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Finanza Usa: i conti in tasca alla “Goldman & Sachs”

Negli Stati Uniti d’America è di questi giorni la notizia, per certi versi confortante, che Kenneth Feinberg, il responsabile per il Dipartimento del Tesoro USA alle retribuzioni dei managers, ha deciso di mettere un tetto di 500 mila dollari alle retribuzioni oggetto del suo controllo.
Questa notizia seguiva di pochi giorni la pubblicazione sul New York Times di un articolo che, pur non facendo nomi, dava abbastanza in dettaglio l’ammontare dei premi destinati dalla Goldman Sachs, una delle più note banche d’affari americane, ai suoi top managers per il 2008.
Si ricorda che la Goldman è stata anch’essa sostenuta lo scorso anno con un finanziamento pubblico di 10 miliardi di dollari. Ma è interessante vedere più in dettaglio come la Goldman, nell’anno nero della finanza internazionale, ha retribuito i suoi uomini d’oro.
Ecco come: ha destinato 1.678 mln di dollari per dare a 6 managers, $10/mln o più; per altri 21, $8/mln o più; per altri 95, $4/mln o più; per 212, $3/mln o più; per 391, $2/mln o più, e infine chiudono la lista dei milionari altri 953 managers con almeno un milione di dollari a testa. In totale sono l’incredibile numero di 1.678 managers (su circa trentamila dipendenti) che hanno ricevuto lo scorso anno una retribuzione di almeno un milione di dollari a testa (fonte: Andrew M. Cuomo Attorney General State of New York).
Logico che in un momento di forte crisi, come quello attuale, durante il quale molte persone si chiedono se non sarebbe stato meglio aiutare di più le persone invece che le banche, il venire a conoscenza non solo che nel pieno della burrasca finanziaria questi signori si auto-retribuivano con premi e retribuzioni da capogiro, ma che, come se niente fosse successo, si apprestavano addirittura a definirne di nuovi, per il nuovo anno, persino maggiori, fa salire il sangue alla testa a molti.
Qualcuno si chiederà: ma non si è appena detto che Mr. Feinberg ha messo un tetto di mezzo milione a queste retribuzioni?
Giusto! Ma l’America è un paese liberista e capitalista, quindi la regola non vale per tutti, vale solo per le banche che hanno ricevuto l’aiuto statale. La Goldman Sachs è tra queste, avendo ricevuto un aiuto di 10 miliardi di dollari lo scorso novembre, ma lo ha già fulmineamente restituito quest’anno in luglio grazie allo strepitoso risultato del secondo trimestre, e all’emissione di nuove azioni per l’aumento del capitale, quindi adesso è libera da quel vincolo.
Ho già descritto in precedenti articoli su questo giornale come questi utili escano non da una sana e produttiva attività bancaria ma da un ritorno alle pure operazioni speculative di borsa e da un artifizio contabile che ha sospeso (temporaneamente?) la regola del “mark to market”, ma naturalmente ci vuole ben altro per cambiare questo stato di cose. Nell’opinione pubblica sono pochi quelli che riescono a entrare nel merito di queste discussioni e, sia pure attraversando qualche malumore nel pubblico, il felice andazzo degli uomini d’oro prosegue pressocché indisturbato.
Se qualche bravo giornalista, o qualche esponente del Congresso, si picca di reclamare maggiore rigore in questo campo, soprattutto in momenti di così grave crisi per la popolazione comune, si affrettano a difendere a spada tratta i loro diritti contrattuali per ricevere la retribuzione pattuita e, quando questo non basta, si elevano a difensori della patria facendo balenare il pericolo che, di fronte ad un attacco alle loro retribuzioni questi managers potrebbero decidere di andarsene, e lasciare così “scoperti” alcuni posti chiave della finanza nazionale.
Ma davvero? E dove andrebbero? In Cina o in India? (ndr: le due nazioni che sembrano già uscite dalla recessione). Beh, potremmo dire: visti i risultati registrati da questi campioni lo scorso anno, che vadano pure a fare i loro danni altrove! Ma c’è altro da considerare, e persino più importante.
Ogni metodo retributivo è basato su un sistema premiante che consente di determinare l’efficienza e la produttività del lavoro svolto. Si parla sempre più spesso di meritocrazia anche in campi dove solitamente l’avanzamento retributivo era dato dall’anzianità più che dalla produttività, e allora perché non deve valere lo stesso criterio anche per gli uomini d’oro della finanza speculativa?
Ti rispondono subito che è già così, questi lauti premi (dicono) sono attribuiti proprio come premio collegato ai risultati ottenuti.
Intanto questo non è vero, e lo abbiamo visto proprio con i risultati di esercizio dello scorso anno, quando in presenza di perdite catastrofiche per alcune banche, le retribuzioni e i “bonus” sono stati solo marginalmente toccati in diminuzione.
E poi c’è il dato più importante da considerare, prendiamo pure gli utili stellari di Goldman Sachs registrati quest’anno, da dove derivano?
Derivano dall’attività finanziaria della banca la quale (come riportano le cronache ufficiali del NYSE) ha aumentato i guadagni grazie anche ad un “aumentato livello di rischio” assunto nelle sue contrattazioni di borsa.
Detto in parole povere cosa significa? Significa che la Goldman Sach ha ricominciato a gonfiare in borsa quella bolla speculativa che era appena scoppiata meno di un anno fa!
E lo fa esattamente allo stesso modo di prima: speculando in borsa a più non posso.
E naturalmente non è da sola, le altre banche non stanno certamente a guardare.
Ma grazie a questi “eccellenti” risultati il top management di Goldman ha già accantonato 535/mln di dollari in più con i quali non solo darà di nuovo ai suoi managers le retribuzioni stellari che abbiamo visto in precedenza, ma addirittura le aumenterà di circa l’85%, cioè, quasi un raddoppio!
Dicono: a fronte di utili eccezionali, anche i bonus saranno eccezionali, che c’è di male?
Qualcosa di male c’è, e non è cosa da poco: posiamo chiedere, per che cosa vengono premiati questi managers?
Loro dicono: per il grande risultato reddituale che abbiamo fatto conseguire alla nostra impresa.
Sì, ma così facendo vedono solo il giardino di casa propria, cioè il risultato di Goldman Sachs.
Noi vogliamo vedere lo stesso risultato su un piano più alto, quello del livello nazionale.
Ed ecco allora la nostra risposta: siccome al momento non c’e alcun reale apprezzamento nell’economia che giustifichi l’aumentato valore di quei titoli, l’apprezzamento è dovuto tutto all’abilità di quegli operatori della finanza nel far credere che quei titoli valgono di più oggi e che aumenteranno ancora di valore in futuro. Niente più che una scommessa quindi. Che funzionerà come al solito per un po’ e poi si sgonfierà di nuovo spianando i risparmi di milioni di persone che lavorano per davvero, facendo cose utili per il paese e non solo per gli speculatori professionisti.
Quindi loro fanno il bene solo di se stessi e della Goldman Sachs, ma fanno contemporaneamente, anche se non è immediatamente visibile, un grave danno al paese e a tutta la comunità che li ospita.
Ma questo è purtroppo l’effettivo sistema premiante voluto da un capitalismo cieco, campione solo in avidità e insensibilità sociale.

http://www.rinascita.info/cc/Prima_Economia/EkVylEyukEiRNuHbup.shtml

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