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Afghanistan. A letto con il nemico? Ma quale "nemico"?

Pubblicato da Debora Billi

Non so quanti amici mi farò con questo post, ma lo vado rimuginando già da ieri.

Appresa la notizia dell'articolo del Times, l'Italia si è come al solito barbosamente divisa in due fazioni: quelli che gridano alla bugia, all'affronto, e vogliono dichiarare guerra alla perfidissima Albione, e quelli che ci credono e ne approfittano per infamare il governo, ridotto a comprare i nemici con metodi che dire levantini è dir poco.

Esistono infinite altre opzioni, sapete. Come ad esempio quella che sia tutto vero e non ci sia nulla di male in ciò, che mi trovo curiosamente a condividere col Presidente Cossiga (ma io l'ho pensato prima, tiè). Appurato comunque che l'Albione è davvero perfida e ogni scusa è buona, al momento, per buttare fango su Berlusconi e chi se ne importa se si smerda il Paese tutto, potrebbe la vicenda avere invece un senso affatto ignominioso... se partiamo da un presupposto per niente menzionato.

Ovvero che sì, andare in guerra e pagare il nemico perché non ti spari è disgustoso oltremodo; ma come la mettiamo se invece quello non è a tutti gli effetti un vero "nemico" perché in guerra ci siamo andati per forza? Insolito, già. Prima, di guerre così non se ne facevano. Guerre in cui il tuo alleato grosso e prepotente ti ingiunge di andare a suonarle a qualcuno che non ti ha fatto nulla, e tu non puoi rifiutarti altrimenti ti succede questo e quello; guerre in cui, d'altra parte, non puoi far morire soldati come le mosche altrimenti i cittadini a casa ti fanno il culo e chiedono il ritiro subitaneo, ritiro che peraltro non puoi assolutamente permetterti perché il prepotente di cui sopra ti fa il culo lui.*

Un cul de sac, è proprio la definizione giusta. Un Paese saggio e che sa come va il mondo (specialmente il modo arabo) come il nostro sceglie la sana via di mezzo che non scontenta nessuno. Cerchiobottisti, li definisce qualcuno, abili mediatori non esito a chiamarli io. Cosa si fa? Si parte per la guerra, con tanto di fanfare, poi si va dal nemico che tale non è e si raggiunge un accordo comodo per tutti: io non sparo a te, tu non spari a me, eccoti un po' di quattrini, non dirlo a nessuno. L'amico prepotente è soddisfatto, di soldati ne muoiono pochi e tutti son tranquilli.

Ovvio che agli inglesi tale andazzo non aggradi, e che tirino in mezzo i francesi per destare sdegno continentale. Ovvio anche che molti qui si straccino le vesti al sol pensier, vero o falso che sia. Dubito d'altronde che un ministro possa andarsene in TV a dire: "Ebbene, ci costringono a fare guerre che ci costano un occhio e di cui non ci frega nulla, perché mai dovremmo anche sacrificarvi i nostri eroici giovini difensori della Patria eccetera?"

Quindi, prima di scandalizzarvi in un senso o nell'altro, pensateci su. Se c'è una cosa che l'Italia e i suoi servizi hanno da decenni saputo far bene è la politica mediorientale, incluse mazzette, regalie, scuole e ospedali per tener buoni scalpitanti vicini ed evitare pesanti scocciature sul sacro suolo. Per dirla alla Berlusca, almeno su questo lasciamoli lavorare, e il Times faccia un po' quello che vuole.

* Aggiungo che scenari del genere si verificano ogni giorno alle elementari di mio figlio.

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