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Berlusconi sapeva del video di Marrazzo: 3 domandine al Cavaliere

“Circola un video su di te. E’ stato offerto alla redazione di ‘Chi’, ma gli ho detto che non se ne parla proprio. Se vuoi ti do il nome dell’agente per passare a ritirarlo“. L’indiscrezione troneggia sulle prime pagine di tutti i giornali italiani, e il virgolettato è attribuito a Silvio Berlusconi che parla al telefono con Piero Marrazzo, il governatore del Lazio finito nella bufera per il ricatto dei quattro carabinieri che minacciavano di svelare le sue frequentazioni di transessuali. Dice al Corriere il direttore di Chi: “Me l’ha offerto la ti­tolare di un’agenzia fotografica, Carmen Masi, e io l’ho preso in visione. Mi disse che il prezzo era di 200.000 euro trat tabili. Ho spiegato subito che non mi interessava, però — come spesso avviene per vicende così delicate — ho detto che ne avrei parlato con i vertici del l’azienda. Ho subito informato la presidente Marina Berlusconi e l’amministratore delegato Maurizio Costa, con i quali abbiamo concordato di rifiutare la proposta». È a questo punto che, presumibilmente, la stessa Marina Berlusconi avvisa il padre di quanto sta accadendo. Lunedì scorso il presidente del Consiglio visiona le immagini. Poi chiama Marrazzo. Lo confermano ambienti vicini al capo del governo e lo stesso Marrazzo — quando ormai la vicenda è diventata pubblica — lo racconta ad alcuni amici, anche se non specifica a tutti chi sia l’interlocutore che lo ha messo in guardia. Durante la telefonata Berlusconi lo informa che il video è nella mani della Mondadori, gli assicura che la sua azienda non è interessata all’acquisto e gli fornisce i contatti della Photo Masi in modo da cercare un accordo direttamente con loro. L’obiettivo del capo del gover no appare chiaro: smarcare il suo gruppo editoriale da even tuali accuse di aver gestito il fil mato a fini politici, ma anche mostrare all’opposizione la sua volontà di non sfruttare uno scandalo sessuale. Una mossa che arriva al termine di trattati ve con altri quotidiani a lui vici ni che avevano comunque rite nuto il filmato «non pubblicabile », come ha sottolineato il direttore di Libero , Maurizio Bel pietro, quando ha raccontato di averlo visionato”. E se fosse tutto vero – il condizionale è d’obbligo essendoci di mezzo Alfonso Signorini - la questione potrebbe dare adito anche ad alcune domande moleste.
La prima è la più ovvia: in occasione degli attacchi a Fini, Tremonti, Boffo ed altri, non aveva sempre detto il Cavaliere che le sue testate editoriali non agivano di comune accordo con lui, ma bensì erano perfettamente indipendenti e pubblicavano lasciandolo all’oscuro di tutto? Non si era sempre giustificato così davanti agli alleati e alla stampa, per spiegare che lui con lo schiacciasassi Feltri non c’entrava né punto né poco? E allora come mai invece per Marrazzo è stato avvertito in anteprima del video e ha persino bloccato la trattativa per l’acquisizione e quindi la pubblicazione? Sembra un po’ strano che la notizia venga fuori adesso, o meglio non tanto: se davvero ha agito così, il premier finisce per essere messo in buona luce dai fatti, visto che ha rifiutato di trarre un vantaggio politico da una vicenda che era, obiettivamente, una notizia. Ma a questo punto è lecito per tutti pensare che fosse informato anche nelle altre occasioni. E la stessa cosa dovrebbero domandarsela Fini, Bossi e Tremonti.
La seconda domanda è più articolata: nel momento in cui si è reso conto della situazione, perché Berlusconi non ha pensato anche a una denuncia o una segnalazione alle forze dell’ordine? Se è vero che i carabinieri che ricattavano Marrazzo non hanno mai nascosto la propria carica, e che si sono anche vantati di aver contattato il governatore, era facile intuire che fosse in atto un ricatto nei confronti dell’ex presidente della Regione Lazio. Va bene, la discrezione potrebbe aver consigliato il Cavaliere la prudenza: magari Marrazzo poteva riuscire a cavarsela da solo, senza l’intervento delle forze dell’ordine. Ma è facile pensare che con un piccolo intervento o un paio di paroline dette alle persone giuste i ricattatori potevano, come a Monopoli, finire al gabbio senza passare dal via (e l’intervento dei Ros). Come mai non è andata così?
La terza domanda, invece, è più che altro una considerazione: come mai Signorini ultimamente sembra aver superato Vespa nella posizione di interlocutore privilegiato delle istituzioni repubblicane, e Chi ha preso il ruolo di Porta a Porta nel suo ruolo di terza camera del Parlamento? Riflettendoci, sembra davvero che ormai il settimanale Mondadori sia diventato il crocevia di tutti gli scandaletti repubblicani: prima pubblica in esclusiva delle foto alquanto sospette sulla festa del Cavaliere a Casoria, poi intervista in esclusiva i protagonisti della vicenda campana, quindi si butta sullo scandalo delle escort pugliesi; infine, pubblica un colloquio con Boffo che viene smentito dall’ex direttore dell’Avvenire, nel quale si sostiene che lo scandalo che lo ha coinvolto è frutto di un complotto interno alla chiesa, e non certo colpa di Berlusconi. Adesso arriva l’affaire Marrazzo, e Signorini è ancora sulla cresta dell’onda. Il direttore di Chi oggi sembra diventato davvero il Pecorelli del gossip: come ha fatto? Si tratta di avere ottime fonti, oppure è merito del budget illimitato?
di Alessandro D'Amato

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