiche del ministro dell’Economia, ormai oltre i confini dell’immaginabile. Vedremo quanto tempo ci metteranno i suoi “seguaci” a spiegare a Sindacati e sinistra che la mobilità, la flessibilità e tutte questi concetti che ci hanno ripetuto per decenni erano delle solenni scemenze.
Ci sono voluti circa 30 anni per tornare alla teoria del posto fisso come panacea dei mali della società italiana. La strada verso il ritorno alla teoria del “salario variabile indipendente” è aperta. Solo che anziché al grido di “Bandiera Rossa”, verrà conclamata intonando le note melodiose di “Meno male che Silvio c’è”

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