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Facebook the drug of the nation – the antisocial network

Quando la rete non c’era. Quando le nostre vite non erano scandite dagli “I like this”. Cosa c’era?

Il mio computer è in riparazione e mi sento come se mi avessero asportato un rene. Anzi peggio, perché di reni ne ho due (almeno che io sappia) mentre di computer ne ho uno solo (come di mamme, volevo dire, di schede madre). Non ho internet e non so cosa stiano facendo i miei amici su Facebook, se qualcuno ha aggiunto qualcun altro, se qualcuno parteciperà a un evento o se qualcuno ha detto qualcosa. Sono tagliato fuori dal mondo.

SENZA RETE - Non ho molti amici nella vita reale, per la verità ne ho due, ma uno vive all’estero (e l’altro pur avendo la barba è la mia fidanzata), però su Facebook di amici ne ho centoventitré e fanno tutti delle cose interessantissime come giocare a Word Challenge e aggiornarti se hanno battuto il tuo record o fare quiz spassosi come che tipo di protta saresti se fossi una protta, sei un triplo fiocchetto, vuoi rendere i tuoi amici partecipi? Così sono andato all’internet point sotto casa mia a farmi una dose, e in mezzo a cingalesi che parlavano con i loro parenti in Cingal mi sono connesso al mio account di posta. Da quando ho Gmail lo spam viene filtrato e perciò, dannazione, non mi aveva scritto nessuno. Nessuna ucraina che voleva che le regalassi una caldaia (storia vera), nessun invito a entrare nel sito della mia banca, Monte dei Fusti di Siena, nessuna proposta di aumentare la circonferenza già notevole del mio glande con delle strane pomate alla puntura d’api. E allora ho continuato a mettere gettoni nel peep show cingalese e sono andato sul sito di Repubblica.it, per vedere se era successo qualcosa. Ho scorso la colonnina di destra e ho scoperto che un transessuale brasiliano aveva erroneamente vinto Miss America, che le casalinghe di Abbiategrasso avevano fatto un calendario per protestare contro la chiusura di una fabbrica a Lampedusa, che un ragazzino aveva sfortunatamente tolto il casco e gli si era aperta la testa.

ORFANI - Stavo per connettermi a Scacchisti.it per aprire in E4 ma non avevo più soldi e mi hanno portato fuori a braccia. Ho provato a connettermi wireless con il mio SH 50 ma non ha funzionato e mi sono dovuto rassegnare (temo ci sia un problema nella trasmissione). Così sono tornato a casa e mi sono rassegnato a leggere Dalla parte di Swann di Marcel Proust. Du’ palle. Ogni cinque minuti mi alzavo per vedere se almeno sul mio blog c’erano nuovi commenti. È vero che non lo aggiorno da due anni ma metti che qualcuno mi aveva lasciato un complimento? Però non avevo Internet, e per questo mi sono limitato ad avvicinarmi alla lampada da tavolo per premere ripetutamente il pulsante di accensione (o quello di spengimento, se siete gente da bicchiere mezzo vuoto). Mi dava comunque un certo sollievo. Sono uscito in balcone e mi sono fumato una sigaretta, Proust poteva aspettare dopo tutto. E mi sono ricordato per un attimo di quando non c’era internet e di quante cose non sapessi allora, e di come eravamo ingenui. Per dire, se volevo sapere qualcosa sul cancro al colon retto (metti che me ne veniva voglia) dovevo andare in biblioteca, oppure, orrore, consultare un medico. Ma i medici si sa come sono, ti fottono, ti fanno sentire inferiore solo perché hai scelto un corso di studi umanistico, scientisti del cazzo, ti fanno credere di aver bisogno di una colonscopia solo perché ti esce della materia fecale dal naso, anche se tu su Wikipedia hai letto il contrario.

E’ TUTTO ONLINE - Oppure che so, metti che eri un po’ stressato, ti toccava magari andare in palestra, sudare, fare la doccia con uomini nudi, interagire con cripto-omosessuali omofobi palestrati con la quinta elementare, gente che non avresti degnato nemmeno di un forward di barzellette. E invece il progresso ci ha portato Campo minato, poi convertito in Campo Fiorito, o qualsiasi cosa ci facesse perder tempo senza pensare a niente, qualsiasi cosa. Lasciami muovere le mani gringo, ho l’affitto da pagare, mio nonno in carriola da accudire, una pila di piatti da lavare, e nessuna voglia di fare nessuna di queste cose. Voglio fare il vuoto dentro con un maestro zen, apro Mozilla Firefox e non ci penso più. Pascal disse una volta che cerchiamo il divertissement, lo stordimento, per non pensare all’assenza disenso, ma troviamo solo l’ennui, la noia. È evidente quindi che Pascal non conosceva Facebook, non conosceva l’ebbrezza di scrivere delle frasi argute sul presidente del consiglio (non conosceva nemmeno il presidente del consiglio!) e poi collegarsi cinque minuti dopo per vedere se qualcuno ha commentato I like. Berlusconi nano di merda. I like! Pascal si sarebbe potuto iscrivere al gruppo “Giansenisti col pallino della matematica” o “Gesuiti al muro” e vedi come gli passava la malinconia. Pascal, puoi calcolare il tuo quoziente di intelligenza online! Pascal! Andrei avanti a scrivere ma il cingalese si sta avvicinando con sguardo truce. Il mio tempo è finito, il divertimento è esaurito. Mi toccherà uscire con la mia fidanzata stasera, du’ palle, e pensare che potevo starmene a casa a vedere una diciottenne con le trecce che subiva una double penetration orale ad opera di quattro suoi amici marocchini in ciabatte. A fidanza’ ma che se dovemo di’ io e te? Che se dovemo dì che non sia già online?
Do you like?

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