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Bruxelles prepara l’ennesimo regalo alle banche

Della serie "come ammazzare il già sofferente mercato immobiliare italiano"!
Sei un agente immobiliare? Forse ti conviene pensare a un nuovo lavoro....
Se invece stai pensando di accendere un mutuo per comprarti una casa, beh....auguri!


http://www.rinascita.info/cc/Prima_Economia/EkVVuFEyFFoBpeSQvh.shtml


Le banche non fanno il proprio lavoro, quello di finanziare il sistema produttivo, le aziende, e prestare soldi alle famiglie. Ma oltre a questo il sistema bancario italiano è troppo asimmetrico e troppo staccato dal territorio in cui si trova ad operare. Il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, ha allargato il fronte del suo attacco sottolineando che il 90-95% del Prodotto interno lordo italiano è generato da imprese che hanno meno di 15 dipendenti, mentre sul mercato bancario c’è una situazione di concentrazione con i due più grandi istituti (Intesa-San Paolo e Unicredit) che dispongono di una quota di mercato del 30%.
Questo distacco dal territorio, voleva dire Tremonti, ha la conseguenza di fare valutare le richieste delle imprese di prestiti e di affidamenti da parte degli uffici centrali delle banche e da funzionari che la maggior parte delle volte non sanno nulla di quella azienda e che nelle loro decisioni si basano esclusivamente sui freddi numeri di bilancio che possono anche riflettere una difficoltà temporanea.
Da qui la conseguenza che il credito richiesto viene negato alla piccola e media impresa mentre invece viene concesso senza battere ciglio ad una azienda come la Fiat che vanta, si fa per dire, un debito dell’ordine di svariati miliardi di euro. Tali valutazioni quindi risultano determinate più da considerazioni “politiche” che economiche.
Questa lontananza delle banche dalla realtà economiche locali penalizza ovviamente anche i cittadini che negli ultimi mesi del 2008 hanno ricevuto la richiesta di rientrare dei propri scoperti in tempi stretti. Dimostrazione del fatto che le banche preferiscono prestare soldi solamente a quanti li hanno già.

Bruxelles annuncia la stretta sui mutui
E tale situazione, per il cittadino comune, rischia addirittura di peggiorare su un altro fronte: quello dei mutui. La Commissione europea guidata da Josè Barroso sta infatti lavorando ad una direttiva che introduce limiti obbligatori radicalmente più bassi di oggi per la concessione di mutui sull’acquisto di immobili, fissando il tetto del 40% sul valore degli immobili come ammontare massimo dei prestiti che le banche europee, quindi pure quelle italiane, potranno concedere. Per Adusbef e Federconsumatori, tale direttiva “oltre ad essere assurda, dimostra ancora una volta il grado di competenza dei commissari europei”. Ma non si tratta di competenza perché tale svolta semmai evidenzia quello che diciamo da sempre e cioè la natura della Commissione europea, nel suo complesso e nei suoi elementi, come agenzia d’affari dell’Alta Finanza e delle banche. Bruxelles infatti non vuole appesantire i conti di molti istituti già provati dalle loro speculazioni e dagli investimenti sbagliati e azzardati realizzati prima dello scoppio della crisi finanziaria di inizio 2008. Da qui la stretta creditizia in corso che ha danneggiato i cittadini e le piccole e medie imprese. Mettere il 40% come tetto ai mutui significa però che nessuno accenderà un mutuo perché quasi nessuno può permettersi, oggi come oggi, di versare alla banca il 60% del valore dell’immobile. Il crollo del mercato dei mutui subprime negli Stati Uniti ha reso le banche proprietarie di immobili che i cittadini mutuatari non erano più in grado di pagare. A causa della recessione in corso, un fenomeno analogo, anche se più contenuto, si sta verificando in Europa. Con l’aggravante che questo enorme patrimonio immobiliare non riesce a trovare acquirenti perché in pochi hanno i soldi per comprare case. Da qui l’intervento di Bruxelles per prendere atto di una realtà di fatto e per offrire un ulteriore appoggio giuridico alla stretta creditizia praticata dalle banche.

Il caso italiano
Ma se la leghiamo alla realtà italiana la direttiva della Commissione assume altre ed inquietanti valenze. Il nostro Paese è infatti l’unico nel quale l’80% delle famiglie ha una casa di proprietà e molte di esse dispongono di una seconda casa, per le vacanze o a semplice titolo di investimento o come bene da destinare ai figli quando saranno in età da matrimonio. Allo stesso tempo il nostro Paese è quello dove vi è un’altissima propensione al risparmio che in prevalenza privilegia i titoli di Stato. Siamo insomma un Paese di formiche che preferiscono accumulare lentamente pensando al futuro proprio e della famiglia piuttosto che di cicale che spendono tutto quello che guadagnano o che lo utilizzano in operazioni di Borsa più o meno aleatorie. Non che in Italia non ci siano persone singole che operano in Borsa o veri e propri speculatori ma la percentuale di risorse che va sui mercati finanziari è molto minore di altrove.
Da qui la necessità, per l’Alta Finanza, di invertire questa tendenza. Prendiamo infatti il signor Rossi che dispone mettiamo di “appena” il 30% del valore dell’immobile X, e tanti altri come lui. Il tetto del 60% da versare subito li spingerà a rinunciare e a rivolgersi verso altri investimenti, questa volta mobiliari. E considerato che il rendimento dei titoli di Stato è ridotto ai minimi termini, con tassi di interesse ridicoli, cosa c’è di più invitante che investire in titoli azionari? Soprattutto quando si tratta di titoli di aziende decantate da questo o quel quotidiano che di esso sono azioniste? C’è poi un altro aspetto da non sottovalutare. Da tempo, da taluni personaggi legati all’establishment finanziario italiano ed internazionale viene condotta una dura polemica contro la “rendita”, sia essa immobiliare che mobiliare (i titoli di Stato) in quanto “improduttiva”. Allo stesso tempo, essa viene accompagnata dalla richiesta di una imposta patrimoniale straordinaria che, come tale, per non essere dichiarata illegale, non potrà colpire solo i “grandi patrimoni” ma anche quelli più modesti del cittadino medio che sono il risultato dei risparmi di tutta una vita. Siamo di fronte insomma ad un tentativo a largo raggio di spoliazione del ceto medio da parte dell’Alta Finanza con la complicità dei loro maggiordomi di Bruxelles. Il tutto poi per fare affluire tali risorse alle banche e alle società finanziarie che non riescono più a trovare risorse per le loro speculazioni. Oppure per farle arrivare nelle casse di aziende come la Fiat, da decenni in crisi cronica in conseguenza di sciagurate scelte aziendali all’insegna della finanza e non della produzione (la gestione di Romiti) e sulla cui inaffidabilità come società sulla quale investire, i giornali del Sistema hanno sempre steso un’impenetrabile barriera di silenzio, anzi semmai lodandone le luminose prospettive di sviluppo.
Insomma, siamo di fronte ad un ennesimo tentativo di furto ai danni dei cittadini e dei piccoli imprenditori che mandano avanti l’Italia. Un piano che, tanto per cambiare, dovrà essere realizzato con la complicità e la collusione dei governi che purtroppo, avendo rinunciato a trasformare la società, si accontentano del ruolo di maggiordomi.

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