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Furibondi democratici

Mi dispiace per chi ci crede ancora, ma ho l'impressione che per il PD non ci sia più niente da fare, spacciato, defunto. Nessuna speranza di rianimarlo. Ancora un pò e il cadavere comincia a puzzare.


di Marco Damilano - l'espresso online
Mail. Lettere. Contestazioni in piazza. I delusi del Pd vanno all'attacco dei leader. E ora le primarie rischiano il flop

Per tre quarti d'ora, il tempo del percorso in treno dalla minuscola stazione di Santhià fino a Torino, tratta non molto frequentata da girotondini e ceti medi riflessivi, il mite deputato del Pd Pierluigi Castagnetti di ritorno da una giornata di meditazione nel monastero di Bose si è trovato a fronteggiare uno scompartimento inferocito. "Persone fino a un istante prima normali mi urlavano: 'vergogna, non vi votiamo più'", ha raccontato ai colleghi a Roma. "Ho ripetuto che ero presente al voto, ma è bastato appena a darmi il diritto di replica. Se fossi stato tra gli assenti non avrei potuto aprire bocca". Umori analoghi raccolti nelle stesse ore, alla manifestazione di Roma sulla libertà di informazione, da altri big del Partito democratico. Grida, contestazioni, qualche insulto. Come quelli che hanno accolto Dario Franceschini e Pierluigi Bersani nelle prime file: "Cosa siete venuti a fare? Avete salvato Berlusconi". Tra i bersagli preferiti Massimo D'Alema, più incupito che mai.

Altro che congresso della rinascita per il Pd. Neppure nel 2002-2003, il biennio rossiccio di Nanni Moretti, delle manifestazioni della Cgil, dei cortei per la pace aperti dalle bandiere arcobaleno, la fiducia verso i dirigenti del centrosinistra era precipitata a un livello così basso. La botta finale è arrivata con l'assenza dei 22 deputati democratici che hanno permesso alla maggioranza di approvare nell'aula della Camera lo scudo fiscale, nonostante le tante defezioni tra i banchi del Pdl. Tra di loro un po' di tutto: la teodem Paola Binetti e la vecchia volpe dc Giuseppe Fioroni, il volto nuovo degli anni Novanta Giovanna Melandri e quello del Duemila Marianna Madia, più il recordman di assenze Antonio Gaglione. Ancora una volta è toccato al regista del 'Caimano' ripetere la scomunica di piazza Navona, quando nel 2002 aveva profetizzato "con questi dirigenti non vinceremo mai": "In questi 15 anni la sinistra ha sbagliato tutto", ha sentenziato Moretti."È corresponsabile del fenomeno Berlusconi. E non per un disegno, ma per narcisismo, sciatteria, incapacità".


Non è ancora un movimento, è un sentimento di indignazione. Non ha ancora un leader carismatico, come era successo anni fa con Sergio Cofferati. "È il movimento dei 'farabutti'", l'ha chiamato Ilvo Diamanti su 'Repubblica'. "Senza bandiere, senza simboli da esibire, se non quelli offerti dallo stesso premier. Che forniscono a molti un senso di appartenenza. L'identità che i partiti di sinistra non riescono più a offrire". Sono quelli che non si perdono una puntata di 'Annozero' di Michele Santoro e che in edicola cercano il 'Fatto' di Marco Travaglio, eletto a giornale amico da Beppe Grillo. Più furiosi, più disperati dei girotondi che almeno trovavano uno sbocco nella ricostruzione dell'Ulivo, nella partecipazione della società civile. Ora non resta che la rabbia. Con i capi del Pd che si trovano di fronte al pericolo delle primarie flop. Vissute dagli elettori con disincanto. O addirittura disertate.

A sfogliare le lettere pubblicate in questi giorni dall''Unità' di Concita De Gregorio sembra un rischio concreto. "Dopo questa bella dimostrazione io a votare alle primarie non ci vado" (Danilo). "Mi alzo tutte le mattine alle 4 per andare a lavorare, sono iscritto al Pd, sono indignato: i deputati assenti è meglio che si dimettano" (Roberto Lanni). L'ira rimbalza dai giornali ai blog, fino ad arrivare sul tavolo dei vertici del Pd. Mail di questo tipo hanno intasato negli ultimi giorni la casella di posta elettronica del capogruppo del Pd alla Camera Antonello Soro, franceschiniano, considerato il responsabile del mancato affondamento del governo sullo scudo fiscale. A metterlo in mezzo ci ha pensato lo stesso D'Alema, assente anche lui in una precedente votazione: "Non mi era stata spiegata l'importanza di quella votazione, è il gruppo che dovrebbe farlo, ma evidentemente non funziona bene". Il congresso del Pd si fa anche così. Provando a cavalcare la rabbia degli elettori e a scaricarla addosso agli avversari.

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